venerdì 30 dicembre 2011

Seconda Sgresenda

Ci sono foto che puoi mettere solo sul blog. A cos'altro può servire un controluce del genere?
Eppure mi piace un sacco: Ci sono tutti e tre i marmocchi (come si dirà tutti e tre? Entrembi?) al calduccio della sala che guardano il nonno che mette i mutandoni all'ulivo, perchè non soffra del freddo dell'inverno.
Ed è un po' l'emblema della nostra fine anno.


È la seconda sgresenda sotto la pelle: la casa provvisoria che ci da riparo per l'inverno (Il nonno è così bravo e generoso che, in qualche modo, ha messo i mutandoni anche a noi)

mercoledì 28 dicembre 2011

Sgresende

Si, avevo detto che non scrivevo più niente sul dialetto.
Ed infatti non lo farò.
Qualche parola scappa, però. E, cercando un titolo per il bilancio di fine anno, non mi veniva nulla di più originale che il corrispettivo veneto di schegge, frammenti (di legno, di solito)
Non è solo quello, però (come sempre l'italiano è limitato). La sgresenda diventa tale quando ti si conficca sotto la pelle, fastidiosa, e lì ci rimane, cambiando, in qualche modo, il tuo stato.
È un po' come ciò che viviamo, ci resta dentro, e anche se proviamo a rimuoverlo, rimane sempre una cicatrice, per quanto piccola.
Non so quante sgresende sarò in grado di proporre, del mio 2011.
È stato un anno che definire movimentato è dir poco.
Oggi inizio da questa foto: Mari-chan che guarda il mare in una giornata un po' fredda. Il mare è mosso, si, ma non ci sono nubi. Il passo è incerto sulla sabbia, ma c'è la mamma che la sostiene. Con l'augurio che il 2012 sia così per tutti voi che mi onorate della vostra lettura: mosso, ma sereno. E con una mano che sappia sorreggervi quando serve.


giovedì 22 dicembre 2011

L'Asilopanettone

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Non ho nessuna intenzione di fare la trilogia di Natale. Non volevo nemmeno fare la bilogia (si potrà dire bi-logia?)
Però non posso esimermi da lasciare due righe per i posteri (o per i postumi o per i posteriori) a riguardo dell'evento, che sta proprio a mezza via tra lo spettacolo e lo scempio, che, in modo quasi universale, coinvolge gran parte della popolazione occidentale.
Come dite? Lo shopping di massa? No! Il Telethon? No! Il Cinepanettone? No (anche se come scempio...)
La Recita di Natale dell'asilo.
È una pena, diciamocelo. Basta con questo conformismo perbenista, catto-catechista, domocristian-buonista. Quando Dio ha cacciato Adamo ed Eva dal giardino dell'Eden non doveva limitarsi a dire: “partorirai con dolore”. Troppo facile! Doveva specificare le postille: “Per tutta la durata del Nido e della scuola materna dovrai sorbirti le recite di Natale”.
Il setting ha il suo peso, ad onor del vero: lo spettacolo va in scena in un palazzetto dove giocano a Hokey a rotelle. Quindi tra te e i piccoli che recitano c'è anche la rete di protezione. Vedi tuo figlio a scacchi.
Il palazzetto è grande. Se i bimbi parlano non si sente, se cantano si sente poco. Se serve la base, la base supera le voci.
Servirebbe un teatro, ma il teatro non c'è.
Ma le maestre sono i gamba e non si perdono d'animo, sempre pronte, come sono, a valorizzare le qualità nascoste di ciascuno; prendono le due colleghe con il culo più bello e le incaricano di fare da guida ai bimbi dentro il campo da gioco. Queste stanno tutto il tempo accovacciate schiena al pubblico, per riuscire a parlare con i bimbi, ad imbeccarli nelle canzoni, a suggerire i passi.
Se le voci non si sentono pazienza, mettono la musica originale sotto, a tutto volume. I bimbi praticamente cantano in playback.
Penoso? Beh... si, un po' si!
Quest'anno però hanno cambiato il canovaccio. La solita storia del mistero di Maria incinta eccetera eccetera era un po' muffita, dopo 10 anni di utilizzo. (Perfino i papà iniziavano ad avere qualche dejavu dopo tre o quattro anni di visione)
Sono passati ad una composizione tipo art attak: ogni classe entrava, cantava e mimava una canzone, metteva un pezzo della composizione (alla fine era un presepio+albero di natale) e si fermava sullo sfondo, in attesa della canzone finale.
Mari-chan*, che con i bimbi più grandicelli del nido doveva portare a Gesù qualcosa per farlo dormire sereno, dopo la canzone, ha lasciato la sua amata “copetina” (copertina) sotto al bambinello.
Non propriamente commovente, ma carino, dai. Anche perchè è durato mezz'ora. Se superava i 45 minuti avevo già pronti i fogli di raccolta firme per l'abolizione dello spettacolo. 

* (per me è stata la migliore, non sto nemmeno qui a specificarlo)
** non posterò più nulla almeno fino al 27, se non ci si dovesse vedere di persona o in blog di altri, tanti auguri a tutti

martedì 20 dicembre 2011

Ecco la stalla di Greccio col lupo mannaro, i puffi e le drag che accorrono già (un presepe un po' così)


Ed eccoci all'attesissimo appuntamento con il presepe a misura di bambino home made.

Anche prima della prolificazione a casa nostra è sempre funzionato così: l'albero lo fa Silver e lo gestisce con classe ed eleganza. Ha palle e nastri rigorosamente solo arancioni e gialli (che richiamano un po' i colori della casa) le lucine piccole ed è bellissimo, unico. Il presepe è affar mio e ci metto di tutto: il puffo chitarrista, Gargamella trovato nelle merendine, la statuina di terracotta de “El Mariachi” regalata a Silver nel '99 di ritorno da Barcelona, la bamboletta andalusa (regalo dei nonni), le divinità tribali propiziatrici della fertilità che c'ha regalato un missionario quando siamo stati in Sierra Leone (diobon se funzionano!), un soldato romano che sembra una drag-queen, la bandiera della pace e quella del “No Dal Molin” che dice: mio figlio non crescerà in una base militare. E anche questo è bellissimo, unico.

Servono:
  • un rotolo di carta crespa
  • le statuine (almeno le tre principali): come quali? Gesù bambino, la pecorella e il cane lupo
  • Raccattate casa-casa (come dicono i siciliani) qualsiasi elemento vagamente antropomorfo che sia composto da materiale infrangibile. (Ah, Silver, che nostalgia per quelle meravigliose statuine di ceramica decorate a mano che comprammo in saldo il primo S.Stefano che passammo da sposati)
  • Un ripiano ad altezza di 46,38 cm esatti (non è vero, basta un ripiano qualsiasi, è che nelle istruzioni del bricolage mettono sempre queste misura idiote e mi sono fatto prendere la mano)
Ok. Avete tutto.
Date lo sfratto esecutivo ai precedenti abitanti del ripiano.
Stendete la carte crespa in modo molto naturale affinchè dia l'idea delle montagne. Fissatela con il biadesivo (cazzo non ce l'ho, arrangiatevi con la carta-schotch). Mettete la Sacra Famiglia in un posto strategico: visibile da lontano, facilmente raggiungibile, ampio parcheggio, convenienza. 
Disponete a piacere le statuine.
Salutatelo, tanto sarà l'ultima volta che vedete il presepe in condizione decente. Lasciatelo in balia dei pupi. 
Poi decidete il nome della vostra composizione.
Qualche suggerimento: “Gesù nasce a Mururoa”, “Gesù tra i davidiani di Waco” o “Anche Gesù è un haitiano”.
Un po' cinico? Forse si. Ma è un modo per dire che Gesù arriva per tutti ma, e lo dico da cattolico, fa anche lui quello che può di fronte all'immensità della stupidità umana. E poi lui lo sa che mi piace fare il cazzone. È l'unico modo che mi riesce bene.
Buon Natale a tutti 

I superstiti tentano la ricostruzione dopo il passaggio dell'uragano Prole


p.s. Procuratevi, se riuscite, più oggetti simili, soprattutto quelli che vanno per la maggiore (il cane, gesù bambino, le pecore). Perchè sennò i piccoli se li litigano tra loro fino allo sfinimento.

venerdì 16 dicembre 2011

Because the pranaunsescion iz verry importantt


(così diceva la prof d'inglese al liceo)

Ed eccoci al secondo, attesissimo sequel di Post in Traslation. Come tutti i secondi capitoli avrà molta fortuna al botteghino e sarà stroncato dalla critica. Per questo sarà l'ultimo della serie. Se la produzione vorrà andare avanti dovrà farlo senza di me.
Se vi state chiedendo se sto uscendo di testa la risposta è no. Sono già uscito da un po'. E ho lasciato dentro le chiavi. 



Ma veniamo a noi.
La cosa più divertente che ti può capitare approcciando un veneto è farlo parlare in italiano. Come dicevo parliamo praticamente tutti in dialetto e siamo convinti che tutte le parole che usiamo appartengano solo al nostro vocabolario. Per cui, quando abbiamo a che fare coi “foresti” traduciamo tutto. Anche parole che, inconsapevolmente,  diciamo già in italiano.
Alcuni esempi:

La segretaria di mio cognato che lavora nei trasporti:”Si si, non si preoccupi, i nostri camion montano anche i cazzoni da 12 metri” (trad. da cassoni)

“Abito sui monti Rotoloni” (loc. geografica. Rugoloni)

“Con questo caldo ci vorrebbe un bigolo di aria” (trad. on filo de aria)

Oppure non ci viene la parola e ci si lancia sul neologismo
Mia mamma: “Guarda Moe, il camion delle scopazze” (le Scoasse sono la spazzatura)

Mio suocero:”Mi sono dismenticato di chiederti una cosa” (dismentegà significa dimenticato)

Oppure non le pronunciamo bene.
Ad esempio la “z” finisce sempre per assomigliare alla “s” (quella di Josè, per capirci). Per cui “Lo Zelo” diventa “Lo selo”. Solo che “l'oselo” è l'uccello, e l'uccello sapete tutti cos'è. È celebre l'episodio della messa di Natale dove la prima lettura si chiude con “tutto questo farà lo selo del Signore”.

Ma ancora meglio sono i plurali delle parole di origine straniera.
Provate ad indovinare il singolare di queste parole espresse al plurale:

naili, camii, yoghi, moniti, computi

martedì 13 dicembre 2011

Post in translation (1)


tanto par essare ciari: dire de essare veneti e de parlare veneto e de essare contenti de farlo non vol dire essare leghisti.
tred.
(disclaimer: essere veneti, parlare veneto ed esserne fieri non ha nulla a che vedere con l'essere leghisti)

Che sono veneto penso si fosse capito. In realtà la mia venetezza o venetitudine è parecchio mitigata dalla parola scritta che risparmia all'interlocutore per lo meno l'accento (che credo si senta in modo deciso) e le scivolate sulle bucce di banana dialettali che, quando parlo, escono ogni tre parole: sole, cuore e amore tanta bona gente .*
Di solito per trovare la frase corrispondente in italiano è sufficiente che mi fermi un attimo, faccia un bel respiro, giro su me stesso, ancora, mi tocco i piedi con le mani, gambe belle dritte e voilà.
Non sempre però esiste una corrispondenza. Alcuni concetti sono davvero intraducibili ed un peccato non poterli trasmettere.
Il veneto è una lingua viva (ci sono differenze di pronuncia e anche di termini anche solo a pochi km di distanza), solo orale (alcuni suoni sono impossibili da riportare e comunque non sono codificati) ma soprattutto, ed è qui che la vicenda diventa drammatica per i foresti (quelli da fuori), parlata praticamente da tutti (da molti anche esclusivamente). Qui riusciamo a fare un incontro con il direttore delle Ulss, i sindaci e i medici di base, tutta in dialetto.
Ma ora veniamo a noi: in futuro potrei non riuscire sempre a concentrarmi e tradurre per bene i concetti. Per cui riporto alcune espressioni che potrebbero ricorrere nei futuri post. Intanto qualcuna, poi in futuro, magari se mi ricordo, integro. O forse faccio una pagina a se.

Iniziamo dai classici:
Mona: letteralmente significa vagina. Viene usato anche come sinonimo di tonto o cretino. Famosa la canzone dei Pitura Freska: “So mato par la mona pi mato dei cavai”
Casso: lett. pene. È però un tipico intercalare delle persone anziane che ormai ha perso la connotazione volgare. I miei nonni lo dicevano spessissimo ed ho scoperto solo da grande la correlazione con il “cugino” italiano.
Smonamento o esare smonà: tipo esempio di parola transgender: basta cambiare il sesso... Scazzo, essere scazzati
Boresso (essere imboressà): euforia incontrollata tipica dei bambini ma non esclusivamente.
Cueo: è facile = culo. Però è per far capire la pronuncia: la “e” è un po' l ed un po' assente. Chiaro no?
Puteo: bambino piccolo
Tosi: ragazzini, ragazzi. Tosetti è sinonimo di putei
Vecio: vecchio, usato anche per chiamare un amico con cui si è in confidenza “Ciò, vecio”
Pare: Padre
Mare: Madre. Legati a questi ultimi due ci sono delle “frasi fatte” carinissime che riporto: “la roja de to mare, el beco de to pare”
Roja: (la J si legge come la i). Femmina del maiale (che si dice mas-cio)
Becco: Stambecco, caprone, animale con le corna (come to “pare”)
Per il momento è tutto gente. 

* (è un gioco di parole veneto che parte dal fatto che “a more” significa muore. “a” serve a sottolineare la fatalità)

venerdì 9 dicembre 2011

Passaggi di tempo


"Sono state giornate furibonde, senza atti d'amore, senza calma di vento. Solo passaggi e passaggi, passaggi di tempo".

Questa frase mi viene in mente ogni volta che il momento è malinconico, sospeso tra i sentimenti, in attesa. Chissà perchè? 
È cominciato nel 2003, sull'altopiano della Meseta, in Castilla Y Leon, nel bel mezzo del Camino de Santiago. Ero in bici, a dir la verità, ed ero in un momento un po' così. Ero lì, ad una certa distanza dai compagni di viaggio, in mezzo a tutto quel grano giallo con nulla all'orizzonte, sia visivo che personale. Solo cielo, campi e un po' di terra tra i raggi a complicare le cose. 
E ad un certo punto, dagli spifferi del mio filtro razionale, si insinua Anime Salve, in quella frase lì, dove la voce di De Andrè si scambia con quella di Fossati... Il resto del pezzo non me lo ricordo. Ripeto all'infinito quella frase, a mente, e poi le cornamuse che suonano all'impazzata. Che poi le trovi in Galizia, qualche chilometro più in su, le cornamuse degli artisti di strada che ti accolgono nelle piazze.
Ed è tornata ancora oggi. Saranno i nuvoloni, che sono lì a minacciare il cantiere della casa che finalmente è ripartito. Sarà il week end di fuoco che ci attende, sarà il Natale alle porte che mai come quest'anno ha avuto bisogno di valori veri. 
Sarà la paura per il futuro. Quello dei bimbi soprattutto: che stiano bene, che non si perdano, che possano essere fieri di ciò che saranno, felici delle scelte dei genitori, magnanimi, magari, per quelle meno fortunate. Io, al momento, di sperare nel futuro non ho proprio l'esigenza. Sto proprio a posto così. 



"mi sono guardato piangere in uno specchio di neve, mi sono visto che ridevo, mi sono visto di spalle che partivo....."

martedì 6 dicembre 2011

Pissina


Sono stato via per un po'. Con la testa per la precisione. Mi sono dedicato ad altro... vediamo se indovinate. No, dai, lo dico io. Ho fatto il papà. Ma che notizia inaspettata. Ho anche lavorato. Sono andato per due giorni di fila in spedizione in provincia di Treviso. Sono di quei giorni belli, in cui il viaggio in pulmino diventa l'occasione per parlare col collega, in cui puoi sentire gente che parla in convegni interessanti, trovare le angolature per appisolarti senza farti notare dal relatore, razziare buffet che manco i Lanzichenecchi, a sparare cazzate a raffica, e tornare a casa stanchi ma felici (come si scriveva nei temi delle elementari). 
Comunque no internet per quasi 4 giorni di fila. 

Dicevo il papà, però. Abbiamo preso una di quelle decisioni di cui, credo, ci pentiremo, ma l'abbiamo presa lo stesso. Abbiamo iscritto Mari-chan al corso nuoto. Ci pentiremo perchè presuppone una certa elasticità organizzativa e Silver, che odia l'acqua e senza occhiali non ci vede, deve starsene a casa con i piccolini ed è sicuramente meno affascinante come prospettiva. 
Fatto sta che Mari-chan è felicissima. Un mesetto fa eravamo passati a salutare il nonno (che gestisce la piscina assieme a mia sorella) e ne era rimasta incantata. Coredemamma e coredepapà! Che si fa a sti figlioli? Li s'accontenta! (oddio, l'altra sera non facevano un cazzo in tv e mi sono sorbito, nel dormiveglia, il finale di un film di Pieraccioni, vedi il subliminale).
Comunque iniziamo con Ruggi, il maestro. Bravissimo, non c'è che dire. Gli ho insegnato io a nuotare a Ruggi 5 10 quasi 20 anni fa. Ecco: c'ho un età che uno dei miei primi allievi insegna a mia figlia a nuotare. Fa strano*.
Tutti in acqua con il/la pargolo/a. La piscina è in centro città, la gente è tutta “alta sullo cavallo”** e un po' se la tira. Praticamente solo papà. Ad un certo punto arriva uno con il mutino da sub. Ma te prego!
Io non li tollero quelli che si mettono il mutino in piscina. Passi l'istruttore che deve farsi ore in acqua (che però indirettamente fai capire alle mamme che l'acqua è fredda e non è carino).
Ma un papà? Maddai! Massù!
O forse la mia è solo invidia. Con il mutino penso che potrei sembrare un cotecchino e, visto che Natale è prossimo, non è proprio il caso.


* Fa sentire vecchio

**(in dialetto Veneto una persona che si dà arie da signore è definita “alta de cava'eo” che letteralmente si tradurrebbe “alta di cavallo” dove il cavallo è quello dei pantaloni... l'etimologia è sconosciuta. Il prossimo post lo dedico ai castroni nelle traduzioni dialetto-italiano)

martedì 29 novembre 2011

Odio quel giorno lì


Odio essere già in ritardo la mattina presto
Odio i bambini che scambiano la mia agitazione per allegria e ne combinano di tutti i colori
Odio il passaggio a livello chiuso, il trattore con il carro di letame che non solo ti rallenta, non solo ti fa assaporare i sani odori di una volta, non solo ti insozza la macchina con la merda ma rompe proprio il cazzo.
Odio i semafori, le rotatroie, gli incroci a wc, le vecchie con la panda, le fighe col suv, quelli che guidano con il cappello.
Odio le maestre dell'asilo che ti dicono sempre quando arrivi chiamaci che ti aiutiamo e poi, quando arrivi assieme a loro, fanno finta di non vederti, zoccole.
Odio la ditta che mi costruisce la casa perchè non risponde alle e.mail e non va avanti con i lavori, stronzi
Odio i problemi futili, inutili, le bassezze della gente, i miseri confronti fra le persone, il mettere in competizione i figli
Odio il perbenismo, il bigottismo, il timordidio
Odio i lunedì.
Ah, oggi è martedì?
Beh, potevate fare finta di niente, vi odio

mercoledì 23 novembre 2011

Trombeur des femmes


È un po' di tempo che rifletto su una questione veramente fondamentale per il destino dell'umanità: io sono una persona che tromba decisamente al di sotto delle aspettative della gente. 
Spiego: non io in particolare, ma io in quanto appartenente (o ex appartenente) ad alcune categorie sociali e professionali che, nell'immaginario collettivo, dovrebbero essere portatori sani di gioie sessuali.
Delle due l'una: o questi sono semplici luoghi comuni o io non ci so proprio fare.
Ma analizziamo situazione per situazione:
  1. Il Bagnino (che poi si direbbe assistente bagnanti): il bagnino è, per antonomasia, il re delle MILF, come l'istruttore di palestra. Questo accade se, invece di stare attento a ciò che succede in acqua, resta amorevolmente appoggiato alla staccionata a tacchinare la mammina sul prato nel tentativo, spesso vano, ma non sempre, di portarsela in sala pompe. Ho lavorato anni con personaggi così e non è piacevole. C'è da dire che, fortunatamente, ce ne sono anche tanti altri che sono più seri. L'unica volta che sono finito sul giornale con tanto di foto, ero, grazie a dio, in turno con uno bravo che ha contribuito non poco alla salvezza del ragazzino che avevamo estratto dall'acqua blu (e non era una festa a tema sui puffi).
  2. Il Chitarrista. Parliamoci chiaro, le donne preferiscono i cantanti. Anche se sono delle checche isteriche.
    Il Chitarrista è sempre un po' nerd. Qualche chance in più ce l'ha il chitarraio da spiaggia però deve avere almeno tre caratteristiche: sapere i pezzi a memoria (sennò perde troppo tempo a cercare gli accordi che tanto col buio non si vedono), avere la faccia come il culo (che se una ti chiede l'ultima di Vasco gliela suoni e te ne fotti della questione morale), Occhio spermatozoico (questo vale anche per il bagnino, a pensarci bene).
    Ultimamente vedo una preoccupante crescita delle quotazioni dei bassisti fra il genere femminile, notoriamente degli sfigati di primordine che suonano il basso solo perchè erano i meno bravi con la chitarra. E poi si è mai sentito uno suonare il basso in spiaggia? Ma andiamo, dai.
  3. Il Papà al giardinetto. Non funziona, ok? Al massimo al giardinetto trovi altri papà. Solo in tv, nelle serie tipo Brothers & Sisters o nelle sitcom italiane nascono amori fedifraghi ai giardinetti. Ma come si fa? Con i pupi che la prima cosa che direbbero al rientro sarebbe:”Nonna, papà stava tacchinando una”. Su su, non prendiamoci in giro.

Naturalmente rimane sempre la possibilità che io sia un tordo da competizione, uno di quelli, come dice un caro amico, che devono mettergliela sotto il naso con in allegato il libretto di istruzioni.

Disclaimer: tutto questo non per pulsione ormonale ma per amore di scienze sociologiche

lunedì 21 novembre 2011

Il 7 links project

Esco dal mio snobbismo bloggico per aderire a questa iniziativa in cui mi hanno coinvolto. Fa un po' catena di s. antonio, però è utile anche come esame di coscienza (si va verso fine anno, tempo di bilanci)


1) Il post il cui successo mi ha stupito
Tutorial Unplugged (l'Automobile): mi sembrava una troiatina, invece in tanti l'hanno visitato, soprattutto d'estate... chissà che cercavano, poveri
2) Il mio post più popolare
Aristocaz: probabilmente per un'immaginetta del cartoon che forse è meglio che tolgo se voglio evitare la denuncia
3) Il mio post più controverso
Komehinomeopatia: temevo di perdere gli afecionados più omeopatici
4) il mio post più utile
Al servizio del cittadino: ebbè!
5) Il post che secondo me non ha avuto l’attenzione che meritava
Sultans of swiffer: postato quando ancora pochi leggevano

6) Il mio post più bello
Sicuramente: Papi-blues
7) Il post di cui vado più fiero
De Rerum Paesi (cronache vulgari): perchè è di denuncia. E dopo che l'ho scritto mi sentivo leggero leggero.

Ed ora linko alcuni amici. Evito di mettere quelli che sono già seguiti dal mondo intero e privilegio quelli con pochi adepti... spero faccia piacere.
  1. Bert
  2. Vince
  3. Pellons
  4. Ale
  5. Vita da Papà
  6. Economista per caso
  7. Mafalda
Miii che faticaccia, tutti sti link... 

venerdì 18 novembre 2011

De rerum paesi (cronache vulgari)


Anno domini MMXI
In codesti giorni, in cui breve è il meriggio ed il clima si confà al riscaldar i propri corpi in pennuta trapunta, due historie colpiscon mente e cuore di chi narra forse perchè il calore suo corporeo s'è trovato in settimana a superar la quota del trentotto. 
Colpiscon invero per la crudezza del modo circostante che, pur in avverse circostanze, non rinuncia a dar mostra del lato suo pejore.
Non trattasi del Monti scalar le vette di governo e nemmanco della guerra finanziaria e di nomenclatura sua astrusa..
Penso invece che a final di settimana accadrà nel mio villaggio un evento nominato Music Festival sottotitolato senza alcun pudore: la tua occasione per diventar famoso. Faraonica organizzazione, tutto gratis per cantanti ballerini e spettatori. Cos'è che di questa iniziativa il mio cuor fatica a tollerare? Forse le tardo adolescenti, ormai culone, che il povero palcoscenico con i loro salti mettono in apprensione? Forse i bimbetti che scimmiottano quegli altri che, scotti come il riso in televisione, scimmiottan a loro volta i big della canzone?
No, senz'altro. Due cose mi fanno schiumar la bocca e l'ano: la prima è che si tramandi alle nuove generazioni l'idea che per brillare non serva farsi il culo ma un colpo di fortuna. La seconda che in periodo di così misere finanze, si decida di buttare palanche per far cantar ragazzi che, a ben guardare, si saprebbero certamente accontentare anche di più umile settaggio, se il risparmio fosse dedicato a coetanei o nonni in situazione di maggior svantaggio.

Secondo raccontino non meno interessante:
Penso ad una amica che, in procinto di lasciar il proprio marito e padre dei tre figli, si senta accusar da vegli e giovini di esser donna di poca sopportazione. Che considerar l'ipotesi del portar pazienza fosse, da madre di tre bimbi, un suo dovere. E che sia un capriccio tutto moderno il considerar un grave oltraggio che lui attualmente con diversa topa si sollazzi.
Che la crisi del matrimonio possa non esser imputata al sol corniglio, in coscienza, ai vegli lo concedo. Ma qual madre sarebbe fiera con i suoi figli di aver lasciato al padre, poveretto, lo spazio per pucciar ovunque il suo biscotto?

In questi pensieri si perde la mia mente in un freddo venerdì ancor convalescente.
E non sarà un linguaggio colto o un poema destinato ad esser longevo: voleva essere un augurio che finisca presto il medioevo.

lunedì 14 novembre 2011

L'obeso sulla coscienza

Mi sono messo a dieta.
Lo so che questo incipit sarebbe degno di un mommyblog, ma è la pura verità. A casa nostra i ruoli sono spesso rovesciati e anche la necessità di dimagrire dopo la gravidanza è un'incombenza che è rimasta a me. Silver invece è magra. Straordinariamente magra.
Il problema è il modo di elaborare lo stress: a lei le si chiude lo stomaco. A me si apre la voragine. In sostanza a me i figli fanno ingrassare: So pezzi 'e core. Ma mi stanno portando via il fegato.
Poi c'è il metabolismo. Io ingrasso con l'aria. Si, lo so che è quello che dicono tutti quelli grassi, però è vero. Silver, ad esempio, se salta un pasto, prende un chilo. Io se salto un pasto, alla prima occasione mi rifaccio con gli interessi prendendo due chili.
E poi non riesco a fare attività fisica: lavoro troppe ore e mi rimane poschissimo tempo. Il poco che c'è cerco di stare con i figli. Potrei passeggiare con i pargoli ma, diciamolo, io sono uno che deve fare i km per vedere dei risultati.
Il problema non è estetico... cioè si, anche, ma è il problema minore. Sono pur sempre un gran figo, anche con qualche chiletto in più (devo solo trovare qualche donna che lo confermi, ma per il resto...)
I veri problemi sono di due tipi:
  1. Economico: se non entro più nei pantaloni devo comperarli nuovi. E a comperarli ci vogliono soldi.
  2. Sanitario: c'ho le analisi che sembrano il planetario di Roma.
Ad oggi nessuno di questi due argomenti ha portato a risultati significativi e duraturi. 
Sicchè l'ultima leva che stanno utilizzando i miei familiari è la questione di coscienza: hai tre figli, non vorrai mica lasciarli orfani, vero?
Lo sai che ti viene la cirrosi, con un fegato messo così male? Lo sai che ho conosciuto dei ragazzi della tua età con gli stessi problemi che hanno già un piede nella fossa?
Silver poi, come sempre, riesce a sfoderare dei picchi di ironia che sono il motivo per cui mi sono innamorato: “Io non ti dico più niente su questa cosa delle analisi, ma se muori giovane a causa della tua obesità e mi lasci sola con queste tre pesti, giuro che non vengo nemmeno al tuo funerale e lascio tutto da pagare”.

Per cui lo dico qui, apertamente, mi impegno davanti al mondo: da Sabato (scorso) sono a dieta.
Darò lettura settimanale della bilancia con il numerino che inserisco lì a dx.
A voi non interessa. Ma io so che se lo dichiaro poi lo faccio. Almeno spero.

martedì 8 novembre 2011

The Babbourne Identity


Vi siete mai chiesti chi siete veramente?
Ma soprattutto, se doveste svegliarvi con la memoria completamente resettata, cosa fareste?
Vi do tre possibilità:
  1. Nulla: se mi sveglio vuol dire che sono riuscito a dormire, è già un buon risultato
  2. Cerco di capire chi sono, ad ogni costo
  3. Alzo le spalle e ricomincio da capo, da ciò che vorrei essere.
Al momento mi attesto sulla numero 1.
Da queste parti, ultimamente, non si dorme un cazzo. La cosa è piuttosto nuova. Capitava occasionalmente. Ora i Terrible Twins si sono coalizzati, hanno sincronizzato i loro nasi, le loro influenze e si danno il cambio perfetto. Ci sono fior di aziende certificatificate ISO 9001 che se li sognano dei cambi turno così efficienti: uno fa il turno 24-3, l'altro 3-6.

La 2 è esistenziale. 
Io non sono mai andato in crisi esistenziale; a parte quella volta in quarta liceo quando mi hanno bocciato. Ai miei dicevano che avevo un atteggiamento strafottente (superbo, irriverente). In realtà ero timido e spaventato e i miei silenzi erano la mia protezione. Ricordo bene di aver pensato che, se non erano in grado di capirlo, forse si meritavano davvero la mia irriverenza. 
L'episodio più eclatante capitò in quinta superiore: mandai alla “Pagina dello studente” de “Il Giornale di Vicenza” l'elenco delle frasi celebri e degli errori madornali dei professori. Lo pubblicarono. Ebbi la sciagurata idea di fare una fotocopia e ad appenderla alla porta della classe. Era firmato Les Paul. Un giorno dopo il vicepreside mi convoca: “Sei stato tu, vero?” “Si” “ Ti è parsa la buona idea?” “Beh, era anonima” “Si! Ma se parli di prof di chimica o matematica e poi lo appendi alla porta, tutti sanno di chi stai parlando”. “Non ci avevo pensato”. “Vabbè, non farlo più”. E sotto i baffi sorrideva. E poi aveva associato, forse, il nome di Les Paul a me.
La 3 non l'ho mai provata. 
Credo però che se ripartissi da zero, prima o poi, magari per vie diverse, tornerei a passare di qui. 



“After changes upon changes we are more o less the same”
The Boxer - Simon & Garfunkel

venerdì 4 novembre 2011

Le dodici fatiche di Babbofix (vol. 2)

Ah, oggi siamo in ferie sia io che Silver.
Che bellezza (mi veniva da dire figata, ma non è fine). Abbiamo portato i bimbi al nido tutti e due, sembravamo la famiglia del mulino bianco.
Poi di corsa in banca, per capire se è ancora possibile avere un mutuo...
Sembrerebbe di si; c'è il problema che il terreno c'è stato donato. E con le donazioni le banche tendono a non darti il mutuo. Temono che altri eredi possano risentirsi nei prossimi trent'anni e dire che l'operazione non era equa. "Era meglio se facevate una compravendita fittizia". Cioè, fatemi capire, se io facevo un'atto di compravendita e mi acquistavo un lotto di terreno edificabile a 10 euro la banca aveva maggiori garanzie? Si. L'atto di compravendita non è impugnabile. Ma tu pensa, questo si, che sarebbe stato equo nei confronti dei cognati.
In ogni caso la nostra banca è intelligente e vuole trovare una soluzione. Speriamo, va. Sempre che non finiamo come la Grecia. Nel dubbio ho spolverato il Bouzouki e mi sto ripassando il sirtaky, per non farmi trovare impreparato.
Ma le dodici fatiche non sono finite qui.
Avete mai provato ad attivare un contatore di energia elettrica per un cantiere? Come che cazzo è? Chiamate il numero verde. Poi quell'altro numero che vi danno loro, chiedete. Vi dicono che l'attivazione deve farlo il costruttore, chiamate il costruttore, dice che non è vero, richiamate il numero verde, digitate due (questa operazione finchè non trovate un addetto che la pensa come il vostro impresario di costruzione; a me è andata bene, son bastate tre volte). Pagate 500 euri, spedite tutto via fax, vi chiamano che manca una firma, rispedite tutto, vi chiamano che manca una crocetta, fa niente, vi dico dove metterla, no! Le carte sono a Potenza, noi siamo un call center di Milano (abbene!), Rispedite tutto e aspettate.
Siamo in attesa di luce, in sostanza. Un po' su tutto, mi pare.

venerdì 28 ottobre 2011

Le 12 Fatiche di Babbofix (part 1)


Disclaimer: questo post parla molto poco di paternità

Sono sommerso dalle pratiche. Ma mica al lavoro, nooo, nella vita! 
Prendiamo un esempio a caso: il trasloco (ho parlato qualche volta del fatto che abbiamo traslocato?). Di per se il trasloco è un'esperienza divertente... (?!?)
Il problema sono le pratiche burocratiche. Sembra quell'episodio delle 12 fatiche di Asterix dove i nostri eroi vengono spediti di ufficio in ufficio a cercare una risposta che nessuno è in grado di dare. 

Pratica n° 1: il cambio di residenza. Il cambio di residenza è un casino se per qualche mese ti fai ospitare dai nonni. In ben due comuni c'hanno sconsigliato di formalizzare il cambio per così poco tempo e di aspettare il trasferimento nella nuova casa. Si ma le tasse? E se si va a votare? Come lo esercito il mio dovere di cittadino? Mi hanno guardato come se fossi un alieno. Mah!
Senonchè siamo senza fissa dimora. Per entrare meglio nella parte sto leggendo un libro sulla cultura Rom e Sinti.
Di per se la cosa non crea particolare problemi. Però c'è il censimento... vaccabò!
Non ho ancora deciso cosa fare, si accettano consigli.

Pratica n° 2: la chiusura delle utenze. La chiusura delle utenze è un dedalo intricatissimo di call-center, uffici, carte da compilare e rispedire, bollettini postali e fotocopie di carte di identità (scaduta, oltretutto... in che comune la rinnovo?). Nella maggioranza dei casi vale la pena fare il subentro.
Il subentro è una pratica che manco a Guantanamo. Per farti subentrare devi fornire tutti i dati possibili: numero di fornitura, indirizzo, nome cognome, orientamento sessuale, cibo preferito, religione, gruppo sanguineo, se fai uso di droga (se si quale?).
Fortunatamente me la segue il truzzo dell'agenzia immobiliare (in realtà segue l'acquirente). Ieri mi chiama e mi dice:”Serve una tua firma per il subentro del GAS, se vuoi faccio uno scarabocchio io”. Nooo!!!
Ma l'utenza migliore da chiudere è ad oggi quella telefonica: quella che è tutta intorno a te ma che in particolare ti sta proprio dietro e, se fossi in te, non abbasserei troppo i pantaloni. Per qualsiasi pratica chiama i call center o consulta il sito. Buona la seconda. Che ti dice di chiamare il call center. Che non sanno nulla. Ma nulla.
Mi son fatto l'idea che l'assistente telefonica sia una sbarbina neolaureata (povera) che cerca su internet le informazioni che tu già non hai trovato su internet. Infatti se la chiami con il pc collegato al sito, puoi vedere passo passo quello che ti sta leggendo. Così ho ripiegato su un tecnico dei punti vendita che qualche dritta me l'ha data: o paghi la penale o paghi qualche mese per niente. Ecco, le ho abbassate troppo....
(continua...)

p.s. Massimo rispetto per i poveri operatori del call center... non volevo essere offensivo. Sapete, sono quello che non riaggancia mai quando mi chiamate, anche se lo fate alle 9 di sera che sto addormentando Pee... sono con voi, ragazzi

martedì 25 ottobre 2011

Amici, romani, concittadini

Qualcuno mi ha segnalato problemi di visualizzazione del mio blog.  Ancora?
E ora? ... e adesso?
A me non succede, nemmeno da altri computer
dicetemi

venerdì 21 ottobre 2011

2011 Odissea tra le spezie


Di per se tre figli piccoli sono già un bel passatempo, non servirebbe nemmeno il lavoro a tempo pieno per arrivare stanchi a sera. Il trasloco è stato il carico da 11 anche se, tutto sommato e ad essere onesti, la nuova sistemazione è molto più che dignitosa e decisamente comoda dal punto di vista gestionale (Un esempio a caso: mi scappa da cagare, mamma, me li guardi un secondo?)
La cosa che rimpiango di più dell'appartamentino non è gli Aristogatti, che Mari-chan ama ricordare come una cosa che si faceva nella casa vecchia e ora non si può più (l'ha deciso lei). 
È il minimarket davanti all'ingresso del condominio. Era della misura giusta, ne piccolo ne grande. Non spostava mai le cose. Riuscivo a fare la lista della spesa in armonia con l'ordine degli scaffali. 
Ora ci sono due supermarket belli forniti più o meno equidistanti, uno a nord e l'altro ad ovest. 


 
Il riferimento va dato rigorosamente con i punti cardinali perchè una bussola è l'unica chance che avete di uscirne. Sabato vado in quello più nuovo. È gestito da tal Grosta (simpatica locuzione dialettale che significa Crosta) e, a dispetto del soprannome del capo, è bello e ben fornito. Solo che io non ci sono abituato e mi sono perso. Stessa cosa martedì in quell'altro, nonostante ci andassi anche anni fa, prima di sposarmi. 
Più o meno accade così: entro, ho la lista in mano. C'è la frutta e la verdura. Ok, uguale. Leggo sul foglio biscotti... no, non li vedo, forse provo con la carne, uff è laggiù! Il laaaattteee no, zioccaro era prima torno indietro, il grana eccolo. Il pane, ziolan la fila, prendo quello confezionato dov'è. Ah, no, magari dopo, uh le merendine, le prendo anche se non sono scritte, dicevo il prosciutto... l'avevo visto, ah, si, torno indietro di due corsie. Uff uff. Yogurt yogurt yogurt... dove cazzo è, in teoria vicino al latte, no. Dall'altra parte. Fagioli. Uh! Si , puff puff. Carta igienica, shampoo, pannolini, plasmon, bibite, spruss per i vetri, formaggio.... 45 minuti netti. 3 km e 800 metri a piedi. Comprato un sacco di schifezzuole pochissimo salutari e dimenticato il latte. Me lo presti Mammaaaaa! (dicevo appunto che è comoda, la nuova sistemazione)


lunedì 17 ottobre 2011

Little men walking


Breaking news! I gemelli camminano. Entrambi!
La notizia è corsa veloce tra le mura di casa e per i 9,6 km che dividono l'attuale residenza invernale dei principini e la casa dei nonni “lontani”. Il dato sembra ora consolidato dopo che, a 11 mesi, il Moe aveva mosso i primi passi abbastanza sicuri per poi regredire inspiegabilmente, farsi superare dal Pee (che trotterella già da un paio di settimane), esibirsi in un fuoco fatuo una sera della settimana scorsa e “partire” definitivamente questo week end.
Ora i commenti sono vari e meriterebbero un'analisi accurata. 
Ma tutto sommato, chi ce lo fa fare? 
Meglio un po' di sano qualunquismo alla comevieneviene.
Gli ansiosi dicono: adesso si che viene il bello, hai finito di stare tranquillo, devi seguirli passo passo.
I pigri: è una benedizione, in braccio iniziano a pesare.
I fatalisti: anche se hai cento occhi quello che deve capitare capita.
Le guide alpine: li porto in giro dove voglio io così imparano il comportamento corretto, eccetera eccetera.

Credo che la verità stia nel mezzo (ogni buon qualunquista deve saper usare le frasi fatte a cazzo).
Personalmente sono contento, perchè Moe pesa quasi 12 kg che per la sua età è tantissimo. E poi mica sta fermo: si dimena, mena (ha un affettività modello piccolo australopiteco: a clavate), stringe (non immaginate il dolore quando strizza i capezzoli). Meglio vederli tutti e tre trotterellando.
Ieri, mentre Mari-chan dormiva e Silver stirava ci siamo concessi la prima domenica tra maschi di casa a giocare a pallone. 
Hanno riso come dei pazzi per mezz'ora nel cercare di calciare il pallone. 
Alla fine erano talmente stufi che non stavano in piedi, sembrava il tuffo sotto la curva del glorioso Vicenza di Guidolin. 
Anche io ho avuto il fiatone fino a sera, ulteriore prova dell'urgenza di una ripresa in mano della mia situazione fisica. 
Comunque è vero che i pericoli sono sempre in agguato. Sabato Pee è saltato fuori dalla culla, dio solo sa come! Illeso.
Fortunatamente abbiamo un nuovo alleato: la Peggy Sue. 



La Peggy Sue è un Bovaro del Bernese femmina che è nata lo stesso giorno dei gemelli. È il cane dei miei. In tre settimane è già capitato almeno tre volte che abbia bloccato le fughe del Pee (sempre il più discolo).Lo segue, lo fa sedere e gli si accovaccia davanti.
Se qualcuno cerca il cane adatto a stare con i bambini non pensateci due volte.
Silver, che ha sempre odiato i cani, la usa anche come aspirapolvere: quando i pargoli hanno finito di mangiare il pavimento sembra reduce dal passaggio dell'Uragano Irene. Fai entrare Peggy ed in un biz pulisce tutto. (Poi dateci di lisoformio che la Peggy c'ha un alito che piega le rotaie del treno)

mercoledì 12 ottobre 2011

Inserimento


Sono nel bel mezzo dell'inserimento al nido di Pee e Moe (si l'ho fatto io). So che questo particolare fa aumentare le mie quotazioni presso il genere femminile e lo cito apposta.
Comunque non voglio creare false speranze tra le mie ammiratrici e preferisco fare delle considerazioni psico-pedagogiche sull'utilità del percorso di inserimento in qualsiasi scuola di ordine e grado. Citando alcuni importanti autori di cui non ricordo il nome, ma tanto non li conoscereste, direi che l'inserimento è una pratica che ha preso piede negli ultimi anni ma che, in buona sostanza, non serve ad una beneamata minchia.
Intendiamoci: non voglio fare il campione* che dice che “ai miei tempi ci lasciavano là e tanti saluti”. Al massimo potrei dire che ai miei tempi c'erano le suore, scorbutiche e con i baffi, e ora invece le bellefigheire delle maestre. Ma questo non centrerebbe nulla. 

Il nostro nido prevede un inserimento di 3 settimane. Diconsi tre.
Tre settimane dove il tuo posto di lavoro è seriamente a rischio perchè, naturalmente, gli orari sono sempre gradevolmente scelti ad hoc per fottervi l'intera mattina. Si inizia con un'ora. Poi due, poi due e mezza, poi tre, poi aggiungiamo il pranzo, poi aggiungiamo il sonnellino, poi facciamo tutto al contrario, a testa in giù, giocolando con i tre figli in aria come clavette.
Tutti i passaggi per tre giorni ciascuno.
Per fare l'inserimento al nido o sei una desperate housewife o, come me, chiedi dispensa per servizio militare, o per editto papale, o ti iscrivi alla CIGL che non si sa mai.
Fortunatamente lavorare praticamente con sole donne aiuta a ricevere una certa comprensione.
Detto questo torno a dire: non serve a niente, sto inserimento.
Pee, dopo un quarto d'ora del primo giorno si era già scordato di me e ci provava con una compagna (questo ragazzo mi preoccupa, a che età è opportuno affrontare il punto sulla contraccenzione?). Moe dope tre giorni era ancora incollato ai miei pantaloni. All'alba del quarto giorno la maestra mi fa: a sto punto è meglio se te ne vai. Cosa che, visti i risultati, avrei potuto fare già il secondo giorno (volevo dire il primo, ma concediamogli il beneficio del dubbio). E poi non è più cambiato nulla: Moe piange ogni mattina ma si calma appena me ne vado. Nonostante questo il programma va rispettato...
Quindi il percorso è ancora lungo ma da domani proseguono le nonne (che dio o suo delegato le conservi sempre in salute)

Chiudendo una nota di folklore: nell'elenco dei siti di riferimento che portano al mio blog ho trovato un sito porno. Chissà come c'è finito. In ogni caso non lo conoscevo... c'è sempre un aspetto positivo.
I miei parenti ed amici hanno scoperto il blog (finora clandestino). Chissà se la risposta alla domanda precedente risiede in questa seconda considerazione. 

* nella cultura contemporanea dei paesi pedemontani della provincia alto vicentina il campione è quello che Benni definirebbe come "tennico": colui che sa tutto di qualsiasi argomento ed ha una parola buona per tutti.

mercoledì 5 ottobre 2011

Vuoi un cartone? (tutorial)


Prendo spunto dalla bellissima Blog war di questa settimana proposta dai miei amici virtuali Ford e CannibalKid per raccontare la mia avventura nel mondo dei Cartoons.
In parte un po' lo aveva già fatto in passato ma ora mi sento pronto per l'evoluzione del percorso. Infatti, se ai tempi di Aristocaz, il governo della programmazione era pienamente in mano a Mari-chan, complice anche un nostro sostanziale disinteresse per la programmazione televisiva e la scarsità di tempo per guardare dignitosamente un film, oltre che, ammettiamolo, il fatto che se la cucciola maggiore sta lì buona mezz'oretta si riesce a preparare qualcosa di commestibile per tutti, ora... il governo della programmazione è ancora in mano a Mari-.chan.
Eppero il papi è furbo, oltre che psicologo e un po' cantante e sempre meno chitarrista. 



Ed il papà ha sviluppato una tecnica che permette a tutta la famiglia di cambiare l'antifona dopo che, alla ennesima visione, i titoli d'ingresso fanno da sottofondo al rumore delle palle che si infrangono sul pavimento.
Breve premessa. Prima c'erano gli Aristogatti. Visti e rivisti, anche in tedesco (che non parlo), una volta, per rompere la monotonia. Poi un mesetto di DVD dell'asilo con Povia e Cristina D'Avena sadicamente messi nella colonna sonora (ma vi rendete conto?). Poi Anastasia ed Il Principe d'Egitto, intervallati raramente da Ponyo (solo dai nonni materni se piove), Biancaneve e Il Re Leone (con la canzone “Ha una patata”).
Mari-chan raramente vede un film intero: quasi sempre si accontenta di un pezzetto, spesso è una canzone.
Ed è proprio la canzone la chiave di volta che ci permette di intervenire.
In sostanza inizio in modo subliminale a proporre il pezzo cantandolo nelle ninne nanne o nei momenti di relax; è necessario impararlo bene perchè ti sgamano. Quando Silver aveva iniziato a proporre “Quando viene dicembre” io non la sapevo ancora. Dopo un po' Mari-chan si è rotta dei miei “na na na na na na na dicembre” e mi ha detto: “Papà i cavalli, papà!” Così è diventata “na na na cavalli na na dicembre” ma anche lì è durata poco.
Comunque, una volta che inizia ad affezionarsi fatte un giro su e-mule i-tunes e scaricate comprate la traccia che vi interessa. Ascoltatela nei tragitti in macchina.
Poi, quatti quatti, dite: “Vuoi che la ASCOLTIAMO anche in tv dopo?”
Ed il gioco e fatto.
Imparerete un sacco di belle canzoni.
Io sto cercando già di capitalizzare l'investimento: sto corrompendo mio fratello e mio cognato per creare un super gruppo musicale di sole cover di cartoons. Secondo me ai festini dell'asilo si spopola. Saremo i re delle Milf.

lunedì 26 settembre 2011

Probabilmente uscì, chiudendo dietro a sé la porta verde....


Abbiamo salutato la nostra vecchia casa. Era un piccolissimo appartamento dove ultimamente non si riusciva a camminare tanto eravamo stretti. 
Ma era casa nostra.
Lì si è parlato, litigato, amato... si è vissuto
Lì sono passate tantissime persone: prima perchè “dai venite da noi che stiamo tranquilli, tanto la signora di sopra è sorda”, poi perchè “ragazzi, non riusciamo più a preparare grandi cene, ma se vi va una pizza, venite pure così mettiamo i piccoli a letto presto”.
E sono proprio le persone che lo avevano reso speciale e, senza falsa modestia, credo che noi lo abbiamo reso speciale. Credo che mi mancherà, soprattutto nei primi mesi, ora che siamo un po' in prestito. 
Mi mancheranno i vicini pugliesi dal cognome impronunciabile (il che purtroppo autorizza il circondario leghistoide a chiamarli terroni) che facevano casino a tutte le ore, ed il loro figlio che ci teneva ore a parlare sulla rete di cinta usando solo la t (Tao, Taetato, tutto tene? Tato tale, to problemi ton le tarole). Mi mancheranno i saluti rumorosi di Daniela dal secondo piano, che li sentivano in piazza. Mi mancheranno le figheire dell'altra palazzina con il quale facevo il daddy-cool quando Mari-chan era piccola.
Mi mancherà Emilio, che trovavo in garage a fumarsi la sigaretta di nascosto dalla moglie. Emilio che sta male e forse non ce la farà. E sua moglie che passa ogni giorno giù da Silver, a chiedere un consiglio ma soprattutto a piangere senza che lui la veda. 
Mi mancherà il garage lunghissimo che sembra quello dei film horror, la neve spalata da solo per tutto il palazzo, la luna e le stelle sopra la chiesa che si vede dal cortile, il profumo del gelsomino in primavera, il rosmarino condominiale, la spesa a piedi.
Sabato, facendo l'ultimo giro, per assicurarsi che fosse stato raccolto tutto (ma proprio tutto), il groppo è stato inevitabile. Come è stato inevitabile pensare a quanti momenti (soprattutto belli, fortunatamente) si sono vissuti lì dentro...
Ma non siamo gente che vive di ricordi, semplicemente ci piace ricordarli.
perciò avanti tutta.... 

mercoledì 21 settembre 2011

Al servizio del cittadino

Segnalo questa circolare INPS che da evidenza di fondi stanziati in favore dell'occupazione dei giovani genitori. Se non ho capito male (io fortunatamente non rientro nella casistica) è la possibilità per le aziende di ricevere un incentivo in caso di passaggio a tempo indeterminato di una giovane mamma o giovane papà che è già in organico come precario.

Megli saperlo che non saperlo. Sapetelo!

Circolare INPS

Baideuei, ho scoperto che non mi considerano più un giovane genitore. Posso sempre rifugiarmi dietro all'idea che in realtà sono escluso perchè già lavoro a tempo indeterminato 

lunedì 19 settembre 2011

Assenz(i)a

Sono assente e lo sarò, penso, per un po'. Non me ne vogliate se non passo nei vostri blog e se non scrivo per un po' (questa magari è più facile da sopportare ;-)
Stiamo traslocando. Nella parola tras-loco io calco sempre il "loco" con accezione spagnola del termine. C'è da uscire pazzi.

E pazzi stiamo uscendo. Non c'è nessuna proporzione tra lo spazio e ciò che c'è dentro... viviamo in 60 mq? C'è roba per il doppio del posto...
Poi la logistica è un casino: serve qualcuno che bada ai pupi, uno che guida il furgone, una che decide dove va cosa, uno che inscatola, due-tre energumeni che portano gli scatoloni...
Io mi sono trovato a coprire almeno tre ruoli...
Risultato: "passaggio" alla nuova soluzione temporanea (ex garage dei miei, rimesso a nuovo) sabato prossimo.
Intanto restiamo dove siamo con un setting che sembra una piece di teatro minimalista: no mobili, no soprammobili, no libri, no riviste, no cd, no dvd, no elettrodomestici inutili, qualche scatolone, letti.
Moe ha pure l'ernia inguinale da operare. E Marichan la febbre
Che si diceva la settimana scorsa sulle bestemmie?

mercoledì 14 settembre 2011

Blasphemy teraphy


Ci sono cose inconfessabili...
Che nemmeno su un blog bisognerebbe dire. Una di questa è il fatto che capita di avere istinti aggressivi verso i figli. È normale, credo.
È meno scontato riuscire a controllarsi... ognuno ha le sue tecniche. Io mi sfogo sguinzagliando il peggior turpiloquio di tutto il campionario. 


E dire che arrivo da una famiglia dove praticamente non si diceva nessuna parolaccia (a parte l'intercalare “casso” che in veneto non significa proprio “cazzo”, significa.... no, significa “cazzo”! Però detto in veneto non sembra, ha una accezione più morbida (è un cazzo inoffensivo, in sostanza).
Torniamo al dunque: mi sfogo con le parolacce. Ma vado giù di brutto. Soprattutto durante l'imboccamento e l'addormentamento/risvegli notturni.
E sapete qual'è il bello.
I piccoli si divertono. L'altra sera, dopo l'ennesimo tentativo fallito di appoggiare Jack sul letto (non ne voleva sapere di dormire e l'ho cullato per circa un'ora), l'ho seduto sul seggiolone e gliene ho dette di tutti i colori. E lui giù a ridere. Avrei voluto registrarlo.
E sapete qual'è l'ancora più bello?
Ridendo lui ha fatto ridere me, mi sono calmato e sono riuscito a farlo dormire (se sei agitato non si addormentano mai).
Per cui sotto di Porcoterapia.
Di seguito alcuni estratti dal dialogo di ieri sera:

El_Gae: “Somaro”
Jack: “Ah ah ah”
E:”Suino”
J:”Ah ah ah (più acuto)”
E:”Stronzetto”
J:”Iiiiiiih”
E:”Sei arrivato per sbaglio! Lo sai, vero?”
J:”ah ah ah, iiii, ghhh (estasi)”
E:”Ti propongo per la pubblicità dei preservativi, sai?”
J:”ah ah ah, pa pa ppppa!”
E:”Maledetto quel divano infingardo e la programmazione deludente della rai”
J:”eh eh eh eh eh eh (quasi con le convulsioni dal ridere)”
E:”Sei una figarella, con te non ci parlo (ma già fatico a reggere)”
J:”gggghhhhhh, pa pa pa pa pa pa (e manate sul tavolo, che Jack è un po' cavernicolo, esterna la felicità a clavate).

Approvato dall'associazione genitori di casa mia, aut min ric, può dare dipendenza leggere attentamente il foglietto illustrativo

lunedì 12 settembre 2011

Dieci anni dopo

Non ho scritto nulla ieri e scriverò poco oggi. Non sono bravo a ricordare le cose, tendo sempre a colorirle con foto, impressioni e dialoghi avvenuti dopo. Oppure li faccio aderire, non proprio consapevolmente, all'ideale.
Ma alcune cose che ho letto recentemente sui vari blog hanno risvegliato le sensazioni di quei giorni e di quelli successivi.
Come molti ero al lavoro e, quando l'ho saputo, ho acceso subito la tv. Le immagini mi hanno colpito subito e, contrariamente a quanto mi sarebbe piaciuto, mi sono sentito elettrizzato, quasi eccitato. Io sono fatto così: il panico non mi prende mai subito. Mi succede sempre: quando qualcuno mi comunica una gravidanza o, peggio, una grave malattia. In quel momento devo sempre fare il possibile per non sembrare inadeguato. A volte mi ha anche tolto dai pasticci, questa mia caratteristica (se penso al sangue freddo di certi interventi come bagnino).
Ma torniamo al 9/11.
Non riuscivo a capire perchè tutti si spaventassero così tanto... io la consideravo un'azione-reazione normalissima: gli americani hanno sempre fatto il cazzo che volevano, prima o poi qualcuno si incazza.
Però poi, alla sera, mi ha preso una tristezza sovrumana, passata l'elettricità dei primi attimi. Quei primi piani sfocati sulle persone che cercavano disperatamente di mettersi in salvo al di sopra delle fiamme. E che cadevano giù (o si lanciavano). E non centravano nulla.
Quella sera Silver mi è uscita con una perla che ricordo ancora: "Tutte le grandi civiltà del passato sono cadute in modo traumatico, forse sta capitando anche con gli USA".
E poi la politica che spara cazzate e i cretini che festeggiano in piazza...
Una ferita che si è riaperta ieri e che volevo condividere. Assieme al dolore, ancora più grande, per la guerra che purtroppo non ha ancora avuto fine. 


mercoledì 7 settembre 2011

Te lamenti ma che te lamenti?


Siamo nati per lamentarci,
vero o no?
Ha fatto un caldo atroce per mesi e al primo giorno di pioggia c'era già chi imprecava per il maltempo. Lo confesso: ero io! È che hanno aperto il cantiere della casa nuova e adesso ogni giorno di pioggia è un giorno perso di lavoro... Ma potrei anche non lamentarmi perchè, a ben guardare, non ho lo sfratto e non abito sotto un ponte. 



Lo stesso vale per il lavoro: chi non ce l'ha giustamente si lamenta. Io che ce l'ho mi lamento lo stesso, anche se farei meglio di no, nel rispetto di chi non ce l'ha.
Lavoro tanto. Ma tanto tanto. "Troppo!" direbbero quasi tutti, credo. A parte i folli che lavorano con me; che lavorano anche di più perchè non hanno la fortuna di avere tre figli sotto i tre anni da accudire alla sera. Pensate che ieri abbiamo scioperato. Però, siccome si protestava contro i tagli al sociale, non abbiamo voluto chiudere i servizi (Comunità e Centri Diurni) per non “accanirci” anche noi contro le persone che già subiranno i tagli. Per cui qualcuno è andato in piazza, gli altri, in meno, hanno fatto tutto il resto. Aggratis! Cioè: sia i piazzaioli che quelli che hanno garantito il servizio hanno deciso di rinunciare allo stipendio per solidarietà. E non c'è un capo che ha deciso, lo abbiamo deciso tutti assieme (quasi) all'unanimità (chi non ha aderito allo sciopero avrà la sua paga).
Va be, non volevo dire questo, volevo dire che sono leggermente stanco. Siccome sono stanco divago copiosamente. Capita.
Nessuno di quelli che lavora con me legge il blog (quasi nessuno di quelli che conosco, a dire il vero) per cui posso scrivere serenamente che vorrei lavorare a part time.
Io sono tarato sul part time. I giorni che faccio 6 ore combino di più di quelli in cui lavoro 12, Silver è felice perchè trova la cena, Mari-chan non ricerca la mia attenzione facendo il macaco, dopo tre giorni di fila i gemelli mi riconoscono.
Una moglie in carriera ed un padre part-time che segua i figli... si può fare?
Una volta ho fatto un conto: se lavorassi come psicologo potrei guadagnare gli stessi soldi lavorando metà. 
Perchè non ho fatto lo psicologo? Perchè inizialmente mi sembrava più bello restare qui, a cambiare il mondo. Poi non è facile trovare qualcuno che ti paghi per fare lo psicologo. Forse spero ancora che si possa cambiarlo questo mondo. Forse è sufficiente che i gemelli dormano la prossima notte. 

intanto vi segnalo questo link, se vi va di dare un'occhiata.

lunedì 5 settembre 2011

La storia di Biancaneve (tutorial per raccontare le fiabe)


Le fiabe possono farti uscire di testa. Lo dico a mo' di premessa.
Sapete qual'è la teoria delle favole, no? Un tempo c'erano molte più fiabe di adesso. Però i bimbi volevano farsi raccontare sempre le stesse (immagino a seconda delle latitudini e longitudini) e, tramandandole di generazione in generazione per via orale, un po' alla volta sono rimaste solo le più conosciute. Poi sono arrivati i Grimm, Perrault, Andersen, antesignani degli scrittori “copia-incolla da internet” ed hanno organizzato il tutto.
Penso che, a poterla recuperare, la versione originale, l'embrione di partenza della fiaba, risulterebbe molto diversa da quella che c'è arrivata. 



Per cui io non mi faccio particolari problemi a cambiarle.
Lo consiglio a tutti i genitori. I figli si divertono un sacco e voi guadagnerete in salute e prevenzione della demenza senile (che ripetere sempre le stesse cose non fa mica bene)
Ultimamente a casa nostra tira la Biancaneve e i sette nani
Nella mia versione la matrigna è una Milf ricchissima ma in evidente stato carenza di manico.
Biancaneve è Bianky una sciacquetta che fa gli occhi dolci al cacciatore, il quale cacciatore è proprio un tonto che non ci prova con nessuno: pazienza la minorenne, ma nemmeno con la Milfona della matrigna.
Comunque la Bianky rimane nella casetta nel bosco solo perchè è curiosa di scoprire se è valida la regola della L.
La Matrigna è assolutamente ignara delle regole del Marketing e comunicazione perchè per regalare la sua mela, invece di vestirsi da giovane rampante con il taileur, si cammuffa da vecchiaccia incartapecorita. Oltretutto, una volta riuscitaci, cosa fa? La uccide? No, la addormenta. Ma dico, già che c'eri cosa ti costava? Cercavi le attenuanti generiche?
E poi il Principe... No dico, il Principe. Un cretino vestito come Carla Fracci che si innamora di un cadavere. Parliamone: ma vermaente intere generazioni di ragazze sono sbroccate al pensiero che possa arrivare un individuo così a prenderle? 
Concludendo: i maschi ci fanno una figuraccia, a partire dal padre che, sfortunato a restare vedovo, per carità, si  sposa con questa stronza... è proprio vera quella del carro di buoi che tira meno... ecco.
In ogni caso la regola della L non vale, credo. Sennò perchè Bianky sarebbe andata col principe?

giovedì 1 settembre 2011

L'alba dell'anno dopo

Questo non è un vero post.
Solo che esattamente un anno fa, alle 10,29 nascevano Moe e Pee (nell'ordine). Allo stesso minuto. E, ad un anno di distanza, rimane l'unico punto in comune tra i due.



A seguire una breve lista dei commenti più "carini" delle persone che abbiamo incontrato in questo primo viaggio tutti assieme:

"Ma sono di sacchi diversi? Allora non sono gemelli!" (no, sono anche di padri diversi)
"Sono eterozigoti? Allora è come se non fossero gemelli" (venga lei signora a svegliarsi due volte a notte, allora)

"Sono proprio identici" (a parte gli occhi e i capelli di colore diverso ed il kilo e mezzo di differenza)

"Ma quando piange uno piange anche l'altro?"
"Ma secondo voi si sentono anche se non si parlano?" (e non sa i commenti che stanno facendo ora su di lei)

ma il masterpiece è in assoluto la frase che Silver ed io ci ripetiamo spesso, per buttare a ridere i momenti più duri (mi si perdoni il dialetto veneto ma in italiano perde la musicalità)

"Ah, cari! Tribolo de pi mi co uno" (trad. Cari amici, fatico molto di più io che ne ho solo uno) (ma vaffanculo, va!)

auguri ai miei ragazzi

(forse mi è venuto un po' acido ma non era intenzione... in realtà mi sto divertendo abbastanza a fare il padre)



venerdì 26 agosto 2011

Papi-blues

Non trovate che il blues sia una cosa grandiosa? No? Nemmeno io, a dire la verità. Lo ascolto sempre volentieri ma fatico a dedicargli troppo tempo, ad un certo punto viene a noia.
Suonarlo è diverso, di solito ci si diverte a suonare il blues e, teoricamente, permette di fare molti live e poche prove se sei uno bello tosto (che però non è il mio caso)




Ma non volevo parlare di questo;
Ho scoperto di recente che il baby-blues non è la depressione post-partum ma (cito dalla cara vecchia zia Wiki): “è un disturbo frequente e transitorio dopo parto che associa inquietudine volta nei riguardi del neonato, irritabilità e umore depressivo di lieve intensità. Preannuncia talvolta l'inizio di una psicosi da puerperio”.
Vorrei dire che capita anche agli uomini. Per lo meno a me è capitato. 
Delle due l'una: o ha ragione A.L. la collega che sostiene che io non faccio testo perchè ho la sensibilità di una donna e che le dispiace che io non abbia l'utero per provare l'esperienza del parto o i papà, ancora una volta, non se li fila nessuno.
Non sono qui a fare piagnistei, o a lamentare ingiustizie. Mi piacerebbe capire perchè la cosa non viene sviscerata sul versante maschile. 
Mi sono dato tre risposte: 
La prima risposta è sociale: il maschio può reagire fuggendo e non è (ancora, spero) considerato un grosso problema. Se la mamma fugge si trova addosso gli occhi di tutti. E per fuga non intendo solo scappare di casa in senso stretto.
La seconda risposta è clinica. Forse nel maschio non si modificano gli ormoni o altre cose così.
La terza è che la ginecologia/ostetricia è una dei posti più sessisti che mi sia mai capitato di frequentare. Suggerirei uno slogan da scrivere sulla porta del reparto: “Il cazzo ha già fatto danni, resti fuori da questo corridoio”.
La mia esperienza, comunque è questa:
Quando è nata Maria, un po' sono andato in tilt. Non tanto e non esteriormente. Però ero leggermente in ansia al pensiero che tutto sarebbe inevitabilmente cambiato, ora, con un bebè. L'ansia mi ha accompagnato durante la degenza in ospedale di Silver, mi ha lasciato un attimo quando Mari-chan ha visto il mondo fuori dall'auto (lo so che i bimbi non vedono così lontano, ma sembrava curiosa di guardare fuori), mi ha ripreso lo stomaco un attimo dopo. Era sabato. Poi domenica è arrivata, chissà da dove, la pasta all'acqua. In un centinaio di scomode buste campioncino. Silver (genio) ha recuperato un barattolino di crema vecchio, l'ha lavato e mi ha detto: “Svuota tutte le bustine in questo barattolo che poi è più comodo utilizzarla”. È così, con le mani sporche di pasta bianca, che ho smesso di pensare di esser diventato un padre e lo sono diventato.

domenica 21 agosto 2011

L'ultima di Vasco

disclaimer: questo non è un post sulla paternità :D 

Non sono mai stato un fan di Vasco ma non sono stato mai nemmeno un suo detrattore.

Mi spiego meglio: credo che sia un pessimo cantante, tecnicamente parlando e che le canzoni, che solitamente non si reggono su giri particolarmente originali, siano però arrangiate e suonate alla grande dal supergruppo che si ritrova alle spalle e dagli altrettanto ottimi musicisti che lavorano dietro alle quinte.
Sarebbe ancora troppo facile, perchè credo che il Vascone nazionale abbia anche altre doti di comunicazione fuori dal comune perchè altrimenti non si spiegherebbe come mai Gaetano Curreri, ottimo musicista e compositore, non riesca nemmeno lontanamente ad avvicinare con gli Stadio il successo dell'amico per il quale scrive molte musiche e cura gli arrangiamenti.
La settimana scorsa però ho (ri)scoperto "Eh Gia" che avevo sentito solo di sfuggita quand'era uscita e che sapete, mi piace proprio tanto.
Dirò di più, in alcuni passaggi mi ha commosso, anche dopo più ascolti. Sarà che ormai c'ho un'età da bilanci anche io, o non so cosa, però è così (questo periodo un po' sconclusionato deve essere uno dei primi effetti dell'ascolto prolungato)
Così capitava che girassi per casa ad urlare "Io sono ancora qua", con Mari-chan che dall'altra stanza alzava gli occhi dai bambolotti per rispondere "Eh, cià!"

La cosa che però non ho mai sopportato nell'universo vaschiano è la dedizione talebana di molti fans che, pare, non riescano ad ascoltare altro, che è bravo solo lui ed il resto è merda, che fischiano tutti quelli che suonano prima o dopo: al Primo Maggio di qualche anno fa (con Silver in travaglio, s'aspettava Mari) ho sentito con queste orecchie fischiare Robben Ford (divino chitarrista blues) che aveva il solo torto di essere salito sul palco dopo il signor Rossi.
Vorrei fare un appello: rilassatevi. 
Anni fa, quando con gli amici del paese avevamo messo su la nostra prima band ed andavamo in giro a vessare le sagre paesane con il nostro rock, non mancava una volta che arrivasse il giovinotto ubriaco a dirci:"Oh, grandi, mi fate l'ultima di Vasco?"

sabato 13 agosto 2011

Tutorial Unplugged (una cacata vi seppellirà)

Nel caldo della pianura padana-pedemontana, tra uno sgombero garage e un viaggio in furgone a traslocare libri (soprattutto) e cambi di stagione, dico una cosa che farà storcere il naso ai puristi dell'ecologia: I pannolini lavabili sono una grandissima bufala.

E lo dico da uno che li userebbe molto volentieri. Come perchè?
All'ecocentro del paese mi conoscono tutti: sono quello dei pannolini.
Quando Mari-chan era piccola c'erano ancora i bidoncini in giro per le strade. Uscivo quatto quatto nottetempo e portavo un sacchetto alla volta. Li hanno tolti perchè ledevano il decoro (era anche vero, per quello).
"Li metta nel secco".
Mavaffa, a 7 euro cadauno per ogni svuotamento in più. Lo sa quanti pannolini producono tre culetti ben nutriti?
"Li porti all'ecocentro". Così ogni settimana arrivo con un monovolume carico di pacchibomba che conferisco negli appositi container. Da quando i gemelli sono passati ai cibi normali, poi, anche il resto è "normale", per cui sto migliorando anche in apnea. Pellizzari fammi una sega!
I lavabili, dicevo; non funzionano. Inatanto bisogna lavarli (e una lavatrice al giorno consuma energia, e questo non è ecologico). Ma poi bisogna ascigarli... cazzo nessuno che lo dica. Lo dico io: i pannolini lavabili non si asciugano mai!
Per cui: o vi munite di asciugatrice (a casa mia non ci sta, per cui niente) o li mettete umidi e oltre alla cacca al mattino raccogliete muschi e licheni. Da tirchio quale sono, ricordo che anche l'asciugatrice consuma. Per cui la domanda cruciale è: saranno veramente ecologici dei pannolini che ti fanno fare una lavatrice ed una asciugatrice al giorno?
Ai postumi l'ardua sentenza.
Nel frattempo Mary ha raggiunto il controllo sfinterico facendo diminuire di un terzo gli accessi all'ecocentro. Gli addetti sono già in pensiero.
Che post insulso. Fa proprio caldo.

giovedì 4 agosto 2011

Autoreferenziale, autocelebrativo, autolesionista


Visto che qualcuno lo ha richiesto e per evitare che si cominci a dubitare del fatto che qualche volta ho suonato per davvero, posto un video dove strimpello io. È l'unico che mi sia capitato tra le mani, a dir la verità, ma ha anche un grande valore simbolico.
È stato preso in una serata “Live Time” che a Vicenza ogni tanto vengono organizzate da un gruppo di personaggi che fino a qualche anno fa facevano capo al portale VicenzaLive e che ultimamente, dopo alcuni momenti di fatica del gruppo storico, sono state prese in carico dal progetto “Fat Bottomed Boyz”: una band aperta ed in continua evoluzione.
Il gioco è più o meno sempre lo stesso: uno organizza la serata, contatta un locale e decide l'argomento (ultimamente vanno forte le serate a tema). Posta poi una scaletta  sul Blog e chiede a tutti la disponibilità a partecipare. Si fa carico, anche, di tenere le fila dei musicisti (elenco di chi fa cosa, eccetera). Poi si fa il giro per capire chi può procurare impianto, amplificatori, batteria, eccetera. Si decide, attraverso facebook, blog o altro, la versione da suonare (live o studio), ci si trova là un'ora prima a montare e si suona, senza prove e, spesso (anche se ormai ci conosciamo tutti) senza esserci mai visti.
Quella sera di agosto di un anno fa si omaggiava i Rolling Stones. Io ero reduce da una gravidanza gemellare durissima di mia moglie (a riposo dal terzo mese) che si stava concludendo proprio in quei giorni. La sera prima Silver era stata inaspettatamente ricoverata per sicurezza ma, proprio lei, mi spinto a partecipare lo stesso “Tanto alle otto ti cacciano dal reparto, cosa fai a casa solo? E poi, per un po', dovrai riporre la chitarra nell'armadio, meglio che ne approfitti”. Quanto la amo. Mi si perdonerà il look approssimativo visto che, per l'occasione, mi ero dimenticato di comprare le lenti a contatto (scaramanticamente non suono mai con gli occhiali) ma avevo imparato a suonare la chitarra accordata in sol aperto. Nella vita bisogna saper fare delle scelte.



Tre giorni dopo sono nati Pee e Moe.

p.s. Io sono quello a dx
p.p.s Chiedo venia per qualche stecchetta. È pur sempre una jam