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venerdì 30 maggio 2014

La Zeta che vuol dire Zorro


I miei figli hanno un nuovo trip: Zorro.
Che se la gioca con Frozen, ad onor del vero, per cui ogni volta (per fortuna poco, data la bella stagione) che c'è da decidere cosa guardare è guerra su tutti i fronti.
Che poi entrambi piacciono a tutti e tre, per cui già nei titoli di testa la tensione si stempera, è proprio una presa di posizione, politica, quasi.
Infatti proprio la delusione politica non si stempera.
Ma lasciamo stare che non è di politica che si vuole parlare.

Zorro, dicevo; tutto è nato perché la babysitter un giorno ha preso uno scampolo dal laboratorio di mia madre ed ha imporvvisato mantelli per tutti (cuginetti compresi).
Sembra la Confraternita del Sacro Ordine dello Scampolo.
Ma la babysitter ha saltato gli ultimi due upgrade su eroi e supereroi così se n'è uscita con un “ti vesti da Zorro” mentre nelle loro ambizioni c'era Batman.
Non sono così diversi, in realtà, l'uomo pipistrello e l'eroe californiano: entrambi miliardari, entrambi con un maggiordomo aiutante, entrambi vestono di nero, entrambi sventano il crimine.
Ma di base entrambi non sono dei supereroi, non hanno poteri sovrannaturali che danno loro un vantaggio rispetto ai nemici, semplicemente si smazzano a dovere per essere quello che sono.
Certo con scampoli e cartoncino nero è più facile imbastire un cappello con la tesa larga ed una mascherina che tutto l'armamentario del Principe di Gotham. 
Così si sono incuriositi ed alla fine ho ceduto ed ho comprato un DVD. 
 
Zorro ci piace, proprio per il messaggio che porta: aiuta i poveri, combatte i soprusi dei potenti nei confronti del popolo e non degli psicopatici in calzamaglia che rifiutano il TSO.
Zorro è cordiale, educato. Zorro non uccide, se proprio non serve, non è forcaiolo come quelli della Disney che il cattivo lo fanno morire sempre e comunque (a parte Frozen, adesso che ci penso).
Zorro è di sinistra!
Certo, sarebbe un po' il classico miliardario radical chic di sinistra (che ad essere di sinistra da miliardari sono capaci tutti), ma poi lui ha la vita segreta e lì rischia la pelle. È pur vero che trovare il tempo di allenarsi come si deve e poi anche uscire a combattere i cattivi se in mezzo ci devi mettere pure un turno in catena di otto ore non è certo agevole. 
 
Insomma, tirando il pari ed il dispari, Zorro ci piace, con tutti i suoi limiti e qui si guarda volentieri. E non ci stancheremo mai di metterci maschera e cappello e impennare il cavallo sulla duna dove brilla la luna, con fierezza, anche se ci additeranno come comunisti, fanatici, rompiscatole.
Lo faremo nella convinzione che ci sia una sola maschera che andrebbe tolta, quella che sta sui loro volti.

martedì 27 maggio 2014

Vota biemmevu


Un ragazzo tedesco che ho conosciuto un po' di anni fa un giorno mi ha detto: “Non mi piacciono le BMW”
Ma le BMW sono molto belle” ho risposto io.
Le cente non comprra le BMW perché zono pelle, le compra per far federe agli altri che hanno la BMW”.
Memorizzate questa frase, anche con l'accento italiano, se vi viene meglio. È fondamentale per seguire il ragionamento.
A me le BMW piacciono, anche se non potrò mai permettermene una, ma proprio ieri pensavo che, se quel mio amico tedesco avesse ragione, ci sarebbero in giro per le strade troppe BMW per pensare che il paese possa farcela a cambiare marcia.
E diciamo BMW ma per par condicio potremmo citare una qualsiasi delle altre auto da più di 40.000 euro che viaggiano per le vie attorno a casa mia. 
 
Ma non è di macchine costose che voglio parlare.
Il punto è che il mondo è diviso in tre: una parte che è così, con la BMW che non si può permettere salvo sacrificare altre cose e finire per credere che da questo passi la propria realizzazione, una parte che vuole essere così ma proprio non ci arriva a comprarsela, ed una piccolissima parte che al limite se la prenderebbe anche ma, in ogni caso, non è molto importante perché ciò che conta è sollevare lo sguardo un po' oltre il recinto di casa propria, ed elevare la cultura, pensare al futuro dei propri figli, non lasciare indietro nessuno e, nel limite del possibile, valorizzare l'ambiente che tanto si potrebbe fare, anche senza dire semplicemente no.

Ed invece siamo ancora qui, a contare le BMW e a renderci conto che siamo soli e che i valori che crediamo universali li portiamo avanti solo noi. 
E gli altri non ci ascoltano nemmeno o pure sono bloccati da pregiudizi antichi o da una fede logora ma difficile da eliminare come le vecchie tettoie di eternit. 
 
Voglio votare anch'io” ha detto Pee domenica fuori dal seggio.
Ed invece di giovani se ne vedono pochi, a votare. Disaffezionati e stanchi di non essere ascoltati. Forse, spero, stanchi di pensare che non sei nessuno se non hai la BMW, soprattutto con la prospettiva di non poterla davvero avere mai. 
Ma senza più la voglia di provarci a cambiare qualche cosa, arresi.  
Quel “voglio votare anch'io” va coltivato, come la capacità di disegnare, la sua voglia di correre, il gusto per le verdure di stagione.
Mi spiace per noi genitori: anche questo compito dobbiamo assumerci.

venerdì 4 aprile 2014

Relazione programmatica per l'idipendenza Monticulense


La qui presente associazione culturalpolitica denominata Sanca Montecchiese (che si direbbe Mionticulense ma, diciamolo, è abbastanza ridicolo) detta la propria personalissima strategia da adempiere entro e non oltre il 2030.
Non cagate il cazzo, ok? Per noi si potrebbe fare anche subito, ma bisogna che sia già stato reso indipendente il Veneto, prima, e la provincia di Vicenza, dopo. Perché è giusto arrivarci per gradi.

Dunque, preso atto che non ci bastano le precedenti forme di indipendenza e secessione e tanto meno di federalismo, bisogna rispettare le specificità del territorio e bla bla bla, ci strutturiamo in modo che il nostro piccolo paese sia indipendente.
Governo:
Il Sindaco non si chiamerà più Sindaco ma Dipendente Superiore del Libero Stato di Montecchio.
Lavorerà gratis e gratis si prenderà tutti gli insulti e le critiche di sempre. Potrà però disporre a suo piacimento della squadra di governo, basta che non rompa i maroni.

Territorio: 
 
Per evitare di dover fare ulteriori passaggi indipendentisti che a quel punto sarebbero subiti e, diciamolo, è uno smacco troppo grande, lasciamo già fuori la campanilistica frazione di Levà. 
Levà potrà a sua volta essere indipendente o rimanere nello Stato Autonomo di Vicenza. Affari suoi, non è un nostro problema.
Ci teniamo la collina, in ogni caso. E se vogliono andarci a passeggiare pagheranno dazio. E quando si saranno stufati di passeggiare nelle vecchie cave di ghiaia vediamo se la smettono di fare tanto gli sgrandazzi.
Ci teniamo invece quelli di Preara che sono molto più simpatici e poi sono distretto commerciale, non conviene separarsene.
Il colle inoltre ci protegge dalle incursioni del nemico, come il torrente Astico, ad est e l'autostrada Valdastico a sud. A nord stanno facendo la Pedemontana e una volta finita non ci saranno problemi neppure da lì.

Economia:
Oltre alla già citata valorizzazione del turismo che si svilupperà con balzelli all'inizio di ogni strada che porta sulla collina, metteremo anche dei parcheggi a pagamento. Quelli in piazza se li intasca il parroco, così la smette di farci pagare le sale per le feste dell'ACR, quelli davanti a casa mia me li tengo io ma poi ci pago le tasse. Giuro.
Pare che ci siano 400 aziende nel territorio. Quelle grandi potranno fare il cazzo che gli pare, basta che assumono gente di qui. Quelle piccole possono evadere un po' le tasse ma con moderazione. Adesso non si manda più nulla a Roma, ladrona, nulla a Venezia, caga in acqua, e nulla a Vicenza, fighetti de merda. Per cui cercate di pagare che ne va del vostro bene.
Tanto sarà comunque di più di quello che prendiamo ora dal governo centrale per cui i servizi minimi vengono garantiti.

Politiche di immigrazione:
siamo abbastanza aperti a parte con quelli di Levà che qui proprio non ci devono venire (o pagano dazio, sempre e comunque).
Via libera anche alla cittadinanza agli africani, ai cinesi e agli asiatici. Possono venirci ad abitare anche quelli di Monticello e Dueville ma devono tutti superare la prova culturale: recitare il Padre Nostro, tradurre “sercare” in almeno due accezioni e non sbagliare la pronuncia delle “L” quando parlano.
Poi, se lavorano come Dio comanda qui c'è posto per tutti.

Mi pare tutto, in ogni caso si potrà integrare.
È un passo importante, è un ritorno alla gloria del passato, prima che costruissero il cavalcavia che va a Dueville. Il nostro passato ci guida per il futuro, Montecchio sta bene nel suo isolamento. Che altri motivi avrebbero sennò le corriere per non passare praticamente mai?

lunedì 17 febbraio 2014

Le Pronarie


Io non ho idea di cosa stia capitando all'universo ma ultimamente da queste parti è tutto un cercare candidati.
Candidati per coordinare un gruppo, candidati per presiedere un'organizzazione, candidati per fare parte di un consiglio, candidati per diventare sindaco del paese.
Inutile dire che mi è stato chiesto di candidarmi per tutte queste cose e pure per altre.
Piano però, non è che sia una cosa che parte dalla profonda stima, da un valore riconosciuto unanimemente dal gruppo, da un'illuminazione dall'alto.
Ho la certezza che in tutte le citate situazioni la battuta: “Candidati tu” venga proposta praticamente a tutti: il vecchio saggio, la nuova leva, l'appassionato storico, il salumiere gentile...
E credo anche che la risposta sia sempre quella: mah, sai, com'è non so se.. aspetta, mi si attacca lo stufato, ciao.

In sostanza: candidarsi non è più un verbo attivo. Ormai le persone vengono candidate.
Forse il disamore per la politica (anche se non solo di politica si parla), forse il tentativo di smarcarsi da persone arriviste ed ambiziose, troppo piene di sé e troppo vuote di se (questa devo averla letta da qualche parte, lo dico per evitare denunce di plagio. Se invece è mia è proprio figa, non trovate?)
Fatto sta che proporsi non si fa.
Beh, eccezion fatta per Renzi, chiaramente, che io son giorni che son qui che penso a che minchia stiano combinando a Roma.
Io credo che sia molto più giusto che la vita associativa e politica si sviluppi in gruppo e le persone che quel gruppo compongono dovrebbero individuare chi ritengono sia il più rappresentativo o la persona più adatta.
Ce n'è più di uno? Allora si possono fare le primarie.

Invece ora vanno di moda le Pronarie.
Si, è una vaccata che ho pensato io: siccome di candidati non ce n'è l'ombra, bisogna trovare uno che si prona e se lo prende in quel posto per tutti.
Le pronarie sono molto più elaborate e creative delle primarie, richiedono ingegno e, a seconda di chi sia la persona individuata, capacità di adattamento e personalizzazione.
Potete chiederglielo un milione di volte se il malcapitato è uno che sapete che alla fine cederà, dovete prepararvi risposte per tutto se lo conoscete come persona ansiosa che vi esporrà i suoi mille dubbi, dovete offrirgli la cena in un ristorante dove si mangia bene se immaginate che prenderlo per la gola sia la mossa giusta.
Oppure lo tieni a parlargli al freddo, in un parcheggio, mentre tu hai già la mano sulla maniglia della macchina e vuoi andare a casa...
Vi faccio un esempio personale:
Quando mi è stato chiesto di dirigere la mia organizzazione, ad esempio, avevo fatto riunioni ininterrotte dalla mattina fino alle otto di sera. Abbiamo mangiato una pizza nel cartone tenendolo sulle ginocchia senza neppure cambiare stanza, e siamo andati avanti a discutere sui perché ed i percome. Verso le 23,30 avevo un leggerissimo senso di vertigine e, alla telefonata di Silver che chiedeva “Sei morto?” ho ceduto come facevano i torturati durante la Santa Inquisizione.
Voi vi fidereste di un capo nominato così?
Questo succede in particolare a sinistra mi pare.
Resta da spiegare l'eccezione alla regola rappresentata da Renzi.
Ma io ho paura di cercare certe risposte.

martedì 4 febbraio 2014

Bella piena


Dice il proverbio che chi si scotta con l'acqua calda ha paura anche di quella fredda.
Qui a Vicenza diciamo che chi è stato allagato dall'acqua alta ha paura anche di quella bassa.
Non che non sia alta, a dire il vero e, come potete notare dalla foto, fa anche abbastanza impressione. E manca davvero un niente perché raggiunga i livelli del 2010, quando allago gran parte della città e un paio di paesetti del circondario, in uno dei quali c'è scappato pure il morto. 
 
Eppure il fiume corre in città da secoli e fino a quel tragico primo di Novembre nessuno aveva mai gridato allarme per nulla. Si guardava questo biscione d'acqua strisciare per le vie del centro, qualcuno passava le notti a svuotare le cantine, papà veniva buttato giù di notte dal prete dell'oratorio dove si trova la “sua” piscina per andare a tamponare l'acqua che allagava la sala macchine, costruita praticamente dentro all'argine del Bacchiglione, non una gran pensata architettonica, con il senno di poi.
Adesso, anche giustamente, se volete, ci si sta più attenti, così papà non va più neppure a letto, per non farsi buttare giù nel pieno della notte e probabilmente così faranno anche tutti gli abitanti del quartiere lì attorno.
Il problema è che ogni volta che piove per due giorni scatta la “Sindrome di Studio Aperto”.
Sui social network (ormai sono la principale fonte d'informazione anche per i giornalisti) è tutto un allarme. C'è chi ha addirittura aperto siti di meteorologia amatoriale dove spiega in toni belli caldi il rischio ora per ora.
C'è anche un sito del comune dove mettono il livello del fiume in tempo reale. Che io mi immagino il pensionato che si piazza davanti allo schermo e attende l'aggiornamento: è sceso di dieci centimetri, no, ora è salito... da perderci la testa.
Sul Ponte degli Angeli, dove ci sono le telecamere fisse ed è un posto facile da raggiungere dalle troupe mettono i sacchi di sabbia modello trincea, arriva l'esercito con i mezzi anfibi, ci si fa una cultura sulle uniformi di tutte le principali divise dei vari corpi operativi, mancano giusto i cavalli di Frisia e pare di stare in guerra. Il tutto dà l'idea che si sia pronti a tamponare il colpo, a reagire prontamente all'emergenza.,
A Ponte Pusterla, invece, deserto assoluto. Un po' perché è strettino, un po' perché non si saprebbe dove parcheggiare i mezzi, un po' perché l'altra volta è lì che ha esondato, hai visto mai che prendendo le precauzioni dove servono si finisca per andare con i “pie in moja”. 
 
Poi, sarà che è prossima la campagna elettorale, ma ho letto in giro che ci sono anche assessori di paesi dove al massimo passano delle roggette innocue che fanno le ronde per capire lo stato di allerta della rete idrica.
No, ma dico, stiamo scherzando? Giusto per far allarmare anche un povero nonnino che fino a lì era felice che il primo corso d'acqua degno di questo nome fosse a 5 km. Ma vogliamo far aumentare la spesa pubblica di ansiolitici?
Dai, cerchiamo di concentrare l'allarme dove serve assieme alle misure di sicurezza. Non è garantito che siano posti vicini alle telecamere o connessi ad internet

martedì 10 dicembre 2013

Il popolo dei porconi


Il porcone è un modo affettuoso per definire la bestemmia in veneto. E ditemi voi se non vi verrebbe da dirne qualcuna, bloccati in autostrada. 
 
Ci sarebbero parecchie cose da dire sulla protesta dei Forconi, ma non mi sento molto titolato a farlo.
Mi piacciono le manifestazioni e la piazza mi gasa molto ma preferisco l'approccio pacifista, che non significa arrendevole e remissivo.
Soprattutto preferisco la coreografia di un flash mob al disagio, l'arte al dileggio anche se certi sfottò sono arte, se vogliamo.
Ricordo, tantissimi anni fa, mi pare fosse il 1991, una Piazza dei Signori colma di studenti, un tizio con i capelli biondi e lunghi che bazzicava per il mio paese (e che pensavo avesse molti ma molti più anni di me) aveva in mano un megafono e proponeva riflessioni contro l'attacco militare all'Iraq. Ad un certo punto ha chiesto a tutti di sedersi per terra e siamo stati lì un pezzo. Un tizio con la chitarra ha intonato qualcosa, non ricordo, forse Imagine... ma non si sentiva molto. Sarà che avevo sedici anni ma quella volta mi sono commosso.
Poi, anni dopo, tornando in treno da Padova ci hanno fermato in mezzo alle campagne. Erano quelli del presidio di Vancimuglio, i Cobas del latte. Mi giravano le balle ad elica perché ero corso via da lezione per andare a lavorare ed ora questi imbecilli mi facevano arrivare tardi. Un tizio ha aperto il finestrino e ha detto: “Bravi, io mi prendo parole dal capo così poi oltre a lui avete contro anche me”.
Oltretutto molti dicevano che avevano ben poco da protestare, visto che sapevano di essere fuori regola con le quote latte. Va ben ma non c'entra. Mi sarebbero girate le balle anche se il motivo fosse stato legittimo, se ne andassero a protestare da chi di dovere...
Ancora guerra, 2001/2002. Ricordo molte fiaccolate, in paese, in città... Un freddo cane ma un'idea di coppia, la candela in una mano e la mano di Silver nell'altra.
E la grande stagione del “No Dal Molin”, persa, come tutte le altre volte, a guardare quegli orribili palazzi che hanno costruito, ma vinta nel cuore, per la musica e le parole ascoltate, per le persone incontrate, per la soddisfazione di aver comunque detto di no, in modo pacifico.

Ora sono spuntati i forconi.
A pelle mi stanno antipatici perché fanno poco con chi potrebbe fare e scaricano il disagio solo sugli altri, quelli che starebbero già a posto così. Poi li appoggia la Lega.
Tempo fa però dissi che questa cosa dello stipendio dei parlamentari era una cazzata che non avrebbe risolto nulla ma che, a conti fatti, poteva essere un bel gesto per evitare di fare la fine della rivoluzione francese, dove ad un certo punto la gente esasperata ed affamata è uscita in strada con il forcone.
Quella volta partirono dalla testa del Re, prima di degenerare ed andare “a fatto”, come diciamo in veneto, con quelle di tutti gli altri.
Si vede che stavolta vogliono provare a prenderla dall'altra parte.
Però non mi convince, chi lascia la via vecchia per la nuova...

venerdì 2 agosto 2013

Caro Silvio, ti scrivo


Caro Silvio,
ti scrivo perché ho saputo che la tua pena potrebbe essere commutata in una misura alternativa: il lavoro socialmente utile.
Personalmente la trovo una cosa molto intelligente, davvero. Il carcere non porta a nulla, solo disperazione. Il lavoro socialmente utile invece ti mostra la disperazione ma ti fa contribuire ad una buona causa.
Qui, dove lavoro, ci sono parecchie persone che sono passate con questa formula. Certo, la maggior parte di loro erano delle bravissime persone per le quali duecento euro di multa per eccesso di velocità, perchè si erano fatti un cicchetto prima di salire in macchina o perchè pizzicati senza la revisione della vespa a posto (quest'ultimo sono io, tra l'altro, che ho pagato in contanti perchè non posso essere socialmente utile nel posto in cui già lavoro). Altri sono ragazzi sfortunati. Con storie sfortunate, più che altro; che ad un certo punto della loro vita hanno fatto qualche cazzata, anche grossa e, dopo qualche anno a guardarsi il sole a scacchi, possono uscire di giorno ad impararsi un lavoro nella speranza che serva loro quando finalmente potranno uscire di prigione.
Qui saremmo tutti felici di poter accoglierti.
I ragazzi qui, quelli in situazione di disabilità, tifano quasi tutti Milan, per loro sei un mito. In virtù dei grandissimi successi sportivi spesso sono anche corsi a votarti.
So che molti anche fuori da questa cooperativa lo hanno fatto per lo stesso motivo, anche se non hanno nessuna certificazione di handicap nella loro cartella. Ma questo è un dettaglio, io ti parlo di ciò che faccio io.
I soci della cooperativa invece non credo che ti abbiano votato,, a dire il vero; per lo meno hanno un livello cognitivo che permette loro di capire che non è proprio il caso di andarlo a smaronare in giro.
Pur essendo stati fondati da un prete qui pensano tutti che siamo comunisti.
Ma tu non ti devi preoccupare: qui in Veneto siamo abituati a parlare e trattare bene anche voi.
Ci conviene. Siamo noi la minoranza, qui.
Ma torniamo a te; dicevo che puoi venire, saremmo felici di poterti accogliere.
Oggi c'era un gran parlare del tuo possibile arrivo: chi ti vorrebbe in cucina, a lavare i piatti (mansione che però è già occupata), chi vorrebbe un aiuto per il lavaggio dei wc, chi ti vorrebbe a sudare in falegnameria...
Adesso decidiamo, dai.
L'importante è che segui qualche piccolo consiglio, scusa se mi permetto. 
Avrai dei punti di riferimento, dei coordinatori. Sono dotati di una certa autoironia ma non darei loro del kapò, se fossi in te.  
Niente barzellette volgari, capito? Qui le bestemmie non le vogliamo sentire. Sono inutili e sgradevoli. E poi i ragazzi nostri ridono perchè la dici, mica perchè fa ridere il contenuto o come la racconti. Che soddisfazione c'è, scusa?
Anche il repertorio comico è un po' da svecchiare, la maggior parte di quelle che racconti me le diceva già mio zio nel 1983.   
Qui sono quasi tutte donne, niente battute sconce o allusioni sessuali, ok? S'incazzano. E te la fanno pagare. C'è un gruppo qui, che organizza serate culturali per sole donne, capito? La maggior parte di loro, oltretutto è decisamente chiavabile, ma anche questo è un dettaglio che ti pregherei di evitare di mettere in evidenza. 

Poi, saprai, la sessualità per le persone disabili adulti è sempre un argomento molto delicato, non vorrei che la cosa ti si ritorcesse contro. 
Una cosa solo mi chiedono i ragazzi qui: un po' di figa, ce la porti, si?

Tuo
El Gae

ps. io sarò in ferie per una quindicina di giorno, se non mi trovi lascia un messaggio in segreteria.

martedì 23 aprile 2013

La NF Board


Ma con gente così, potevamo vincere la guerra?” recita più o meno un famoso adagio popolare.

Ci sono in effetti molte cose che mi fanno alternativamente dubitare del genere umano, vergognarmi di appartenerci e sperare nella venuta di alieni mostruosi e cattivissimi che ci ripaghino come meritiamo.

Poi, in effetti, con tutto il popò che sta succedendo a livello politico io mi metto a parlare di minchiate come la NF Board? Merito anch'io la mia dose di folgoratore stellare, non c'è che dire.

Ma forse le due cose non sono così scollegate.

Sabato, dopo la rielezione di Napolitano (a proposito, quanto da culo cucina sua moglie per fargli decidere subito di tornare al Quirinale?), Silver ed io eravamo affranti che quasi pareva ci fosse il morto in casa.

Che più o meno c'era, a dire il vero. Requiem per le nostre convinzioni politiche.

Persino mio padre, che di solito non perde occasione per stuzzicare Silver sulla politica, deve aver colto che non era proprio il caso e non ci ha mai contraddetto per tutta la sera. Evento più unico che raro: infatti piove da tre giorni. (Scherso, papà)

Ma non volevo parlare di questo.

Però, ramingo per il web, mi sono imbattuto nel sito della NF Board, la Federazione internazionale delle squadre che non si riconoscono negli stati esistenti. 
Lì per lì mi è sembrata un'iniziativa interessante. Così ho pensato che potrei spolverare comperare degli scarpini da calcio e rimettermi a calcare il verde manto. 
Certo, tutte le carattarestiche che facevano del ragazzino che ero un promettente attaccante sono ormai ben nascoste sotto svariati strati di ciccia ed anni di lavoro sedentario. Però potrei fare il selezionatore. 
Resta da capire chi convocare. Pensavo a tutti quelli che non si riconoscono più in questa Italia mediocre, smemorata, populista e ammaestrata. In questi emicicli inciucioni e tramaccioni. Se avete perso la speranza di trovare alternative valide, se vi sentite traditi ancora una volta, dai ragazzi, proponetevi. 
L'anno prossimo ci saranno i mondiali della NF Board. Potremmo competere con i fratelli tibetani, con il popolo rom,  con i kurdi. I lapponi porterebbero i regali e i cugini di Fiume potrebbero rifornirci della birra che a fiumi (appunto) scorrerà alla sera, in un terzo tempo di fratellanza universale.
E poi, udite udite, alla NF Board partecipa anche la Padania, volete perdere l'occasione di suonargliele, a colpi di gol s'intende,  almeno per una volta?

nel frattempo (ho sempre una latenza tra la scrittura e la pubblicazione... non sono proprio un cronista d'assalto) ci sono anche buone notizie. Non dico niente... posto solo questo
  

lunedì 26 novembre 2012

Lo conosso mi, cheo lì

Trattasi di tipica frase veneta per darsi un tono, per segnalare al mondo che, in qualche modo, si conosce gente importante. 

Riflettevo in questi giorni che si è tornati dopo un bel po' a parlare di politica. Non si faceva più da che Mister B si è dimesso. 
O forse, più semplicemente, mi ero stancato di starci dietro io. Non so. 
Fatto sta che nelle ultime settimane mi sono rimesso di buzzo buono, oltre che a suonare come si deve (ma lo sapete che ho scoperto dopo circa 25 anni che ho iniziato a suonare la chitarra, che la qualità del plettro fa la differenza?)  a seguire i dibattiti tv. 
Un po' mi è toccato; mia suocera è da sempre un pasionaria di sinistra. 
"Puoi  tenerci i piccoli stasera?
"No, c'è Renzi a Vicenza"
"Aiuteresti El Gae a mettere a letto i bimbi che c'ho la riunione a scuola?"
"No! Devo andare a vedere la Moretti alle Acli". 
E così via...
Così, per non sentirsi esclusi ci siamo rimessi a guardarci sporadicamente Ballarò, Otto e mezzo, Santoro, Piazza Pulita...
Bellina la Moretti, vero?Era rappresentante d'istituto al mio liceo... è anche brava. Però fateci caso a quante volte vi dicono per prima cosa che è bella    
Dobbiamo ancora mangiarne, di pane duro...
Poi, una sera, la notizia....
Umberto Ambrosoli si candida in Lombardia.
Sentirlo parlare è stato un flash: legalità, partecipazione, bene comune... da quanto tempo non si sentivano?
Lo conosco personalmente, io, il Beto!
Faccio parte di un gruppetto che si chiama GDP (Gruppo di discussione politica) che tutti chiamano Cheghebe (KGB) perchè non ci troviamo mai ufficialmente, siamo in 5 e, nonostante la professata non appartenenza, tutti pensano che siamo comunisti della prima ora.
Tre anni fa abbiamo organizzato una serato dove Umberto Ambrosoli presentava il libro sulla storia di suo padre: "Qualunque cosa succeda"
Ci siamo fatti S.Donà di Piave, Dueville in macchina. Si è parlato di lavoro, di viaggi, di figli (Il mio "socio" ne ha due, io ne avevo una e due in arrivo ma questo era un segreto, Ambrosoli tre).
Non c'è che dire, una persona con delle qualità notevoli, con una caratura superiore alla media ed un umorismo sornione veramente irresistibile. 
Serata stupenda, teatro pieno.
Poi lo abbiamo portato in un locale radical chic di quelli che ti servono formaggi e affettati a km zero. Stavano chiudendo e abbiamo implorato il gestore di farci sedere, di darci comunque qualcosa. Eravamo con Ambrosoli, perdio.
"Quello del miele?" disse il locandiere cadendo nel più classico dei luoghi comuni.
Fatalità su raitre stavano mandando proprio un'intervista ad Umberto Ambrosoli. È stata il nostro cavallo di Troia.
A fine cena, il gestore, un po' imbarazzato, si è avvicinato ed ha detto ad Umberto: "Mi piacerebbe che ti ricordassi di questo posto ma purtroppo  non saprei come fare... accetteresti questa?"
Era una maglia con scritto "Meno internet e più cabernet"
Il giorno dopo sulla sua pagina facebook Umberto Ambrosoli ringraziava nella sua nuova maglietta gli amici di Dueville.
Certamente non ha bisogno del mio endorsement. Non si ricorderà neppure di me, se non vagamente.
Però, ieri, mentre mettevo la mia crocetta, pensavo che mi spiace non poter votare per lui, perchè nelle parole che adesso pronuncia c'è un po' di speranza per il futuro e credo che troppo poco siamo abituati a pensare alla politica come a questo, al futuro.
Gli faccio un umile, spassionato, in bocca al lupo: