Vorrei che lo facesse in paradiso, chitarra in mano, circondato dagli ultimi, quelli veri, che popolano le sue canzoni.
E tra gli ultimi quelli più ultimi degli altri, quelli che sono talmente sfortunati da non essere neppure considerati tali.
Non
sono sufficientemente pazzi da essere psichiatrici, non hanno
patologie tali da poter considerarli malati, non sono abbastanza
indigenti per essere considerati poveri e neppure sufficientemente
ritardati da invogliare ad aiutarli.
Per cui nessuno pensa ad una colletta per pagargli il funerale e ci si accorge lì, in mezzo alla chiesa, di quanto sia fredda la solitudine zincata di una bara da pochi soldi.
Vorrei che Dio cantasse De Andrè perchè le sue canzoni sono più belle di quelle intonate dalle volonterose anziane dell'esercito della salvezza funeraria, quelle che sanno che in alcuni casi è importante anche fare numero, perchè la chiesa sia solo parzialmente vuota.
Vorrei che Dio cantasse De Andrè perchè, anche se non era povero ed i suoi dischi costano ancora soldi, non ha mai messo la sua faccia sorridente su un manifesto che chiede offerte per aiutare gli ultimi che oggi, in questa chiesa, sembra una presa in giro.
Vorrei che Dio cantasse De Andrè per ricordarci che finchè abbiamo una casa, il condizionatore, due giorni di vacanza e la salute non abbiamo alcun diritto di considerarci più bravi di nessuno
Già.
RispondiElimina.. è così
RispondiEliminaParole sante Gae.
RispondiEliminatriste ma vero.
RispondiEliminaEhi, bel post.
RispondiEliminaE poi ce l'ha detto lui che dai diamanti non nasce niente, e un mucchio di volte io me lo dimentico.
RispondiEliminaDal letame nasce molto, invece. I fiori di merda. Un profumo eccezionale!
EliminaNon devono mica profumare per forza, l'importante è che nascano.
EliminaEh...
RispondiElimina:*
RispondiEliminagia'!
RispondiEliminaGrazie a tutti della presenza, non mi pare sia il caso di aggiungere altre parole.
RispondiEliminaOh se siamo fortunati. Pellons
RispondiElimina