lunedì 30 aprile 2012

The Avus Trilogy - Nonnix Reloaded


Dopo gli excursus nel passato (o sul passato? Mah!) Parliamo di nonni del presente.
La ciurmaglia è fortunata da queste parti: come me ha la possibilità di conoscere tutti e 4 i nonni. 
Ancora meglio di me: li ha conosciuti tutti giovani, se consideriamo che quando io sono nato i nonni paterni erano già sopra i settanta (e settant'anni nel 1974 era un'età diversa da oggi) e quelli materni poco ci mancava.
Poi, se vedi le foto, sembravano ancora più vecchi, mai al passo con i tempi.
Oggi mio padre gira con l'iPad; sua madre non ha mai imparato ad usare la Telefunken a colori e, per un certo periodo, la guardava con gli occhiali da sole perchè, diceva, tutti quei colori nuocevano alla vista. 

I nonni sono presenti, in salute, forti. 
Fanno parte dell'ultima generazione che è riuscita a dare ai figli più di quanto avessero avuto loro. L'ultima generazione che poteva permettersi un solo stipendio per vivere, per farsi la casa, per mantenere la macchina. 
L'ultima generazione che gli bastava una macchina.
L'ultima generazione che si è presa quello che ha voluto, che si è fatta il culo e, nonostante tutto, si accontentava di poco.
L'ultima generazione che all'uomo non servivano capacità relazionali, gli bastava non essere un alcolizzato e lavorare tanto. E la donna a portare tanta pazienza, mandare giù bocconi amari e “che la piasa, che la tasa e che la staga casa”

Ricordo i turbamenti di mia mamma quando, da ragazzo, mi mandava a fare la spesa, mi metteva a lavare i piatti, a passare lo straccio: “Impara l'arte, che le sposette moderne non sono più capaci di fare queste cose”. Credo temesse che, una volta che un'anima pia mia avesse preso con se, sconfortata dalla mia inettitudine, mi avesse ricacciato a casa.

Cosa possiamo raccontare noi a quella generazione?
Noi precari nel lavoro, nella casa, nelle relazioni. Noi cresciuti nella bambagia di famiglia che iniziavano a star bene, di scarpe cambiate ogni volta che serviva e non incerottate o riparate con i chiodi.
Come possiamo biasimarli, se ancora oggi, a quasi quarant'anni, hanno l'istinto di proteggerci?
Abbiamo il diritto di prendercela se non ci lasciano fare le nostre scelte, gestire i rapporti come crediamo meglio?
Ce la sentiamo di offenderci se fanno ancora di tutto per renderci la vita meno dura di quello che è stata la loro?
Possiamo prendercela con loro se non ci lasciano sbagliare?
La mia risposta è Si.
Dobbiamo.
Dobbiamo fare come loro: emanciparci.
Anche se loro la rivoluzione l'hanno fatta a vent'anni e noi a quaranta. E se non siamo pronti a quaranta la faremo a cinquanta. 
Dobbiamo tagliarlo noi quel cordone ombelicale. 

Dobbiamo fargli capire che non siamo degli sprovveduti, che la vita, in qualche modo, non ci ha riservato solo piaceri e nonostante tutto ce la possiamo fare. 

Passa inevitabilmente tutto da qui. 

Ed il bello è che è quasi impossibile. 

Anche se paghi una fortuna di nido e babysitter, anche se hai un mutuo che invecchierà con te, anche se prima di mezzanotte non hai finito di star dietro a tutto quello che c'è da fare. 
Avrai sempre bisogno di loro. Un'ora al giorno, magari ma bisogno. E loro non lo fanno apposta (almeno spero) ma su quell'ora investono tutta la loro necessità di essere adeguati come genitori e come nonni con il rischio di squalificarci come figli. E via, in una spirale di relazioni potenzialmente esplosive. 

Ecco! Il compito di non farle esplodere è tutto nostro. È il terreno su cui vinceremo sempre noi perchè abbiamo le lenti giuste per capire il mondo.
È la nostra prova di intelligenza. 

26 commenti:

  1. Eh, già! L'emancipazione... io il mio cordone (emotivo) l'ho tagliato... è mia mamma che non se ne fa una ragione e cerca di legarmelo intorno al collo per strozzarmici... Non posso commentare serenamente questo post perché mi fa venire in mente troppe cose e a molte di queste non posso davvero porre rimedio per problemi contingenti.

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    1. Ale, questo è il terzo capitolo della trilogia ma il primo a cui avevo pensato. Nei giorni è passato attraverso versioni sempre meno aggressive e risentite. Sono argomenti che muovono le viscere, questi. Grazie del tuo contributo

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  2. Io il cordone ombelicale l'ho tagliato molto presto...vivo con Martino da due giorni prima di compiere 19 anni ma a volte devo ricordare ai miei che ora sono un'adulta che ha una vita sua e prende le decisioni da se. L'unica nonna che mi è rimasta (beh, in realtà ne ho due ma ho rapporti solo con una) è fantastica. Ha accettato le mie decisioni ed è una grande consigliera. E' bello ascoltare i racconti della sua vita, dei grandi sacrifici che lei e il nonno hanno fatto per crescere 3 figlie senza nemmeno avere il bagno a casa ed è bello vedere come tratta tutti e 4 i suoi nipoti. I miei nonni per me sono molto importanti e non potrò mai dimenticarli. Spero di diventare come loro quando sarò nonna anch'io..

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  3. Argomento delicatissimo. Hai ragione su tutto.
    Io sono figlia unica arrivata dopo anni di tentativi: coccolata all'inverosimile. Poi ho scoperto che il mondo non è imbottito di bambagia, e ci ho sbattuto il muso.
    Ora mi godo di più i miei, perché l'attenzione è stata spostata sulla Purulla...

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    1. È vero allontanarsi per avvicinarsi, parole sante.

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  4. uhu... tema spinoso... a me c'è voluta l'ultima vacanza costellata di litigate telefoniche per capire che, se anche tu tagli il cordone ombelicale, loro non lo tagliano e ci stanno tenacemente aggrappati. E, come dici tu, sta a noi e alla nostra intelligenza non far esplodere tutto, ogni tanto tirare la corda dalla nostra parte, ogni tanto lasciargliene qualche centimetro in più... :-)

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  5. ...ormai i nostri genitori li chiamiamo solo nonni, sono i nostri figli che ne hanno determinato quasi una nuova identità. Mia mamma( che è la nonna delle vacanze) ormai non si informa più della mia salute o mentale o fisica... è rapita da quella dei bimbi. I mie suoceri, molto più prossimi geograficamente, ci sono (più la suocera)e non ci sono: presenze importanti ma discrete, fondamentali ma mai invadenti. Siamo fortunati? Credo di sì, soprattutto perchè hanno capito che a volte sono loro ad avere bisogno di noi. Chiedere aiuto costa di più che darlo e il vero cordone, quello dei tutor, da noi si è rotto con questa reciprocità.

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    1. Chiedere aiuto costa di più che darlo! Che grande verità!

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  6. l'Info che la tv a colori nuocesse alla vista girava alla grande! I rapporti coi genitors sono molto esplosivi, i miei abitano a 1 km e quando passo a trovarli la sera uscita dall'ufficio di solito mia mammma mi accoglie con: ma come sei vestita? che neance enzo e carla. E se invece - caso raro - le piace ciò che indosso allora dice: ti sei vestita bene perchè sapevi di venire qui? ti giuro mi sfiniscono. Che questo poi è un esempino scemissimo ma ci sarebbe da tenere un blog. BACI

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    1. Oh, si, ti capisco... due blog, ci si potrebbe tenere ;)

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  7. beh, la tua nonna che guardava la tv a colori con gli occhiali da sole è fortissima.....mi ricorda un po' la mia che stava ore davanti alla lavatrice per paura che la centrifuga la facesse scoppiare...ogni volta diceva..."questa volta gira più forte...adesso scoppia...bambini, andate tutti via"...e per noi era uno spasso....però sono mitici!!!! E io voglio bene a tutti i miei nonni...anche se me ne è rimasta solo una....che si è anche comprata il cellulare.....ma lo usa come un telefono fisso.....però è un passo avanti!!!!

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    1. I miei nonni sono morti alcuni anni fa e, quelli che avevo in casa, chiedevano a noi bimbi di impostare il canale della tv sul programma preferito. Che tenerezza che mi fa, pensarci ad anni di distanza.

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  8. Che bello sentir dire cosi' bene le stesse cose che potrei dire io. Proprio tutto. Io chiedo poco proprio per non veder ricomparire il famoso cordone, che mi e' costato immani fatiche tagliare. Pero' sono contenta che mio figlio possa frequentare tutti i nonni, senza esagerare ma creando un legame che a me e' molto mancato.

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    1. I nonni, se ci sono, ce li ricordiamo sempre positivamente. Anche per i miei figli sarà così. Te credo: con tutto quello che li viziano :)

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  9. Io il cordone ombelicale lo uso per fare Tarzan nel bush australiano!
    Ma certe amiche di mia mamma la rimproverano per averlo tagliato... ma lei le frusta con la metà che gli ho lasciato. ;)

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    1. Attento Nico, non bastano i Km a tagliare il cordone (è molto molto elastico :)
      Dai scherzo, lo sai che hai tutta la mia stima...

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  10. Bellissimo post, anche io avevo scritto dei nonni, ne sento l'esigenza per motivi affettivi e sociali. Credo che i nostri figli siano fortunati ad avere accanto queste figure che riescono a distruggere in un'ora il paziente lavoro genitoriale di una settimana: proprio per i motivi che indichi tu (farsi il culo da soli, essere onesti ed indipendenti dei miei) io i nonni me li sono goduti poco, spero che la gioppina possa continuare a pendere dalle labbra di suo nonnno (e viceversa)

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    1. Mi attacco qua semplicemente perchè avrei scritto la stessa cosa. Concordo in pieno.Post bellissimo, al solito.

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  11. Emanciparci? Non sono sicura. Certo io con i nonni ci sono cresciuta, mi stavano stretti, mi annoiavano, mi mancano molto - una c'è ma è perduta nella demenza ormai. Vorrei che i miei figli potessero avere lo stesso ricordo dei miei genitori.

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    1. Emanciparci non nel senso di non averne bisogno. Ma di trovare tutti il nostro equilibrio nella relazione tra di noi.

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  12. Anche la mia risposta è sì. Ma non è sempre facile metterla in pratica. DIciamo che la nostra è un po' una generazione abbastanza precaria su tutto. Anche se non è così nella tua vita (nel matrimonio, nel lavoro e nelle relazioni) la si respira in giro un po' ovunque e non fa bene. Sui sacrifici non mi tiro mai indietro. Anzi. Ma senza l'aiuto dei miei su certe cose, arrivare a fine mese sarebbe difficile (idem l'acquisto della casa).

    Mettiamola così loro mi regalano un po' della loro pensione che io non vedrò mai (o quasi). Siamo quasi pari (sempre che il lavoro non ci lasci a piedi e di questi tempi non è mai da dare per scontato purtroppo).

    Ad ogni modo, rimbocchiamoci sempre le maniche senza perderci d'animo.

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  13. Capito qui per caso, ma questo post (e soprattutto l'ultima parte) ha colpito dritto in uno di quei punti che fanno un po' male.
    Ah, l'eterna storia del sentirsi in debito per tutto quel che hanno fatto (e fanno) per noi e quindi non riuscire a prendercela/opporsi/criticarli o sentirsi in colpa quando lo si fa. Alla fine è un sottile ricatto psicologico, ma sapere che non lo fanno in malafede, anzi, lo fanno perché ti voglion troppo bene, rende il tutto ancora più difficile.
    Io e il marito ancora non abbiamo figli e al momento non ne stiamo cercando, per tutta una serie di motivi.
    Però mi rendo conto che uno di questi, per me, è che mi sento ancora troppo figlia. Addirittura mi imbarazza il pensiero di mostrarmi "madre" di fronte a loro e ho il timore di non essere in grado, poi, di essere autonoma nelle mie scelte genitoriali, di cedere per l'aiuto che inevitabilmente ci darebbero.
    Qui urge tagliare, tagliare, tagliare :)

    PS scusa se ho usato il mio primo commento qui per uno stream of consciousness, ma è un tema che sento parecchio...

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    1. Madò! È la prima volta che qualcuno fa stream of consciousness sul mio blog... torna presto... che figata! :)

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