lunedì 28 maggio 2012

Thanks god it's monday


La settimana scorsa avevo ritagliato il post sul terremoto da uno scritto più grande che partiva da Dio... Poi non trovavo grandi link tra Dio e la Lega e avevo lasciato perdere. Però alcune cose mi piace postarle ugualmente,
Anni fa mi sarei definito credente praticante. Definizione che, diciamolo, fa parecchio anni 80.
Ora sono abbastanza sicuro che Dio esista, che sia un pelino incasinato, che faccia fatica a stare dietro a tutto e che, tutto sommato, abbia un discreto senso dell'umorismo, anche se, talvolta, risulta un po' cinico.
Sono anche disposto a pensare che forse mi sbaglio però, diciamolo, scoprire alla fine che non esiste alcuna divinità superiore sarebbe una grandissima “Ciavàda”, come ama dire mio papà: tutti i nostri sforzi per fare i bravi e soffocare più parolacce che scorregge...
Mio papà, anni fa, diceva anche che la canzone “Mira al tuo popolo” l'avevano scritta a Medjugorie ai tempi della guerra in Bosnia. Nemmeno papà ci va leggero, quanto a humor nero.

A casa nostra siamo così, con Dio ci si scherza, come con un amico, e si cerca sempre di fare in modo che non si prenda troppo sul serio. Sennò poi si sa che il delirio di onnipotenza qualche guaio lo porta, anche se sei l'Onnipotente.
Di per sé Dio, finora non ha fulminato né papà, né me. Vorrà pur dire qualcosa.

No, sono un po' così, in questi giorni. C'è a casa la Ziasuora; la chiamiamo così, per non confonderci tra il suo nome vero e quello "d'arte" datole quando è stata consacrata, usanza già terribile dal punto di vista simbolico (rinunciare a tutto, anche al nome che ti ha dato mamma), ma veramente atroce vedendo i nomi che venivano scelti: Genesia, Adalgisa, Candida, Venerea, Mansueta, Andrilla, Zelia, Diocleziana... (uno di questi non è vero, un altro e quello di zia). 
Poi l'usanza è stata tolta; secondo me avevano finito i nomi atroci. E non è che si possono rimettere in circolo quelli delle suore morte come con i numeri di telefono. Oltretutto le suore sono piuttosto longeve, anche questo non aiuta.
Zia, dicevo. Lavora anche lei nel delicato mondo della disabilità: una donna pedagogicamente illuminata, sul serio, avanti mille anni, come tutti gli “El” (ve l'ho mai detto che mio padre aveva la 131 mirafiori a Gpl già nel 1979?). Gradevolissima conversatrice, ha partecipato persino alla “Vita in diretta” di Cucuzza (Povera, lei non l'aveva mai visto e, quando ha capito il tipo di programma si è vergognata tanto). 

Teologicamente parlando è un po' più ferma.
Ieri si parlava di Vendola. Per carità, può piacere e non piacere, ma non puoi decidere che politicamente non lo consideri solo perchè è omosessuale. Non lo accetto.
E non può nemmeno essere che ancora si parli di “sconvenienza” se una ragazza si sposa incinta (soprattutto se ha 30 anni).
”Alla fine, zia, se guardi bene, pure la Madonna si è sposata incinta”.
“Si, però, è stato lo Spirito Santo”.
“Ecco, pure, zocc... ehm, no, voglio dire... ma scusa, zia, ma secondo te, il papà della Madonna è andato a raccontarlo in giro che il “colpevole” non era Beppe ma l'angioletto?
“E Giuseppe? Aveva di che vantarsi con gli amici, che non era colpa sua?”
Zia ride e, forse, pensa che lavorare in una cooperativa di comunisti non mi fa tanto bene.

mercoledì 23 maggio 2012

Che TreMone


Questo è un post molto politically scorrect. Se non amate lo humor nero, il cinismo o siete persone fragili, impressionabili o leghisti, non leggete. 
Già il titolo non è che sia così correct... 

Qui la terra continua a tremare. Meno di Sabato ma continua. Nell'ultimo anno, a dire il vero, non ha mai smesso.
Il terremoto mi scuote dentro. Non lo do a vedere ma lo fa. E mi resta dentro un angoscia tremenda che si sposa con l'impotenza. E penso a Silver ed ai bambini e ai ragazzi della Comunità, che se succede di notte non riusciamo nemmeno a portarli giù in tempo. Ho bisogno di buttarlo fuori questo magone. Di solito, nello smagonarmi, divento un pelino irriverente. È più forte di me. Anche prolisso, divento.
Infatti, contrariamente al solito, ho scritto un post lunghissimo che parlava di Dio e di Padania. Così l'ho diviso e ne ho fatti due. Questo è quello sulla Padania. 

L'altro giorno mi era scappato qualche commento acido sul fatto che qualche verdognolo dicesse che il terremoto è la Padania che si sta staccando. Il discorso mi aveva fatto incazzare ed avevo finito per risultare irrispettoso nei confronti delle vittime del sisma.
Non me ne vogliate, non era intenzione.
È che non amo particolarmente il genere fantasy, non sono mai riuscito a finire il “Ritorno del Re”, per dire.
A proposito: avete mai notato che quelli che amano di più il fantasy e la fantascienza sono tutti matematici o comunque persone molto razionali?
Si vede che io, umanista volgare, ho già troppa irrazionalità nel mondo reale per potermi gustare quella dei libri o dei film. Mah!
Ma sto andando a campi..
La Padania, dicevo (beh, i campi non sono poi così fuori luogo)
Visto che si viaggia con la fantasia, che si viaggi, perdio.
Per me la Padania merita la stessa dignità storica e geopolitica della Terra di mezzo (o di Mordor). Non è mai esistita! Non esiste nei libri e non sopporto che venga citata come una sacra verità in modo così ignorante.
Mi fa anche un po' di tristezza, da appassionato di ciclismo, che sui Pirenei, durante il Tour de France, sventoli la bandiera Basca (tutta un'altra storia, diciamolo) e qui da noi garrisca il Sole delle Alpi. Che triste emulazione, che pena. Non basta ai francesi avere il cinema in gran forma?
Ma torniamo al terromoto leon che stacca el teron!
Come si potrebbe staccare la Padania?
  1. Direttamente dal Po in giù, come vagheggiava la Liga Veneta prima di confluire nella Lega Nord?
  2. Ci teniamo l'Emilia? I tortellini di importazione costano cari. Va ben che, volendo, ce li compriamo a Valeggio, ma poi come facciamo con il ragù, le lasagne ed il pesto? A proposito: Genova, la teniamo o no?
  3. Facciamo una linea tratteggiata tutto attorno alle alpi e poi giù, fino al Po. Il Creatore, con il suo divin punteruolo, la segue, come quando da piccoli si punteggiava, all'asilo. E la Padania si stacca a mo' di zattera e potrebbe andare serenamente alla deriva.
La tre mi piace.
Pensateci. Basterebbe che ci si premurasse di far salire, rigorosamente a coppie, tutti i leghisti, i razzisti, gli omofobi e anche stronzi non meglio definiti (e definibili).
Mica dovrebbe andare a fondo, per carità. Lì potrebbero farsi la loro politica, approfondire e coltivare lo studio sui Celti, peraltro grandi navigatori (me lo sono inventato ora, chissà se è vero).
E l'Italia? Potrebbe ancora chiamarsi Italia? Ci troveremo senza Alpi, però ci rimangono gli Appennini. Non è la stessa cosa, è vero, ma non ci sarebbe nemmeno la pianura Padana ("posti più piatti di me", ama dire Silver).
Però ci guadagnamo un golfo meraviglioso che da un versante è tutto pini della Carinzia e dall'altra è colline tosco-emiliane.
Mamma, prendo la barca, vado a Insbruck. Socce!”

Questo post, nel mio piccolo, lo dedico alle vittime e alle loro famiglie. Ridere di chi scherza sul terromoto, non significa ridere del terremoto. Prendersi gioco di chi banalizza una tragedia a scopi politici è l'unica forma di giustizia che in questo momento sono in grado di esercitare. 

lunedì 21 maggio 2012

Tutorial Unplugged - Al Matrimonio con i Bimbi


Ritorna, nonostante non sia stata nemmeno minimamente richiesta, la rubrica dei consigli sconnessi ai genitori disperati.
L'ho pensata proprio contestualmente al matrimonio di mia sorella tra una suonata e l'altra, un bicchiere di vino e l'altro e una domenica passata a mangiare gli avanzi del buffet pre-matrimoniale offerto dai miei che, volendo, poteva sfamare il triplo delle persone.

Va ben, ma torniamo a noi;
Capita nella vita di essere invitati a nozze. Non so perchè la saggezza popolare associ al concetto dell'invito a nozze una cosa positiva; di certo l'ha fatto prima di avere figli.
Se avete tre figli piccoli e ricevete un invito ad un matrimonio vi si apre un ampio ventaglio di scelte; vado ad elencarle in ordine di opportunità e buon senso (lascio a voi decidere se l'ordine sia crescente o decrescente)

  1. Declinate l'invito adducendo una scusa qualsiasi. La migliore è sempre un figlio malato: porta un po' sfiga, ma è decisamente verosimile e, udite udite, aumenta in credibilità proporzionalmente al numero di bambini.

  2. Sub-appaltate la cura dei figli a qualche anima caritatevole e andate da soli alla cerimonia. Funzionare funziona; dovete però essere bravi nel riferire le frasi di rito:”Cosa vuoi, così piccoli si stancherebbero”. Ha il grosso limite che delude le aspettative di chi vuole vedere i bambini. È difficile da attuare se il matrimonio è di parenti stretti (Soprattutto se i nonni-babysitter sono a loro volta invitati).
    Necessita di una certa rimozione del senso di colpa. 

  3. Nel caso non possiate proprio fare meno di portarli, presupponendo a quel punto che si tratti del matrimonio di vostra sorella (appunto), seguite le seguenti istruzioni:
      - assicuratevi che tutti e quattro i nonni siano invitati
      - corrompete gli sposi affinchè investano su una valida figura di animatrice per bimbi (al limite pagatela voi): quella di sabato è stata splendida, si è sciroppata una decina di frugoletti per svariate ore. Non ci hanno guadagnato solo i genitori, anche i bimbi.
      - se la serata è danzante/suonante e ci tenete a restare, assicuratevi che qualcuno possa portare a casa i pargoletti piccoli e dia loro rifugio per la notte. 
      - mettete in conto che rimarrete molto poco tempo seduti

Da non fare assolutamente mai è andare e restare tipo solo per i primi piatti. Risulterete inutilmente ansiosi e poco adeguati.
Se gli sposi vogliono che i bimbi portino le fedi all'altare lavorate sulle loro aspettative. I bimbi sono dei tirapacchi incredibili e non sempre si riesce a far loro cambiare idea. Maria ad esempi ha passato il sabato mattina dicendo che non era vero che si sposava la zia (poi è andato tutto bene).
In ogni caso non disperate: le convivenze stanno rapidamente superando i matrimoni.

p.s. Proprio non mi riesce di parlare di terremoto e attentati, proprio no. Oggi mi veniva di buttarla in ridere, alla faccia della terra che trema (e qui è quasi un anno che la sentiamo) e dei coglioni bombaroli.

venerdì 18 maggio 2012

Taboo


Sto invecchiando.
Ci sono parecchi segnali che lo evidenziano.
Le striature dorate della barba, ad esempio, unica testimonianza della mia biondezza infantile, stanno diventando argentee.
Le rughette d'espressione ai lati degli occhi, fedeli compagne di viaggio che da sempre mi fanno attribuire più anni di quelli che ho, stanno diventando dei solchi nel cuoio, sempre più affaticate nell'esercizio di rientrare dopo un sorriso.
Ma l'aspetto che più di tutti denunzia la mia vetustità (oltre al linguaggio aulico in stile ottocentesco) è la fissità su alcuni aspetti della vita sui quali sono sempre meno disponibile a trattare.
In poche parole, sto diventano un rompicoglioni.
Ad esempio non sopporto che si pronunci la parola “vissuti”. “Ho un vissuto rispetto al fatto che mi hai detto quella cosa”, “Bisogna elaborare il vissuto sulle decisioni prese”...
Al lavoro ne abusavamo. Poi, con un esercizio misto tra l'abuso di potere e la prepotenza giustificata con un titolo di studio, ho proibito di usarla in mia presenza. Stessa sorte per la locuzione “ad esempio oggi/ieri/prima”. Mi fa incazzare. Se lavori in favore di una persona devi avere in mano tutto, non l'ultimo quarto d'ora. Così quando ci parliamo, al lavoro, sembra di giocare a Tabo: tutti a fare dei giri di parole assurdi per dire le cose. La parte sadica che è in me se ne compiace in modo smodato. 
Ora ho un nuovo bersaglio: le persone che dicono “non è mia competenza” oppure “io ho evidenziato il problema, il mio dovere l'ho fatto”.
Mi fa schiumare di rabbia; quasi sempre serve a giustificare uno scarico di responsabilità, un menefreghismo rispetto agli altri. 
Non lo sopporto. 
So di suonare saccente ed antipatico ma è proprio più forte di me.
Io mi sto educando a non sollevare problemi ma a risolverli. Non ci riesco quasi mai, ad onor del vero, però almeno cerco di essere davvero sicuro di aver provato a fare tutto quello che si poteva. L'autostima non decolla, questo è sicuro. 
Ma almeno, alla sera, non mi vergogno di guardare in faccia i miei figli.
Se vi va, partecipate al gioco: ditemi quali sono le vostre parole taboo

martedì 15 maggio 2012

Oh Pieraldo portaci in Europa


Sono sempre stato un appassionato del “Che fine avrà fatto?”. Ci passo i pomeriggi, se mi ci metto.
L'ultima volta che sono stato malato ho scoperto che David Knopfler ora suona la tastiera. E che la cantante dei Roxette ha avuto gravissimi problemi di salute tanto da non poter più cantare.
È un hobby del cazzo, me ne rendo conto. Ci sono i margini per farmi togliere i figli, si. 
Beh! Qualche notte di sonno filato non farebbe male, in ogni caso. 



“Pieraldo portaci in Europa”.
Così cantavano i Vigilantes, gli ultras più sfegatati, negli anni novanta.
Dicevano che era il Berlusconi biancorosso.
La squadra era forte, tonica. Aveva vinto con tutti, quell'anno: Inter, Milan, Juve. Poi, purtroppo, aveva perso con le provinciali ed era finita a centro classifica.
Era arrivata in finale con il Napoli in Coppa Italia, però. E aveva vinto.

Ma noi veneti non siamo a nostro agio con la vittoria; non ci appartiene. Preferiamo sognare e perdere, per continuare a sentirci delle cenerentole senza zucche da trasformare in carrozze.
Infatti, il giorno dopo il trionfo del Menti, invece di sfanculare con ironia Napoli ed il buon Carlo Nesti che in modo abbastanza evidente aveva condotto la diretta Rai in modo palesemente filo-partenopeo, tutti a lamentarsi di come, ancora una volta, i servi di Roma ladrona fossero tutti pro-terrone.
Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo a parti invertite. Forse si sarebbero prodotti in qualche perla; come quella volta che, in risposta ai cori razzisti veronesi, esibirono uno striscione memorabile: “Giulietta 'na zoccola”. Direi che sono decisamente più avanti.
In Europa comunque Pieraldo ci ha portati davvero: Coppa delle Coppe, fermati in semifinale dal Chelsea di Vialli e Zola. Che nervi, vittoria in casa, in vantaggio a Londra e tre, dico tre, gol in contropiede nell'ultima mezz'ora. Fine.
E lì si, che ti senti a tuo agio. Puoi prendertela con tutti: con l'arbitro, con l'allenatore, con l'attaccante che non segna, con Pieraldo, che nel frattempo ha fallito e venduto la società.

Sabato prossimo si sposa mia sorella e mi serve un abito. Vado in un outlet qui vicino e mi trovo Pieraldo che mi prende le misure e mi veste. Buona merce a costi decenti. 
Mi ha fatto un po' effetto: un mito della mia giovinezza che valuta le dimensioni del mio cavallo. 
Non credo faccia la fame, anzi; la gente così cade sempre in piedi, di solito sui cadaveri dei dipendenti. Tocca lavorare, però. È già qualcosa.
Almeno in questo non somiglia a Berlusconi

giovedì 10 maggio 2012

Robe da non credere - Stratobabbo su Radio Capital


in veneto si direbbe “Robe gnanca da credere” 
 
Ieri pomeriggio torno da Correggio, dove ero andato a discutere con Ligabue il contratto con il quale vuole legarmi a sé per le prossime 6 turnè; si lo so: il Liga è un brav'uomo ma non è il massimo come musicista, però, con tre figli da sfamare, l'occasione è ghiotta e...
Driiinnnn!!!
Sveglia Gae.
Ah, sì, dicevo, ero a Correggio per il Festival Internazionale delle abilità differenti al quale partecipava il gruppo teatrale della cooperativa dove lavoro, apro la posta e ta dan! C'è una mail di Chiara, la solita Chiara dell'intervista di Genitori Crescono.
“Radio Capital vuole il tuo numero per un'intervista, sei già svenuto?”
Va ben, ci penserò, vado al parco con i piccoli, visto che c'è il sole.
Solito tran tran fino alla sera...
Dopo cena riapro la posta: Silvia di “Ladies & Capital”: “le interessa l'intervista domani? Mi faccia sapere”
Domani???
Ma non sono nemmeno andato dal barbiere! E poi che cosa dico?
Va ben! Cioè, mi interessa, non sono mica scemo.
In sostanza, se stamane stavate ascoltando quella trasmissione e, ad un certo punto, avete sentito questa vociona bassa con un forte accento veneto, ebbene ero io.
Dopo scarico il podcast, lo masterizzo e lo tengo per quando la ciruma sarà grande:”Sentite che figure di merda faceva il papà a causa vostra”.
Lo linko anche qui, per gli autolesionisti.
Certo che due interviste in quindici giorni ad uno come me è davvero troppo. Dove sta andando il mondo?
E se avessero ragione i Maya?

martedì 8 maggio 2012

Flashback - Auguri Marichan

Sabato Marichan ha fatto tre anni.
La mia piccola, meravigliosa, pucciosa, dolcissima primogenita ha già tre anni. Marichan è la bambina più bella del mondo. Lo dicono tutti, mica solo io. Ha due occhi che sono due perle nere che più nere non si può




Per la strada la gente ci ferma per guardarla meglio, e tutti a dirci quant'è bella. (Silver dice che forse la gente si chiede come sia possibile una tale bellezza da due rutti come i genitori, ma questa è un'altra storia).

Quando è nata me lo ricordo ancora;
avevamo passato il primo maggio in reparto, prima per una visita dopo, poi la sera, dopo che il ginecologo le aveva fatto bere l'olio di ricino, ed erano partite le contrazioni. Niente.
Il 5 maggio c'era l'induzione del parto. Al mattino di buon ora ho accompagnato Silver in ospedale. Poi mi hanno cacciato. La prima di una lunga serie di vessazioni femministe tipiche del reparto di ostetricia. Potrebbero volerci anche tre giorni, mi dissero.
Tornai a casa; quel giorno al lavoro non mi aspettavano, tanto valeva recuperare un po' di sonno. Per evitare rotture di maroni ho chiamato tutto il parentado che sapeva dell'inizio delle "operazioni di atterraggio" per farli stare tranquilli. Naturalmente non ho chiuso occhio. Mi sono fatto un panino e sono andato in ufficio. Nemmeno il tempo di accendere il computer.... DRIIIINNNN!
"Sono io, sono in travaglio" clic.
I quindici chilometri che mi separavano dall'ospedale li ho coperti credo in un tempo impossibile. Ho parcheggiato la vespa praticamente in sala parto.
Poi per un paio d'ore tutto tranquillo. Silver che non produce un suono, solo una smorfia durante le contrazioni più forti...
Poi, ad un certo punto, l'ostetrica nota che il battito di Maria si è abbassato... Inizia una scena da incubo: infermiere ed ostetriche che corrono, medici che chiamano altri medici, chiamate la Marisa. Arriva la Marisa, un'otetrica palestrata con tanto di tatoo sull'avanbraccio che si è posiziona sopra a Silver nel tentativo si fare uscire Mary come la crema da un bignè troppo guarnito.
Senza accorgermente sono vicino alla porta. Mi dicono di uscire, cesareo d'urgenza.
Non credo serva parlare del dopo, dell'attesa. Ricordo il piccolo acquario con i pescetti azzurri della sala d'attesa, e il pittore che dava il bianco alle scale di emergenza.
Escono due ostetriche con Maria in un'altra vaschetta, simile all'acquario di prima. Sono le 16,30.
Aspetto un'ora prima di poterla prendere in braccio. Ha delle rughette sulla fronte... è identica al mio papà. Gli occhi, nella loro immaturità, sono già scrutatori del mondo. "Sono papà, non permetterò che ti succeda nulla di male", citando stupidamente, senza pensarci, il pesce Marlin.
Ha ingerito il meconio, nella sofferenza perinatale, ma ora sta bene.
Anche Silver ha avuto qualche complicazione, dovrà tenersi il catetare per una decina di giorni. Da donna di spirito si lega la sacca sulla coscia, la copre con la gonna e fa tutto come se nulla fosse, sembra una Lara Croft in convalescenza.
È nata mangiando merda, la piccola Marichan, che ha capito subito che vita la aspetta.
Io ho sempre detto che essere suo padre è una grande responsabilità. Mi ha trasmesso da subito la sensazione di essere destinata a qualcosa di più grande di me. Se è vero, spero di esserne all'altezza.

giovedì 3 maggio 2012

Oh, Gino! Rauss!!!


Si dovrebbe fare più spesso. Lo dico spersonalizzandolo dalla mia persona e anche da quella di Silver (sarebbe seccante spersonalizzarlo solo da uno dei due).
Lo dico cercando di non usare parole troppo esplicite perchè, in alternativa, iniziano a capitarmi per il blog degli arrapati in cerca di chissà quelle schifezze. 

Io ho avuto un'educazione cattolica che lèvate. 
Da piccolo persino “Drive in” era considerato troppo osee. Però l'ho elaborata bene, eh? Giuro.
In generale però se si fanno troppi riferimenti al sesso mi imbarazzo.
Però questo è il centesimo post, bisognerà pure in 100 post parlare di sesso almeno una volta, o no?

Vi sottopongo un'analisi socio-storico-culturale.
Come facevano i nostri padri a non concepire?
Non meniamocela, dai.
Facciamo uno più uno: quanto spesso lo fa la media delle coppie?
Dai, non fate gli sbrasoni, mettiamo una volta al mese (mi tengo largo che non si sa mai).
Potenzialmente una coppia in età fertile potrebbe avere un figlio all'anno dai 25 ai 40 (volendo si può iniziare prima ma facciamo finta di no). Quanto fa? 15? Va ben, dai, mettiamo dieci.
Ora, quanti amici o colleghi avete che hanno 10 fratelli?
E nella generazione precedente? Quanti dei vostri amici o conoscenti hanno 9 -10 zii per parte?
La questione può sembrare di lana caprina (la pecorina si sa, è molto più ambita) ma qui in Veneto la questione è scottante. Qui si è bigotti dentro, io per primo... Vicenza la chiamavano la Canonica d'Italia (o la sagrestia, ora non ricordo bene).
Parlare di contraccezione è tabù.
E allora come facevano?
Metodi naturali... si, banane.
Dai, diciamolo, qual'è l'unico, il solo metodo catto-rispettoso, natural-biologico, clerico-ammesso che siamo certi, sicuri, monolitici del fatto che funzioni?
Ci arrivate? Si che ci arrivate... quello, dai

L'astinenza. 

Son soddisfazioni, vero? 

Facendo uno più più uno si evince che il modello attuale prevede tre possibilità:
  1. Si preferisce che le persone non trombino piuttosto che usino un preservativo (o altri metodi)
  2. Si preferisce che le persone usino il preservativo(o altri metodi), però non lo possono dire a nessuno
  3. Si mette il distributore di preservativi proprio lì, nella farmacia di fianco alla chiesa in cui andavi da bambino, così che tu, fornicatore immondo, mentre conti le monetine di notte perchè nessuno se ne accorga e cerchi sul display il numero del tuo peccato da digitare tu, peccatore impenitente, sai che il Crocifisso ha gli occhi puntati su di te. 

    (se volete, votate. Sennò commentate. Oppure mandatemici... ci andrò)