Alle volte mi chiedo se aver iniziato a correre e dimagrire seriamente a quarant'anni non sia come seminare un campo sapendo che non si potrà fare il raccolto.
Nel senso che mi sto rendendo conto che sto investendo sul nulla, che facilmente la boa è stata girata e che, in ogni caso, e questa è la cosa più triste, nulla mi dà certezze che il mio futuro sarà di sicuro migliore.
Che ve lo dico a fare?
Lo sapete tutti, da sempre, come me.
Eppure da quando sono padre sono molto più sensibile a tutto. La malattia mi spaventa molto di più, quella dei bimbi, quella di Silver e quella mia (in ordine di importanza).
Ma allora chi te lo fa fare?
Compagnia, credo.
E gusto per la sfida che non si è ancora sopito, anche.
Fino a ieri avrei risposto così.
Poi ieri sera, verso le undici mi chiama mamma e mi dice che è morta zia.
Stava male da un po'.
Male da morire, intendo.
Mentre male e basta lo stava già da prima, da quando era morto il marito, tanti anni fa.
Era obesa, la zia, tanto obesa, credo avesse superato i 150 kg, e da anni non usciva praticamente di casa se non per andare in ospedale.
Ho sempre vissuto con senso di colpa il fatto di non andarla a trovare spesso. Eppure davanti a casa sua ci passavo, ci avevo anche abitato vicino, un paio di anni fa.
Dopo che era morto zio non ce l'aveva fatta ed aveva trovato il suo modo per farsi coccolare dagli altri: compatirsi e farsi accudire, lasciando via libera a quella brutta faccenda che è la depressione che l'aveva trasformata nel fisico e nell'animo.
Il destino, inoltre, le si era accanito contro, incatenandola a quelle gambe sformate fino ad ottantacinque anni.
Ed io andavo pochissimo a trovarla; forse ho sempre avuto paura di riconoscere in lei il mio specchio, in uno dei tanti futuri possibili.
La depressione non dipende solo dalla causa scatenante ma come diventerei io se ad un certo punto non avessi più Silver? Se succedesse qualche cosa ai bambini?
In fondo era mia zia, una parte dei miei geni è uguale ai suoi; il dottore chiede sempre: "Tumori in famiglia? Malattie cardiache in famiglia?"
Così ieri mi sono dato una risposta, credo: la mia corsa è un rifiutare questo scenario, qualsiasi cosa succeda, allenandomi ora che non serve, e sperando che non serva mai, mostrando ai figli che è comunque meglio curasi anche di sé stessi.
Forse esagero, non so... La verità è che è già qualche anno che temo l'inizio di questa fase della vita, quella in cui anche le persone che mi erano tanto care da bambino iniziano a salutarmi.
Che il passo ti sia finalmente lieve, cara zia, che tu possa reincontrare l'uomo della tua vita e ridere come facevi da giovane, quando speravo che vi fermaste a cena da noi, nelle buie domeniche d'inverno.
Intanto mi dispiace molto per tua zia... io sono diventato padre da poco ed effettivamente credo si diventi più sensibili. Forse sono anche gli anni che avanzano, quelli di tutti, quindi ultimamente cerco di vivere sempre di più con chi amo.
RispondiEliminaDa non genitore non so se si tratti di maggior sensibilità avendo figli (vedo genitori con la sensibilità dei sassi e non genitori sensibilissimi perciò...) ma chiaramente quando si saluta chi ci ha fatto compagnia da bimbi, chi poi dalla vita non ha avuto tantissimo, come mi pare di capire tua zia, be' è dura. Poi c'è chi corre, chi scrive, sono tutti un po' modi di curarsi l'anima e sul fisico certo un po' di sana prevenzione, e vita non da scapestrati, ma tanto poi se ti deve arrivare la tranvata come è arrivata a mio padre, non è che sia poi così importante come si è vissuto. L'importante è sempre e quasi solo volersi bene. Un abbraccio e una preghiera per tua zia.
RispondiEliminaMi dispiace proprio. Un abbraccio e una preghiera anche da parte mia. Chiara
RispondiEliminaCapisco bene cosa intendi.
RispondiEliminaSia sulla questione del cambiamento di prospettiva che arriva con i figli, sia rispetto a quella fase della vita.
Io allargo le spalle e vado avanti, in fondo il nostro viaggio è anche questo.
Io ho (ri)cominciato ad andare in piscina in seguito a riflessioni (e a un evento) molto simili a queste qui. Capisco bene. Forse è solo pensiero apotropaico, ma male non fa.
RispondiEliminaMia suocera è morta cosi. Un anno fa. Imprigionata da quelle gambe sformate. Lei non era depressa. Io credo di si invece e non riuscivo ad aiutarla.
RispondiEliminaAnna, no tesoro mio.
EliminaGae, mi dispiace tanto.
Bravo: insegnare ai figli che e' importante prendersi cura di se stessi (nei limiti, ma anche oltre, e superando, le batoste che la vita ci pone) e' una grande lezione
RispondiEliminaMi dispiace per la tua zia, condoglianze...
Mi dispiace tanto. Un abbraccio.
RispondiEliminaLoved reading this thank you
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