venerdì 28 febbraio 2014

O tempora, o mores! Oddio!


Papa Bergoglio Santo subito
Lo so, non è ancora morto, e pare pure piuttosto in forma, ma non ci vuole molto a capire che verrà fatto santo pochi mesi dopo.
Lo faranno perché sarà il modo migliore per mettere a tacere le sue idee: diamo loro un santo da pregare in modo che non abbiano più un uomo da ascoltare.
Perché dico questo? Vi spiego.
L'altra sera eravamo sul divano io scrivevo e Silver leggeva quando, ad un certo punto mi chiede se avessi ricevuto anche io la mail di taldeitali.
Taldeitali è una bella donna che ha circa la nostra età, i figli a scuola, un lavoro serio, una profonda fede cattolica, eccetera eccetera. Persona moderata e piacevole della quale entrambi abbiamo stima.
Se non che la mail è uno scritto inoltrato da chissà dove che riporta pezzi di un'omelia di un sacerdote milanese che, in buona sostanza, demonizza il rapporto Lunacek, accusando di connivenza tutti i cristiani che non fanno nulla per opporsi a tale legge.
Il rapporto Lunacek è un documento del Parlamento Europeo che raccomanda agli stati membri di attuare una serie di azioni congiunte atte a prevenire le discriminazioni nei confronti delle persone LGBTI. 
 
Alcuni passaggi della mail recitanoLe potenti lobby LGBT lesbiche-gay-trans-bisex, vogliono mettere le mani nella testa dei nostri bambini (oltre che nelle loro mutande…). ” e
masturbazione davanti ai compagni, auto-palpazione e palpazione vicendevole, educazione sessuale con i bambini nudi e altre oscenità che gli europarlamentari di sinistra vogliono imporre a tutti i Paesi membri, al di là e al di sopra della legislazione nazionale in materia. 
in alcuni comuni italiani governati da giunte di sinistra, conformemente alle direttive dell’UNAR sottoscritte dall’allora Ministro Fornero, sono già stati distribuiti ai bambini delle materne e agli alunni delle scuole elementari e medie opuscoli informativi e formativi, contenenti vere e proprie lezioni di educazione sessuale pro-gender, dove praticamente è previsto di confondere le idee ai bambini in materia di sesso e di genere sessuale, attraverso un vero e proprio lavaggio del cervello su famiglia, padre, madre, donna, uomo, identità sessuale”.*

Come avrebbe detto il Prof Keating ne “l'Attimo Fuggente”: Escrementi! Ecco quello che penso di questa mail inoltrata da Taldeitali.
Eppure mai come l'altra sera sono andato a letto demoralizzato, con l'animo pesto, sfiduciato nei confronti del futuro del mondo.
Lì per lì non sono riuscito a comprendere quale fosse il motivo principale dello stato d'animo; in fondo che ci sia l'ignoranza al mondo non è una novità.
Poi ci sono arrivato, piano piano, aiutato da qualche feedback amico che aveva letto lo stesso scritto ed aveva reagito allo stesso modo, o grazie a questo bel post di Enrica Tesio. I segnali c'erano tutti, erano davanti ai miei occhi: il problema sono io. È il fatto che frequento molte persone che la pensano come me e sono portato a pensare di essere nella ragione, di essere “il buono”. Non ho mai preteso di avere in tasca la verità ma ho sempre pensato che le persone intelligenti la pensassero come me perché il mio principale vangelo è il buon senso.
Invece non è così; A me la mail non è stata inviata: io sono il comunista, l'anarchico. Io sono quello che si indigna, quello che obbietta, che cerca il pelo nell'uovo. Soprattutto io sono quello che potrebbe contribuire ad un'amministrazione che farà del male ai nostri figli, abuserà di loro o, ben che vada, li confonderà e li porterà tutti a vestirsi di piume di struzzo rosa alla prossima baraccata culattona in centro. 
E non lo pensano i leghistoni che passano il pomeriggio al bar ma anche le persone a cui voglio bene, quelle che stimo e con le quali condivido dei pezzi della mia vita.  

Mi ha atterrito questo, più delle decine di siti deliranti ed omofobi che portano il Cristo nella loro homepage. Mi ha atterrito sapere che qualsiasi cosa accadrà ai miei figli sarà imputata a me, sarà colpa delle mie idee.
Chi sono io per giudicare i gay?” ha detto Francesco I. Ma quando i miei figli saranno grandi lui sarà santo ed i santi vanno venerati, non ascoltati. 

*perdonatemi se non linko il sito dove, alla fine, sono riuscito a trovare l'origine della lettera: non voglio dargli visibilità o statistiche aggratis. 

mercoledì 26 febbraio 2014

Just another soldier on the road to nowhere


Ci sono canzoni e cantanti che non andrebbero ascoltati in certe giornate, già tristi e pesanti di loro.
Invece ti scappa di infilare il cd in auto, o di caricarti i pezzi e metterti le cuffie...
Non riusciresti ad ascoltare altro, l'unica alternativa valida è il silenzio.
Che non è facile neppure il silenzio, a dire il vero, ma è interessante provare a svuotare alcuni momenti della giornata. Io ad esempio non corro più con le cuffie. Mi tengo quell'ora per sentirmi il rumore del bosco, del mio respiro e del mio pensiero.
Però, in questi giorni malinconici, è come se ci fosse bisogno di un piccolo bonus di tristezza e allora ben venga la musica.
Oggi un vecchio psicologo mi raccontava di una mamma che ha reso alla figlia una vita d'inferno. Di quelle storie, diceva, che ti ricordi per sempre, anche se ormai ne hai sentite e viste tante, ed anche se ti sforzi di dimenticare.
Guardo fuori e si vedono le montagne che mancavano da qualche tempo, la neve che non c'era mai stata in pieno inverno.
Storie brutte, anche oggi, di pena di genitori folli e figli disgraziati. Ogni tanto mi chiedo quanto ancora potrò resistere ad ascoltarle, restando ancora io, senza cinismo, senza impermeabile.
La testa che duole, la palpebra che cala. Mangio solo, tardi, c'è quasi troppa luce che fa male agli occhi. La pasta è ormai fredda.
Il ragazzo algerino che lava i piatti di là ascolta sempre musica italiana, per imparare meglio la lingua. Devo proporgli qualcosa di diverso dai Pooh o non ne usciremo vivi.
Cristo! La testa mi sta scoppiando.
La costola malandata mi fa più male del previsto. Non tanto per il dolore, è come se avesse addormentato la voglia di correre. Se non avessi un obiettivo probabilmente desidererei solo andare a casa a buttarmi sul divano fino al ritorno di Silver e dei bimbi.
Continuo a cantare a mente una canzone di Damien Rice, non so il titolo e neppure il testo ed un po' me lo invento, come fanno i miei figli. “Sci catta lotta lotta” canta sempre Jack. E non c'è verso di capire da dove salti fuori. Ora hanno iniziato anche i fratelli e fanno un coretto che sembrano la Kelly Family. O i Corrs.
Devo prendere un analgesico e tornare a lavorare. 
 

venerdì 21 febbraio 2014

Ukraina est... uhu, sentiamo il pezzo di Renga

In Ucraina si stanno uccidendo come le galline.
Ah si, poi c'è Renzi che fa il governo.
Però c'è Sanremo.
Che poi non ho capito se mi annoi di più Sanremo o la politica. Dovremmo provare a fare delle serate twitter anche per le consultazioni, forse diventano passabili anche quelle. Perché, diciamolo, senza le twittate in compagnia Sanremo fa veramente pena, quest'anno. A me Fazio non dispiace neppure ma è decisamente più a suo agio su format radical chic tipo lo scorso anno che con il nazional popolare di questa edizione. Perché, voglio dire, Pippo Baudo ti invita le Kessler, le loda anche, ma sotto sotto lo vedi che dice: vecchie cariatidi se non fosse per me stareste a marcire all'ospizio (se scherza Pippo, su).
Invece Fazio è lì che le lecca che manco se avesse davanti Giselle e un'altra modella che non conosco (se dico il nome delle ultime modelle che conoscevo mi sa che non mi allontano molto dall'età delle Kessler)

Di positivo c'è che i bimbi hanno ricominciato a dormire nel loro letto. Alla fine l'unica cosa che funziona è leggere il libro "Il Sonno dei Bambini" di Genitori Crescono.
Non è tanto che ci siano consigli infallibili, anche perché non l'ho ancora finito; è solo che ogni volta che mi metto a leggerlo, stremato da notti insonni, la Triplice Alleanza ricomincia a dormire nel proprio letto, come un sol uomo.
E dura già da una settimana. 

Poi mi sono incrinato una costola, credo! Rotta non credo ma fa maluccio. Giusto per non riuscire a dormire di gusto (visto che ora c'è il posto).
Silver ha detto che non vale la pena sottoporsi a lastre o cose tanto nulla si farebbe.
E non vi dico nemmeno come ho fatto perché non c'è proprio nulla di eroico (o di erotico). Il classico incidente domestico con caduta alla sacco di.
Domani riprovo a correre e vediamo come va. 

Ed in Ucraina si ammazzano come le galline. No, dico, in Ucraina, Europa.

Se non vi fosse bastato leggere le due stronzate che ho scritto sta settimana potete andare a spulciare su GC che mi ospita anche questo mese. Approfittatene prima che si accorgano di avere un problema.

lunedì 17 febbraio 2014

Le Pronarie


Io non ho idea di cosa stia capitando all'universo ma ultimamente da queste parti è tutto un cercare candidati.
Candidati per coordinare un gruppo, candidati per presiedere un'organizzazione, candidati per fare parte di un consiglio, candidati per diventare sindaco del paese.
Inutile dire che mi è stato chiesto di candidarmi per tutte queste cose e pure per altre.
Piano però, non è che sia una cosa che parte dalla profonda stima, da un valore riconosciuto unanimemente dal gruppo, da un'illuminazione dall'alto.
Ho la certezza che in tutte le citate situazioni la battuta: “Candidati tu” venga proposta praticamente a tutti: il vecchio saggio, la nuova leva, l'appassionato storico, il salumiere gentile...
E credo anche che la risposta sia sempre quella: mah, sai, com'è non so se.. aspetta, mi si attacca lo stufato, ciao.

In sostanza: candidarsi non è più un verbo attivo. Ormai le persone vengono candidate.
Forse il disamore per la politica (anche se non solo di politica si parla), forse il tentativo di smarcarsi da persone arriviste ed ambiziose, troppo piene di sé e troppo vuote di se (questa devo averla letta da qualche parte, lo dico per evitare denunce di plagio. Se invece è mia è proprio figa, non trovate?)
Fatto sta che proporsi non si fa.
Beh, eccezion fatta per Renzi, chiaramente, che io son giorni che son qui che penso a che minchia stiano combinando a Roma.
Io credo che sia molto più giusto che la vita associativa e politica si sviluppi in gruppo e le persone che quel gruppo compongono dovrebbero individuare chi ritengono sia il più rappresentativo o la persona più adatta.
Ce n'è più di uno? Allora si possono fare le primarie.

Invece ora vanno di moda le Pronarie.
Si, è una vaccata che ho pensato io: siccome di candidati non ce n'è l'ombra, bisogna trovare uno che si prona e se lo prende in quel posto per tutti.
Le pronarie sono molto più elaborate e creative delle primarie, richiedono ingegno e, a seconda di chi sia la persona individuata, capacità di adattamento e personalizzazione.
Potete chiederglielo un milione di volte se il malcapitato è uno che sapete che alla fine cederà, dovete prepararvi risposte per tutto se lo conoscete come persona ansiosa che vi esporrà i suoi mille dubbi, dovete offrirgli la cena in un ristorante dove si mangia bene se immaginate che prenderlo per la gola sia la mossa giusta.
Oppure lo tieni a parlargli al freddo, in un parcheggio, mentre tu hai già la mano sulla maniglia della macchina e vuoi andare a casa...
Vi faccio un esempio personale:
Quando mi è stato chiesto di dirigere la mia organizzazione, ad esempio, avevo fatto riunioni ininterrotte dalla mattina fino alle otto di sera. Abbiamo mangiato una pizza nel cartone tenendolo sulle ginocchia senza neppure cambiare stanza, e siamo andati avanti a discutere sui perché ed i percome. Verso le 23,30 avevo un leggerissimo senso di vertigine e, alla telefonata di Silver che chiedeva “Sei morto?” ho ceduto come facevano i torturati durante la Santa Inquisizione.
Voi vi fidereste di un capo nominato così?
Questo succede in particolare a sinistra mi pare.
Resta da spiegare l'eccezione alla regola rappresentata da Renzi.
Ma io ho paura di cercare certe risposte.

venerdì 14 febbraio 2014

Le Rose a S. Valentino

Poteva essere tutto perfetto: c'era il mare, triste ma fascinoso nel freddo dell'inverno di Rimini, c'erano anche i fiori, seppure si trattava di un disegno sull'insegna di un albergo.
Solo che c'era anche tanta solitudine, tanta disperazione e amore, invece, quasi niente.
E poi ci fu la morte, la più brutta, la più dolorosa; la morte da reietto, la morte che "in fondo se l'è cercata" e quindi meno degna di lacrime, una morte di serie b, una morte da mediocre.
Perfino per morire ha dovuto doparsi.
Mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse avuto il coraggio di dire così. Soprattutto qualcuno che cinque anni prima lo aveva crocifisso sulle pagine di un giornale o sui servizi televisivi, additandolo come nemico pubblico numero 1 del ciclismo italiano e mondiale.
Per coerenza avrebbero dovuto attaccarlo ancora, infierire sul cadavere.
Invece tutti a piangere, ad accusare chissà chi di averlo abbandonato, di averlo lasciato solo.
Ricordo di aver provato dolore come per la perdita di un amico, quella sera. Dopo di lui nessuno è più riuscito a farmi saltare sulla sedia guardando il ciclismo e, anche a non considerare l'atleta, il personaggio, in fondo aveva solo qualche anno più di me.

E ricordo la rabbia per tutta quella ipocrisia, per tutti quei fazzoletti che asciugavano lacrime finte e non richieste.

Non si salvava nulla della vita del povero Marco Pantani: non il ricordo delle gesta, sulle quali calava la triste ombra del sospetto, non l'amore vero o presunto di chi gli stava attorno e poi lo aveva lasciato, che è pure difficile vivere con un tossico, con un depresso.
Solo l'ironia, pareva esserci ancora, a riuscire ad apprezzarla.
L'ironia che fa mettere nella stessa frase "Le Rose" ed una morte solitaria di un ragazzo di 34 anni nel giorno di San Valentino.

giovedì 13 febbraio 2014

Fancazstic


Ultimamente parlo più di corsa che di figli. Vabbè, so cose così, che passano. 
 
Questo non è un vero post, sia chiaro.
È soprattutto una serie di premesse che, in teoria, dovrebbe preservare integro il mio matrimonio visto che Silver si incazza se do l'idea che lei sia una moglie che mi tiene il guinzaglio corto.
Non lo tiene corto. Non lo tiene, diciamo.
Mi lega direttamente al palo.
Dai scherzo, amore.
Comunque l'idea del post nasce domenica dopo quella famosa 20 km nel fango delle colline maladensi; a pranzo con famiglia riunita, io tutto dolorante al ginocchio e mio fratello tutto pesto dalla sfacchinata, viene fuori che son già due domeniche che, nel mezzo del mio plastico gesto atletico, scivolo e finisco a pelle di leone nel fango.
Sicchè Silver, che non è una che si preoccupa tanto, se ne esce con: “Ma se dimagrire non dimagrite, forte non andate (mio fratello ha pure raccontato di uno zoppo che ci avrebbe superato in salita, io nego, non ricordo. Tanti ottantenni si, ma zoppi no) e rischiate pure di ammazzarvi, ma chi ve lo fa fare di continuare a correre? Oltretutto ci lasciate anche a casa sole a gestire tutta la mandria...”

A ben guardare non ha proprio tutti i torti: la bilancia quando salgo sopra invece di un numero mi mostra gli emoticon “:D” e “:P” in rapida successione, l'app che uso per registrare le corse si annoia da morire addormentandosi a metà del tracciato, se non mi taglio la barba per qualche tempo mi scambiano per Battiston (se me la taglio per Natalino Balasso). Insomma, proprio non è nella forma fisica che troviamo la motivazione a correre.

Comunque, di seguito, alcune piccoli suggerimenti per riuscire comunque a ritagliarvi i vostri spazi di allenamento e le relative scuse per non farlo.

  • Correre prima di andare al lavoro. Degli amici lo fanno e pare che funzioni. Per me però significherebbe alzarsi alle 5, correre circa un'ora dalle 5,30 alle 6,30, lavarsi, alzare i bimbi verso le sette, nutrirli, vestirli, caricarli in macchina e portarli all'asilo. Scusate non mi lego a questa schiera.
  • Correre la sera dopo cena: lo faccio, di tanto in tanto, ma il paese dove abito non ha praticamente strade illuminate. Correre con il terrore di fare brutti incontri non è piacevole. Che poi i brutti incontri non è che necessariamente si facciano al buio. Oltretutto un invasato di quasi cento chili sudato ed ansimante che gira vestito attillato con una lampada in fronte, di per sé, è già un brutto incontro. Solo che quello sono io.
  • Correre prima di cena. Sarebbe l'orario migliore, in effetti: butti fuori le tossine della giornata di lavoro, poi ti lavi e sei a posto per la sera... l'unico problema è che, per chi ha figli piccoli, il momento è un po' delicato: tutti tornano a casa, c'è da preparare il cibo, da sistemare i bimbi.
  • Correre intensamente nei week end. Non funziona se fate solo questo, ok? Lo dico sennò mi attiro le ire dei puristi perché, purtroppo, a me capita di correre anche solo nei week end. Comunque il momento migliore è quando i figli dormono. O di mattina presto o nel primo pomeriggio. Sempre che non siano da finire le pulizie, fare del bricolage in casa, tagliare l'erba del prato.

Si capisce, che ci vuole molta motivazione, si?
Alla fine forse è per questo che continua a farlo, perché mi piace pensare di non essermi lasciato governate dalla pigrizia, dal richiamo di un cuscino e di un piumone o dal fascino di un divano comodo. Che però, anche a sapergli cedere, di tanto in tanto, sapendo farlo con un certo stile... hai voglia! 
Anzi, dormo solo altri 5 minuti.

Oggi è il No-Captcha day indetto dall'Alligatore. Leggete qui per sapere bene in cosa consista, io ve lo riassumo in breve: quella serie incomprensibile di lettere e numeretti che vengono richieste per confermare un commento hanno rotto il cazzo. E buona serata a tutti. 
  

lunedì 10 febbraio 2014

Libera nos a Malo


La nostra road map verso la Maratona di S.Antonio a Padova prevedeva domenica di riuscire a correre almeno due ore a ritmo anche lento, al limite.
In sostanza una ventina di chilometri.
Nostra di chi? Direte.
Nostra di un trio delle meraviglie che potremmo ribattezzare il Lungo, il Corto e il Pacioccone, con una certa interscambiabilità dei ruoli tra il secondo ed il terzo.
Il gegno del gruppo, che sarei io, ai tempi d'oro del viaggio a Santiago ribattezzato dagli amici “Tempi e metodi”, aveva scovato questa bella corsa non competitiva in quel di Malo, fascinoso paesetto celebrato in alcuni spettacolari scritti di Luigi Meneghello.
Misto collinare” recitava la brochure.
Ora: sarà che non ce ne intendiamo, sarà che quando parla mio fratello, che ci aveva avvertito, tendo sempre, colpevolmente, a minimizzare, ma l'unica cosa mista che c'era ieri era il tipo di terreno che ci passava sotto i piedi: erba mista a fango, fango misto a fango, ghiaia zuppa d'acqua, con alcuni tratti dove pareva di correre dentro ad un torrente con tutta l'acqua che scendeva dalla carrareccia e, ad un certo punto, ci si rassegnava a correrci dentro con i piedi. 
 
Tutto rigorosamente in salita. O in discesa. Forse questo significa misto collinare: un po' su ed un po' giù. Per di più con una buona metà della corsa sotto una leggera pioggerellina. 

 
Poi, per non farci mancare nulla, dopo un tratto di discesa a scapicollo tra scrocani scivolosi e fanghiglia ghiaiosa, mi fermo a fare una foto e come ti riparto sento una fitta al ginocchio sinistro.
Porcozzio!
Il successivo cartello diceva 8 km. Ne mancavano 12.
Riporcozzio!
Fortunatamente, correndo, il dolore scompariva. Bene. Basta non fermarsi mai, in sostanza.
Per non rinunciare ai dovuti ristori lungo il tragitto, oh, era tutto pagato, mangiavo la fetta biscottata ed il thé continuando a mulinare la gamba in aria che parevo Bruce Lee.
Credo di essere sembrato abbastanza comico. O ridicolo.
Alla fine abbiamo portato a casa la pelle in circa tre ore di fatica con il sospetto che i km fossero anche un po' di più dei venti indicati. 
 
Poco male; in fondo l'unico riferimento cronometrico a cui teniamo è quello che c'è a casa, quello che ci permette di tornare prima che si sveglino i bimbi o che le mogli chiamino l'elisoccorso.
E ieri io sono tornato in tempo per fare tutte le pulizie del primo piano.
A conti fatti un ottimo dato cronometrico.

venerdì 7 febbraio 2014

per terra, la morte addosso, io ridevo, ridevo

Come reagite voi alle notizie brutte?
Proprio a quelle brutte brutte: la morte di un amico, un brutto incidente del collega, la moglie che ti tradisce...

Io rido. 
 
Si, come il matto della canzone di Guccini.
Non lo faccio apposta, è una reazione incontrollata. Anzi, per meglio dire, diciamo che riesco a non sganasciarmi dalle risate, però credo che un attento osservatore mi sgami subito, si vede che mi sforzo di controllare la bocca, di evitare di dare quella particolare curvatura agli occhi.
Finchè sei un ragazzo questa cosa può anche passare inosservata. Anche a me, passava abbastanza inosservata, anche se piano piano capivo di comportarmi come una merda. Quando ho iniziato ad esserne consapevole, ho pensato, nella mia fissa dell'autoanalisi, che si trattasse di una egoistica reazione del tipo: “Finalmente ho qualche cosa da raccontare in questa grigia vita”. 
La mamma del compagno moriva, il vicino si era impiccato... io ridevo.  
E mi sentivo ancora più merda. 
 
Poi ho capito che non dipende da me, non dal mio io cosciente, perlomeno.
È il mio fisico che parte da solo, comandato forse da una parte a me ignota del cervello; è la mia risposta sbagliata agli scherzi della vita: c'è chi parte a piangere, chi sviene, chi straparla. A me viene da ridere, nervosamente, stupidamente. 
 
Ha di certo il vantaggio che mi permette di essere molto freddo nelle situazioni di emergenza. Ricordo quel ragazzino ripescato blu dalla piscina che ho rianimato praticamente da solo mentre il mio collega bagnino era completamente nel panico.
Ma tolti questi rari casi è proprio una brutta faccenda ed ultimamente mi provoca anche parecchio fastidio, oltre che imbarazzo. 

Allora me ne sto zitto, in disparte, cerco di non parlare con nessuno, finché mi passa. Finchè io possa dimostrare anche fuori ciò che piano piano inizio a vivere dentro. Ma ho il metabolismo lento, io. E tutto il dolore mi resta lì, come i chili che non perdo, che riesco a piangerlo a stitiche gocce intime, nascoste. 

martedì 4 febbraio 2014

Bella piena


Dice il proverbio che chi si scotta con l'acqua calda ha paura anche di quella fredda.
Qui a Vicenza diciamo che chi è stato allagato dall'acqua alta ha paura anche di quella bassa.
Non che non sia alta, a dire il vero e, come potete notare dalla foto, fa anche abbastanza impressione. E manca davvero un niente perché raggiunga i livelli del 2010, quando allago gran parte della città e un paio di paesetti del circondario, in uno dei quali c'è scappato pure il morto. 
 
Eppure il fiume corre in città da secoli e fino a quel tragico primo di Novembre nessuno aveva mai gridato allarme per nulla. Si guardava questo biscione d'acqua strisciare per le vie del centro, qualcuno passava le notti a svuotare le cantine, papà veniva buttato giù di notte dal prete dell'oratorio dove si trova la “sua” piscina per andare a tamponare l'acqua che allagava la sala macchine, costruita praticamente dentro all'argine del Bacchiglione, non una gran pensata architettonica, con il senno di poi.
Adesso, anche giustamente, se volete, ci si sta più attenti, così papà non va più neppure a letto, per non farsi buttare giù nel pieno della notte e probabilmente così faranno anche tutti gli abitanti del quartiere lì attorno.
Il problema è che ogni volta che piove per due giorni scatta la “Sindrome di Studio Aperto”.
Sui social network (ormai sono la principale fonte d'informazione anche per i giornalisti) è tutto un allarme. C'è chi ha addirittura aperto siti di meteorologia amatoriale dove spiega in toni belli caldi il rischio ora per ora.
C'è anche un sito del comune dove mettono il livello del fiume in tempo reale. Che io mi immagino il pensionato che si piazza davanti allo schermo e attende l'aggiornamento: è sceso di dieci centimetri, no, ora è salito... da perderci la testa.
Sul Ponte degli Angeli, dove ci sono le telecamere fisse ed è un posto facile da raggiungere dalle troupe mettono i sacchi di sabbia modello trincea, arriva l'esercito con i mezzi anfibi, ci si fa una cultura sulle uniformi di tutte le principali divise dei vari corpi operativi, mancano giusto i cavalli di Frisia e pare di stare in guerra. Il tutto dà l'idea che si sia pronti a tamponare il colpo, a reagire prontamente all'emergenza.,
A Ponte Pusterla, invece, deserto assoluto. Un po' perché è strettino, un po' perché non si saprebbe dove parcheggiare i mezzi, un po' perché l'altra volta è lì che ha esondato, hai visto mai che prendendo le precauzioni dove servono si finisca per andare con i “pie in moja”. 
 
Poi, sarà che è prossima la campagna elettorale, ma ho letto in giro che ci sono anche assessori di paesi dove al massimo passano delle roggette innocue che fanno le ronde per capire lo stato di allerta della rete idrica.
No, ma dico, stiamo scherzando? Giusto per far allarmare anche un povero nonnino che fino a lì era felice che il primo corso d'acqua degno di questo nome fosse a 5 km. Ma vogliamo far aumentare la spesa pubblica di ansiolitici?
Dai, cerchiamo di concentrare l'allarme dove serve assieme alle misure di sicurezza. Non è garantito che siano posti vicini alle telecamere o connessi ad internet