E poi alla fine non scrivo niente.
La mia mente, ottusamente, si rifugia in pensieri altri, cerca conforto in una satira pungente che non c'è, e allora cerca di alienarsi, di andare a pensare alla prossima gara o alla batteria della Vespa da ricaricare.
Ma sullo sfondo c'è Nizza, e ieri Dakka e il Bataclàn. E con loro il pensiero ostinato, compulsivo: siamo l'unica generazione che non ha conosciuto la guerra;
anche ammesso che questo valga davvero (Si può dire che non abbiamo conosciuto la guerra solo perché non hanno bombardato noi?), anche ammesso che possa durare fino a quando saremo vecchi, sarà così anche per i nostri figli?
È un pensiero doloroso, triste, che mi paralizza.
Per questo preferisco pensare a correre, per non impazzire.
Non è superficialità.
"Ti vedo sempre che corri" mi dicono gli amici, perché vedono la mia pagina facebook dove posto solo foto di corsa.
Non è che corro e basta.
Non è che corro sempre (non sarei così scarso).
È che non ho motivo di condividere altro.
Come scriveva stamattina l'amica Lucia: "Comunque non è che dobbiate scrivere per forza qualcosa: almeno lasciateci il dubbio che abbiate scelto di essere intelligenti".
Quindi chiudo tutto, vado a comprare una batteria nuova per la Vespa, metto le scarpe e vado a correre. Oggi niente foto. Il dubbio di essere o meno intelligente, me lo tengo per me.