Niente,
mi spiace, mia moglie ha tirato pacco!
È
abbastanza internazionale “tirare il pacco”, come espressione,
vero?
In
realtà, vi raccontavo, che mi sono preso tardi, poi io non è che
sia proprio un asso della programmazione dei post... al massimo
carico la sera che appaia al mattino, senza neppure stare lì a
contare bene le ore...
Ma
questo non c'entra, Silver ha un problema di lavoro ed io mi trovo da
solo ad organizzare la ricetta. Però mangiare bisogna e quindi,
quando vedi girare il tuo pizzaiolo di fiducia in Lexus, ti viene il
dubbio che forse è il caso di iniziare ad imparare qualche
fondamentale della cucina di sussistenza.
A
dire il vero, da figlio di madre lavoratrice, dopo la morte di nonna
(avevo 14 anni, per completezza di informazione), se alla sera volevo
mangiare mi dovevo necessariamente organizzare. Il motto di mamma,
infatti, che lavorava sotto casa, era: “Co xè pronto ciama”
(quando è pronto chiama).
I
primi tempi te la cavi con il prosciutto ed altri insaccati. Poi
evolvi e passi ai surgelati: sofficini, bastoncini, panatine. Tutto
rigorosamente fritto.
A
20 anni andai a donare il sangue e trovarono le transaminasi in zona
Uefa (all'epoca in Coppa dei campioni ci andava solo la prima in
classifica). Alla domanda “Mangi spesso fritti o insaccati?”
capii che era il momento di andare a scoprire il mondo.
Ma
non perdiamoci d'animo, ok... c'è una cena da preparare.
Se
non siete di quelli che fanno la spesa programmando il menù
settimanale, non stoccate viveri in congelatore per tutto l'inverno e
non vi piace o non avete tempo andare “in botega” tutti i
giorni, premuratevi almeno di avere sempre in casa quelle due o tre
cose da sfoderare alla bisogna: i cubetti di pancetta, un cartone di
panna da cucina, la passata di pomodoro, la pasta. A proposito ho
esagerato con l'ordine della pasta del gruppo d'acquisto ed ora ne
abbiamo in ogni dove, sembra la casa di Fantozzi quando la pina si
innamora del panettiere.
Fatevi
guidare dall regola d'oro “Queo che non sòfega ingrassa”
Ricetta:
Oggi
vi propongo una cazzatina che probabilmente farà rizzare i peli agli
amici di Roma e dintorni ma che qui è poco conosciuta nonostante sia
facile da fare ed i bimbi la adorino: la pasta “Cacio e pepe”.
Quindi,
amici romani, turatevi il naso, mentre gli altri che non la conoscono
aprano ben le orecchie.
Intanto,
se avete bimbetti sui due/tre anni, vi consiglio vivamente di
farglielo pronunciare: sono impagabilmente pucciosi quando dicono
“caciepeppe”
Ingredienti:
Pecorino
romano: un bel po' (per 5 persone io riempio mezza scodella da
colazione di pecorino grattuggiato). Non so se si possa fare anche
con il pecorino tradizionale... se provate io declino ogni
responsabilità.
Comunque il pecorino romano lo si trova anche già grattuggiato nei supermercati vicentini.
Pepe:
poco o tanto, dipende se vi piace piccante. “Che beca” diciamo
noi.
Pasta:
quanta ne magnate? Fate voi. Che tipo di pasta? Chennesò, siamo in
emergenza, non stiamo a fare i preziosi, ok?
Fate
bollire l'acqua e buttate la pasta. Mentre cuoce, con un cucchiaio,
prendete dell'acqua di cottura e versatela sul pecorino. Piano, un
cucchiao alla volta, e mescolate. Deve diventare una specie di crema.
Quando
ha una consistenza morbida (che poi che cazzo vorrà dire?) mettete
un po' di pepe. Io poi il pepe lo metto pure in tavola perché a Pee
e a me piacciono i gusti forti, agli altri tre è già troppo
piccante nominarglielo.
Buon
appetito e, come diceva un mio amico “Anche oggi ci è passata la
paura di morire senza mangiare.
“Le
storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa
ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo
parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente
andare per il web”
Perché bisognava aderire a #liberericette anche se non ho nulla di memorabile da consigliare? Perché è collegata ad un'iniziativa benefica in favore del Centro Astalli
Sono le dosi che mi fregano
Se
non ne avete a sufficienza di leggermi oggi mi trovate anche qui