Che
fine avranno fatto i Prozac+?
Vi
ho mai parlato di questa mia fissa che purtroppo, grazie ad internet,
è diventata una mania? Quella del “Che fine avrà fatto?” Ci
passo le ore ad andare a vedere come e dove sono vissute persone
famose o quasi dal momento che non lo sono più state.
Ma
non ne parlo oggi, perché non era di questo che volevo parlare.
Ho
detto poi che è una mania e non è neppure vero, no?
Il
nostro linguaggio è pieno zeppo di termini che derivano dalla
psicologia e la psichiatria usati alla CdC, ed ormai sono entrati
nell'uso comune con significati anche molto diversi da quello
originale: ho le manie, sei isterico, mi fai sclerare, eccetera.
Quando
giocavo a calcio c'erano un paio di compagni di squadra che usavano
“l'è down” per definire le persone con qualsiasi tipo di ritardo
o menomazione fisica o mentale. A volte la usavano anche come offesa
e ricordo un ragazzo, che la sindrome di Down ce l'aveva per davvero,
che mi ha chiesto come mai quel tipo dicesse una cosa normale come se
dovesse essere un'offesa. Trovava, giustamente, la cosa dissonante.
Non
è una storia nuova, se pensiamo all'origine clinica delle parole
imbecille, idiota o minorato.
Perché
sto pippone sulla semantica (che non so bene cosa significhi ma mi
pare che sia coerente usare ad cazzum un termine in questo post)?
Mah!?
Partivo
dal fatto che la settimana mi ha fatto sclerare, forse. Per cui sono
stato parecchio isterico e pure anche un po' Down.
Cioè
gira sta voce che io sia proprio sensibile, coccolo e dolce, no?
Invece
non è un cazzo vero.
Sono
acido, inutilmente volgare, sottilmente velenoso, abusante di potere,
stupratore psicologico, preconcetto, bacchettone, reazionario, superficiale, squalificante, aggressivo
verbalmente, egocentrico, riduzionista dell'altrui problema,
ipertroficamente egoico.
Nulla
di nuovo in fondo. A parte che a volte sono felice di essere tutto
questo e non è facile convivere con il proprio lato oscuro.
È
la seduzione del male. O forse è solo venerdì.