Corro
in Laguna, alle cinque di mattina (con la nebbia nei polmoni,
canterebbe Ivan Graziani).
Abbiamo
accompagnato i bambini al mare, come ogni anno da tre a questa parte,
dove faranno una settimana coi nonni ed una con noi.
Potendo,
e volendo, ogni anno preferiamo non farci l'andata ed il ritorno in
una sola giornata perché, statisticamente, la possibilità di farsi
sei ore in macchina rasenta il 100%.
Quest'anno
invece è andata bene e non abbiamo trovato traffico praticamente
mai, riuscendo ad infilarci perfino un cinemino la domenica una volta
rincasati.
Ma
non volevo parlare di cinema e neppure di traffico.
Ho
cambiato scarpe.
Curiosamente
ho fatto caso che anche lo scorso anno ho cambiato calzatura nello
stesso periodo. I casi sono due: probabilmente ho una compulsione
all'acquisto non grave ma ciclica. O io, dopo la chiusura dei bilanci
al lavoro, ho bisogno di comprarmi un paio di scarpe per completare
il mio maggio.
Mah!?
Se
non che, dicevo, avendo le gambe reiniziato a girare in modo decente
dopo lo strapazzo della maratona ed essendo il resto del fisico
abituato a distanze più lunghe dello scorso anno, mi sono spinto
qualche chilometro in dentro per correre costeggiando la Laguna. È
uno dei miei panorami preferiti, ancora sufficientemente selvaggio da
inquietarmi ed affascinarmi.
Le
scarpe dicevo: ho mollato per un po' le scarpe con le dita, per
motivi di look, più che altro.
Si,
sono un po' volubile.
Però
l'operazione non è indolore: cambia leggermente il modo di correre,
se non sto attendo fanno male le ginocchia ed i polpacci.
Il
piede si scalda, anche. Le scarpe sono ottime ma prima ero
praticamente senza, non c'è paragone. E dopo un po' sento i piedi
bollire ed un leggero crampetto sull'esterno del piede.
Così
dopo una quindicina di chilometri mi sono infilato nella prima via
che riportava verso il mare e ho fatto l'ultimo tratto scalzo con i
piedi in mare.
Perché
è così, non è facile muoversi in scarpe che non sono nostre.
Dobbiamo trovare la nostra misura, la nostra dimensione.
Dobbiamo
anche capire se ci possiamo abituare ai piccoli dolori che ci danno,
se sono piccoli, se dovremmo conviverci o se passeranno. E se
passeranno cosa lasceranno? Una vescica che si rimargina, un'unghia
nera che rimarrà più a lungo o un'infiammazione che ti segnerà per
il futuro?
Di
certo c'è che va fatta una scelta, ad un certo punto: devi decidere
quali sono le tue scarpe e non ci sono date infinite possibilità di
provarne.
Al
limite puoi correre scalzo, ma anche questa è una scelta e come tale
porterà le sue conseguenze, le sue specifiche ferite.
Certo,
ti potrà sembrare che nessuna sia la scelta ottimale ma neppure il
piede in due scarpe si può tenere. A quel punto sarà il tuo piede
stesso a volersi liberare di te.
I miei piedi piatti mi hanno insegnato che tutte le scarpe, ognuna a modo suo, fanno male e che quando il dolore finisce è il momento di cambiare scarpe.
RispondiEliminaNon è incoraggiante. Ma neppure falso :(
EliminaPerò, a parte essere una storia vera con piedi piatti veri, come metafora non è detto che funzioni sempre.
EliminaPer fortuna, aggiungerei
EliminaCiao, quindi boi vi sarete dal 16? Quest'anno la mia baby sitter (leggi nonna) ha problemi ad una spalla quindi nn può aiutarmi.molto e x andare a fare volontariato shiatsu al Cavallino mi tocca aspettare che arrivi il Comandante in licenza a luglio ... mi sa che nn ci si vede ... a meno che nn arrivi correndo fino a punta sabbioni e facciamo colazione là ;)
RispondiEliminaAvevo fatto due conti, ma andare e tornare da Punta Sabbioni è oggettivamente troppo con il caldo che fa...
EliminaQuelle scarpe con le dite le guardiamo sempre in una vetrina di una via piena di locali dove io e mio marito andiamo diciamo con regolarità, ogni volta lui dice: "chissà se sono comode_?" e io rispondo "Stratobabbo sai il blogger con la chitarra le usa!" ogni volta ogni volta ogni volta, come due smemorati, ma forse è solo un rituale simpatico. Putroppo di gente che tiene i piedi in 2 scarpe ne conosco, e sembrano andarne persino fieri!
RispondiEliminaChe carini che siete a pensarmi
EliminaMi piacciono le scarpe come metafora della vita. Non importa più di tanto però quali scarpe sceglierai. L'importante è che continui a correre.
RispondiEliminaQuesto è un grande in bocca al lupo, il migliore che potessi farmi.
EliminaMi piace molto questa metafora!
RispondiEliminaIo le scarpe da corsa le ho tolte da 2 settimane. Il piede destro ha deciso di scioperare e si é messo in "fascite plantare mode". Chissene, ora i piedi li faccio pedalare. :)
RispondiEliminaCorri lo stesso... Pain only Hurts
EliminaMa quando trovi le tue scarpe che figata correrci (vabbè, io cammino e basta, ché per correre mi manca il fiato)...
RispondiEliminaSi, è vero... le scarpe giuste sono la felicità.
EliminaNon c'è fierezza nel tenere i piedi in 2 scarpe, credimi ...c'è solo tanto dolore che annienta il poter muoversi. E allora si cerca di "restare fermi" il più possibile, in una sorta di letargo emotivo, per non causare altro dolore se non a se stessi. Sabri
RispondiEliminaNon si può tenersi il dolore tutto per sé. E il tuo star male farà star male gli altri. Non c'è alternativa alla scelta.
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