venerdì 10 aprile 2015

Generazione Pay per view


L'altro giorno stavo cercando di spiegare a Pee come fosse il mondo prima dell'avvento del DVD.
E pensavo che, tutto sommato, siamo ancora fortunati perché resistiamo senza troppa fatica a Sky e alla pay per view e quindi posso ancora usare il DVD come termine di paragone.
La mia povera mente nostalgica tornava a quella primavera del 1991 (forse era autunno). Avevo iniziato a minilavoro come bagnino assistente bagnanti in piscina e non mi pareva vero di disporre di una somma che fosse mia e solo mia. I miei, pur non avendomi mai fatto mancare nulla, non era tipi da mancetta. Mai ricevuto soldi liquidi prima di essermi sposato. Paradossalmente dopo si, ma questo è un altro discorso, lo dico solo per far capire che i miei non sono dei taccagni spilorci anafettivi e neppure poveri. Semplicemente per loro la mancia non andava fatta. Punto.
Dicevo il primo piccolo stimpendio. Qualcosa come 150 mila lire, forse meno.
Fatto sta che andai a trovare mia sorella che era stata operata alle adenoidi all'Eretenia e poi mi fermai al vicino Pozzo Musicale a comprare il mio primo CD: Eugenio Finardi, The best of (o cose così).
Fino ad allora solo musicassette registrate e due originali: “But seriously” di Phil Collins e la Lambada (che in realtà era un regalo di Natale per mamma).
Il giorno dopo a scuola lo esibivo come un trofeo. E tutti a decantare le qualità del CD, la sua eterna durata, di quanto meglio fossero quelli con la tripla D versus quelli AAD o ADD, insomma, in mano c'era un pezzo da consegnare alla storia.
Ed ora? Quanto sarà che non metto su un CD? Giusto in macchina, perché il mezzo ha qualche anno e all'epoca non abbiamo preso il modello superaccessoriato.
E il DVD? Vi si è rotto di recente il DVD? A me si. E la tv non è full hd o quelle cose lì che non capisco. Trovatelo voi un lettore che legge solo i DVD. Non ci sono. Solo blu ray. A che serve un libro se non sai leggere?
Ma non c'entra, ora. Mi interessava parlare del fatto che il principale pregio che vedevo nel DVD, più che la qualità del suono, era nel fatto che fosse duraturo nel tempo e che si potessero scegliere le tracce con facilità. La cassetta costringeva a quel “avanti ed indietro” continuo che era snervante.
Lo stesso VHS versus DVD.
Poi è venuta la possibilità di programmare.
Poi la chiavetta USB dove ci stavano millemila canzoni.
Ora c'è Shazam e la tv sul web.
E i miei figli non capiscono che la pubblicità bisogna aspettare che finisca, che il film inizia ad una certa ora e che è necessario avere il divano montato per quel momento sennò non ci si sa dove sedere. Allo stesso modo non reggono la frustrazione di una serata in cui la cosa migliore è spegnere perché non fanno nulla, non conosceranno neppure la sensazione di vuoto che ti lascia una serata di zapping.
Nemmeno i miei nonni l'hanno vissuta, non avevano il telecomando.
Forse i nostri genitori.
Non so dire se sia meglio o peggio. Di sicuro è diverso.
Ma la pazienza, quella si dovrebbe essere la stessa. E forse anche la consapevolezza che non si può avere tutto nell'istante stesso in cui lo vogliamo: la pillola per dimagrire quando voglio, quella per correre forte quando voglio, quella per farmelo drizzare quando voglio e quella per farmela dare quando voglio. È un problema che avrò con loro, a volte penso sia il più importante compito che ho come genitorie. 
Ma è un problema che ha creato la mia generazione.
Al limite, so con chi prendermela.

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