martedì 1 settembre 2020

Faccio il Re

 Mio nipote ha 9 anni ed è il ragazzino più pacifico che conosco. Esattamente come suo padre, mio fratello. 

È un pregio, eh? Cioè, non sempre, ma in generale io lo considero un pregio. Abbiamo già tanti cazzi al mondo che se qualcuno smussa gli angoli è solo fortuna. 

Comunque Paulo, come lo chiamavano i miei figli da piccoli, ha un amore viscerale contraccambiato per i due cugini che hanno solo un anno in più (compleanno oggi, fatalità) e condivide con loro un sacco di passioni: gli Avengers (sui quali hanno creato un brand parallelo/alternativo i Trivengers), il calcio (anche se lui è milanista ma, appunto, non è uno con cui si litiga facilmente) e la musica. Da qualche mese, infatti, tutti suonano qualcosa. 

Ora, Pau e Jack suonano entrambi la chitarra e Pee la batteria; dopo i pranzi in famiglia, si isolano in cantina e ci danno di AC/DC, Deep Purple e Cramberries. 

Jack è molto bravo a suonare e non lo dico perché è mio figlio: ha un approccio quasi compulsivo, ogni minuto libero è buono per prendere in mano la chitarra e, anche aiutato dal fatto di essere molto grande per la sua età ed avere le mani come due badili, riesce in esercizi che io manco al liceo. 

Tende però ad essere un pelino ansioso e fatica ad affrontare qualsiasi tipo di platea (parlo degli zii, eh, mica della Scala di Milano). 

Vabbè, non lo si forza e si tira avanti. 

La settimana scorsa, però, con davanti un gelato, Pau salta fuori col fatto che lui ha iniziato a suonare in chiesa con suo papà. Gli occhi di Jack sono corsi immediatamente a incrociare i miei per chiedere: ma come? E perché io invece non ci riesco? 

Pau, che è tutt'altro che scemo, deve aver capito e ha subito detto: "Io faccio il RE" con quella sua voce adenoidica che lo rende ancora più simpatico. 

"Poi ogni tanto anche il LA" 

Così, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Anzi, è la cosa più semplice del mondo, il RE (secondo forse solo al Mi minore). 

E lì per lì l'abbiamo presa in ridere, invece è una grandissima filosofia: prendere quello che sappiamo fare e intanto fare quello. Poi piano piano aggiungiamo il resto. A Jack gli s'è illuminato il futuro e ha detto che domenica viene a suonare a messa pure lui. 

Ed ho deciso che la faccio mia questa massima e, nei momenti più difficili, quando non so da che parte iniziare, quando sembrerà tutto andare a rotoli e l'ansia mi divora 

Io faccio il RE



giovedì 5 marzo 2020

In questo compleanno senza baci

Ieri avrebbe compiuto gli anni Lucio Dalla.
Oggi invece John Frusciate.
Ah si, anche io.
Partivo da Dalla perché alla fine ieri un sacco di persone lo ricordavano sui social e l'aspetto più significativo è che ho trovato parecchie persone che postavano il link di "Caro amico ti scrivo" invece che "4-3-1943" che, proprio perché più scontata, mi sarei aspettato che fosse andata virale.
Già, virale.
Parola che ha riassunto in pochi giorni il suo significato originario.
Maledetto virus che ci fai vivere con i "sacchi di sabbia in cima alla finestra".

Ci salterà l'Ultrabericus. Mentre scrivo non è ancora ufficiale ma temo un amaro ed incolpevole regalo di compleanno da parte degli organizzatori.
Non che potessi vincerla.
Fare meglio del solito forse si.
Divertirmi sicuramente.
Pazienza, sto bene e non mancheranno altre occasioni.

Mi piacerebbe abbracciare tutti, rassicurare tutti. A me questo virus non fa nessuna paura. Proprio nessuna nessuna.
Sarà, forse, perché sono felice.
Ed io, quando sono felice, non ho paura di niente.