D'estate va di moda l'amarcord. In tv è tutto una replica. Perchè elevarsi con alti argomenti se si può volare grettamente bassi e scadere anche noi nel "Come eravamo, una volta era meglio?"
È finita la scuola. Quando diventi
genitore questa è una cosa che torna ad avere una certa rilevanza.
Prima, nel periodo che va diciamo dal tuo esame di maturità in poi,
è molto più importante il solstizio d'estate che la fine della
scuola.
Nel mio caso non siamo ancora a questo
tipo di problemi.
Ho le nipoti che hanno finito.
Ai miei tempi (dio quanto fa vecchio
dire ai miei tempi) la fine della scuola aveva un sapore agrodolce.
Il dolce era l'aspettativa. Leopardiana, quasi. Chissà quante cose
avrei fatto? Magari avrei baciato quella ragazza, magari conosciuta
in piscina, magari con quel costume tra il vedo e il non vedo...
magari!
Poi avrei suonato tanto la chitarra. Ho
giusto una cassetta, quelle a nastro, vergini proprio come me, che
ho riempito di canzoni registrate direttamente dalla radio. Tutte da ascoltare e da
imparare. Alcune introduzioni e assoli finali sono tagliate da quel
rottinculo del dj che ci parla sopra, ma statte zitto, deficiente.
Poi avrei letto tanto. Prima quelle
cose pallosissime consigliate dalla vecchia arpia di lettere. Poi i
libri belli. Risultato: “Il Gattopardo” faceva da tappo.
Bloccando tutte le letture successive. Diceva che l'importante era
leggere, la vecchia arpia. Ma allora dacci uno Stephen King d'annata,
dannata. (Che poi la vecchia era piuttosto brava e riconosceva a
Stephen King un certo valore letterario).
Invece nulla: ragazze no, chitarra no,
libri no.
Perchè?
Perchè mia madre aveva (ha) un laboratorio
artigianale.
Non si scappa al laboratorio
artigianale. A meno che non abbiate lo spirito sessantottino di
rivolta (ed io non ce l'ho, non ce lo avevo a tredici anni, almeno).
Federe, lenzuola, tovaglie. Quasi tutto
bianco. Ore al giorno.
La frase celebre di mamma era la
seguente: “Organizzatevi che dovete venire a fare le pattine” (le
pattine delle federe, non quelle per i piedi).
“Ok, mamma, veniamo dopo che abbiamo
finito i compiti”
“No, i compiti li fate dopo, venite
giù subito”.
E giù con la tagliacuci. Mio fratello
era un mito: riusciva a fare centinaia di pattine senza mai alzare il
piede dal pedale della macchina da cucira. Un paio le ha fatte fumare
fondendo il motore (regalandoci qualche ora di pallone in cortile).
Poi si stirava con il rullo, si
piegava, si impacchettava.
Poi c'era da “Portarghe le forete
alla mora”. La “Mora” era
una che aveva un altro laboratorio. Ci si caricava tutte queste borse
sul manubrio, sul portapacchi sullo zaino. E si partiva. Con
qualsiasi condizioni di tempo. Giuro.
Ricordo
un viaggio (circa quattro chilometri, eh? Mica lo Stelvio) con la
pioggia. Io con la bici rossa, mio fratello con quella arancione da
cross. Tutti e due avvolti da un k-way della Sector regalo dello zio
orologiaio. “No limits” non era ancora un loro slogan, era già
il nostro.
Bei ricordi! Un caro saluto. Nora*
RispondiEliminaCiao e piacere di conoscerti sono mamma di due gemelle di tre anni e mezzo e anche per me l'asilo e la sua fine o per lo meno fino all'una è un disastro,sentono il caldo,sono nervose e litigano spesso un vero disastro,
RispondiEliminaAnche mio marito suona e compone canzoni alcune che ha fatto sono nel mio blog in mp 3 sennò ha anche lui il suo blog
Il piacere è tutto mio, andrò ad ascoltare i pezzi di tuo marito... torna quando vuoi
EliminaOddio il k-way della Sector e "“No limits” non era ancora un loro slogan, era già il nostro" bellissimo!
RispondiEliminaMigliori anche nelle chiusure non solo nei titoli :D
bel post davvero, mi ha fatto ricordare anche le mie di estati :)
Beh! È un sollievo che riesca ancora a migliorare
EliminaQuelle buone abitudini all'"aiuto in casa", o in laboratorio che dir si voglia, sono andate perse... Peccato.
RispondiEliminaBel racconto!
Si, peccato. Grazie!
EliminaIo ricordo lunghi pomeriggi solitari e spesso noiosi.
RispondiEliminaCon un libro in mano, ovvio.
Non c'era internet (per fortuna).
No, non c'era internet. È anche vero che le mie nipoti non perdono il giorno su internet ma a girare in bici o a giocare con le amiche... una valida alternativa non solo ad internete ma anche al laboratorio di mamma ;)
EliminaLe estati dopo la scuole le ricordo tutte con un sapore agrodolce!
RispondiEliminapeccato che la Sector abbia ingaggiato Patrick de Gayardon, altrimenti.... :)
Consoliamoci con fatto che, a differenza del povero Patrick, siamo ancora qui a raccontarcele ;)
EliminaLe estati portano parecchio agrodolce.
RispondiEliminaOra come allora.
Niente male l'impresa in bici: mi ha ricordato un viaggio clamoroso fatto con gli amici solo allo scopo di limonare duro - una quarantina di chilometri, mica bruscolini! - il giorno prima di partire ed una caduta rovinosa - ho ancora la cicatrice sul ginocchio -.
Ah, e non abbiamo neppure limonato. Ah, le estati. ;)
Ecco, invece io di limonare duro con la "Mora" (che avrà avuto almeno 50 già all'epoca) non ci pensavo proprio. ;)
Elimina.... fino alle 16.30 ero libero, nessun libro ma allo stato brado con gli amici... poi tornava mia padre da lavoro e e fino all'ora di cena c'era la vigna, il prato da falciare, il fieno da raccattare, la legna da... ecc. Ci credi che mi sta venendo un groppo...
RispondiEliminaSi, ci credo. È bello sentirsi capiti (non è sarcasmo, è proprio vero)
Eliminalo so...
EliminaE tu sai cucire, sai usare la tagliaecuci.
RispondiEliminaora sei ufficialmente il mio eroe e il titolo vale per almeno tutto il mese di giugno.
Iniziano le vacanze, sì, e saranno luuuunghe, ma no limits :)
Non mi definirei uno che sa cucire. Diciamo che per cose abbastanza spartane e grossolane sono autonomo. Buone "vacanze" :)
EliminaMi sento fortunato, per tutte le lunghe e libere estati della mia infanzia, quando si stava lontani dalla scuola per quasi quattro mesi, una piccola parte al mare, il resto a casa, ma a giocare liberi per prati e per campi fino a ubriacarsi di gioco e di libertà. Non eravamo certo ricchi (padre impiegato e madre casalinga) ma per la maggior parte dei bambini erano tempi migliori, nessun genitore si lamentava perché non sapeva dove parcheggiarli, ci parcheggiavamo da soli nel verde e nei boschi... Chiamatemi antimodernista o tecnofobo, ma almeno per quanto riguarda l'infanzia sono felice di essere nato nel 1967, e non dopo.
RispondiEliminaMa in realtà credo che sia stato molto formativo aver lavorato fin dalla tenera età nel laboratorio di mamma. Non so, non si faceva per i soldi (non mi ha fatto mai nemmeno la mancia), non si faceva per piacere. Si faceva perchè andava fatto. Lì per lì non mi piaceva, però la considero importante. Ricordo altrettanto bene anche i tanti momenti di svago e le ore a leggere, in ogni caso...
EliminaSono stata una bambina fortunata...finiva la scuola e si giocava per tre mesi...a quei tempi non esistevano nemmeno i libri delle vacanze da comprare in libreria...per tenersi in esercizio..
RispondiEliminaAnche se hai lavorato durante le vacanze della tua infanzia vedo che hai dei ricordi positivi....e poi se a tua mamma serviva aiuto...che poteva fare povera donna?????
Mia madre sgridava noi per far capire alle dipendenti che era un capo inflessibile (però aveva riguardo a farlo con loro perchè temeva che pensassero che era cattiva). Tanto per dire...
Eliminama è sfruttamento minorile! ;) però di' la verità che ti ci sei divertito, con la tagliacuci.
RispondiEliminaio mi ci divert(iv)o.
Era divertente scommettere con mio fratello sul chi era più veloce. E trovare sempre nuove tecniche per migliorare (mia madre ci dava campo libero, su questo l'ho sempre apprezzata)
EliminaLa prima mamma che sento dire di non fare i compiti e venire ad aiutarla!
RispondiEliminaPer me l'estate voleva dire NONNI!!! ed io ero contenta di passare le giornate da loro perchè fa fresco (a casa mia si moriva prima di trasferirsi) e amavo aiutare il nonno nell'orto e la nonna in cucina, leggere e fare uncinetto.. Quando poi son diventata grande estate è diventata:stai a casa, bada a tua sorella (che combinava casini comunque) e fai le pulizie!
ora l'estate è solo la mia morte..ieri sono stata male in bici per il caldo..
Noo, occhio. Riguardati
EliminaLe cassette con il pirlone di turno che ti rovina la fine me le ricordo come fosse domani, ma le pattine per le federe sono avvolte dal mistero!
RispondiEliminaSono quel risvolto che serve a tenere fermo il cuscino nella federe senza doverci mettere i bottoni.
EliminaGrazie posso ricominciare a dormire sonni tranquilli su cuscini con federa e pattina! :-)
EliminaAnch'io ho tutte quelle cassette con le canzoni che finiscono tipo "...e questi erano i Fastball, con la loro The way...".
RispondiEliminaP.S. il mio amarcord di oggi è che sono dieci anni dalla maturità...
Io ho fatto 11 con la laurea.... :(
Eliminache bel racconto... va beh son sempre belli i tuoi racconti...
RispondiEliminasarò la solita che dice che ai miei tempi si faceva così e cosà...però davvero, sono contenta di esser nata negli anni 80... giocavo per strada tutto il giorno... c'era vicino casa un campo di margheritoni gialli puzzolenti, erano altissimi... noi prendavamo la rincorsa e ci buttavamo dentro! sino a quando non erano tutte appiatite...
Bello. Noi lo facevamo col fieno appena tagliato. E poi a grattarsi tutto il pomeriggio
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