venerdì 27 luglio 2012

S-Gasato

Il progresso è una delle questioni più controverse della storia.
In generale, però, mi sono sempre dato la risposta che è utile e migliora la vita.
Qualche tempo fa, ad esempio, leggevo il manuale del "non mi ricordo come si chiama" in favore della sostenibilità della vita e altre cose che, normalmente, condivido.  
Banalizzo Riassumo un po': viaggiate a piedi ed in bici, andate in ferie solo dove potete arrivare con questi mezzi, ed altri punti simili (di fatto ho voglia di ferie e mi ricordo solo questo ma anche sulle altre questioni il tono era questo).
Ora come ora la troverei anche una cosa giusta in teoria ma alquanto difficile da attuare in concreto; la domanda è: ma dove cazzo vado a piedi o in bici con tre bimbi piccoli? Nessuno si è chiesto come mai mio padre (il cui padre non aveva la macchina) ha visto il mare per la prima volta in viaggio di nozze? È questo che vogliamo dare ai figli.
Liberissimi di dire di si. Giuro. Ma ad oggi non me la sento: mi do obiettivi più facili da raggiungere.
Altra cosa: oggi ero in fila allo sportello per  allacciare il gas (inserite in questo spazio madonne a caso). Il funzionario parlava con uno che aspetta un bimbo: sua moglie partorirà in casa, come si faceva una volta, non ora che è tutto medicalizzato. Ovviamente non si sono fattidire il sesso. Quello che Dio vorrà.
Su Dio non dico nulla. Di fatto, sapere il sesso qualche mese prima non ti dà la possibilità di cambiare la volontà divina.
Poi gli auguro di essere più fortunato di me e della mia famiglia. Vi ricordate che una volta si moriva abbastanza frequentemente di parto? Ah no? Ricordatelo, per cortesia.
Io sarei vedovo. E senza figli. Al primo parto sarebbero sicuramente morte entrambe. Anche mia cognata sarebbe morta, senza medici nei paraggi. I miei suoceri, in sostanza, sarebbero senza entrambe le figlie femmine, senza il parto "medicalizzato". Sono scelte. Che rispetto. Ma è meglio essere consapevoli che ancora oggi qualcuno rischia.
Ma oggi non volevo essere serio. Volevo ridere. Solo che non mi allacciano il gas prima di metà agosto. E allora mando tutti a cagare...
A proposito di cagare: voi leggete in bagno? Io si.
A casa dei miei c'era la mensolina con tutti i libri sopra. Mio fratello non si è mai comprato un libro in vita sua. Leggeva quelli che mio padre lasciava in bagno per la "seduta" successiva. Ora lo fa con quelli di sua moglie.
Mi chiedevo: cosa cambierà con gli e-book? Si possono lasciare sulla mensolina in bagno? E c'è qualcosa che corrisponda alle "orecchie" sulle pagine per lasciare più di un segno (quello tuo e di qualcun altro)?
E sulla scrivania al lavoro, così che un collega vedendolo possa dire "è bello? me lo presti?"
E le biblioteche? Quanto ci metteranno a dare in prestito gli e-book?
Perchè svuotare scatoloni e scatoloni di libri ti fa interrogare sul progresso e ti  fa venire voglia di un e-reader.... non prima di avere la risposta a questo domande, in ogni caso.

martedì 24 luglio 2012

Pensieri di una notte di mezza estate


L'idea di tornare a suonare decentemente non mi è mai passata, sempre combattuto tra la volontà di non passare troppo tempo lontano dai figli (a questo ci pensa già il lavoro in misura più che sufficiente) e il desiderio di riprovare quell'inspiegabile sensazione che solo chi ha avuto la possibilità di salire su un palco è in grado di comprendere ma mai di afferrare in pieno.
Così, ogni tanto, ci si lancia in fantasie varie ed eventuali che poi non trovano mai un riscontro reale e, soprattutto, non passano mai dalla teoria e la pratica che in mezzo c'è il mare (ecco, più o meno, non sono bravo nei detti).
In questo paio d'anni le fantasie sono state nell'ordine:
  • un gruppo di cover che proponga musica dei cartoni animati: non quelli delle serie tv, ce ne sono già a sufficienza, proprio i classici della Disney o Pixar o Dreamworks o Fox o altro. Spesso si tratta di musiche abbastanza complesse. Però ci sarebbe da divertirsi...
  • Una coverband su Simon and Garfunkel: serve dire qualcos'altro?
  • Una cover band su De Andrè e affini
  • Rimpatriare con la coverband di Battiato, in assoluto i miei due anni più esaltanti, musicalmente parlando.
  • Una cover band sugli ABBA. Questa sarebbe bellissima, avevo anche incrociato la follia di mia cognata (che poi però ha avuto un figlio) che mi aveva detto “se la fai ci sto”. Poi ho visto questo video e, pensando che le vere cover band si vestono come gli originali ho pensato che non so se me la sento. Anche le pettinature sono impegnative, diciamolo, soprattutto se devo fare il cantante. 



  • Una band comico-satirico-ironica con testi e musiche originali. Non ha mercato, è vero. Però potrebbe essere divertente.
  • Una cover band di qualsiasi cosa mi giri nel lettore in macchina nei prossimi giorni.

Di base, mi piacerebbe suonare. Punto.

Ieri è arrivato un messaggio su fb che recitava: ragazzi, ci si ritrova?
Era dell'ex cantante del primissimo gruppo che avevamo da giovinetti (oh, si parla del 1992, mica di ieri).
Ogni paio di anni ci troviamo in un locale per una schitarrata in compagnia dei vecchi amici e delle ormai numerose famiglie. Quest'anno mi frullava l'idea di dare valore aggiunto: invece di rimestare nei pezzi del passato, proviamo a fare cose nuove. A me piacciono molto i concept album oppure qualche musical. Siamo piuttosto eclettici: si spaziava dagli AC/DC ai Deep Purple, dai Pink Floyd ai Dire Straits, con puntate decise sul blues-rock di Eric Clapton.
Voi cosa suggerireste ad un gruppo di attempati e panciuti rocker dalle sostanzialmente illimitate possibilità artistiche?  
(non parlo di me, io sono il più scarso di tutti; all'epoca, se non ci fosse stata la possibilità di provare nel laboratorio di mia madre, credo che mi avrebbero cacciato subito)

Dai, stupitemi...

lunedì 16 luglio 2012

Prodotti DOP


La mia passione per il ciclismo non è un segreto. Ne ho parlato spesso. 
È in corso il Tour de France, Le Grande Boucle: il grande ricciolo. Solo i francesi e tutta la loro merda grandeur possono soprannominare così una corsa. Dicono che ricorda il tracciato che di solito fa la gara: che si sviluppa soprattutto lungo il perimetro della nazione per finire a Parigi. Ora pensate a come è conformata l'Italia e date un nome al Giro d'Italia. 
Non me ne vengono di nominabili ai bimbi.

Ultimamente però, faccio sempre più fatica a guardare il ciclismo e ad apprezzarlo. C'è questo problema (quella cosa che inizia per D) che non me lo fa gustare.
Indovinato, la Durata; le tappe sono troppo lunghe ed i bimbi non resistono senza combinare guai per tutto quel tempo. Una diretta dura svariate ore e proprio non è compatibile con i miei orari e quelli della mia famiglia.

Ma c'è dell'altro: un tempo guardava il ciclismo perchè mi sentivo di immedesimarmi con i corridori, di poter essere come loro. Ma adesso li sento distanti, diversi dal mio ideale di sportivo. Perchè, diciamolo, non condivido affatto le loro scelte di vita, la loro voglia di vincere a tutti i costi sacrificando anche le cose che più care hanno al mondo. Sempre più spesso ricorrono a pratiche in cui non mi riconosco e che faccio fatica ad accettare. Esatto, inizia anche questo con D: il Duro Allenamento.
Ma chi ce la fa a farlo... preferisco la mia pancetta e qualche ora in più con la famiglia.

Ma non è solo questo. Come si fa, con questo caldo, con quelle salite, con questo livello di competitività a compiere quelle imprese e anche il giorno dopo e quello dopo ancora? A quelle medie, poi. Ma avete visto la media oraria? Ci sono tappe percorse a più di 40 km/h. Volete davvero credere che sia sufficiente l'allenamento, per quanto duro? No, dai.
È chiaro che non è sufficiente, serve quella cosa che inizia per D... una incredibile Determinazione.

Sia come sia, il ciclismo non è più quello di una volta: un tempo c'era Bartali che mangiava i panini con la sopressa di casa. Ora anche il ciclismo è DOP.

Chiedo scusa per il post vaccata ma che volete fa? Sono reduce da una domenica Ikea con tutta (e sottolineo in modo compulsivo il tutta) la famiglia

Ah! Ovviamente ispirato da Johnny Stecchino


giovedì 12 luglio 2012

Che rottura di uova


Recentemente, disquisendo amabilmente (a casa nostra o si disquisisce o ce se manda) sull'autonomia da dare ai figli, emergeva la solita tiritera di come una volta fosse diverso, che non ci sono più i giovani di una volta (son diventati vecchi, dice mio padre), che “'na volta si e desso no”, e si stava meglio quando si stava peggio, eccetera, eccetera.

Diverso lo era di sicuro. Che fosse meglio non lo so. 
 
L'estate, come dissi qui ha sempre avuto un sapore particolare per i fratelli El.
Mia madre, che chiusa nel suo laboratorio, aveva interroto le valutazioni sul tempo che passa e i costumi che cambiano, ci infliggeva proponeva lo stesso stile educativo (?) che sua madre aveva avuto con lei. Da notare che lei e la sorella gemella erano le “ultime dea coà”* per cui la nonna, verosimilmente, poteva avere uno stile educativo (??) addirittura da 15-18.
Fa nulla. Parliamo di noi.
Con mio fratello da toseti – tipo dai 7-8 anni in poi – mia madre, antesignana delle mamme (orco)bio nutrizioniste, ci teneva che mangiassimo prodotti salutari a chilometri zero.
Per cui ci mandava a prendere le uova dal contadin. Non ho mai capito come mai, in effetti, avendo i miei nonni le galline, non ci si approvvigionasse da loro. Mah!
Il contadin era una famiglia il cui cognome finiva davvero in -in
Abitavano poco fuori paese, in linea d'aria 700 – 800 metri da casa nostra. Ma non era lo spazio che divideva i l nostro mondo da quello della famiglia contadin, due fratelli con le rispettive consorti, che avevano questo casolare un po' cadente in cima ad una strada bianca in leggera salita. Vagamente ricordava la casa di Gargamella.
Quando si imbaccava la stradina iniziava la sfida: un tragico videogioco in cui in palio c'era la tua vita (ok, sto esagerando, diciamo che c'era in palio almeno l'orlo dei pantaloni).
Primo schermo: i “pai” (tacchinelle) e altri volatili che, a stormi, attraversavano la strada spaventati dal rumore delle ruote sulla ghiaia.
Secondo schermo: Mori e la Lupa (i cani, anche se cambiavano negli anni, si chiamavano sempre così: il piccolo Mori, il grande Lupa). Rognosissimi.
Essendo la casa sprovvista di campanello e di recinzione la prova consisteva in questo: riuscire a far sentire l'abbaire dei cani alle padrone di casa prima di arrivare sull'aia. In sostanza, bisognava che qualcuno uscisse dalla casa prima che fossimo costretti a mettere i piedi per terra. L'alternativa era il morso alla pupola (polpaccio). Quindi la tecnica era questa: i primi metri della stradina si facevano in surplace per dare modo ai cani di avvertire il nostro arrivo e venirci incontro. Quando li vedevamo sbucare là in cima ci si preparava allo scatto eeeee vai, scatto alla Bontempi con i cani che, repentinamente, si giravano e si mettevano al nostro inseguimento. Di solito funzionava.
Terzo schermo: le mosche. La cucina era proprio di fianco alla stalla. Giuro che bastava fare un gesto repentino con la mano per prendere una mosca.
Le uova venivano avvolte nei fogli di rivista, a due a due. A quel punto il più era fatto. Bastava evitare i forti scossoni per non rompere le uova. 

* lett. l'ultima della covata: ultima nata
 

lunedì 9 luglio 2012

Sulla Strada


Avete mai pensato a quanta poesia ci sia nella vostra giornata?
“Obiezione, Vostro Onore! El Gae sta uscendo di testa nonostante le recenti ferie”
- Riformulerò, signor Giudice -.

C'è un momento della mia giornata in cui mi sento davvero parte del popolo di poeti, eccetera eccetera: il tragitto del mattino
Provo a spiegarmi, perchè mi succede da sempre;
Al mattino mi alzo e, tra mille traversie riesco a mettermi in macchina (o in Vespa o, in tempi meno “proletari”, in bici). E con il trasporto prescelto affronto un tragitto in cui incrocio un sacco di persone. Tutte le mattine. E non so chi sono, ma nell'incrociarle tutte le mattine si costruisce una complicità strana, clandestina. Non ci si saluta nemmeno, ci si guarda e basta.
So che anche loro mi notano, perchè mi guardano. Magari staranno pensando come me che ieri ci siamo incrociati più in su sulla strada e allora significa che sono in ritardo.
Ai tempi del liceo incrociavo tutte le mattine, in una nebbiosa strada di campagna, una ragazza su di una Uno verde. Così, ad occhio e croce, poteva avere un paio di anni più di me ma la guida di un'auto la poneva necessariamente al di sopra dei 18. Era molto bella.
Una volta l'ho vista in sagra, con i suoi tre figli. Mi ha guardato e, per la prima volta, ha accennato ad un saluto.
Anche adesso è così: c'è il pulmino arancione delle scuole (Puma puma, dicono in coro i gemelli), la coppia di pensionati che cammina tenendosi ancora per mano, che chissà se anche noi...
C'è il “Piallator Gentile”, l'amico falegname che si reca al lavoro con la faccia ancora assonnata appiattita sul finestrino (il furgone lo guida suo fratello).
C'è “il signore dei nanetti” che ha tutta la collezione di nanetti da giardino sotto l'altalena. Abita proprio di fianco al semaforo ed i bimbi sperano sempre che sia rosso per poter salutare Brontolo, Pisolo, Jesolo, Asolo e gli altri. Un giorno li ha spostati e dalla strada non si vedevano. Il signore deve aver notato la nostra delusione dalla finestra e, la mattina seguente, ce li ha fatti ritrovare al loro posto.
Poi i ciclisti: “il ragazzo in bicicletta” figura misteriosa su una bici da donna con lo zaino nel cestino, pedala come un missile. Chissà dove sta andando.
Il “vecchio con la bici elettrica” che pedala pianissimo ma sfreccia che manco Indurain.
La ragazza sportiva”: che qualcuno mi ha detto soffrire di anoressia...
C'è “l'uomo ch saluta”, un sessantenne piuttosto in carne che cammina in direzione contraria alla mia e saluta tutte le macchine che incrocia.
Nessuno ricambia, almeno per quello che ho potuto vedere.
Oggi l'ho fatto io. E sapete che vi dico: la giornata mi è sembrata di colpo più bella.
Buona settimana a tutti, compagni di strada.

venerdì 6 luglio 2012

Rocky Moe


Qualcuno se lo ricorda Rocky Joe? Io si. Mi piacevano un sacco i cartoni animati con quello stile, un po' decadentisti, un po sfigati, anche.

Moe è diventato un bullo. Il sosia di Winnie the Pooh, il cucciolone della covata, il morbidone della famiglia, il biondissimo faccia d'angelo, il bambino dal sorriso timido più tenero del mondo si è trasformato in un piccolo Tyson pronto a menare le mani alla prima occasione buona.
I primi segnali li avevamo iniziati a notare in casa qualche tempo fa. Vittima preferenziale il fratellino Pee (gemello, si, ma più piccolo di circa un chilo e mezzo e di un paio di cenitmetri di altezza). Lì per lì sembrava una semplice modalità di cause ed effetto. Pee si diverte a rubargli le cose e poi a scappare. Punta tutto sulla rapidità che le dimensioni ridotte gli concedono. Finchè è un gioco va anche bene. Quando diventa un dispetto è normale che il fratello si arrabbi. Moe, se lo prende, gli mostra la sua “qualità”: una forza bruta e due mani come due pale di mulino.
Poi ha iniziato anche con Marichan. Non è che picchi le persone a sangue, per carità. Si limita a dare uno sganassone o, più comunemente a strattonare la maglia o dare uno spintone. Solo una fiammata. Poi basta. È la prima reazione, quella istintiva.
Al mare abbiamo purtroppo notato che lo fa anche con altri. Le gemelline dell'appartamento vicino si sono beccate qualche cartone (detto tra noi a volte se le andavano anche a cercare, ma la reazione violenta non è mai giusta, giusto?).
Lo fa, tra l'altro, solo in difesa, come reazione ad una provocazione. Anche come “giustiziere”: se qualcuno fa uno sgarro ai suoi fratelli, lui parte all'arrembaggio per ramazzare per bene il maramaldo che vessa il sangue del suo sangue.

Cerco di parlargli, lo rassicuro, gli spiego.
Sgridarlo serve, il castigo anche (dopo il post sugli sculaccioni sono migliorato in autocontrollo e, in ogni caso, evito di punire la violenza con altra violenza... mi sembrerebbe poco coerente), ma non sembra essere ancora un deterrente. O forse in quei momenti gli prende una rabbia o una paura (vista la reazione) che non riesce a controllare. E reagisce come può, consapevole che la sua forza lo mette al sicuro perchè lui è più forte. Non funziona così, il bullismo?
Che si fa?
Lo iscrivo ad un corso per piccoli prodigi del Taekwondo?
Lo indirizzo a colpire solo i cattivi che la passano sempre liscia, tipo “Il codice di Harry” su Dexter?
O forse, invece che veicolare la forza negativa bisogna iniziarlo al punto croce? O alle composizioni floreali.
Sarà quel che sarà ma quando lo abbiamo visto passeggiare trascinando per terra la bambola (nera, oltretutto) tenendola per i dread Silver se n'è uscita con un “E se mi diventa un Serial Killer?”. Lì per lì, non ho trovato nulla di più rassicurante di un serissimo “Mmm! Già!”

lunedì 2 luglio 2012

Il Nostro Undici Vincente


Si lo so, è un titolo che per gli appassionati di calcio è come girare il coltello nella piaga.
Ma lo avevo pensato prima della partita di ieri sera.

La vacanza al mare è andata molto bene, un sacco di note positive. Tanto positive da farne una squadra per i prossimi mondiali (se fossi riuscito a scriverlo prima della finale avrei scritto per la finale degli europei, sigh!)

  1. L'Ironia della “Crew”:
Il posto dove siamo stati era popolato di famiglie con bambini/ragazzi disabili e “famiglioni”, molti dei quali “affiliati” (si potrà dire così? Non vorrei suonasse offensivo) ad un noto movimento religioso. 
È proprio la filosofia del villaggio, addirittura chi ha ragazzi disabili può prenotare prima e poi, a scalare dai 5 figli in giù prenotano gli altri. 
Con tre figli quasi ci guardavano strano. Se ne hai di meno sei un poveraccio.
La cosa che mi ha colpito di più però è stata che molti degli “Over 5” avevano facce serie, poco inclini all'ironia. A cavallo tra il guarda io che bravo e dio che esaurimento. 
E ho notato che la nostra ironia, che non è una scelta ma ci viene proprio così, ci difende come un portiere con i controcazzi, è l'ultimo baluardo prima del gol degli avversari. 
Non siamo bravi a prenderci sul serio... alla fine, vedi, lo sapevo che aveva i suoi vantaggi. 

 
  1. Il buon vicinato
La nostra sistemazione era molto “Porta a porta”. Non c'era Vespa, per fortuna. C'era una simpatica famiglia trevigiana con due gemelle dell'età dei gemelli ed una bimba dalla vocina incrina-cristallo poco più grande di Marichan. Sentirsi capiti aiuta ad impostare le azioni sulla fascia. E l'aiuto reciproco nel guardarsi i bambini ti permette di lavare i piatti, ad esempio. 
  1. Gli europei di calcio
Sull'altra fascia non ce n'è per nessuno. Cosa può legare difesa e attacco più di un paio di sane partite serali viste in piazzetta del villaggio? Partite esaltanti, oltretutto (Quarti e Semifinali). Il giorno dopo tutti a salutarsi come fossimo dei vecchi amici. È pazzesco i livelli di condivisione che si possono raggiungere cantando tutti assieme l'Inno di Mameli o patendo per un calcio dal dischetto.
  1. I nonni
I nonni materni sono degli interdittori (no, non perchè rompono i coglioni). Ci hanno fatto trovare un setting perfetto, i bimbi ambientati. Un notevole vantaggio regalato alla prima vacanza assieme. (Oltre a garantirci una settimana a casa senza figli che fa riposare "muscoli" diversi)
  1. La brava Mami e il bravo Papi
Si, non è elegante autoincensarsi. Ma Silver è la persona più organizzata che conosco. Gestisce tutto a ritmi e qualità mai visti e, oltretutto, riesce anche a trovare il tempo per rilassarsi. Coadiuvata da un regista difensivo che detta i tempi, meno arcigno sulla marcatura, ma più agile sugli imprevisti, la vacanza non può che andare bene. Qualcuno potrà dire che così è meno romantico... lo dica pure, nessuno da queste parti si offenderà. Una buona difesa aiuta a gestire gli attaccanti avversari: le scottature, la pioggia, gli infortuni dei bimbi, il “che se magna?”, le code in autostrada.
  1. La Sabbia
Un giorno sono venuti a trovarci i miei. Mio padre si è subito sdraiato sulla sabbia ed ha scavato nei miei ricordi, più che nella terra.
Ha fatto l'astronave (con la plancia tutta di conchiglie), la Vespa, la macchinetta. Pensare che mi divertivo tanto, eppure non me le ricordavo. E i piccoli, come io un tempo, si sono subito innamorati della spiaggia (del nonnomao sono già innamorati da un pezzo, anche perchè al ritorno ha fatto trovare in giardino una bellissima piscina gonfiabile, nonnomao paraculo!)

  1. Le Ciclabili
A completare il pacchetto di centrocampo le lunghe passeggiate all'ombra. Finalmente si inizia a capirlo anche in Veneto che se c'è un posto dove passeggiare o girare in bici senza farsi arrotare da un pullman di tedeschi la gente lascia a casa la macchina molto volentieri.

  1. La Siesta
È molto egoista come approccio ma a Silver e a me sono piaciute le sieste pomeridiane. Quelle tre ore che i bimbi dormivano erano il nostro momento dedicato alla chiacchera, alla lettura, alle gambe sulle sedie. Momenti preziosi che valorizzano la vacanza.

A lei dedico il ruolo di fantasista. Perchè è una creativa. Perchè è stata gentilissima a portare un regalino per i bimbi. E perchè è la prima blogger che ho conosciuto in carne ed ossa. 5 minuti, ritagliati al suo lavoro, preziosi, perchè fanno capire che non siamo solo persone che stanno qui a spipettarsi su internet. C'è tutto un mondo la fuori... e assomiglia molto a questo qui dentro.

  1. Il Mare
La seconda punta è il mio ruolo preferito. Era quello che ricoprivo da ragazzo. Con l'11 sulle spalle. Va da sè che si debba dedicare per ultimo, ma non ultimo, al Mare. Il mare è stato una scoperta per i bimbi e per noi è stato bellissimo vedere il Pee, che non ha paura di nulla, farsi mangiare “i bigoli in testa” da Moe, che di solito è un fifone ed invece in acqua è un pesce che non si è mai visto. Marichan che ha dimostrato che le lezioni di nuoto invernali sono servite: non usciva dall'acqua nemmeno sotto minaccia di morte. 
Il mare rovescia le gerarchie: i grassi galleggiano meglio, l'acqua ti “sporca”, i bimbi dettano i tempi agli adulti.
Il mare è meraviglioso... (e pensare che ho sempre preferito la montagna).

Siamo tornati vincenti e riposati. La routine ci ha già risucchiato, ma questa è un'altra storia.