Sempre
più spesso mi capita di vedermi ridere in faccia quando dico alle
persone di essere una persona timida ed introversa.
È
come se la gente trovasse inconciliabile il fatto che io riesca a
salire su di un palco e parlare in pubblico, suonare o recitare con
la timidezza. Quando poi è risaputo che proprio il teatro e la
musica sono uno degli antidoti per la timidezza. Infatti i miei, non
so quanto consapevolmente (ma inizia a venirmi il dubbio che i miei
fossero molto più sul pezzo di quanto vogliano far credere), ci
hanno iscritti ai corsi di recitazione che organizzava la scuola fin
dalla seconda media.
E
tutti pensano che bisogna essere veramente ganzi e alla mano ed
estroversi per salire su di un palco e affrontare il mondo di lassù.
Invece non è proprio vero niente: tu rimani timido e quando scendi
dal palco rimani a guardare gli altri dal tuo angolo, sperando che
attacchino bottone loro, se sono persone che ti piacciono, o che non
attacchino bottone proprio, se senti odore di pezza da chilo.
Quindi
se vostro figlio è timido vi consiglio il teatro, assolutamente.
Vostro figlio rimarrà timido ma nessuno ci crederà più.
Ma
non è di questo che volevo parlare.
Volevo
dire di come mi blocchi la timidezza nei rapporti con gli
sconosciuti. In passato, se me ne stavo in stazione ad aspettare il
treno leggendomi un libro, o in fila alla cassa del supermercato o in
sala d'attesa dal dottore, cercavo sempre un posto nascosto ma
strategico, di quelli che tu vedi tutti ma nessuno ti vede, per
evitare che il vecchietto di turno si sedesse a fianco a raccontarti,
non richiesta, la storia della sua vita.
Adesso,
forse perché sto diventando piano piano uno di quei vecchietti, mi
siedo in mezzo agli altri ma non sono ancora uno di quelli che
attacca. Spero che lo facciano gli altri.
Ho
iniziato qualche anno fa, dal dottore, quando un signore di circa
duecento anni, provvisto di bombola di ossigeno mi ha raccontato di
come si fosse fottuto un polmone in miniera, in Belgio. Una delle
storie piùà belle e vere che mi siano mai state raccontate.
Ho
iniziato a pensare che ogni vita è una storia ed ogni storia ci dà
qualcosa. Certo bisogna anche saperla raccontare. Però forse dipende
anche da come siamo disposti ad ascoltarla.
La
settimana scorsa, al mare, in questo villaggio senza barriere
architettoniche e in quanto tale con molte persone disabili, c'era un
enorme potenziale di storie.
Ma
io non riesco a legare con gli sconosciuti e, anche se fantasticando
mi era venuto in mente di fermare la gente per strada e dire: “Ehi,
sono un blogger famoso (bisogna sempre un po' enfatizzare sonnò chi
ti caga?), mi racconti la tua storia che mi interessa molto?”, non
l'ho mai fatto.
Per
cui non mi hanno internato nel più vicino istituto psichiatrico e
nemmeno portato in carcere per molestie.
Ma
non saprò mai la storia di quella famiglia da noi ribattezzata
“Quasi amici” formata da padre e tre figli di cui uno in sedia a
rotelle, proprio come il padre, e energumeno ghanese come badante.
E
nemmeno quella della signora giovane e carina, anche lei in
carrozzina, con tre figli adolescenti, uno dei quali ci deliziava con
i suoi esercizi di tromba al mattino, prima di scendere in spiaggia.
E
neppure chi sia in realtà la signora con il k-way blu e la borsa
fucsia che da anni vedo girare per il villaggio.
E
nemmeno come faccia la ragazza dell'ombrellone accanto, il cui padre
sembrava J.R. in costume da bagno (con tanto di cappello e bandana al
collo), ad avere un addome così piatto nonostante tre gravidanze
(sempre che i figli fossero tutti suoi, chiaramente).
La
gran parte sono storie di sofferenza, e la sofferenza non si chiede.
Se vuole si racconta lei, davanti ad un caffè. Ma è proprio quel
caffè che io non riesco mai ad offrire.
Quante volte quando qualcuno mi incuriosisce vorrei sedermici accanto ad ascoltare la sua storia ma non mi hanno mai fatto fare teatro e la mia timidezza é ancora tutta lì. Di solito le storie le immagino da me ma non è certo la stessa cosa
RispondiEliminaSi anche io viaggio con la fantasia... ma vuoi mettere? ;)
EliminaIn fondo è un piccolo passo, se ti interessano le storie potresti forzarti un po'. Se fossi in te comincerei in qualche luogo che non frequenti abitualmente, dove poi le persone non devi rivederle e anche se fai una gaffe o ti prendono per pazzo chissene! Un saluto da una curiosona che adora le storie vissute, immaginate, raccontate e lette...anche sui blog Roberta
RispondiEliminaUhm! Non è conoscere le persone che mi blocca... sono proprio io così
EliminaRaccontare - o ascoltare - storie è qualcosa che si impara un passo alla volta.
RispondiEliminaPensa che anche io ho una formazione da timido, e ora quando lo dico nessuno mi crede. E probabilmente finirò per essere uno di quei vecchiacci che non stanno mai zitti. ;)
Non si finisce mai di crescere, anche quando c'è di mezzo il dolore. :)
Quando saremo vecchi dovremo vederci spesso. Almeno ci racconteremo a vicenda :)
EliminaIo l'ho fatto, tempo fa, di attaccare bottone con uno dei personaggi che mi avevano sempre incuriosito, e non sono rimasta delusa. Mi ha arricchito. Prova, e non ti fermerai più (fino a quando non ti interneranno per molestie, s'intende)!
RispondiEliminaSi, ogni tanto mi capita. Ma vado meglio se l'altro mi dà lo spunto iniziale. ;)
Eliminasì dai prova, che poi al mare, campagggio villaggio o pensioncina - non esistono + le pensioncine vabbe' - sarebbe pure stato più facile davanti non al caffè, ma vuoi mettere una granita?
RispondiEliminaCi sono tante storie di umanità davvero affascinante, vera, che poi è quello di cui si ha bisogno di sti tempi.
un bacione sandra e natallia
È vero al mare è più facile. Ma io faccio comunque fatica. Anche Silver non è un'estroversa... un po' alla volta... o forse i bimbi sono più bravi e allora, con loro...
EliminaVieni a fare Shiatsu: là sul tatami, la gente si racconta tantissimo e non devi neppure chiedere.
RispondiEliminaE' strano ma sembra che scatti qualcosa, si sdraiano e iniziano a raccontarti la loro vita, spesso piena di sofferenza (dato il tipo di villaggio) ma molte volte anche sorprendentemente bella e ricca di gioia.
Un abbraccio bella famiglia!
p.s. comunque anche io sono timida, ma ho sempre detestato i timidi ed essere timida, per cui ho sempre lottato per apparire diversa... però che fadiga!
Almeno con te il caffè siamo riusciti a bercelo ;)
Eliminaio sono la persona più timida della terra. molto spesso mi ha aiutato l'alcool a fare il passo, però ogni tanto da sobrio riesco ad abbattere l'ostacolo; credo sia come il bungee-jumping, basta buttarsi!
RispondiEliminaSi... ma nel mio caso serve un elastico rinforzato ;)
EliminaA me piace pensare che esistano persone come te, ancora curiose del prossimo, capaci di sentire e intuire il potenziale, che dentro ogni persona che incontrano si nasconde una storia. Raccontare è un' arte certo, ma anche saper ascoltare e farsi custode di frammenti di vita. Mi hai fatto tornare alla mente il diario di mio nonno: gli chiesi di scriverne uno negli ultimi suoi anni di vita, per lasciarmi traccia del suo percorso, per permettermi di scoprire da dove veniva, per conoscerlo meglio. Lo custodisco gelosamente.
RispondiEliminaPer mia esperienza gli altri si aprono con più facilità con i silenziosi e riservati. Forse percepiscono l'inclinazione e la ricettività.
Che bella idea il diario di nonno. I miei erano troppo ruspanti, troppo sul presente per raccontare molto del loro passato. E pensare che patrimonio sarebbe conoscere anche solo metà delle loro storie.
EliminaIdem.
RispondiEliminaciao
Eli
idem ;)
EliminaAh come ti capisco, anche io sono timida e purtroppo nessuno mi crede! È così giuro! E anche a me tante volte piacerebbe sapere di più di alcune persone ma data la mia timidezza allora inizio ad immaginare le loro vite, per esempio l'anno acorso in grecia il balcone della nostra camera d'hotel si affacciava di fronte alla casa di un uomo/donna, nel senso che era uomo ma poteva benissimo essere donna, da lì è nata una vera e propria serie tv intitolata l'uomo/donna e la sua pazza famiglia.
RispondiEliminaSi, e poi alla fine facciamo la figura dei guardoni, no? A me capita ;)
EliminaUn po'.....anche se devo ammettere che mi viene discretamente,essendo io del sud mi viene spontaneo guardare e non essere guardata, quando poi capita sfodero un grande sorriso e dico vi stavo osservando perchè .... Non so mi piacciono le sue scarpe o i suoi capelli sai cose così la lusinga ha sempre effetti calmanti!
EliminaMah stando qui in Australia mi son reso conto che e' una nostra limitazione culturale. Abbiamo paura di far brutta figura e che l'altro ti guardi male o ti mandi a quel paese. Qui se attacchi bottone con uno alla fermata del bus o al supermercato nessuno prende paura. E se l'altro lo ti manda a quel paese chissenefrega, sorridi e auguragli buona giornata lo stesso!
RispondiEliminaIo non ho paura di fare brutta figura. Temo di ledere la sensibilità degli altri memore di quando, a mia volta, mi rompeva che mi attaccassero il bottone... ma sorridere ed augurare buona giornata è comunque un must, a casa nostra.
Elimina"Sempre più spesso mi capita di vedermi ridere in faccia quando dico alle persone di essere una persona timida ed introversa."
RispondiEliminaMa, insomma, se ci è riuscito Giovanni Allevi!?
È pieno il mondo di storie da raccontare... Ma davvero. Quante ne vedo ogni giorno, e poi per pudore taccio.
RispondiEliminaLa pellons dall'ipad.