Oggi è il Bloggin Day dedicato a Rossella Urru.
L'ho appreso da alcuni post in blog di persone che seguo e che ringrazio. Fino ad oggi, complice la mia difficoltà a tenermi informato, non sapevo quasi nulla di questa vicenda.
Aderisco anch'io.
Perchè come l'ho scoperto io, se anche una sola persona lo saprà da me, non l'avrò fatto invano.
Aderisco perchè sono un padre e gli occhi di questa fiera ragazza sarda assomigliano tanto agli occhietti vispi ed intelligenti di Marichan.
Aderisco perchè immagino, pur non provandola appieno, l'angoscia della famiglia, la solitudine, la disperazione.
Aderisco perchè sono anche io un cooperante, anche se me ne sto con il culo al caldo, e ammiro chi si dà pienamente, chi ha coraggio.
Aderisco perchè l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte.
Per chi volesse capirci qualcosa di più
mercoledì 29 febbraio 2012
lunedì 27 febbraio 2012
Cronaca di una jam annunciata
La giornata non è iniziata al meglio. Mia mamma, nel mettere la giacca a Pee, mi fa: "bene, mi ha detto tuo fratello che domani viene anche lui a suonare".
"Uhm! Si, però non è domani, è stasera"
Panico moderato.
La situazione poi si è risolta con il Bubu (così lo chiamava qualcuno tanti anni fa) che si è chiuso tutto il pomeriggio in cantina a ripassare come gli scolaretti che vessa quotidianamente con le interrogazioni di matematica.
Poi è iniziata la fase preparatoria; ogni uscita di casa deve essere sapientemente gestita: ho imboccato Pee, ho cambiato i gemelli, ho lavato i piatti.
Ho preso la chitarra e sono uscito.
Si suonava su questa osteria sui colli berici: un buchetto piuttosto carino con il gestore appassionatissimo di musica (ha un palchetto fisso, l'impianto sempre montato e un tot di chitarre appese alle pareti assieme alle copertine di 33 giri mitici).
È la tana dei Fat Bottomed Boyz, il gruppo più numeroso e fluido della storia.
La serata è partita benissimo: già al primo pezzo, White Room dei Cream, che suonavo anche io, il cantante di turno si dimentica una strofa. Saltano gli schemi e ci si rilassa.
In mancanza di un filmato decente, posto la foto del momento più alto della mia serata: una "Can't Find my way home" davvero ben eseguita (i compagni di viaggio erano così bravi che sarebbe riuscito a fare bella figura anche Moe con la chitarra in mano).
Verso la metà della serata, una ragazza afroamericana (ma un vero bluesman direbbe negra, senza nessuna accezione razzista) che era lì a cena, chiede di cantare Stormy Monday. Cazzo, peccato non averla registrata... In quel momento ero tra il pubblico, con la fotocamera scarica.
Da lì in poi, complici alcune birre e l'entusiasmo che fa più o meno lo stesso effetto, la qualità ha iniziato anche un po' a scendere.
Al penultimo pezzo, "People get Ready", il tipo che si fa il mazzo ad organizzare queste serate mi fa: "La tipa che si era iscritta tira il pacco: canta tu"
Oh my god.
Rod Stewart lo chiamavano il galletto scozzese.
Io sono stato aderente al modello ma l'ho personalizzato da par mio: avete presente un tacchinone castrato di fresco....
Eccolo lì
Mamma che figura di merda, ragazzi.
Ma in fondo, chissenefrega. Abbiamo suonato, ascoltato qualche vecchia canzonaccia che ascoltavamo da ragazzi, abbiamo bevuto qualche birra, parlato di chitarre (che i bluesmen mica parlano di calcio o di figa)... siamo tornati a casa stanchi ma felici, come quando eravamo bambini.
"Uhm! Si, però non è domani, è stasera"
Panico moderato.
La situazione poi si è risolta con il Bubu (così lo chiamava qualcuno tanti anni fa) che si è chiuso tutto il pomeriggio in cantina a ripassare come gli scolaretti che vessa quotidianamente con le interrogazioni di matematica.
Poi è iniziata la fase preparatoria; ogni uscita di casa deve essere sapientemente gestita: ho imboccato Pee, ho cambiato i gemelli, ho lavato i piatti.
Ho preso la chitarra e sono uscito.
Si suonava su questa osteria sui colli berici: un buchetto piuttosto carino con il gestore appassionatissimo di musica (ha un palchetto fisso, l'impianto sempre montato e un tot di chitarre appese alle pareti assieme alle copertine di 33 giri mitici).
È la tana dei Fat Bottomed Boyz, il gruppo più numeroso e fluido della storia.
La serata è partita benissimo: già al primo pezzo, White Room dei Cream, che suonavo anche io, il cantante di turno si dimentica una strofa. Saltano gli schemi e ci si rilassa.
In mancanza di un filmato decente, posto la foto del momento più alto della mia serata: una "Can't Find my way home" davvero ben eseguita (i compagni di viaggio erano così bravi che sarebbe riuscito a fare bella figura anche Moe con la chitarra in mano).
Ah, no?
Verso la metà della serata, una ragazza afroamericana (ma un vero bluesman direbbe negra, senza nessuna accezione razzista) che era lì a cena, chiede di cantare Stormy Monday. Cazzo, peccato non averla registrata... In quel momento ero tra il pubblico, con la fotocamera scarica.
Da lì in poi, complici alcune birre e l'entusiasmo che fa più o meno lo stesso effetto, la qualità ha iniziato anche un po' a scendere.
Al penultimo pezzo, "People get Ready", il tipo che si fa il mazzo ad organizzare queste serate mi fa: "La tipa che si era iscritta tira il pacco: canta tu"
Oh my god.
Rod Stewart lo chiamavano il galletto scozzese.
Io sono stato aderente al modello ma l'ho personalizzato da par mio: avete presente un tacchinone castrato di fresco....
Eccolo lì
Mamma che figura di merda, ragazzi.
Ma in fondo, chissenefrega. Abbiamo suonato, ascoltato qualche vecchia canzonaccia che ascoltavamo da ragazzi, abbiamo bevuto qualche birra, parlato di chitarre (che i bluesmen mica parlano di calcio o di figa)... siamo tornati a casa stanchi ma felici, come quando eravamo bambini.
venerdì 24 febbraio 2012
Che stress che stress che stress di giorno
Sono ufficialmente stressato. (Non
avrei nemmeno tempo di scrivere, ma non voglio risparmiarvi lo
strazio).
E se non bastasse l'elenco delle
scadenze delle cose da seguire, a segnalarmelo ci sono degli
indicatori significativi:
- la difficoltà a perdere peso (Sono come Kung Fu Panda, quando sono nervoso mangio),
- la perdita di desiderio sessuale (non è vero, ma fa sempre figo dirlo),
- non ho voglia di scrivere, mi distraggo facilmente,
- mi viene sonno.
Alcune di questi segnali sono spesso
equivocati dagli altri. Del tipo: ci sono questi due progetti
importanti che dobbiamo presentare la settimana prossima per il
lavoro. Le colleghe(si lavoro prevalentemente con donne) sono tutte
agitatissime, frenetiche. Anche io; però sbadiglio e andrei
volentieri ad appoggiarmi una mezz'ora.
Così pensano che sono il
solito cazzone che non dà il giusto peso ai problemi, che li
sottovaluta, che si dedica al campionato mondiale di
sdrammatizzazione estrema.
Poi ci sono gli avanzi di Carnevale da
mangiare... e giù a riempirmi la pancia di gusto. E gli altri
stressatissimi a non buttar giù manco un grissino.
Poi a Houston casa abbiamo un problema.
Ma è un segreto. Non riguarda il nucleo familiare (per i conoscenti
che leggono). E non siamo incinti (per tutti).
È una cosa seria, che ci preoccupa.
Potrò certamente raccontarlo, ma non ora...
va beh, direte, fai a
meno di lanciare il sasso. No, scusatemi... sono come un pentolone a
pressione: c'ho il bollore dentro (in dialetto si dice bojamento) e
devo sfiatare. Mi veniva anche un'altra metafora gastro intestinale
ma ve la risparmio (Aho, so' on sigggnore!)
Poi stasera c'ho la jam session. Sono
anche contento; però, pensando che sono due anni che non tocco una
chitarra elettrica, è caduta in un periodo... anzi, visto che quando
ho deciso di partecipare non ne avevo idea, direi che è il periodo
che è caduto attorno alla jam. Che sfiga.
Poi martedì si va a notaiare il mutuo.
È la quarta volta in 4 mesi che andiamo dal notaio e partono quei
2000/3000 neuri euro al colpo. Come minimo mi aspetto di vedere il
mio nome aggiunto sotto alla lapide dei benefattori che c'è
nell'androne del palazzo. Anche a pennarello, al limite.
E la settimana prossima compirò 18 28,
(non mi ricordo, so che c'è l'otto) anni...
“si vive di lenta costruzione
e di tempo che ci inchioda
e di diavoli al culo
di fianchi smorti
di fuochi desiderati
si vive di pane
di speranza di bere
un vino buono per l'estate
rotolando si vive
di discorsi leggeri”
e di tempo che ci inchioda
e di diavoli al culo
di fianchi smorti
di fuochi desiderati
si vive di pane
di speranza di bere
un vino buono per l'estate
rotolando si vive
di discorsi leggeri”
Discanto – Ivano Fossati
lunedì 20 febbraio 2012
30 cosi in un tot di giorni
È stato un week end di un faticoso che nemmeno mi ricordo. E per una volta non riguarda i figli. Riguarda altre cose che non posso nemmeno dire, non ora.
Allora mi sollazzo con le liste che girano su internet: i 30 libri in trenta giorni, 30 film in trenta giorni, 30 canzoni in 30 giorni...
Mi piacciono, danno un sacco di spunti. Ma non riesco a riproporli.
Che poi io in 30 giorni si e no che riesca a vedere un film. Ultimamente non troppo impegnato: che non lo seguo, mi vanno in crash i due neuroni rimasti. Solo per la lista dei "da vedere" potrei completare una decina di catene su internet. La settimana scorsa una collega mi ha passato un hard disck con 200 film dentro. Ho ragione di credere che finirò prima di pagare il mutuo che di vederli. Ah, il mutuo parte martedì prossimo, per vent'anni.
Forse finisco un libro: ma deve prendere per bene. Ultimamente mi ritrovo a leggere spesso la stessa pagina. Adesso mi sono lanciato su Bunker: saran dieci anni che ne sento parlare, che mi dico: "me lo devo ricordare" e poi non mi ricordo.
Con le canzoni va già meglio. Quelle le posso ascoltare in macchina. Se sono solo. Sennò Marichan mi monopolizza lo stereo con "La canzone della messa di babbo natale". Naturalmente non si chiama così: è un canto che abbiamo insegnato al coro per il veglione di Natale. Ma per Maria Babbo e messa non sono in antitesi. E forse ha ragione lei. Solo che siamo a febbraio e avrebbe un filino rotto.
Ogni tanto chiede qualche musica tratta dai classici dell'animazione. Bellini, per carità. Però alla lunga...
Ultimamente, però, l'ho condotta ad un più soddisfacente Fiorella Mannoia/Fossati: I treni a vapore, mio fratello che guardi il mondo.
Conto nel 2012 di portarla a Guccini e De Andrè, di ricominciare a suonare seriamente e di portarmela dietro ai concerti. Ecchècivorrà???
Si preparano tempi duri, credo, vi racconterò, forse non ho idea nemmeno io di quanto duri.
Ma mi sento forte.
E, per non rinunciare almeno alla citazione dal mio libro/film preferito:
"Mi sento forte come una montagna, McMurphy, andiamo". (più o meno).
ne approfitto per ringraziare tutti ma proprio tutti quelli che mi citano, mi danno premi, mi segnalano. È una cosa che non mi sarei mai aspettato e che mi fa un immenso piacere. Scusate se non ricambio, non è cattiveria è che proprio non mi riesce. I neuroni mi stanno crashando, vi saluto
Allora mi sollazzo con le liste che girano su internet: i 30 libri in trenta giorni, 30 film in trenta giorni, 30 canzoni in 30 giorni...
Mi piacciono, danno un sacco di spunti. Ma non riesco a riproporli.
Che poi io in 30 giorni si e no che riesca a vedere un film. Ultimamente non troppo impegnato: che non lo seguo, mi vanno in crash i due neuroni rimasti. Solo per la lista dei "da vedere" potrei completare una decina di catene su internet. La settimana scorsa una collega mi ha passato un hard disck con 200 film dentro. Ho ragione di credere che finirò prima di pagare il mutuo che di vederli. Ah, il mutuo parte martedì prossimo, per vent'anni.
Forse finisco un libro: ma deve prendere per bene. Ultimamente mi ritrovo a leggere spesso la stessa pagina. Adesso mi sono lanciato su Bunker: saran dieci anni che ne sento parlare, che mi dico: "me lo devo ricordare" e poi non mi ricordo.
Con le canzoni va già meglio. Quelle le posso ascoltare in macchina. Se sono solo. Sennò Marichan mi monopolizza lo stereo con "La canzone della messa di babbo natale". Naturalmente non si chiama così: è un canto che abbiamo insegnato al coro per il veglione di Natale. Ma per Maria Babbo e messa non sono in antitesi. E forse ha ragione lei. Solo che siamo a febbraio e avrebbe un filino rotto.
Ogni tanto chiede qualche musica tratta dai classici dell'animazione. Bellini, per carità. Però alla lunga...
Ultimamente, però, l'ho condotta ad un più soddisfacente Fiorella Mannoia/Fossati: I treni a vapore, mio fratello che guardi il mondo.
Conto nel 2012 di portarla a Guccini e De Andrè, di ricominciare a suonare seriamente e di portarmela dietro ai concerti. Ecchècivorrà???
Si preparano tempi duri, credo, vi racconterò, forse non ho idea nemmeno io di quanto duri.
Ma mi sento forte.
E, per non rinunciare almeno alla citazione dal mio libro/film preferito:
"Mi sento forte come una montagna, McMurphy, andiamo". (più o meno).
ne approfitto per ringraziare tutti ma proprio tutti quelli che mi citano, mi danno premi, mi segnalano. È una cosa che non mi sarei mai aspettato e che mi fa un immenso piacere. Scusate se non ricambio, non è cattiveria è che proprio non mi riesce. I neuroni mi stanno crashando, vi saluto
giovedì 16 febbraio 2012
Perchè Sanremo è Sanremo?
Tutti parlano di Sanremo. Anche io
Però io sono fuori dal coro: l'ho sempre guardato. Non tutte le puntate, non tutta la sera. Però almeno un pezzetto qua e la si.
Sono quelle cose che ti ricordano l'infanzia, come la tombolata dell'ultimo dell'anno con i nonni e gli zii. Sanremo lo guardavo con i miei, da piccolo. E speravo che vincesse Toto Cutugno, perchè, povero, arrivava sempre secondo e i secondi, si sa, fanno simpatia.
Sanremo è come la tombola dell'ultimo. Cambia niente, negli anni (a parte Toto Cutugno e i nonni, che non ci sono più).
Adesso, poi, con l'orchestra dal vivo, i chitarristi sempre inquadrati in primo piano, con tutte quelle chitarre goduriose, è anche un bel vedere.
Mi sarebbe piaciuto fare il chitarrista da orchestra. Ho sempre apprezzato i chitarristi che sanno metterci le note che ci vanno, non una di più, col volume giusto, col suono giusto. Per chi conosce qualche chitarrista elettrico sa che non è facile trovarne così. È un lavoro di autocontrollo notevole. La considero una bella metafora della vita: sai stare al tuo posto ma nello stesso tempo rendi la vita più piacevole a chi ti sta attorno.
Il resto di Sanremo fa abbastanza cacare (per usare un termine strettamente legato all'ambiente musicale).
Negli ultimi anni, poi, stanno dando il peggio di loro: conduttore che non sa condurre, comici che non fanno ridere,perfino le gnocche che non sembrano nemmeno così gnocche, mah!
Ma soprattutto: ora ci becchiamo l'Adrianone che sparge la sua sapienza sulle folle come la coldiretti a Vancimuglio qualche anno fa sulle autostrade.
A che titolo? Perchè? Perchè non si parla d'altro?
Ah, ne sto parlando anch'io, è vero.... cheppalle però.
A mia parziale discolpa dico che mi sono addormentato subito. Dopo mezz'ora ho aperto un occhio e c'era ancora. Dopo penso un'ora ancora. Sono andato a letto, che il divano è scomodo. Chiuso.
Comunque, dicevo: a che titolo? È sufficiente essere stato un buon cantante in passato, perlomeno di successo?
E se oggi c'è Celentano, chi avremo fra trent'anni?
Io dico Ligabue.... vediamo chi fa meglio....
Però io sono fuori dal coro: l'ho sempre guardato. Non tutte le puntate, non tutta la sera. Però almeno un pezzetto qua e la si.
Sono quelle cose che ti ricordano l'infanzia, come la tombolata dell'ultimo dell'anno con i nonni e gli zii. Sanremo lo guardavo con i miei, da piccolo. E speravo che vincesse Toto Cutugno, perchè, povero, arrivava sempre secondo e i secondi, si sa, fanno simpatia.
Sanremo è come la tombola dell'ultimo. Cambia niente, negli anni (a parte Toto Cutugno e i nonni, che non ci sono più).
Adesso, poi, con l'orchestra dal vivo, i chitarristi sempre inquadrati in primo piano, con tutte quelle chitarre goduriose, è anche un bel vedere.
Mi sarebbe piaciuto fare il chitarrista da orchestra. Ho sempre apprezzato i chitarristi che sanno metterci le note che ci vanno, non una di più, col volume giusto, col suono giusto. Per chi conosce qualche chitarrista elettrico sa che non è facile trovarne così. È un lavoro di autocontrollo notevole. La considero una bella metafora della vita: sai stare al tuo posto ma nello stesso tempo rendi la vita più piacevole a chi ti sta attorno.
Il resto di Sanremo fa abbastanza cacare (per usare un termine strettamente legato all'ambiente musicale).
Negli ultimi anni, poi, stanno dando il peggio di loro: conduttore che non sa condurre, comici che non fanno ridere,perfino le gnocche che non sembrano nemmeno così gnocche, mah!
Ma soprattutto: ora ci becchiamo l'Adrianone che sparge la sua sapienza sulle folle come la coldiretti a Vancimuglio qualche anno fa sulle autostrade.
A che titolo? Perchè? Perchè non si parla d'altro?
Ah, ne sto parlando anch'io, è vero.... cheppalle però.
A mia parziale discolpa dico che mi sono addormentato subito. Dopo mezz'ora ho aperto un occhio e c'era ancora. Dopo penso un'ora ancora. Sono andato a letto, che il divano è scomodo. Chiuso.
Comunque, dicevo: a che titolo? È sufficiente essere stato un buon cantante in passato, perlomeno di successo?
E se oggi c'è Celentano, chi avremo fra trent'anni?
Io dico Ligabue.... vediamo chi fa meglio....
lunedì 13 febbraio 2012
Il teorema delle 3 S
Ovvero il teorema dello Scrocco Scientifico e Sistematico
L'abbiamo elaborato con Silver ed ormai è riconosciuto negli ambienti scientifici almeno quanto la relatività, il t di student, la doppia elica del DNA, eccetera.
Ah! Dite che non conoscete nemmeno una di queste teorie?
Nemmeno, io. Ma Silver si. È lei la secchiona di casa: 60 al liceo, 110 e lode a medicina etc etc etc.
Io invece sono un somaro. Mi hanno bocciato in quarta superiore. Poi sono uscito con il voto peggiore. No, non 36. Se esci con trentasei sei qualcuno. Io con 38. Come quello che arriva secondo al campionato mondiale degli stupidi. Poi all'università, un po' meglio. Ma non ho esagerato.
Ho sempre amato la coerenza.
Ora ci auguriamo tutti che i figli somiglino alla mamma. Poi facciamo due conti e vediamo che quasi tutti gli zii sono peggio. Per cui anche il papà non è così male, dai.
Ma non volevo parlare di questo.
Però mi serviva da premessa per dire che una teoria spiegata da un somaro potrebbe risultare un po' difficile da seguire, tipo, ehm come si diceeee? Mi sembra che, quando mi interrogavano al liceo.
Comunque la teoria delle 3 S dice che:
Dove:
n = numero di figli
x = i figli che vanno al nido (o altri gradi di istruzione)
b = le ore alla settimana della babysitter
y = numero di nonni disponibili e che non hanno elaborato il lutto del nido (se i nonni non sono separati considerare la coppia come un'unità)
z = è il numero di giorni di assenza da scuola dei bimbi nell'ultima settimana (se ne è rimasto a casa più di uno, considerare la somma dei giorni per il numero di bimbi a casa)
S = è il coefficiente di scrocco.
In sostanza: la vostra possibilità di scroccare un pranzo e/o la cena dipende molto dai fattori sopra indicati.
È fondamentale che i nonni siano disponibili e che siate in buoni rapporti... nessuna teoria è perfetta.
In ogni caso, se avete il frigo vuoto perchè a fare la spesa proprio non ci siete arrivati, se avete avuto una giornata schifa e mettervi ai fornelli vi fa nausea, forse potete scroccare una cena ai nonni.
Le possibilità aumentano significativamente se non avete figli malati, per cui i nonni, non sono esauriti dalla loro gestione. Un piccolo incentivo è il supporto di una babysitter (che fa sentire anche un po' in colpa la nonna che dice: non faccio nulla per questi poveri figli).
Se uno o più figli non vanno a scuola è molto più dura.
Se non ci va nessuno e avete due o più figli, direi che vi conviene tenere una pizza surgelata in congelatore, non si sa mai.
L'abbiamo elaborato con Silver ed ormai è riconosciuto negli ambienti scientifici almeno quanto la relatività, il t di student, la doppia elica del DNA, eccetera.
Ah! Dite che non conoscete nemmeno una di queste teorie?
Nemmeno, io. Ma Silver si. È lei la secchiona di casa: 60 al liceo, 110 e lode a medicina etc etc etc.
Io invece sono un somaro. Mi hanno bocciato in quarta superiore. Poi sono uscito con il voto peggiore. No, non 36. Se esci con trentasei sei qualcuno. Io con 38. Come quello che arriva secondo al campionato mondiale degli stupidi. Poi all'università, un po' meglio. Ma non ho esagerato.
Ho sempre amato la coerenza.
Ora ci auguriamo tutti che i figli somiglino alla mamma. Poi facciamo due conti e vediamo che quasi tutti gli zii sono peggio. Per cui anche il papà non è così male, dai.
Ma non volevo parlare di questo.
Però mi serviva da premessa per dire che una teoria spiegata da un somaro potrebbe risultare un po' difficile da seguire, tipo, ehm come si diceeee? Mi sembra che, quando mi interrogavano al liceo.
Comunque la teoria delle 3 S dice che:
{[((n*x)+b)/n] * y}/z = S
Dove:
n = numero di figli
x = i figli che vanno al nido (o altri gradi di istruzione)
b = le ore alla settimana della babysitter
y = numero di nonni disponibili e che non hanno elaborato il lutto del nido (se i nonni non sono separati considerare la coppia come un'unità)
z = è il numero di giorni di assenza da scuola dei bimbi nell'ultima settimana (se ne è rimasto a casa più di uno, considerare la somma dei giorni per il numero di bimbi a casa)
S = è il coefficiente di scrocco.
In sostanza: la vostra possibilità di scroccare un pranzo e/o la cena dipende molto dai fattori sopra indicati.
È fondamentale che i nonni siano disponibili e che siate in buoni rapporti... nessuna teoria è perfetta.
In ogni caso, se avete il frigo vuoto perchè a fare la spesa proprio non ci siete arrivati, se avete avuto una giornata schifa e mettervi ai fornelli vi fa nausea, forse potete scroccare una cena ai nonni.
Le possibilità aumentano significativamente se non avete figli malati, per cui i nonni, non sono esauriti dalla loro gestione. Un piccolo incentivo è il supporto di una babysitter (che fa sentire anche un po' in colpa la nonna che dice: non faccio nulla per questi poveri figli).
Se uno o più figli non vanno a scuola è molto più dura.
Se non ci va nessuno e avete due o più figli, direi che vi conviene tenere una pizza surgelata in congelatore, non si sa mai.
mercoledì 8 febbraio 2012
Mi nombre es..
Disclaimer: sono in crisi creativa... questo post è una schifezza che potrei risparmiarvi ma tiene buoni quelli della casa di produzione*
Avete mai ascoltato il suono del vostro
nome? Ripetendolo piano piano piano e con voce grave? E poi vi siete
concentrati sul significato?
“Mamma, perchè mi avete chiamato
Gaetano?”
“Boh! Ci piaceva!”
“Però mamma, che gusti di merda”
(non gliel'ho mai detto, non acora)
Poi viene un età in cui chiamarsi
Gaetano ed essere praticamente l'unico in paese (a parte quel signore
immigrato in tempo di guerra dalla Sicilia che, i casi della vita, è
finito a vivere proprio di fronte a casa) ti piace, perchè ti
distingue dai Matteo, Marco, Paolo.
E poi abbinato ad un cognome di chiara
matrice veneta ti fa sentire Italiano, cazzarola, nome del sud e
cognome del nord, in barba ai verdognoli che popolano queste lande.
Però sarebbe bello avere un nome che
ha una storia.
Mi ricordo il passaggio di Forrest
Gump in cui il nostro spiega che il nome Forrest arriva da un
antenato che aveva fatto parte del Ku Kux Klan. Non ne andavano fieri
ma tutti abbiamo fatto delle cazzate, nella vita.
Quand'ero giovane giovane dicevo che
avrei chiamato i miei figli Erode e Giuda. Per dare a quei nomi una
seconda possibilità...
Poi c'era Ettore. L'eroe più positivo
dell'Iliade. E Silver se lo immaginava che andava a scuola con
l'armatura. Poi il vicino ha chiamato Ettore il cane e, a quel
punto....
Alla fine li abbiamo chiamati Maria,
Giacomo e Pietro.
Maria ci piaceva un sacco. Abbiamo
passato tutta la gravidanza portando qui e là “La Buona Novella”
di De Andrè. In ogni canzone è citata Maria. E ogni canzone
meriterebbe un post a se, tanto sono belle. Quello spettacolo era
stato un progetto nostro, voluto, pensato e realizzato. E anche
Maria.
I gemelli sono arrivati più
all'improvviso. Non è servito nemmeno litigare sui nomi: uno lo
propone la mamma e uno lo propone il papà. Sono usciti Giacomo e
Pietro. Forse inconsciamente entrambi sono nomi legati a due
avventure in bicicletta che avevamo condiviso negli anni precedenti
(magari una volta faccio un post di amarcord). Ne è uscita la
versione ufficiale.
“Mamma, perchè ci chiamiamo Maria,
Giacomo e Pietro?”
“Per legare indissolubilmente il
nostro passato al nostro futuro”.
E giù, con le foto del papà e la
mamma da giovani...
*Naturalmente non c'è nessuna casa di produzione
venerdì 3 febbraio 2012
Pirl Jam
C'è questo gruppo di sciamanati, una
ventina di persone in tutto. Non si vedono praticamene mai, tranne
qualcuno, tra di loro, per altre cose. In comune non hanno quasi
nulla: sono studenti, bancari, insegnanti, operai. Anche le età sono
molto eterogenee: ci sono nerd sedicenni e cinquantenni
immarcescibili. C'è chi arriva in giacca e chi ha solo t-shirt di
gruppi musicali.
Li accomuna la musica. Non importa
nemmeno tanto quale, a dire il vero. È più che altro la voglia di
suonare che li fa ritrovare.
La location può anche cambiare ma di
solito si predilige una osteria sui colli dove credono nella musica
dal vivo. È un piccolo ristorantino dove c'è un piccolo palco: in
una serata su De Andrè, per farci stare batteria, percussioni,
strumenti etnici, i cantanti erano praticamente in braccio ad un
ascoltatore seduto al tavolo.
C'è un profeta, un guru, che senza
preavviso, senza cadenze fisse mette su internet una scaletta. Di
solito a tema, che so: il suono dei Seventies o The Beatles Night.
E sotto un forum in cui si fa a gara a
chi si prende per primo i pezzi migliori, quelli che già sa e
qualcuno di nuovo (per non dover imparare troppe cose nuove).
Poi si passano un paio di settimane a
fare le ore piccole con la chitarra in mano e le cuffie alle orecchie
per studiarsi le canzoni, i soli e le ritmiche.
Poi si sale sul palco. Senza prove, all'inizio senza conoscersi.
A fine febbraio ci si trova per la
serata Rock Blues. Io ho due pezzi di Clapton, uno di Gary Moore, uno
di Jeff Beck e poi ne canto un paio di Stevie Ray Vaughan.
Spero di avere il tempo di prepararmi
bene sono sicuro che i compagni faranno bene la loro parte (di solito
è così). Devo togliere un po' di ruggine dalle corde della Fender e dalle dita. Nel primo caso è sufficiente cambiarle. Il secondo è un po' più complesso.
L'obiettivo minimo è divertirsi e non fare la figura
peggiore di tutti.
Se ci pensate, è un po' come nella
vita.
mercoledì 1 febbraio 2012
Neve tutti a far...
Neve sui monti, neve al mare, neve tutti a far ciavare.
Ve l'avevo detto che il dialetto usciva. Ecco è uscito. Neve significa anche "andate" poi basta aggiungere un "h" a ciavare e si capisce, credo.
Di mio non sopporto l'emergenza. Sono un pantofolaro, io. Figuratevi tutto questo sensazionalismo televisivo e giornalistico sul maltempo, la neve, la morsa del gelo. Cazzo è fine gennaio... ah no, passa il tempo, beh, insomma, fino a ieri eravamo nei giorni della merla. Normale che ci sia un tempo di merla.
Oggi nevica anche qui. È oggettivamente un casino: al lavoro danno tutti di matto. Come? Sono matti già di loro? Si, anche quello è vero.
In sostanza al primo fiocco le famiglie iniziano a chiamare: com'è lì? Dobbiamo venire a prenderlo? Parto subito che poi le strade si intasano.
E i ragazzi non sono da meno: e se la corriera non passa, e se i miei non arrivano e io non voglio andare a casa prima...
E le nonne in ansia: vado io a prendere i bimbi al nido, dì alla baby sitter di stare a casa, e l'altra nonna che dice, no vado io che sto più vicina... manca solo che chiamino dal nido per andare a prederli prima e la frittata è fatta.
E poi tutti in strada, ad intasare il traffico.
Non sarebbe molto meglio stare fermi ed aspettare che i mezzi antineve facciano il loro lavoro? Senza macchine tra i piedi farebbero molto prima, o no?
Sono cose strane.
La neve comunque è proprio una screanzata: non potrebbe arrivare di sabato, che stiamo a letto e poi ce la gustiamo dalla vetrata?
No! Di mercoledì. Con il vialetto da spalare, il piazzale del lavoro da spalare, le bestemmie soffocate nel cervello da spalare.
L'unica volta che ha nevicato di sabato è stato due anni fa. Io naturalmente mi dovevo alzare alle 7 per portare una volontaria tedesca all'aereoporto di Venezia. Sono partito alle 5, che questa stava in ansia di non vedere i suoi per Natale. Una volta arrivati abbiamo scoperto che gli aerei non volavano. Son soddisfazioni.
In sostanza è vero, c'è l'emergenza neve. Mi fa incazzare. E il fatto che i giornali non parlino d'altro mi fa incazzare ancora di più
Ve l'avevo detto che il dialetto usciva. Ecco è uscito. Neve significa anche "andate" poi basta aggiungere un "h" a ciavare e si capisce, credo.
Di mio non sopporto l'emergenza. Sono un pantofolaro, io. Figuratevi tutto questo sensazionalismo televisivo e giornalistico sul maltempo, la neve, la morsa del gelo. Cazzo è fine gennaio... ah no, passa il tempo, beh, insomma, fino a ieri eravamo nei giorni della merla. Normale che ci sia un tempo di merla.
Oggi nevica anche qui. È oggettivamente un casino: al lavoro danno tutti di matto. Come? Sono matti già di loro? Si, anche quello è vero.
In sostanza al primo fiocco le famiglie iniziano a chiamare: com'è lì? Dobbiamo venire a prenderlo? Parto subito che poi le strade si intasano.
E i ragazzi non sono da meno: e se la corriera non passa, e se i miei non arrivano e io non voglio andare a casa prima...
E le nonne in ansia: vado io a prendere i bimbi al nido, dì alla baby sitter di stare a casa, e l'altra nonna che dice, no vado io che sto più vicina... manca solo che chiamino dal nido per andare a prederli prima e la frittata è fatta.
E poi tutti in strada, ad intasare il traffico.
Non sarebbe molto meglio stare fermi ed aspettare che i mezzi antineve facciano il loro lavoro? Senza macchine tra i piedi farebbero molto prima, o no?
Sono cose strane.
La neve comunque è proprio una screanzata: non potrebbe arrivare di sabato, che stiamo a letto e poi ce la gustiamo dalla vetrata?
No! Di mercoledì. Con il vialetto da spalare, il piazzale del lavoro da spalare, le bestemmie soffocate nel cervello da spalare.
L'unica volta che ha nevicato di sabato è stato due anni fa. Io naturalmente mi dovevo alzare alle 7 per portare una volontaria tedesca all'aereoporto di Venezia. Sono partito alle 5, che questa stava in ansia di non vedere i suoi per Natale. Una volta arrivati abbiamo scoperto che gli aerei non volavano. Son soddisfazioni.
In sostanza è vero, c'è l'emergenza neve. Mi fa incazzare. E il fatto che i giornali non parlino d'altro mi fa incazzare ancora di più
Iscriviti a:
Post (Atom)