venerdì 23 settembre 2016

Ma sono gemelli?

"Che effetto vi fa sapere che sarete divisi?"
"Non saprei, non abbiamo mai provato!" 

Così è iniziata la scuola.
Capirai, direte voi, son passate due settimane.
Beh, in effetti...
È che ho dovuto domare la routine della ripartenza, fare e brigare.
Ma Pee e Jack hanno inziato le elementari e devo ammettere che il passaggio mi metteva quel filino di ansia che ammetto solo ora, con il senno di poi.
Un po' Silver e la sua famiglia che in un modo un po' inconscio e sicuramente irrazionale si erano fatti la convinzione che i maschi a scuola vanno male. Solo perché in famiglia (non è chiaro fino a che ordine e grado di parentela fosse risalita la ricerca) la statistica era impietosa. Avevo voglia io, a dire che a scuola sia io che mio fratello abbiamo avuto anche meno problemi di mia sorella che comunque, più di tanto, non è che ne abbia dati.
Poi, appunto, c'era questa faccenda della separazione dei gemelli. Pensavo fosse scontata, ad essere sincero, invece mi hanno detto che se non lo avessi specificato alla segreteria probabilmente sarebbero finiti insieme.
Si, lo abbiamo chiesto noi, komeinisti della separazione dei gemelli. In questo caso si che avere osservato da vicino le coppie gemellari che abbiamo in famiglia ci è servito.
Eppure all'asilo nemmeno giocavano assieme, ha detto la maestra. Eppure sono già così diversi, siete sicuri che serve?
Con Pee che non racconta mai nulla, non farebbe comodo un Jack che invece è piuttosto dettagliato nel riferire tutto?
Boh!
Poi, proprio su questa cosa del racconto ho pensato a come io raccontavo la scuola a mia madre. La raccontavo come volevo io, al limite anche mentendo, se mi andava di mentire o pensavo che fosse meglio farlo (don't try this at home, mentire è sbagliato). 
E ci siamo detti che in fondo è giusto che ognuno di loro possa essere padrone anche dei propri ricordi.
Poi il primo giorno Jack che piange, prima di entrare: "Dov'è Pee?"
Forse solo Silver può sapere cosa si prova.
E poi Pee che alla sera racconta, inarrestabile, dettagliato, felice. "Aspetta, Jack, è la mia classe, la racconto io". Non sembra nemmeno lui.
E Jack felice anche lui: "E poi ci vediamo alla merenda e siccome lui si era dimenticato l'acqua gli ho dato un po' della mia".
E alla fine dividendoli, forse li abbiamo uniti.
Magari poi a scuola saranno dei somari, ma Silver ed io ci siamo detti che da quando abbiamo cominciato, sei anni fa, forse è la prima volta che siamo sicuri di aver fatto una scelta giusta.

giovedì 22 settembre 2016

Quello che ho capito del Fertility Day

Oggi è il Fertility Day.
Dico una cosa controcorrente: quelli che gestiscono la comunicazione al Ministero della Salute sono dei geni!
Immagino la scena: "Tosi, qua c'è da far parlare l'Italia del problema della fertilità e del calo delle nascite! Abbiamo pochi soldi ma ce li dobbiamo far bastare, sotto con le idee!"
Il creativo ci pensa due minuti e poi, fedele al Wildiano "purché se parli", se ne esce con una campagna di comunicazione che più dimmerda non poteva.
In modo un pelino paraculo ci mette dentro tutti i luoghi comuni che riesce a trovare in una googolata, un po' di sessismo, un pizzico di razzismo e cattolicesimo pret-a-porter quanto basta.
Epperò funziona!
Il web insorge, insorgono le associazioni femministe, insorgono i gruppi dei genitori su whatsapp.
E pure oggi, che finalmente il giorno è arrivato, se ne parla, come sto facendo io, appunto.

E tutti a dargli alla Lorenzin, che se vuole che facciamo figli ci metta nelle condizioni di farlo, apra asili nido, favorisca le assunzioni a tempo indeterminato, faciliti un piano casa, eccetera eccetera.

Ma come? Ma volete dirmi che non l'avete capito?
Ma la Lorenzin ha due gemelli piccoli, povera stella mica c'ha tutto sto tempo per andare a rompere le palle alla Giannini, a Poletti o a chi so io.
Guardate che la capisco, sapete, che due gemelli ce li ho pure io, c'è da andare fuori di testa per far quadrare tutto.
E invece lei ti esce dal cilindro la gegnalata:  basta affidarsi ad un comunicatore volpone e i problemi vengono immediatamente gridati a gran voce da tutta l'Italia.
Si, beh, un po' ci fa una brutta figura, ma per la causa questo ed altro. 
No, poi dico, ma dove lo trovate un altro genio così?

p.s. Ministra: io con tre figli che faccio oggi? Facciamo che siamo a posto così?

giovedì 1 settembre 2016

Che Palla...diana

Quando dico in giro che sono vicentino, la prima reazione è sempre: "Ah, magnagatti".
Di fatto, questa che i vicentini fossero magnagatti è una leggenda che non è stata mai dimostrata o, meglio, che in momenti di carestia o guerra i poveracci finissero per mangiare pure i gatti, non lo troverei nemmeno così fuori di testa come teoria, probabilmente però non accadeva solo a Vicenza.
Tant'è, non è che volessi parlare di gatti, infatti si diceva di quando racconti a qualcuno che sei vicentino.
La seconda reazione è "ah, Vicenza, città del Palladio".
Vi ricordate di "Intervallo"? Era quel intermezzo musicale che la Rai metteva nella programmazione, di tanto in tanto, con foto dei monumenti Italiani e loro didascalia. C'era quest'arpa in sottofondo: plin plinplin plinplin plinplin plinplin... Ravenna: Santa Apollinare In Classe.
Ecco! Su intervallo passavano anche Villa Capra la Rotonda e la Basilica Palladiana. Autore: Andrea Palladio (1508-1580).
Ma un po' tutto il Veneto è pieno di opere di Palladio e così capita che due giovani ragazzi svizzeri, studenti di architettura, decidano di partire in bicicletta e venirsi a vedere di persona le opere del grande architetto veneziano (inteso come della repubblica veneziana).
I suddetti giovini, vedono su internet che nella ridente Montecchio Precalcino c'è un villino accreditato a mastro Andrea e se lo vengano a vedere. Il villino in questione versa in stato di evidente abbandono e, al momento, ha la sola funzione di rompere i coglioni a chiunque voglia dare le tinte alla propria casa, imponendo un vincolo paesaggistico al circondario. Questo se, da bravi, non ci entrate. Se invece trovate il sistema di entrare (cosa che io non ho mai fatto, beninteso) potrebbe anche fracassarvi la testa con un calcinaccio cadente.
Sicché i due, mesti mesti, si cercano un campetto dove piantare la tenda.
Chiedono ad un anziano signore se possano farlo vicino al suo orto, solo per una notte.
Fino a qui tutto bene.
Quel signore è il nonno dei miei figli. Silver cerca in qualche modo di spiegare, in inglese, che se serve qualche cosa, basta che chiedano. Non serve nulla.
E si mettono a far bollire l'acqua su un fornellino da campeggio.
"Con quella mangiate domani" sentenzia il nonno "venite su".
"E la doccia è là"
Ieri sera verso le 22 erano ancora lassù con i nonni, a capirsi dio sa come.
La morale di tutto questo sbrodolo è la seguente: ieri questi due ragazzi hanno visto un villino tenuto di merda ma hanno trovato due persone ospitali che non hanno chiesto se avevano bisogno di aiuto ma hanno capito che l'aiuto serviva e basta. E quindi magari la giornata non era tutta da dimenticare.
Ed io invece ho capito che sono fiero che quei due grandissimi scassacazzo siano i nonni dei miei figli.