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lunedì 5 maggio 2014

Daremo aria a queste stanze molto prima che sia Natale


Magari qualcuno è in pensiero perché non mi vedete in giro da un po' ma vorrei tranquillizzare tutti.
Iu-u!?
Non c'è nessuno?

Comunque non sono morto dopo la maratona, dopo il post, sulla maratona, in particolare, anche se pare sia stato molto gradito.
Non mi sono neppure stancato di scrivere.
Il punto è che sono parecchio incasinato... numeri, bilanci, relazioni. Un gran daffare.
Faccio anche un po' lo spin doctor artigianale per la campagna elettorale... Non faccio molto ma piace l'idea di fare lo spin doctor, che ho dovuto googolare per capire cos'è.
E così ogni notte vien notte davanti al pc, a scrivere, copincollare, correggere...
Mi manca un po' questa piccola nicchia dove si parla di figli e corsa, chitarra e politica. Ora ci sto scrivendo, è vero, ma è come quando sei a tavola con tua moglie e lei ti parla e tu non sei veramente a casa, stai pensando a tutto quello che devi fare e la testa viaggia per conto suo. 
Sarà così di sicuro fino a sabato, poi speriamo si alleggerisca un po'.
Un po' come il periodo di scarico dopo la gara.
Me la tiro, mi rendo conto che parlo come uno che ne sa, invece non so una mazza, ho solo finito una corsa con un tempo indecente e devo anche limitarmi nel cibo, ora, oppure reinizio a ingrassare e stavolta i cento li supero sul serio. Che io lo scarico dopo la gara non so mica bene cos'è.
Però non resto sul divano.
Anzi, anche se è partita di netto un'unghia del piede abbiamo già ricominciato a correre. Dico abbiamo perché ormai non ci ferma più nessuno e siamo pure contagiosi che tutti vogliono venire a correre con noi. 
Credo che sotto sotto vogliano dire: “Se ce l'ha fatta un panzone come te...” eccetera eccetera.
Ed hanno pure ragione. Solo che il problema non è la panza ma il fatto che noi ci alziamo alle sei di mattina, di domenica, e questo scoraggia i più. 
E intanto noi ci siamo già iscritti a Venezia per fine ottobre, va a finire che la squadra la facciamo sul serio.
Non ne ho parlato con nessuno, neppure con Il Corto ed il Lungo, ma la metto qua lo stesso, come proposta di nome. Tanto loro lo sanno che io parlo anche tanto a vanvera e mi possono sbertucciare di brutto anche in pubblico. Comunque a me piace: “La Folgorante”. 
Magari ci aggiungiamo running team o squadra corse o piè veloce.
Sono sicuro che loro due la capiscono, per gli altri mi dispiace, ma non è una cosa che si può spiegare.
Vi saluto tutti e vi auguro ogni bene, sul serio.
E non stancatevi mai, vi prego, di passare di qua, anche se pare tutto chiuso io qui dentro continuo ad abitarci.

lunedì 17 febbraio 2014

Le Pronarie


Io non ho idea di cosa stia capitando all'universo ma ultimamente da queste parti è tutto un cercare candidati.
Candidati per coordinare un gruppo, candidati per presiedere un'organizzazione, candidati per fare parte di un consiglio, candidati per diventare sindaco del paese.
Inutile dire che mi è stato chiesto di candidarmi per tutte queste cose e pure per altre.
Piano però, non è che sia una cosa che parte dalla profonda stima, da un valore riconosciuto unanimemente dal gruppo, da un'illuminazione dall'alto.
Ho la certezza che in tutte le citate situazioni la battuta: “Candidati tu” venga proposta praticamente a tutti: il vecchio saggio, la nuova leva, l'appassionato storico, il salumiere gentile...
E credo anche che la risposta sia sempre quella: mah, sai, com'è non so se.. aspetta, mi si attacca lo stufato, ciao.

In sostanza: candidarsi non è più un verbo attivo. Ormai le persone vengono candidate.
Forse il disamore per la politica (anche se non solo di politica si parla), forse il tentativo di smarcarsi da persone arriviste ed ambiziose, troppo piene di sé e troppo vuote di se (questa devo averla letta da qualche parte, lo dico per evitare denunce di plagio. Se invece è mia è proprio figa, non trovate?)
Fatto sta che proporsi non si fa.
Beh, eccezion fatta per Renzi, chiaramente, che io son giorni che son qui che penso a che minchia stiano combinando a Roma.
Io credo che sia molto più giusto che la vita associativa e politica si sviluppi in gruppo e le persone che quel gruppo compongono dovrebbero individuare chi ritengono sia il più rappresentativo o la persona più adatta.
Ce n'è più di uno? Allora si possono fare le primarie.

Invece ora vanno di moda le Pronarie.
Si, è una vaccata che ho pensato io: siccome di candidati non ce n'è l'ombra, bisogna trovare uno che si prona e se lo prende in quel posto per tutti.
Le pronarie sono molto più elaborate e creative delle primarie, richiedono ingegno e, a seconda di chi sia la persona individuata, capacità di adattamento e personalizzazione.
Potete chiederglielo un milione di volte se il malcapitato è uno che sapete che alla fine cederà, dovete prepararvi risposte per tutto se lo conoscete come persona ansiosa che vi esporrà i suoi mille dubbi, dovete offrirgli la cena in un ristorante dove si mangia bene se immaginate che prenderlo per la gola sia la mossa giusta.
Oppure lo tieni a parlargli al freddo, in un parcheggio, mentre tu hai già la mano sulla maniglia della macchina e vuoi andare a casa...
Vi faccio un esempio personale:
Quando mi è stato chiesto di dirigere la mia organizzazione, ad esempio, avevo fatto riunioni ininterrotte dalla mattina fino alle otto di sera. Abbiamo mangiato una pizza nel cartone tenendolo sulle ginocchia senza neppure cambiare stanza, e siamo andati avanti a discutere sui perché ed i percome. Verso le 23,30 avevo un leggerissimo senso di vertigine e, alla telefonata di Silver che chiedeva “Sei morto?” ho ceduto come facevano i torturati durante la Santa Inquisizione.
Voi vi fidereste di un capo nominato così?
Questo succede in particolare a sinistra mi pare.
Resta da spiegare l'eccezione alla regola rappresentata da Renzi.
Ma io ho paura di cercare certe risposte.

lunedì 11 novembre 2013

Il Miracolo di Elephant Man


La settimana scorsa ha fatto il giro del web questa immagine, apparsa su Repubblica.it con il titolo “Il Papa bacia le piaghe di un malato”. 
Da Republica.it

In realtà, come qualcuno ha poi fatto notare ai redattori, non si tratta di piaghe ma di fibromi, ma non è su queste differenze, pur importanti, che mi voglio concentrare.
L'immagine, come a tutti, credo, mi ha fatto piuttosto impressione; come si può vivere con il corpo sfigurato da lesioni come quelle?
E poi tutte le domande: è contagioso? Può capitare anche a me? E se capitasse ai miei figli?
Molto spesso è sufficiente un minimo di informazione per trovare le risposte, ma le domande, a caldo, sono sempre quelle. Ditemi che non è vero e vi crederò. Ma io mi faccio sempre quelle domande lì.
E Bergoglio invece che fa? Probabilmente si sente come Antony Hopkins su "The Elephant Man”, la prima volta che vede Joseph Merrick: lo vede, ne prova una pena infinita ed una lacrima gli scende sul viso.
E contrariamente a tutto quello che l'istinto gli suggerisce, scende dalla macchina e se lo va ad abbracciare.

Così, nei giorni successivi, mi perdevo, correndo, a pensare ai miracoli. “Cazzo, sarebbe proprio bello che quel tipo lì, il giorno dopo, si svegliasse senza più fibromi, la pelle liscia come quella di un bambino, le mani morbide, il cuore libero”.
In fondo manca solo questo a Papa Francesco, no? La capacità di guarire imponendo le mani, come fanno i santi veri, quelli con il bollino ISO 9001.
E così, tra l'acido ed il sarcastico, mi rinforzavo nella mia idea che Dio, nel quale credo, in fondo arrivi fino a lì, e che, pure a lui, ci siano cose che sfuggono e che non gli riescono come avrebbe voluto.

Poi, verso Venerdì una mia collega, atea, anticlericale mi fa: “Te lo ricordi V? (non c'è bisogno d'altro, V ce lo ricordiamo tutti, aveva proprio quella malattia della foto ed è stato qui parecchi anni fa). È stato in udienza dal Papa”.
Così abbiamo riaperto le foto, e si, in effetti.
Credo che un abbraccio così, quel ragazzo, non lo avesse mai ricevuto in vita sua”. Ha detto lei.
Si, è vero” ho detto io.
Ed andando a casa ho pensato che forse il miracolo più grande è sempre e comunque l'amore, no?
Possiamo pensare che arrivi da Dio o da una persona, ma sempre un miracolo è. A me lo ha fatto capire una collega atea. 
E magari, azzardo, potremmo inventare la macchina del tempo e tornare da Gesù e scoprire, che nemmeno lui i lebbrosi li guariva ma semplicemente li abbracciava. 
E scoprire anche che, forse, a volte è più difficile che guarirli. 

lunedì 17 giugno 2013

de Rerum Stercorum


(l'autore, partendo da un'opinabile overture, si propone di approfondire importanti tematiche sociali)

Ho cercato con poca convinzione una traduzione latina alla frase “Cagarsi addosso”. Ma come recentemente ricordato il latino non è il mio forte e sono passati anche quasi vent'anni dall'ultima volta che ho aperto l' IL che ora prende polvere nel sottoscala. Per cui ho ripiegato in un più altisonante De rerum stercorum che però non rende l'idea.
Perchè l'idea è proprio “Cagarsi addosso”.
Quale metafora, quale immagine recondita, quale significato occulto può nascondere un simile aforisma?
Nessuno.
Parlo proprio di riempire le braghe di merda.
Vi è mai capitato? Dopo i 10 anni, intendo... Dai non siate timidi.
Va bene, inizio io... mi è capitato qualche anno fa dopo un allenamento di calcio con successiva birra e bruschetta. Vi risparmio i particolari

Ora, credo che non ci sia esperienza migliore per darci la reale proporzione tra i reali problemi del mondo ed il nostro bisogno di farci le seghe mentali.
No, certo, ci sono anche cose più invasive: una malattia, la disabilità di un figlio, la morte di una persona cara. Ma avendo la fortuna di non dover fare i conti con tutto questo, partite dal mio suggerimento: Cagatevi addosso!

Ad esempio, lo consiglio a chi sabato scorso, durante la sfilata del Vicenza Pride, inneggiava a Putin e chiedeva alla Russia di salvarci dalla frociazione dell'umanità (le ultime tre parole le ho aggiunte io).
Ed anche a quelli, più pacati e rispettosi, che si sono presentati con il manifestino “Assiciazione per la difesa dei diritti della famiglia” trazionale. Con il “tradizionale” aggiunto sotto a pennarello.
No, dico, a pennarello.
Ma investite in un buon corso di comunicazione, ma chi volete che ve lo legga, in mezzo a tutto quel bailamme di colori sgargianti e paillettes (notare i francesismi gay-friendly), il vostro striscioncello in bianco e nero e per di più con un pezzo aggiunto a mano.
Per nulla chic!

In generale comunque invito tutti quelli che fanno il tifo contro: quelli che organizzano le fiaccolate contro gli zingari, quelli che fanno i picchetti contro le moschee, quelli che pensano sempre di avere la verità in tasca, magari consegnatagli personalmente da un dio o comunque da uno bene in vista.
Che poi è sempre una verità contro chi è più debole, chi è emarginato, chi è fuori. Provate una volta nella vita a scendere di corsa dall'auto e non riuscire ad arrivare in casa perchè il vostro intestino vi tradisce lì, in cortile, al buio.
Vedrete come in quel momento l'unica cosa che conta è avere di che pulirsi il culo. Alle volte è sufficiente un giornale. Magari che parla di contromanifestazioni.