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martedì 25 settembre 2012

Mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato...

conta più di un cantante.

Cantava il burattinaio di parole perdendosi nel primo sole.
Ma anche i grandi poeti, per efficacia del messaggio, per necessità di sintesi, devono lasciare al lettore/ascoltatore un margine di interpretazione.
Guccini, secondo me, ha omesso il verso successivo perchè altrimenti non sarebbe riuscito a far entrare nell'album l'intera canzone. Ha tolto la parte dove spiega che, più ancora del laureato, contano gli elettricisti, l'idraulico e il falegname.
Non dite che non è vero. È sufficiente passare la domenica a montare i paletti per le tende per rendersi conto che quei cinque/sei anni della nostra vita non vi hanno insegnato nulla di fondamentale per la sopravvivenza dell'umanità.
Vi siete mai chiesta il perchè del successo dell'Ikea? Vasto assortimento? Prezzi imbattibili? Fine design? Ampio parcheggio? Convenienza? No!
Nulla di tutto questo. Non per gli uomini, per lo meno. Vi siete mai chieste, voi donne, perchè il vostro compagno vi porti sempre volentieri ad acquistare dagli svedesi?
Ve lo dico io: in quei nomi così poco romantici c'è il richiamo della foresta. Quella brugoletta insignificante, quelle viti a stella, quel fottuto manuale di istruzioni riposizionano il maschio in una dimensione ancestrale di superiorità fallocrate: Ho montato Svenka!
Ma è effimero. È come il Viagra: ti sei divertito ma sotto sotto sai che non è proprio tutto merito tuo. Inspiegabilmente, però, le donne solo raramente si cimentano e, salvo casi eccezionali, dichiarano di non riuscire a montare i mobili Ikea. Donne, credeteci, ce la potete fare. Il mobile Ikea segnerà l'emancipazione femminile di questi anni 10. Unite al grido di “Bjiorne è mio e me lo monto io”

Ma quando si fa sul serio sono in pochi a non calare le braghe. Io le calo, ad esempio.
Ieri però sono riuscito a montare i paletti delle tende nelle camere dei bimbi. E ci sono riuscito nonostante il gradevole mantra di Silver che non mancava di sottolineare ogni leggera defaillance con un simpatico “Non te si bon”.
Certo, anche l'osservatore più distratto si sarebbe accorto che nel piano di studi universitari non c'era l'esame di “Valutazione della punta da trapano” o di “Pianificazione di inteventi in quota (sulla scala)”. Ma è il risultato che conta. O no?
La mia tecnica comunque, nonostante una certa difficoltà iniziale, esce alla distanza: fatti i buchi, posizionati i supporti e assicuratisi che il paletto sia “in bolla” non resta che fissare le viti. Autofilettanti da legno. Mi piace avvitarle a mano, scandendo ogni colpo di cacciavite con un “Puttana”. Fatelo anche voi. Vi sembrerà che i paletti si montino da soli.