lunedì 11 novembre 2013

Il Miracolo di Elephant Man


La settimana scorsa ha fatto il giro del web questa immagine, apparsa su Repubblica.it con il titolo “Il Papa bacia le piaghe di un malato”. 
Da Republica.it

In realtà, come qualcuno ha poi fatto notare ai redattori, non si tratta di piaghe ma di fibromi, ma non è su queste differenze, pur importanti, che mi voglio concentrare.
L'immagine, come a tutti, credo, mi ha fatto piuttosto impressione; come si può vivere con il corpo sfigurato da lesioni come quelle?
E poi tutte le domande: è contagioso? Può capitare anche a me? E se capitasse ai miei figli?
Molto spesso è sufficiente un minimo di informazione per trovare le risposte, ma le domande, a caldo, sono sempre quelle. Ditemi che non è vero e vi crederò. Ma io mi faccio sempre quelle domande lì.
E Bergoglio invece che fa? Probabilmente si sente come Antony Hopkins su "The Elephant Man”, la prima volta che vede Joseph Merrick: lo vede, ne prova una pena infinita ed una lacrima gli scende sul viso.
E contrariamente a tutto quello che l'istinto gli suggerisce, scende dalla macchina e se lo va ad abbracciare.

Così, nei giorni successivi, mi perdevo, correndo, a pensare ai miracoli. “Cazzo, sarebbe proprio bello che quel tipo lì, il giorno dopo, si svegliasse senza più fibromi, la pelle liscia come quella di un bambino, le mani morbide, il cuore libero”.
In fondo manca solo questo a Papa Francesco, no? La capacità di guarire imponendo le mani, come fanno i santi veri, quelli con il bollino ISO 9001.
E così, tra l'acido ed il sarcastico, mi rinforzavo nella mia idea che Dio, nel quale credo, in fondo arrivi fino a lì, e che, pure a lui, ci siano cose che sfuggono e che non gli riescono come avrebbe voluto.

Poi, verso Venerdì una mia collega, atea, anticlericale mi fa: “Te lo ricordi V? (non c'è bisogno d'altro, V ce lo ricordiamo tutti, aveva proprio quella malattia della foto ed è stato qui parecchi anni fa). È stato in udienza dal Papa”.
Così abbiamo riaperto le foto, e si, in effetti.
Credo che un abbraccio così, quel ragazzo, non lo avesse mai ricevuto in vita sua”. Ha detto lei.
Si, è vero” ho detto io.
Ed andando a casa ho pensato che forse il miracolo più grande è sempre e comunque l'amore, no?
Possiamo pensare che arrivi da Dio o da una persona, ma sempre un miracolo è. A me lo ha fatto capire una collega atea. 
E magari, azzardo, potremmo inventare la macchina del tempo e tornare da Gesù e scoprire, che nemmeno lui i lebbrosi li guariva ma semplicemente li abbracciava. 
E scoprire anche che, forse, a volte è più difficile che guarirli. 

26 commenti:

  1. Direi che hai gia' detto tutto tu. Il gesto di papa Francesco e' un esempio perfetto di cosa voglia dire amore. Nel senso piu' bello.

    RispondiElimina
  2. Sì, l'amore è il miracolo più grande e anche il più difficile.
    Grazie di averlo scritto e grazie di essermi vicino.
    Anche tu hai fatto come papa Francesco, è stata una sorta di abbraccio.
    Si ha bisogno di abbracci, anche se non guariscono, hanno il potere di farci sentire amati e non mi sembra poco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, io non faccio nulla, a parti immolarmi sull'altare di Ruzzle ;)

      Elimina
  3. Da ateo e anticlericale, caro Gae, non posso che levare il cappello di fronte al tuo post. Umano, più che religioso.
    Bravissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema della religione è proprio questo: bisogna tornare ad umanizzarla.

      Elimina
    2. da anticlericale e (forse per questo) atea, caro ford, devo però dire che io il cappello me lo levo davanti a quest'uomo. in quanto umano, sebbene papa.
      a me piace molto, ecco. e mai avrei pensato di poter dire una cosa del genere.
      ma mi piace molto anche gae eh, sia chiaro.
      :)

      Elimina
  4. Che bello questo post.
    Mi hai fatto pensare ad una signora che abitava vicino casa mia quando ero ragazzina, la incontravo al supermercato. Aveva la pelle piena di quei bozzi... non so come altro definirli... e negli anni peggioro' terribilmente. Ovviamente la guardavano tutti, era impressionante. Avrebbe avuto bisogno di un abbraccio anche lei.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si chiama Neurofibromatosi e i "bozzi" sono dei fibromi. Non si manifesta sempre così ma nei casi più gravi dà queste bruttissime lesioni.

      Elimina
  5. Eh già. Bella Gae (certo che se riesci a pensare a tutte ste cose mentre corri, e non ti sei ancora perso, finisce che arrivi lontano). Insomma, sto Papa, forse per ricordarci che non si è dato un certo nome tanto per fare il figo, ripropone con una naturalezza e semplicità disarmante gesti che sembravano (specie tra le più alte sfere della Chiesa) riservati ad altri grandi, sempre un po' troppo lontani da noi (per il calendario, a cominciare dal Santo di Assisi; geograficamente se si pensa a madre Teresa o Gandhi). Ricordi insomma. E invece eccolo qui, che il Francesco d'oltre Tevere batte sodo sul tasto dell'Amore, della disponibilità verso chi ha quel qualcosa in meno, di diverso, trasformandolo in qualcosa in più che vale la pena di abbracciare (o, mettiamola come vogliamo, come per i migranti è valsa la pena di andare a Lampedusa).
    Buona corsa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bel commento. Ma firmati no, che non so chi sei...

      Elimina
  6. Per me è questa la religiosità. Anche capire di che cosa hanno bisogno gli altri e, forse, riuscire a dargliela. Bellissimo post. Grazie.

    RispondiElimina
  7. Sottoscrivo ogni sillaba.
    Sai come la penso in fatto di religione, eppure compio regolarmente gesti "cristiani", che dovrebbero essere definiti semplicemente "umani".
    Il Papa mi piace moltissimo, emana bontà.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io credo che sarebbe bello pensare che cristiano torni ad essere un sinonimo di umano (pur nella libertà di professione, chiaramente)

      Elimina
    2. Cristiano non solo è sinonimo di umano, ma è = a umano. Questo perché il Dio in cui credono i cristiani si è fatto uomo, proprio in Gesù. Se Dio è diventato uomo in Cristo, allora il cristianesimo è umano.

      Elimina
  8. Hai ragione un abbraccio a persone con problemi o diversi da te è difficile ma quando riesci a farlo... fai stare bene l'abbracciato ma fai stare bene anche te stesso... mi è capitato come ti ho già raccontato. E non penso che essere cristiano, buddista, ateo etc etc faccia differenza sull'esprimere certi sentimenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non credo neppure io. Un abbraccio è un abbraccio. E basta.

      Elimina
  9. Bellissimo post, accende la luce su una verità che spesso fingiamo di non vedere, accettare la diversità è difficile. Occorre avere molto amore e tanta serenità interiore per non sentirsi minacciati, per affrontare la paura. Questo Papa ci unisce nell'azione, perché davvero un gesto serve più di mille parole e devo ricordarmelo.

    RispondiElimina
  10. lode a questo post. Da un'atea che non crede nei miracoli ma tanto negli abbracci.

    RispondiElimina

Scrivi quello che vuoi, in questo blog non si censura un ca##@