venerdì 30 maggio 2014

La Zeta che vuol dire Zorro


I miei figli hanno un nuovo trip: Zorro.
Che se la gioca con Frozen, ad onor del vero, per cui ogni volta (per fortuna poco, data la bella stagione) che c'è da decidere cosa guardare è guerra su tutti i fronti.
Che poi entrambi piacciono a tutti e tre, per cui già nei titoli di testa la tensione si stempera, è proprio una presa di posizione, politica, quasi.
Infatti proprio la delusione politica non si stempera.
Ma lasciamo stare che non è di politica che si vuole parlare.

Zorro, dicevo; tutto è nato perché la babysitter un giorno ha preso uno scampolo dal laboratorio di mia madre ed ha imporvvisato mantelli per tutti (cuginetti compresi).
Sembra la Confraternita del Sacro Ordine dello Scampolo.
Ma la babysitter ha saltato gli ultimi due upgrade su eroi e supereroi così se n'è uscita con un “ti vesti da Zorro” mentre nelle loro ambizioni c'era Batman.
Non sono così diversi, in realtà, l'uomo pipistrello e l'eroe californiano: entrambi miliardari, entrambi con un maggiordomo aiutante, entrambi vestono di nero, entrambi sventano il crimine.
Ma di base entrambi non sono dei supereroi, non hanno poteri sovrannaturali che danno loro un vantaggio rispetto ai nemici, semplicemente si smazzano a dovere per essere quello che sono.
Certo con scampoli e cartoncino nero è più facile imbastire un cappello con la tesa larga ed una mascherina che tutto l'armamentario del Principe di Gotham. 
Così si sono incuriositi ed alla fine ho ceduto ed ho comprato un DVD. 
 
Zorro ci piace, proprio per il messaggio che porta: aiuta i poveri, combatte i soprusi dei potenti nei confronti del popolo e non degli psicopatici in calzamaglia che rifiutano il TSO.
Zorro è cordiale, educato. Zorro non uccide, se proprio non serve, non è forcaiolo come quelli della Disney che il cattivo lo fanno morire sempre e comunque (a parte Frozen, adesso che ci penso).
Zorro è di sinistra!
Certo, sarebbe un po' il classico miliardario radical chic di sinistra (che ad essere di sinistra da miliardari sono capaci tutti), ma poi lui ha la vita segreta e lì rischia la pelle. È pur vero che trovare il tempo di allenarsi come si deve e poi anche uscire a combattere i cattivi se in mezzo ci devi mettere pure un turno in catena di otto ore non è certo agevole. 
 
Insomma, tirando il pari ed il dispari, Zorro ci piace, con tutti i suoi limiti e qui si guarda volentieri. E non ci stancheremo mai di metterci maschera e cappello e impennare il cavallo sulla duna dove brilla la luna, con fierezza, anche se ci additeranno come comunisti, fanatici, rompiscatole.
Lo faremo nella convinzione che ci sia una sola maschera che andrebbe tolta, quella che sta sui loro volti.

martedì 27 maggio 2014

Vota biemmevu


Un ragazzo tedesco che ho conosciuto un po' di anni fa un giorno mi ha detto: “Non mi piacciono le BMW”
Ma le BMW sono molto belle” ho risposto io.
Le cente non comprra le BMW perché zono pelle, le compra per far federe agli altri che hanno la BMW”.
Memorizzate questa frase, anche con l'accento italiano, se vi viene meglio. È fondamentale per seguire il ragionamento.
A me le BMW piacciono, anche se non potrò mai permettermene una, ma proprio ieri pensavo che, se quel mio amico tedesco avesse ragione, ci sarebbero in giro per le strade troppe BMW per pensare che il paese possa farcela a cambiare marcia.
E diciamo BMW ma per par condicio potremmo citare una qualsiasi delle altre auto da più di 40.000 euro che viaggiano per le vie attorno a casa mia. 
 
Ma non è di macchine costose che voglio parlare.
Il punto è che il mondo è diviso in tre: una parte che è così, con la BMW che non si può permettere salvo sacrificare altre cose e finire per credere che da questo passi la propria realizzazione, una parte che vuole essere così ma proprio non ci arriva a comprarsela, ed una piccolissima parte che al limite se la prenderebbe anche ma, in ogni caso, non è molto importante perché ciò che conta è sollevare lo sguardo un po' oltre il recinto di casa propria, ed elevare la cultura, pensare al futuro dei propri figli, non lasciare indietro nessuno e, nel limite del possibile, valorizzare l'ambiente che tanto si potrebbe fare, anche senza dire semplicemente no.

Ed invece siamo ancora qui, a contare le BMW e a renderci conto che siamo soli e che i valori che crediamo universali li portiamo avanti solo noi. 
E gli altri non ci ascoltano nemmeno o pure sono bloccati da pregiudizi antichi o da una fede logora ma difficile da eliminare come le vecchie tettoie di eternit. 
 
Voglio votare anch'io” ha detto Pee domenica fuori dal seggio.
Ed invece di giovani se ne vedono pochi, a votare. Disaffezionati e stanchi di non essere ascoltati. Forse, spero, stanchi di pensare che non sei nessuno se non hai la BMW, soprattutto con la prospettiva di non poterla davvero avere mai. 
Ma senza più la voglia di provarci a cambiare qualche cosa, arresi.  
Quel “voglio votare anch'io” va coltivato, come la capacità di disegnare, la sua voglia di correre, il gusto per le verdure di stagione.
Mi spiace per noi genitori: anche questo compito dobbiamo assumerci.

venerdì 23 maggio 2014

Votantoniovotantoniovotantonio


Si vede, dal titolo, che ho iniziato a capire cosè il SEO?
O che almeno penso di aver capito...
In sostanza devo prendere un post anche banale e riuscire a metterci il titolo, le paroline ed i grassetti giusti per fare in modo che google lo trovi anche uno sta cercando un profumo.
Oggi che è l'ultimo giorno di campagna elettorale scrivere un titolo come votantonio, farà impennare le statistiche del mio blog che manco l'uccello di Lino Banfi mentre osservava dal buco della serratura la Fenech nuda.

Ultimo giorno di campagna elettorale, dicevo. La domanda che mi resta senza risposta non è tanto “chi vincerà?” o “chi voterò?” ma “come cazzo fa a votare la gente se non si informa?”
Questo mi restava irrisolto.
Ho diligentemente assistito alla presentazione di quasi tutte le liste che sono in corsa nel mio comune. In tutti i casi c'era un centinaio di persone a fronte di quasi tremila votanti.
Le platee erano così composte: un 80% di irriducibili della lista (che pure se civica ha sempre uno zoccolo duro che si può identificare come “di destra”, “di sinistra” o “leghista” ed un 20% di infiltrati delle altre compagini. Risibile la presenza di persone incerte e, soprattutto, praticamente nessuno che partecipa a tutti gli incontri.
Su Facebook poi non ne parliamo.
Pare che mettere un “mi piace” su Facebook sia più vincolante che il matrimonio in chiesa. Io capisco, pure a me ha fatto impressione mettere “mi piace” sotto il simbolo della Lega, ma in qualche modo bisognerà capire questi che programma hanno, chi sono e cosa faranno?
Curando io la pagina facebook della lista a me più congeniale (qualcuno ricorderà che ero perfino un possibile candidato), ho provato a chiedere anche a qualche amico di “mipiacciare” qualche contenuto, così, per capire anche che aria tirava... “No no, vi voto, ma non chiedermi di mettere il “mi piace” su Facebook”.
Vabbè, cos'altro aggiungere?
Dico solo che a me piace sentire, vedere, annusare. Forte della convinzione di riuscire sempre a capire quando qualcuno non me la racconta giusta.
Poi magari sbaglio anche io, non c'è dubbio.
Ma è sicuramente meglio che votare per abitudine, per pregiudizio o peggio, sicuri che tanto sono tutti uguali.

lunedì 19 maggio 2014

Fino alla Prossima Fermata


Mio fratello è un tipo particolare. Abbiamo passato la vita a pensare di non assomigliarci invece alla fine esce che siamo molto più uguali di quanto non vogliamo ammettere.
Fisicamente è stato sufficiente che venisse un po' di panza anche a lui e mettessi gli occhiali anche io.
Se in mezzo ci mettete anche mia sorella il gioco è fatto e la doppia elica del DNA si ricompone magicamente.
Anni fa conoscevo un ragazzo con la Sindrome di Down che chiamava il fratello “Alessiopiccolino”. La prima volta che lo vidi Alessiopiccolino era un ragazzo sui quattordici anni piuttosto vivace. Anni dopo li reincontrai entrambi e il maggiore continuava a chiamarlo Alessiopiccolino anche se era un marcantonio di un metro e ottanta e guidava una golf. Lui lo aveva sempre chiamato così, non vedeva la ragione di cambiare.
Il punto è che aveva ragione lui, era come se fosse l'espressione dell'animo di tutti, del mio, anche.
Io i miei fratelli continuo a considerarli i fratellini piccoli anche se hanno oramai superato i trenta tutti e due, sono sposati e vivono la loro vita.

Ma non volevo parlare dei miei fratelli che sono cresciuti. Dicevo mio fratello che alla fine è come me: io lo coinvolgo e lui mi segue. Lui mi coinvolge ed io lo seguo.

Così un mese fa mi ha chiesto se potevo aiutare la Compagnia Teatrale dove recita (piuttosto bene, devo ammettere) e dove recitavo pure io (piuttosto bene, devo ammettere) con l'amplificazione.

Subito ho pensato che me lo avesse chiesto per comodità, per vicinanza. Anche per pigrizia, per non cercarne altri.
Io non sono un tecnico del suono. Il mixer nuovo che si è comprato è una plancia che l'Enterprice in confronto è una Panda 30.
Poi sono sempre incasinato, non riesco ad arrivare in orario, non riesco ad andare alle prove, di solito scappo prima per finire altre cose... insomma, fatico. Se sono uscito dal gruppo un motivo c'è.
Ma se posso dico di si perché io con lui di debiti di questo tipo ne ho parecchi e poi una mano non si nega mai. 
 
Pensavo che sarebbe bello avere tutte queste manopoline e potenziometri anche nella vita: per togliere i sovraccarichi, eliminare i fischi, sentire solo le voci che si vuole. Ma anche ci fosse, poi, non funziona mai: un cavo spellato, una cassa vecchia, un microfono con le pile scariche... basta un niente e nulla è più perfetto e allora è la tonalità dell'accontentarsi che
diventa importante. 


Sono passati anni, ci sono molte fedi alle dita di ragazzi che conoscevo da adolescenti e rughe attorno agli occhi dei più grandi. 
C'è questa aria densa, quasi concentrata, tesa. Non tesa nei rapporti tra le persone, è... come se ci fosse un alone o un peso sul cuore; nella presentazione, nel modo di dire le battute, nel cantare con il freno a mano tirato: più voglia di provarci che di divertirsi, più “andava fatto” che “facciamo”.
Lo sapevamo tutti cos'era, non serviva dirlo, eppure è rimasto lì, dalle prove fino alla fine, fino a quel dito puntato al cielo, fino alle lacrime nel buio del solo finale.
Un urlo silenzioso che andava gridato.
E non so se mio fratello lo avesse pensato ma credo che in quel posto, in quel momento, potessi esserci solo io.
E non erano più loro ad avere bisogno di me. Avevo bisogno io di essere lì e di ripartire per la Prossima Fermata. 

I'll top the bill
I'll overkill
I have to find the will to carry on
On with the show” (The Show must go on – The Queen)

giovedì 15 maggio 2014

A le cinco de la...

De la mañana, porcaccia miseria.
Allora c'è un problema.
Il Corto lo dice da sempre: noi non si corre per dimagrire ma per non ingrassare.
Infatti io riesco a ricordare chiaramente i momenti in cui sono ingrassato. Io non ho strati di grasso ma ere geologiche di ciccia.
Nel 1988, nel periodo Ormonoico, ero un manzotto piuttosto alto per la mia età e molto muscolare. Giocavo a calcio e nuotavo e pesavo 75 kg.
L'anno successivo ho smesso con il calcio ed ho superto gli 80 kg.
Nel 1991 ho fatto il corso per diventare assistente bagnanti. Non ho perso peso ma sentivo gli addominali sotto la maglia. Li ho sentiti una volta sola, a dire il vero, ma mi era bastato. Poi finì il Nuotevo ed io arrivai agli 85.
Nel 1994 mi misi a correre e nel 1996 a dieta. Smisi di correre per una tendinite e quel 79 che era apparso sulla bilancia se ne andò assieme alla prima era Corsoide.
Sull'approssimarsi dei 90 kg, nel 2003 feci la seconda dieta ferrea unita ad una botta pazzesca di ciclismo.
Le foto che mi ritraggono a Santiago de Compostela, mostrano un poco meno di 80enne (nel senso di peso) che sorride da plaça de Obradorio.
Ma poi vennero le responsabilità lavorative che come il diluvio universale spazzarono via il tempo a disposizione (così me la raccontavo) e così finì anche il Ciclozoico. 95 kg.
Ultima dieta dell'era preistorica nel 2006, arrivai fino a circa gli 85 per poi rimbalzare fino a quasi 100 kg.
Quando nel display della bilancia fece capolino, a destra, la cifra tonda per eccellenza, decisi che era ora di rimettersi in moto.
Non ho perso granchè ma sono sicuro che se ora mi fermo arrivare a 120 è un attimo.
Oltre ai grandi propositi della nuova dieta denominata "carestia" che facilmente disattenderò, mi sono proposto di non fermarmi con la corsa.
Il modo c'è: essendo io un tirchio patentato, è sufficiente che mi compri un paio di scarpe nuove (quelle vecchie sono quasi lisce, dopo più di mille chilometri). Se le compro il rimorso mi farà balzare giù dal letto alle 5 di mattina come oggi e mi farà partire per il colle qui fuori.
Provate a dirmi che non ne vale la pena


mercoledì 14 maggio 2014

Passando

Ciao a tutti,
oggi avevo anche una cosa intelligente da dirvi ma pochissimo tempo per farlo.
Sicchè vi dico solo di passare a leggere quello che ho scritto su GC
In generale tenete d'occhio il tema del mese perché l'alimentazione è piuttosto importante.
ciao


venerdì 9 maggio 2014

Andare di bolina

Come gran parte degli italiani ho un passato oscuro.
Ai tempi di Luna Rossa e della finale dell'a America's Cup, mettevo la sveglia nel pieno della notte per vedere i neozelandesi che asfaltavano la nostra imbarcazione ad ogni singola regata.
Anche se il risultato lo apprendevo il mattino dopo dai giornali: non c'è nulla di più palloso di una regata nel pieno della notte. Vista in tv, chiaramente, in una barca da match race non ci sono mai salito in vita mia, abitando ai piedi delle prealpi. Immagino che trovarsi in uno scafo lanciato nel vento nel pieno della notte, l'abbiocco sia meno scontato.
Ma non è di America's Cup che volevo parlare.

È che ultimamente continua a tornarmi in mente il termine "andare di bolina".
Significa risalire il vento, andare avanti nonostante il vento contro.
Beh, è difficile a piedi, ancora peggio in bici, provateci in barca a vela.
Mi torna in mente perché è quanto più si avvicina al momento che sto vivendo, personale e lavorativo.

Potremmo stare qui ore, io a scrivere e voi a leggere; a raccontarci i drammi quotidiani, a scambiarceli, che tanto immagino di non avere l'esclusiva.
Quanti sono i venti che ci spingono all'indietro?

Però la bolina è positiva: serve creatività, serve tecnica e tattica.
Non c'è una direzione da prendere e basta, ogni scelta giusta è rimessa in discussione dal vento qualche minuto dopo.
Non bisogna mai distrarsi, andando di bolina, mai mollare un attimo.
Mi sto accorgendo che conosco persone che sanno andare di bolina nella vita come Paul Cayard nel Pacifico.
Le ammiro tanto perché a loro dire"buon vento" non ha senso: il loro vento e contrario ma loro riescono ad andare avanti lo stesso. E virano e strambano e sono ancora lì, a risalirlo con tenacia, anche quando potrebbero ammainare le vele e aspettare che qualcuno le rimorchi in porto.
E le incoraggio, sperando, al bisogno, di essere forte come loro. Perché nelle gare di vela vince sempre chi sa andare di bolina.

lunedì 5 maggio 2014

Daremo aria a queste stanze molto prima che sia Natale


Magari qualcuno è in pensiero perché non mi vedete in giro da un po' ma vorrei tranquillizzare tutti.
Iu-u!?
Non c'è nessuno?

Comunque non sono morto dopo la maratona, dopo il post, sulla maratona, in particolare, anche se pare sia stato molto gradito.
Non mi sono neppure stancato di scrivere.
Il punto è che sono parecchio incasinato... numeri, bilanci, relazioni. Un gran daffare.
Faccio anche un po' lo spin doctor artigianale per la campagna elettorale... Non faccio molto ma piace l'idea di fare lo spin doctor, che ho dovuto googolare per capire cos'è.
E così ogni notte vien notte davanti al pc, a scrivere, copincollare, correggere...
Mi manca un po' questa piccola nicchia dove si parla di figli e corsa, chitarra e politica. Ora ci sto scrivendo, è vero, ma è come quando sei a tavola con tua moglie e lei ti parla e tu non sei veramente a casa, stai pensando a tutto quello che devi fare e la testa viaggia per conto suo. 
Sarà così di sicuro fino a sabato, poi speriamo si alleggerisca un po'.
Un po' come il periodo di scarico dopo la gara.
Me la tiro, mi rendo conto che parlo come uno che ne sa, invece non so una mazza, ho solo finito una corsa con un tempo indecente e devo anche limitarmi nel cibo, ora, oppure reinizio a ingrassare e stavolta i cento li supero sul serio. Che io lo scarico dopo la gara non so mica bene cos'è.
Però non resto sul divano.
Anzi, anche se è partita di netto un'unghia del piede abbiamo già ricominciato a correre. Dico abbiamo perché ormai non ci ferma più nessuno e siamo pure contagiosi che tutti vogliono venire a correre con noi. 
Credo che sotto sotto vogliano dire: “Se ce l'ha fatta un panzone come te...” eccetera eccetera.
Ed hanno pure ragione. Solo che il problema non è la panza ma il fatto che noi ci alziamo alle sei di mattina, di domenica, e questo scoraggia i più. 
E intanto noi ci siamo già iscritti a Venezia per fine ottobre, va a finire che la squadra la facciamo sul serio.
Non ne ho parlato con nessuno, neppure con Il Corto ed il Lungo, ma la metto qua lo stesso, come proposta di nome. Tanto loro lo sanno che io parlo anche tanto a vanvera e mi possono sbertucciare di brutto anche in pubblico. Comunque a me piace: “La Folgorante”. 
Magari ci aggiungiamo running team o squadra corse o piè veloce.
Sono sicuro che loro due la capiscono, per gli altri mi dispiace, ma non è una cosa che si può spiegare.
Vi saluto tutti e vi auguro ogni bene, sul serio.
E non stancatevi mai, vi prego, di passare di qua, anche se pare tutto chiuso io qui dentro continuo ad abitarci.