Alla
fine è arrivato l'autunno.
Lo
ha sancito Halloween o festa di Ognissanti o dei Morti, come si
ostinano a dire tutti qui.
Dice
che è passata quasi una settimana, mi prendo sempre tardi
ultimamente.
Portate
pazienza, si lavora sodo: le pause pranzo non esistono più e
scrivere alla sera sta diventando sempre più difficile. Pare che sia
una fortuna poter ancora lamentarsi di questo. Anzi, lo è di certo.
Dicevo
Aulin, la festa degli spiriti.
Mi
fa sorridere che dopo tanti anni, ormai la zucca scolpita è entrata
a pieno titolo nelle ricorrenze (almeno commerciali) del nostro anno
solare, ci sia ancora l'alzata di scudi contro “una festa in cui
non ci riconosciamo”, “una tradizione che non è nostra”,
“ridateci i morti”.
Ecco,
proprio i morti.
Qualcuno
si è mai fatto la domanda fatidica? Perché tutte le persone sopra i
sessant'anni continuano a chiamare Ognissanti “Il giorno dei
Morti”?
Solo
io vedo nelle due ricorrenze, quella "pagana, americana" e quella "nostrana" una sorta di logicità e di continuità?
A me ha aperto gli occhi un'amica, tanti anni fa, che mi ha detto che quasi è nata prima la loro, in Irlanda, e poi l'abbiamo fatta nostra.
Si,
chiaro, nella nostra cultura i morti vanno ricordati e per loro si
prega, non sono degli spiritelli che girano per le case a fare
scherzi scemi.
Ma sempre morti sono e mi chiedo? Forse che lasciare che i bimbi si divertano una sera, o tutta la settimana precedente, a travestirsi, ritagliare pippistrelli di cartone e, quando sono più grandicelli, andare a fare i macachi suonando il campanello ai vicini, mette in qualche modo in discussione la visita il cimitero del giorno dopo?
Ma sempre morti sono e mi chiedo? Forse che lasciare che i bimbi si divertano una sera, o tutta la settimana precedente, a travestirsi, ritagliare pippistrelli di cartone e, quando sono più grandicelli, andare a fare i macachi suonando il campanello ai vicini, mette in qualche modo in discussione la visita il cimitero del giorno dopo?
Che
poi, parliamone, non è che certe scene che si vedono al cimitero il
giorno dopo abbiano l'aria tanto meno pagana di mio figlio vestito da
fantasma di Sleepy Hollow.
Forse
che il dolcetto (o scherzetto) della sera prima vi rimane di traverso
nel gargarozzo e non potete darci di Spèo e poènta onta?
Forse
che la zucca scolpita e lasciata con il lumino acceso sul pilastro
del cancello spaventa la cugina che vi viene a trovare tutti gli anni
solo in quel giorno?
Qual'è
in fondo la paura? Che i nostri figli crescano senza il culto dei
morti?
Ma
allora noi genitori a cosa serviamo? Cos'altro dovremmo fare se non
ricordare chi erano per noi le persone che non ci sono più?
O siamo
noi che abbiamo, in fondo, paura di dimenticarle?
E
poi: solo quel giorno lì? Parlate mai di vostro nonno o di vostro zio ai figli?
Personalmente lo ritengo quasi più importante che pregare per loro. Anzi, visto che ogni tanto gliene parlo, Giacomo ha proposto lui di dire un'avemaria ai nonni. Vedi, quando si dice "nonostante certi genitori".
Ma
allora, se questo dipende da noi genitori, di che culto stiamo parlando?
Del
metodo per cuocere la carne allo spiedo?
Ah,
nemmeno voi sapete come si fa?
Tranquillizzerei
tutti: sono certo che ci siano decine di tutorial su youtube. Il
progresso e la globalizzazione hanno pure i loro porci vantaggi.
Alla
fine proprio i Santi, che tutti vogliamo difendere da chissà quale
attacco culturale, sono i più tolleranti di tutti.
Si
lasciano usurpare la festa dai Morti, non fanno scherzetti ed alla
fine restano là a guardare mentre ci scrofoliamo lo spiedo bisunto.
Io sarei sempre per la tolleranza e l'apertura.
Certo,
a meno che non vogliate educare i vostri figli a credere che
tolleranza significhi perdita delle tradizioni.
Ma
credo sia la mia ipoglicemia che mi fa dubitare, perché è
impossibile che qualcuno possa anche solo pensare che sia così. O
no?
:) sono assolutamente d'accordo con te... mi ritrovo a leggere post nella bacheca di facebook che ammoniscono contro la tradizione di halloween dicendo che sia "la festa del diavolo", che si facciano messe nere e robe del genere... ora, non dico che queste cose non esistano, ma bisogna fare gli opportuni distinguo... ^^" complimenti per il blog!!! è sempre un piacere seguirti, anche se non ho ancora dei bambini è bello leggere delle tue avventure con loro! :D
RispondiEliminaGrazie dei complimenti.
EliminaEcco, io di morte e dei "nostri" morti a Elisa parlo un sacco, e lei sa che la notte di Halloween (le ho spiegato anche le origini, Samhain e tutto il resto, d'altronde sono un'appassionata) è più facile sognare la Nonna Pina perché siamo un po' più vicini del solito.
RispondiEliminaBello spunto, ottimo per affrontare il tema con i bimbi.
EliminaInteressante punto di vista.
RispondiEliminaE bel post sull'apertura mentale.
Grazie. È un modo per cercare di rimanere aperto io stesso.
EliminaGae sono perfettamente d'accordo con te. Tra l'altro sono allergica di mio ai cimiteri, ma conta poco perché non c'è giorno che io non pensi a mio padre e mia madre. Non mi serve certo il giorno dei morti e tutta la prostrazione e il cordoglio che si porta dietro un giorno vissuto alla maniera cattolica. No, quando Simone sarà più grande sarò più felice di saperlo in giro mascherato, piuttosto che in giro per chiese e cimiteri, perché dei nonni gliene parlerò spesso, non c'è bisogno dell' 1 novembre (o è il 2?).
RispondiEliminaDopo tanto dolore, ben venga una festa :)
Ma si, in fondo al cimitero ci si può andare anche in altri momenti, volendo.
EliminaStavolta sono d'accordo con Stratobabbo! La tradizione cambia per definizione anche se personalmente Aulin non mi entusiasma...
RispondiEliminaAulin non lo sopporto neppure io. Devo dare atto, però, che non fa del male a nessuno.
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