lunedì 5 settembre 2011

La storia di Biancaneve (tutorial per raccontare le fiabe)


Le fiabe possono farti uscire di testa. Lo dico a mo' di premessa.
Sapete qual'è la teoria delle favole, no? Un tempo c'erano molte più fiabe di adesso. Però i bimbi volevano farsi raccontare sempre le stesse (immagino a seconda delle latitudini e longitudini) e, tramandandole di generazione in generazione per via orale, un po' alla volta sono rimaste solo le più conosciute. Poi sono arrivati i Grimm, Perrault, Andersen, antesignani degli scrittori “copia-incolla da internet” ed hanno organizzato il tutto.
Penso che, a poterla recuperare, la versione originale, l'embrione di partenza della fiaba, risulterebbe molto diversa da quella che c'è arrivata. 



Per cui io non mi faccio particolari problemi a cambiarle.
Lo consiglio a tutti i genitori. I figli si divertono un sacco e voi guadagnerete in salute e prevenzione della demenza senile (che ripetere sempre le stesse cose non fa mica bene)
Ultimamente a casa nostra tira la Biancaneve e i sette nani
Nella mia versione la matrigna è una Milf ricchissima ma in evidente stato carenza di manico.
Biancaneve è Bianky una sciacquetta che fa gli occhi dolci al cacciatore, il quale cacciatore è proprio un tonto che non ci prova con nessuno: pazienza la minorenne, ma nemmeno con la Milfona della matrigna.
Comunque la Bianky rimane nella casetta nel bosco solo perchè è curiosa di scoprire se è valida la regola della L.
La Matrigna è assolutamente ignara delle regole del Marketing e comunicazione perchè per regalare la sua mela, invece di vestirsi da giovane rampante con il taileur, si cammuffa da vecchiaccia incartapecorita. Oltretutto, una volta riuscitaci, cosa fa? La uccide? No, la addormenta. Ma dico, già che c'eri cosa ti costava? Cercavi le attenuanti generiche?
E poi il Principe... No dico, il Principe. Un cretino vestito come Carla Fracci che si innamora di un cadavere. Parliamone: ma vermaente intere generazioni di ragazze sono sbroccate al pensiero che possa arrivare un individuo così a prenderle? 
Concludendo: i maschi ci fanno una figuraccia, a partire dal padre che, sfortunato a restare vedovo, per carità, si  sposa con questa stronza... è proprio vera quella del carro di buoi che tira meno... ecco.
In ogni caso la regola della L non vale, credo. Sennò perchè Bianky sarebbe andata col principe?

11 commenti:

  1. Proprio in questi giorni gira su Facebook un link stile bimbominkiesco in napoletano che recita più o meno così (tradotto; mi si scusino i francesismi...): "Il principe azzurro sarà un ricchione" - che poi, non ho capito perché in realtà lo si etichetti così, povero... :D Forse perché nelle varie fiabe non è proprio un propositivo dongiovanni, diciamo... :P - "ma Biancaneve è proprio una zocc**a!"... Ihihih...

    Per dirti... l'influenza neagativa che le fiabe possono aver avuto sugli attuali adolescenti/giovani adulti. :D

    P.S.: Eh no, la Bianky mi sa che non segua la regola della L, in realtà... ;)

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  2. Per la mia modesta esperienza, la regola della L è una bischerata, è tutto proporzionale all'altezza...
    E tanto per rimanere in tema, l'altra sera un nostro amico mi ha fatto notare che sono passata di categoria, approdando in zona milf. Ma non s'intendeva mamma di almeno un adolescente?
    Beh, comunque sia approvo la rielaborazione delle fiabe, che illudono e fuorviano le giovani menti -soprattutto delle bambine-!

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  3. Mio nonno quando ero piccola mi raccontava un sacco di bischerate che mi hanno traumatizzata, tipo che le galline in montagna avevano i freni (la zampetta dietro) o che non era obbligatorio andare a scuola, tanto che a settembre bisognava fare la fila in tempo, se no poi non si trovava più posto e finivo col restare tutto l'anno a casa senza amici. Io il 31 agosto iniziavo già a rompere per assicurarmi che mi avessero iscritto. Pensavano fosse voglia di studiare.

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  4. Dovrei provare anch'io qualche post di fiabe modificate.
    Qualche cocktail, un pò di risate, e via.

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  5. @ ford: si si, aiuta a sopravvivere

    @ Alice: un fico, tuo nonno

    @ Mafalda: adesso non voglio sapere se tuo marito è alto ;-)

    @ Vince: Secondo me, semplicemente non vale la regola.

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  6. Il problema quando si alterano le storie è che bisogna assolutamente ricordarsi i dettagli che sono stati alterati.
    Mio padre da piccola mi raccontò la "favoletta del cacciatore" inventandosela di sana pianta al momento.
    Il problema arrivo' la settimana dopo quando io, bimba 3enne chiesi di ascoltare nuovamente questa favola.
    Risultato?
    "Ma papà.. non era cosi.. il cacciatore mise prima gli stivali e poi il fucile!"
    "Ma papà non era cosi!! Prima mise la giacca e poi la cintura!!"

    Mio padre da quel momento smise di inventare e si butto' sui classici.

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  7. secondo me la regola della L è valida, se non fosse così, per quale motivo alla fine la matrigna lascia il supermegavillone a Biancaneve e al Principe per traferirsi nella casetta dei nani?

    E, sia chiaro, non ho fatto questa aggiunta alla storia solo perché non sono alto.

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  8. @ Mandorlamara: eccome, no? È proprio quello il bello, farli ridere sul cambiamento... poi bisogna rassicurarli con la versione originale

    @ Bert: ti risponderò con un detto veneto: "ne longo chel bata, ne grosso chel grata... ma duro e chel dura"
    (non ricordo mai se su questi ne ci va l'accento :p)

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    1. L'accento ci va, ies, e pure acuto, cioè così: "né".
      Puoi usarmi come grammatica personale, in caso di nebbia.
      Il detto che hai detto è suffragato anche dal seguente: Quel che conta l'è la ponta, tuto 'l resto l'è un saco de bale.
      Molto francese.

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  9. Mi sembra un'ottima idea per stimolare la fantasia di chi inventa e anche di chi ascolta! Farò tesoro del consiglio per quando sarà il mio momento di raccontare le favole... :-)

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