giovedì 19 aprile 2012

The Avus Trilogy - Uomini che amano le nonne

Avevo in mente un post sui nonni. Poi mi è arrivato il suggerimento di parlare di mia nonna ed ho pensato ad una trilogia. Avendo idee per due pezzi ma dovendo farne tre, uno farà cagare. D'altro canto ogni trilogia che si rispetti ha un capitolo minore.
A parte la prima "Star Wars", forse.
Lucas, per rimediare, ne ha fatta una seconda con ben due cagate ristabilendo così l'equilibrio nella forza.
Ma torniamo a noi... Oggi parlo delle mie nonne: Rosa e Pasqua. I nomi sono veri. Entrambe non ci sono più, non qui, almeno.

Nonapasqua (che per noi era una parola sola) è ancora oggi la persona più discreta che abbia mai conosciuto. Quando andavo a trovarla non serviva togliersi la giacca: non ci avrebbe mai chiesto di fermarci a pranzo. L'unica volta che è passata da noi, portata da zia, è stata tutto il tempo in piedi, sulla porta. Non voleva disturbare.
Aveva perso quattro figli La Pasqua. Le malelingue dicevano che li faceva nascere deboli e morivano piccoli. Il quarto a quattro anni ha bevuto per errore il veleno per i topi. L'ho capito da grande che il suo non volerci tenere a casa sua era paura; paura che ci capitasse qualcosa di brutto, che ci fossero altri fantasmi a turbare le sue notti.
Poi la rivincita con la sorte. Due gravidanze buone e un'ultima, la settima, gemellare. Mamma era piccolina ed era dicembre. Non ce la farà, dicevano le comari del paesino. Invece la Pasqua l'ha messa in una scatola da scarpe foderata di ovata e mi piace pensarla curva a sussurrare alla piccola: "Facciamogli vedere noi".
Se oggi leggete queste righe è anche merito suo.
Ha fatto un ictus ed è sopravvissuta un bel po'. È morta un mese prima del matrimonio di mio fratello, preoccupata, credo, di disturbare la festa dei suoi cari nipoti.
Nonarosa (che per noi era una parola sola) era alta, severa. Non ricordo di averla mai vista ridere. Penso che da giovane fosse stata molto bella, metà per l'altezza (come da saggezza popolare), metà per quegli occhi azzurri che hanno lasciato una traccia in ogni famiglia che da lei è discesa. (un esempio)
Era decisa, forte, ferma. Viveva con noi, mi ha praticamente cresciuto lei. Il menù era fisso: lunedì pasta, martedì zuppa di verdura e così via. L'acqua si metteva a bollire quando tramontava il sole. La pasta scuoceva almeno mezz'ora; "nona, ghe xè scrito sete minuti" "Ah! No i capisse gnente, quei lì"
Poi sono cresciuto e mi ha colpito come questa durezza fosse una maschera per difendersi dal mondo che girava sempre più veloce, da non starci dietro.
"No i te porta mia so 'a bruta strada, al liceo, vero?"
"No sta preocceparte nona".
E allora, impercettibilmente, sorrideva.

37 commenti:

  1. Ecco mi hai fatto uscire la lacrimuccia... Anche io sono cresciuta con mia nonna... che generazione di grandi donne :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, mi sono commosso anch'io a scriverla, ti dico la verità

      Elimina
  2. Che bei ricordi delle tue nonne! Mia nonna è ancora viva (in realtà entrambe, ma con una non ho rapporti da 15 anni e va ben così), mentre il nonno non c'è più. Ma i migliori ricordi che ho della mia infanzia sono legati a loro, e quando vado a trovarla ci piace ricordarli, e parlare del nonno, che era straordinario. I nonni sono le persone migliori che le persone ricordano, ed un motivo c'è

    RispondiElimina
  3. la saggezza dei nonni è intramontabile.

    RispondiElimina
  4. Ah, le nonne.
    Gran post, Gae. Mi hai fatto tornare in mente le mie quasi più di quanto non facciano normalmente.

    RispondiElimina
  5. Che bello questo post! E che occhi azzurri... :-)

    RispondiElimina
  6. che belle le tue nonne.... mannaggia a te mi hai fatto ricordare la mia (quella che ho veramente vissuto perchè l'altra è morta quando ero piccola ed era in un'altra regione...) le avevo fatto un video in cui le dicevo: nonna.. eh ridi un poco! e lei mi rispose: ho perduto la risata... (da quando morì suo figlio per un errore medico). Da allora è sempre stata triste e con la faccia corrucciata.
    Ai nostri figli bisogna sempre parlare dei loro bisnonni... Maya ormai mi chiede sempre storie sui nonni che sono in cielo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Maria, se le racconto storie del passato chiede sempre: "e io do'ero? A casa da sola?"

      Elimina
  7. Che bei ricordi e che bel modo di scriverli. Arrivo qui da Barbara, i post sui nonni mi piacciono tanto forse perchè io non ne ho praticamente avuti, non avere un passato tramandato talvolta mi è pesato. Ma mi piace pensare che le mie nonne sarebbero state come la tua Rosa, mi avrebbero parlato con lo stesso accento dialettale vista la provenienza di entrambe. Sono felice che per mio figlio sarà diverso, ha 4 nonni vicini e presenti e spero porti sempre con sè i pezzi di questo miscuglio di generazioni.

    RispondiElimina
  8. Nella seconda ho intravisto, seppur lontanamente, la mia nonna paterna. Che mi ha naturalmente ispirato un personaggio romanzesco, di cui forse presto sentirete parlare... :-))))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bello. Un romanzo se lo meriterebbero tutti e quattro i miei nonni.

      Elimina
  9. Che meraviglia i nonni. Il mio paterno a 23 anni era laureato in medicina e veniva spedito a fare il chirurgo di guerra in Eritrea in quella assurda guerra di conquista. Ha passato la vita a curare gli altri - la propria familgia quasi no - e a studiare. Sua moglie era laureata in lingue e insegnava italiano in Germania sotto il nazismo. Mi diceva che Dresda era la città più bella del mondo e aveva una collezione di abiti da sera stupendi. Si faceva una bella vita evidentemente.
    Però sono cresciuta con gli altri nonni, quelli materni. La mia nonna c'è e tutte le volte che mi vede se le chiedono quanti figli ho, dal suo alzheimer regolarmente profeta: tre. Mio nonno ha mancato di un mese il suo 60esimo di nozze per un maledetto femore rotto e faceva l'operaio alla Pirelli, emigrato solo a milano a 16 anni. Era un giocherellone ed era ossessionato dal fatto di non aver avuto un'istruzione, per cui leggeva tutto il corriere della sera tutti i giorni e rileggeva ossessivamente i promessi sposi dicendo che è il libro più bello al mondo.Si gustava la vita, senza dubbio sapeva farlo. Peccato non avergli potuto mostrare i suoi bisnipoti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avevi già i nonnu laureati... che strano che mi fa. io cito Guccini: "Chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato".

      Elimina
    2. Da quel lato anche i bisnonni. Non ricchi ma certamente privilegiati. Avevano una dedizione e un rispetto della cultura che non ho mai più visto da messuna parte. Un pochino me l'hanno passato.

      Elimina
  10. sono sconvolta da nonnaPasqua e dalla scatola da scarpe!....mia nonna ha avuto mia zia di sei mesi e mezzo e la nutriva con un cucchiaino...già così piccoli sembrano un miracolo adesso, allora lo erano sul serio!
    Da nonnaRosa vorrei imparare l'arte del menù fisso, ma non avrò mai la fermezza necessaria.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si resistevano solo i più forti. Infatti mio padre dice sempre che difficilmente resterà vedovo ;)

      Elimina
  11. Grazie.
    queste due storie mi toccano il cuore.
    Quanto dolore in una sola vita, quanta sofferenza e quanta gioia in una vita come quella di Nonapasqua. Quanti fili che collegano storie che portano qui te a parlarne :)

    E Nonarosa con la corazza e il menù fisso mi assomiglia, anche se io per ora il menù non ce l'ho.

    Non importa se gli altri due post faranno cagare, per me hai già dato. :)

    RispondiElimina
  12. Ho seguito il link di Barbara MFC e vi ringrazio entrambi, devo molto anch'io alle mie nonne

    RispondiElimina
  13. non posso aggiungere altro se non il mio piacere di aver letto queste bellissime parole su due magnifiche nonne
    grazie

    RispondiElimina
  14. si vabbè ma quegli occhi.......

    RispondiElimina
  15. Forse il post più toccante che ho letto qui da te. Oh, non che gli altri siano da meno.
    P.S.
    Occhi azzurri e pure a mandorla. Possiamo presentargli la Purulla? :)

    RispondiElimina
  16. uh anch'io di dicembre e piccolina e avevano garantito che non sarei vissuta. TIE'.
    Bellissimo post
    ps. non sono grassa!

    RispondiElimina
  17. I nonni sono un patrimonio dell'umanità!
    Prima o poi parlerò anch'io dei miei nonnini...magari di nonno Vittorio che ha 98 anni e manda sms con il suo cellulare (non sto scherzano, lo giuro sollenemente).

    Quando vuoi passa da me per un premio: http://unamammaconlatoga.blogspot.it/2012/04/un-altro-premio-per-mee-per-voi.html

    RispondiElimina
  18. ciao, sono capitata qui grazie a Mafalda e al suo blog...è divertente leggere delle tue nonne...io ne ho persa una lo scorso anno...è bello avere ricordi con i propri nonni...anche la mia era veneta e mi chiedeva se i miei amici mi avrebbero portata sulla cattiva strada...sarà una paura "geografica"??? a presto, Valentina.

    RispondiElimina
  19. Pure io ho un premio per te! =)
    http://peggylyu.blogspot.it/2012/04/peggy-lyu-ed-il-suo-nuovo-premio.html

    RispondiElimina

Scrivi quello che vuoi, in questo blog non si censura un ca##@