giovedì 16 aprile 2015

Marco se n'è andato e non torna più

Anche Silver è partita.
Ma a differenza di Marco, che la sua Lauretta non è più andata a cercarsela, dovrebbe tornare sabato.

Sono sincero, non voglio fare il padre fico che se la cava e se la tira perché gestisce tranquillamente i figli senza la moglie: io avevo un magone che non vi dico pensando a questa settimana.
Al lavoro il periodo è più intenso del solito e la serenità è un lontano ricordo, i bimbi parevano rendersi conto molto più delle altre volte che la mamma sarebbe stata via, non so.
Comunque lunedì avevo la luna, giusto per rendere giustizia al nome del giorno.
Silver lo aveva capito, forse, o forse aveva più magone del solito anche lei ed ha fatto quello che di solito fanno sua madre e sua sorella quando lasciano a casa i mariti: organizzano in vaschette monoporzione il cibo per tutta la settimana con scritto sopra un etichetta con il nome della pietanza, le istruzioni per riscaldarla e il giorno e l'ora in cui consumarla.
No, non è vero. Ha comprato gli gnocchi per il giovedì e due sughi pronti. Ma, sapendo che di solito io sono piuttosto autonomo e non serve neppure quello, l'ho interpretato come un'ansia superiore al solito.
Poi però è successa una cosa: ero lì, che mi facevo una spremuta e mi dicevo che io non sono solo neanche quando sono solo, come dice Jovanotti sputazzando sulla prima fila.
Non so se valga la pena proseguire in questo ragionamento che è un campo minato e rischio di non essere compreso; perché in fondo una settimana è solo una settimana ed il confronto con chi la perdita l'ha avuta più grave non è nemmeno proponibile. Solo che la mente fa questi viaggi qui e devi cercare di trovare un senso alle cose ed allora è più facile trovarlo in una settimana a casa da soli che nella morte di un genitore giovane, giusto per dire il peggio che possa capitare.
Ma mi dicevo che puoi essere a casa da solo anche un anno e sapere che c'è qualcuno con cui condividi la fatica almeno idealmente ed il resto è solo questione di organizzazione: preparare le tutine la sera prima, la tavola per la colazione dopo la cena e guardare in frigo prima di uscire in modo da non trovarci i topi che piangono quando rientri. E tutto scorre con facilità, giorno dopo giorno ed i bimbi paiono anche più bravi del solito.
A volte invece la solitudine nasce proprio dal non poter condividere tutto questo e la mancanza non è solo fisica e credo che sia quella che fa più male.
Purtroppo mi rendo conto che attorno ci sono molte solitudini, talvolta sono solitudini passeggere, altre volte sono strutturate e, cosa che fa più male, sono solitudini vissute quando soli non si è.
Basta, mi sono parlato addosso anche troppo e credo di non essere riuscito a spiegare quello che avevo dentro.
Che poi mi sono ricordato che giusto oggi è un anno che siamo senza il Nikio e con il pensiero che vola a Lari e alla piccola Rita, di parlare della mia piccola ed inutile solitudine, forse, non era neppure il caso.

3 commenti:

  1. Le solitudini sono tutte pesanti! Non hai idea di quello che sto passando a causa di due mancanze improvvise e insensate, di quelle che descrivi tu. Eppure sono passata anche pesantemente da quelle che (dici bene), quelle di chi solo non è ma si sente come se lo fosse, e ti assicuro che il dolore e lo sconforto sono gli stessi.
    Scusa lo sfogo ma mi sembrava di aver sentito qualcuno che capiva la mia situazione...Buona settimana
    Anna

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  2. Dai, che il tuo, Marco, torna (anzi, la Laura, in questo caso). E comunque hai il diritto almeno di dirlo, che ti manca.

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  3. Pensala come una corsa.
    A me capita così, che i primi due giorni sono un disastro, le bimbe piangono, io sono supernervosa, mi sembra che non funzioni niente; poi il terzo giorno migliora, il quarto e il quinto va quasi bene, dal sesto in poi è in discesa. C'è un momento di crisi intorno al decimo ma rientra subito.
    E poi, quando mi sono abituata del tutto, lui torna. (Finish)

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