martedì 18 settembre 2012

Scampoli...

In questo post uso dei nomi di fantasia ma me possino cecà se i fatti non sono veri.

La settimana scorsa si parlava di andare a scuola ed io proponevo delle idee romantiche su come sarebbe bello recuperare alcune belle abitudini di una volta.
Sapete che non sono un paladino del “si stava meglio quando si stava peggio” anzi... la storia di oggi vorrebbe confermare proprio questo. O forse no.
Alle elementari uno dei miei migliori amici era Bepi.
Bepi viveva in una casa in mezzo ai campi, un paio di chilometri fuori dal paese (che già non è che fosse sta metropoli). Un posto meraviglioso si direbbe ora. In tanta mona*, si diceva all'epoca.
Assieme ad altri ragazzi che abitavano lungo la stessa strada Bepi partiva tutte le mattine in bici, anche quando pioveva, a volte, e veniva a scuola da solo.
Per arrivare in paese doveva farsi almeno un chilometro di strada non illuminata, con il ciglio cedevole (così recitavano i cartelli) e talmente stretta che due macchine, incrociandosi, avrebbero dovuto rallentare per evitare di incocciare gli specchietti.
C'erano fossi alti parte per parte. I furgoncini ed i camion non potevano passare ma non era raro che Bepi arrivasse a scuola bagnato o sporco perchè qualche deficiente con il furgoncino decideva di accorciare il viaggio mandando lui ed i compagni di viaggio a farsi una nuotata assieme ai sorse**
Quando andavamo a trovarlo in bici, per tornare a casa, la mamma gli diceva:”Giuseppe accompagna a casa tu i tuoi amici che loro non sono pratici della strada” (dei bambini di otto anni con un babysitter coetaneo)
Bepi aveva un vicino che era una specie di eremita pazzo. Tagliava l'erba con la falce, nudo, con solo le pudenda coperte da un sacco di mangime per le galline. Se il pallone finiva nel suo campo, solo Bepi poteva andarlo a riprendere. Sennò ti lanciava dietro il forcone.
Bepi non era bravo a scuola. Faceva un sacco di errori. Probabilmente ora direbbero che era dislessico. Ma la nostra vecchia maestra Maria, siciliana doc, non ha mai fatto pesare questa cosa a nessuno. Bepi sapeva un sacco di altre cose: quando vanno in calore i conigli, dove le rane andavano a deporre le uova, quanto tempo ci mette una mucca a partorire, quando è ora di tagliare il grano. E lo sapeva anche se i suoi non erano contadini. La maestra gli chiedeva di portare a scuola queste cose e Bepi non era lo sfigato dislessico, era un fico.
Bepi non aveva il papà e nemmeno il telefono. Per andare a giocare a casa sua ci si metteva d'accordo alla mattina e le mamme si fidavano. Una volta ho detto a mia mamma che ero d'accordo con Bepi di andare a casa sua e lei mi ci ha portato, anche se non era vero. Lui ha retto il gioco e ci siamo divertiti un sacco.
I giochi erano incredibili: andare lontano in mezzo i campi, fino alla recinzione dell'autostrada e poi attraversarla da sotto, dentro al tupo di scolo dell'acqua.
Catturare le rane, lanciarle forte contro il muro di casa. Vinceva chi faceva la macchia più grande.
Una volta abbiamo preso delle trote e le abbiamo messe nella vasca (el lavandaro) che c'era sull'aia di casa. Poi Bepi è uscito con una prolunga elettrica con i fili spellati e l'ha gettata nell'acqua. È partita una specie di bomba. Le trote galleggiavano a pancia all'aria. Bepi fortunatamente si è alzato.
Qualche settimana fa ci siamo reincontrati dopo tantissimo tempo. Ero in bici con i piccoli nella zona di casa sua e lui era a spasso con il suo bambino ed il cane. Ha sistemato la casa dei genitori ed è tornato a vivere lì, con la famiglia. “Chi era quel bel ragazzo?” mi ha chiesto Silver dopo che ci eravamo salutati. “Quello è Bepi” ed è ancora un fico. 

* in tanta mona: (dialettale) luogo lontano e difficilmente raggiungibile.
** Sorse: (ricordate che la seconda s si pronuncia come quella di josè): sorci, pantegane.   

50 commenti:

  1. Affascinante, questo racconto.
    Un pò come alcuni ricordi che ti restano dentro, o personaggi sempre inesorabilmente fichi. ;)

    RispondiElimina
  2. Ce l'avevo anch'io un Bepi alle medie. E mi sono chiesta ogni tanto che fine abbia fatto, ma purtroppo non mi è mai capitato di incontrarlo di nuovo. Inutile dire che su facebook non c'è.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Invece il mio Bepi su Facebook c'è, a differenza di tanti coetanei bravi a scuola che non saprebbero neppure accendere un pc

      Elimina
  3. Adoro questi racconti "di pancia" e "di cuore".
    Non dispiacerebbe una foto del fico ;D!
    Ehm... in relazione alla traduzione di "in tanta mona": ho un'amica sarda alla quale è sfuggito (o forse non glielo avevo spiegato troppo bene io!) il piccolo particolare che non è il caso di usare l'eufemismo con il mignolino alzato ad una cena tra colleghi :D! Ahahahah!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti io non so cosa significhi.
      Foto del fico not available

      Elimina
  4. Davvero figo ecco. E che bello che vi siate rincontrati!!!
    baci sandra frollini

    RispondiElimina
  5. anche mio marito mi ha raccontato delle cose terribili che faceva con suo cugino alle rane quando era piccolo.....direi che Bepi è stato molto fortunato ad avere una maestra che ha saputo capirlo e che ha valorizzato la sua diversità, vedendola non come un problema, ma come un'opportunità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, una grande maestra. Attenta ad insegnare a tutti e non a cercare diagnosi per giustificare le proprie inadeguatezze.

      Elimina
  6. I tuoi racconti d'infanzia sono sempre bellissimi! Però povere rane...

    RispondiElimina
  7. Bello 'sto post.
    Però te possino cecà anche se scrivi ancora così piccolo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mica lo so, perchè è scritto piccolo... spero di averlo sistemato.

      Elimina
  8. Bepi non é dislessico ma un fico...concordo. Strato babbo invece ha fatto un erroraccio...ma é fico pure lui.

    RispondiElimina
  9. Ma codesto Bepi, si pole conosce?? Fermoposta LaPellona :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh Eh, sposato con figlio (moglie infermiera, però. Può essere che il genere sanitario gli piaccia... ti faccio sapere) ;)

      Elimina
    2. Eventualmente pure il genere hobuttatoviaunalaurea può andar bene?
      Certo che tra trote e rane -gente- mi fate star male, santa genoveffa.

      Susibita

      Elimina
    3. Beh! Ma in che senso buttata via? In ogni caso credo che vada bene, si!

      Elimina
    4. Mica lo devo sposare!

      Elimina
    5. No vabbhè, esagero sempre un po' in autocritica.
      E' che ho studiato una cosa e poi di mestiere mi son ritrova a fare altro.
      Ma lo giustifico dicendo che sono eclettica, che fa sempre figo.

      Susibita

      Elimina
    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    7. @ pellons: hai ragione pure tu...

      @ Susibita: sei in buona compagnia, da queste parti, allora.

      Elimina
  10. bambini crudelissimi!!!!!!!
    Però Bepi un personaggio...io non avevo compagni di scuola così..probabilmente non avrebbero saputo distinguere una trota da una rana..

    RispondiElimina
  11. * le parole con l'asterisco sono quelle che capisco meglio, perchè di uso ancora corrente...;-)))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero? Soprattutto la prima è alla base del vocabolario veneto :)

      Elimina
  12. Mio nonno diceva che una volta i bambini erano più grandi. Io lì per lì credevo fossero bambini giganti. Lui intendeva dire che dovevano affrontare molto presto situazioni da uomini e questo li faceva crescere. Questa tua storia conferma l'opinione di mio nonno. Grande Stratocaster, xo

    RispondiElimina
  13. Bepi mi sa che non era dislessico ... Diciamo che non gli interessava stare a scuola. Se usavi i soprannomi che si usavano alle elementare ( a quei tempi) i tuoi amici di avventure sarebbero rimasti anonimi ugualmente mi sa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che chi conosce i personaggi non può non capire. Però ho preferito comunque mettere l'anonimato. Non volevo che "Bepi" si trovasse le orde di turiste adoranti.

      Elimina
    2. Questo forse è quello che manca ai nostri figli oggi: le corse su prati infiniti, vere avventure senza la supervisione (controllo?) dei genitori, invece dei parchetti recintati e i giochi omologati CE...mio figlio è ancora piccolo e non lo perdo d'occhio un momento, non so se quando andrà alle elementari sarò così fiduciosa da fargli vivere il gioco come vera scoperta da fare in autonomia, senza l'ombrello onnipresente dei genitori...ma mi piacerebbe tanto!!

      Elimina
    3. La settimana scorsa una docente universitaria di filosofia (a Zurigo, mica pizza e fichi) ha detto che ciò che manca ai ragazzi è lo spazio non strutturato, la piazza, da riempire con la fantasia. ;)

      Elimina
  14. Bello questo racconto davvero. Mi fa venire in mente quando andavamo al fiume con la bicicletta e ce ne stavamo lì da sole..adesso non so se permetterei ai miei figli di farlo...altri tempi, purtroppo (oddio...comincio a parlare come mia madre!!!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, anche io a volte mi riconosco più vecchio. Ma resisto! ;)

      Elimina
  15. Mi è sembrato di rileggere "Io non ho paura"! Sai che invidio la tua infanzia? Ma povere rane :( il mio amichetto strappava le zampine ai coleotteri e non si poteva guardare!

    RispondiElimina
  16. Ho sempre trovato adorabili questi ricordi d'infanzia (e vedrai che scorpacciata, col mio prossimo romanzo... :D)
    Affascinantissima la figura del vicino eremita pazzo.
    E anche oggi ho imparato qualcosa: "in tanta mona" come corrispettivo del nostro "in culo ai lupi"... :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avrò il tuo romanzo. Dovessi cercarlo in tanta mona :)

      Elimina
  17. ti ho scoperto oggi e mi piace questa reminescenza di un passato che è comune anche a me perchè sono cresciuta in campagna e le modalità di incontro con i compagni per me erano più o meno le stesse. e poi mi piace che usi qualche parola in dialetto giusto per far capire il concetto. bel blog.
    ciao
    Eli

    RispondiElimina
  18. azzarola, per l'ennesima volta mi trovo a farti un complimento sul modo che hai di scrivere...credo che un tuo libro lo comprerei volentieri...

    RispondiElimina
  19. Ahhhh, ora capisco che quando ero bambina mio padre mi invitava a fare un viaggio in un luogo lontano lontano. Non capisco però cosa c'entrasse mia madre ......
    ;))))

    RispondiElimina

Scrivi quello che vuoi, in questo blog non si censura un ca##@