Riflettevo oggi su come sia diventato praticamente impossibile indirizzare i propri figli allo sport sperando che possano ispirarsi ad un modello positivo.
Quei pochi che ancora ci sono, che non si perdono dietro alle veline, non si montano la testa prima ancora di cominciare o non finiscono per fare qualche cazzata vengono presi prima o dopo per doping o la più semplice e prosaica droga (si, quella dei tossici comuni mortali).
D'altro canto, se ti piace lo sport, è impossibile non esaltarsi per le corse di Bolt, per la farfalla di Micheal Phelps, per un assist millimetrico di Pirlo.
Ricordo, da ragazzo, ormai già cresciutello, le epiche fughe di Marco Pantani: 50-60 chilometri da solo, su salite durissime, a recuperare i minuti persi a cronometro. Non faceva a tempo a finire la sigla che, quale dopogiro, si saliva in bici e si andava a cercare un cavalcavia sfigato per alzarsi sui pedali e scattare.
Pochi anni dopo sarebbe arrivato Lance Armstrong, colpevole di aver sconfitto il Pirata e di troppa forza, oltre che di una oggettiva antipatia. Ma cazzo, aveva sconfitto il cancro, solo a dirlo ti viene da rispettarlo profondamente.
E poi il campione innominabile, non perchè ci si vergogni ma perchè non si sa come pronunciarlo Schwazer: fortissimo già da giovane in una disciplina che di solito concede vantaggi ad atleti esperti.
Tutti vittime del doping. Uso non a caso la parola vittime perchè, alla fine, sono stati risucchiati da un sistema che, alla fine, a portato loro via tutto: la vita al povero Marco, morto solo, al mare, d'inverno, in un residence che si chiama "Le Rose" nel giorno di S.Valentino, patrono dell'amore che non c'era più, nemmeno per sè stessi.
La faccia al texano dagli occhi di ghiaccio, che ora si trova senza un testicolo, senza le vittorie e, probabilmente senza tutto quello che ha costruito in virtù di esse. Quando avrebbe potuto semplicemente aver mostrato al mondo cosa significa sopravvivere ad una malattia terribile.
Il futuro al giovane Alex che si è accorto, all'improvviso, che la cosa in cui riesce meglio e per cui tutti lo acclamano non gli piace farla
Fino all'ultima terribile notizia di ieri, Oscar Pistorius, il paladino dell'integrazione dei disabili, l'esempio mondiale della voglia di vivere e di vincere, non tanto le gare quanto le prove della vita, spara ed uccide la fidanzata. Dice per errore. Glielo auguro, anche se non so immaginarmi quanto terribile possa essere lo stesso.
Resiste solo Roby Baggio, rivisto a Sanremo, emozionato e sulle spine come solo lui ha sempre saputo essere davanti ad una telecamera. Il più grande campione italiano degli ultimi 50 anni. Campione in campo, dove si è sempre sudato un posto, nonostante tutto (se penso che Tiago Motta gioca in Nazionale mi viene un nervoso), e campione fuori: mai uno scandalo, mai una velina, mai una cazzata sparata sopra le righe.
Ha sbagliato quel rigore, nel luglio del '94. Non glielo perdonerò mai.
Ma almeno questo fa parte del gioco.
Oggi faccio un commento polemico. :)
RispondiEliminaInvece di vedere solo gli episodi del campione di turno dopato mega publicizzati dai media, farei notare ai figli che i campioni vincono anche grazie al lavoro onesto dei compagni panchinari/gregari. Anche se questi ultimi non vincono una mazza.
Ah, molti dei miei eroi sportivi non sono in tv, ma sono amici e conoscenti che si allenano anche se piove, nevica o fa un caldo boia. Anche se non vincono una mazza. :)
Ma per far notare che nello sport la vittoria non e' l'obiettivo, ma il divertimento nel praticarlo bisognerebbe fare una cosa difficile: spegnere la tv e andare a fuori e "fare lo sport" con i marmocchi. Anche se non si vince una mazza. (e daje...) :)
Ciao Nico, commento stupendo, invece.
EliminaInfatti, da quando ho ricominciato a correre, uso sempre un vecchio k-way rosso. Non sai la soddisfazione nel sentire Pietro che, ogni volta che mette una maglia rossa, dice: "Questa è per correre".
Però, se ci pensi, nel caso di Pistorius, quale genitore non lo porterebbe ad esempio con i propri figli? E non si tratta di vittoria sportiva, ma umana. Per questo la notizia fa ancora più male, capisci?
Maradona era una merda di persona ed un grande campione in campo. Non mi sognerei mai di portarlo come esempio da emulare...
Gli esempi positivi non sono quelli che vincono, sono quelli che ci fanno sognare e poi, magari, sbagliano il rigore decisivo perchè, fortunatamente, rimangono umani
hai ragione su Pistorius, per fortuna ci sono molte altre persone degne di nota, hai visto quanti a Londra?
EliminaSi, le ho viste. Ma lui, in qualche modo, era la bandiera del movimento.
EliminaIo avevo una sala lan, luogo in cui si giocava al pc, piena di ragazzini dagli 11 ai 16 di pomeriggio, hanno imparato a praticare sport "vero" perché se stavano a inquartà come dei manzi, e li portavo a fa le partite tipo suora. E la spinta è stata la voglia di vittoria. Perché io l'ho praticato e pratico tanto, è importante che ci sia una sfida, è anche quello che rende bello lo sport, senno corri da solo (ed anche li è una sfida con se stessi, ogni volta).
EliminaPotrei pensare di usare la cronaca sportiva per mettere in evidenza come il comportamento scorretto di uno danneggia tutti. Ma penso sia meglio spegnere la tv che mostra idoli distanti, quasi inarrivabili ma soprattutto troppo competitivi. il concetto che vorrei trasmettere a mio figlio non è quello di vincere a tutti i costi ma di divertirsi, rispettare le regole e l'avversario. Andrei a vedere qualche partita dei campionati giovanili, qualche amichevole, tornei non competitivi, partite di beneficenza. Situazioni in cui è più facile percepire il divertimento, vedere sorrisi, prendere ridendo, vedere che gli avversari escono dal campo e vanno a mangiare assieme. Il resto lasciamolo agli sponsor e allo spettacolo.
RispondiEliminaCapisco il senso del tuo discorso ma, da ex praticante di sport amatoriale, ti assicuro che non sempre i campi parrocchiali riservano scene così serene. È come se anche lì arrivasse l'ombra lunga del malcostume professionistico
EliminaQuelli amatoriali, son peggio di quelli professionistici, sono "repressi", perché pensano di non essere arrivati per colpa di altri. Ma comunque vedo più scene di questo tipo nel calcio, baseball, basket, pallavolo ne hanno molti di meno di questi esempi. Più soldi ci sono, peggio è
EliminaGrande uomo e grande campione, Roby Baggio (purtroppo da interista me lo sono goduto poco...)
RispondiEliminaIo l'unica cosa che fatico a perdonargli è di essere (o essere stato) buddista E cacciatore, una contraddizione piuttosto assurda.
Di quel rigore m'importa poco: mai tifato italia... :-))))
(La sconfitta ai rigori in quella finale mi diede anche modo d'inventare l'urlo di un immaginario telecronista deluso: "Cazzoni del Mondo! Cazzoni del Mondo! Cazzoni del Mondo!")
Certo che se penso a che "modelli" sono i calciatorozzi attuali (vuoti sturaveline pieni di tatuaggioni imbrattabraccia che ogni due secondi sputano per terra) se avessi un figlio spererei che fosse un brocco... :-))))
Mi stai dicendo che tifi ancora Olanda? ;)
EliminaIo sono abbastanza sicuro che saranno brocchi nel senso che non farò loro mai intendere che lo sport possa essere null'altro che una passione. Però mi spiace che non esistano più i giocatori di una volta (i Cruijff o i Kempes di cui parli anche tu nel libro) che amarli era come apprezzare un buon libro tanto erano cavallereschi (o forse ci sembravano tali)
No, ogni volta scelgo una squadra secondo quello che mi dice il cuore (sia antropologico che prettamente calcistico)... Per esempio agli Europei del '92 tifavo Danimarca (e vinse... :D)
EliminaAnch'io! Però l'Italia non c'era ;)
EliminaIl crepuscolo degli dei.... Che amarezza. Pistorius era il nostro paladino, e oggi dico di noi disabili, un esempio, una speranza luminosa e mi chiedo se lo sarà ancora. Come si fa a riprendersi da una tragedia così, come?
RispondiEliminaAltri sono e saranno esempi di forza, coraggio, determinazione, nello sport e nella vita, ma ciò non mi impedisce di essere triste davanti alla perdita del mio campione. Grazie di questo post, el gae con il kway rosso :)
Si, infatti, la domanda successiva è sempre la stessa: quanto realmente i successi hanno risolto il problema di fondo? Quanto ancora un ragazzo così può sentirsi legittimamente incazzato con la vita? Quanto il "nostro" non voler vedere questa sofferenza porta, in qualche modo, a fatti come questi?
EliminaGae, bellissimo post.
RispondiEliminaDa un certo punto di vista, è interessante scoprire che anche gli idoli sono umani, e in quanto tali sbagliano e cadono come molti di noi.
Mi associo per quanto riguarda Baggio, uno dei miei preferiti di sempre, grandissimo campione dentro e fuori dal campo.
Si, però, vedi... mi chiedo sempre che gusto ci sia ad esultare per una vittoria "fasulla". Voglio dire, Armstrong, come fa adesso a parlare con i suoi figli?
EliminaPer fortuna mio figlio gioca a rugby. Non ci sono campioni osannati e da solo non fai nemmeno un metro.
RispondiEliminaMa condivido l'amarezza per Pistorius e per quello che rappresentava per tutti noi.
E condivido l'ammirazione per Baggio, un campione che il mondo ci ha invidiato ma che è sempre rimasto coi piedi per terra.
Grande il rugby. Tornassi indietro lo praticherei
Eliminaragazzi è inutile che ve lo dica... lo sport fa malissimo.
RispondiEliminaOgni sera, quando inizio a correre penso esattamente la stessa cosa.
EliminaHo visto l'intervista ad Armstrong fatta da Oprah...e tutto mi e' sembrato quell'uomo tranne che una vittima. Un astuto calcolatore, autoritario, dispotico con i compagni di squadra (per sua ammissione non disse mai a nessuno di doparsi, ma era lui a decidere chi stava e chi se ne andava) un bugiardo cronico, un falso.
RispondiEliminaDi contro magnetico e carismatico, sono rimasta attaccata al video per dure ore. Pero' ecco, vittima proprio no (della faccenda doping, per quanto riguarda il cancro tanto di cappello per come ha reagito).
Si, credo che tu abbia ragione. Ma perchè, allora, ammetterlo, ora? Proprio non capisco.
EliminaL'hanno sgamato. Avevano congelato i campioni e hanno fatto le analisi dopo. E da li il patatrac.
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