lunedì 5 ottobre 2015

Corsa magistra vitae sed quoque no

Tutta questa faccenda della corsa come metafora della vita, beh, ecco, è una cagata pazzesca.
(oltretutto chissà se ho beccato il titolo)

Ammetto che anche io sono arrivato a paragonare le due cose, spesso, faceva molto fico, tutti i runners ti ammirano, le runners ti riconoscono grande sensibilità e, se solo potessi abbassare il mio tempo al km, garantirebbe cucco sicuro (che alla fine i runners, maschi e femmine, sono preoccupati solo del tempo ed il resto è corollario).
Ma la corsa è una corsa. E basta.
Si, c'è da pianificare, come nella vita, da darsi degli obiettivi, non lo facciamo tutti i giorni? Poi si parte con entuasiasmo e si affrontano le prime crisi, che piano piano passano, in amore non è lo stesso? E poi la testa che deve tener duro pià delle gambe, la razionalità nello sconforto e bla bla bla bla.
Va bene, scherzavo, la corsa può essere la metafora della vita.
L'importante allora è che non accada il contrario: che la vita diventi una metafora della corsa ed in questa ci lasciamo risucchiare.
Scambiavo qualche battuta con un'amica che mi chiedeva sull'opportunità di fare o non fare una maratona. Mi gaso sempre quando mi fanno queste domande, quasi che fossi un grande corridore, dall'alto delle mie due maratone corse e dei tre o quattro trail andati così così.
Ma in sostanza la mia risposta è tutt'altro che tecnica: ti devi divertire. Se pensi che possa divertirti, corri la maratona.
Cosa vuol dire divertirsi?
Il giorno della gara lo fai di sicuro. Prima dello start è tutta adrenalina. I primi dieci km devi stare attento a non strafare perché tra bimbi che ti danno il 5, complessini rock e corridori travestiti in modi improbabili è tutto un carnevale e ti viene da correre come un matto. Anche all'arrivo, se non sei troppo morto, è festa assicurata.
Quello che sta in mezzo no, è fatica allo stato puro, dolore, a volte... allora devi capire se ne vale la pena.
Ah, poi ti devi divertire ad allenarti: a pianificare i percorsi, a studiare cosa mangiare, a buttare giù un programmino (da disattendere) per gli allenamenti.
Devi correre tanto. Significa ricavarsi delle ore per andare a correre.
Devi reggere lo sguardo dei tuoi familiari che ti instillano il senso di colpa perché molli i figli la domenica.
"Ma se sei sempre così fiera di me al traguardo di una gara, perché mi fai sentire in colpa se sto via un'ora in più?" Ho chiesto a Silver qualche tempo fa.
"Il senso di colpa fa parte del gioco" Mi ha risposto sorridendo.
Ecco, anche questi incastri familiari ti devono divertire, fa parte del gioco.

Non esiste correre per provare qualcosa a sé stessi: se pensi di essere una persona da poco la Maratona non risolverà i tuoi problemi e allora ti butterai su qualche Ultra più lunga e così via, fino a stare male o fino a rendersi conto che la corsa non è una gara ma una fuga e non ci sarà mai un percorso sufficientemente lungo su cui fuggire

Non esiste nemmeno per dimostrare qualcosa a qualcuno: ci sarà sempre chi ti dirà che non ce la farai mai, che è da pazzi, che è impossibile.
L'unica cosa impossibile è che chi te lo dice cambi idea.
Quando arrivi ti dirà che sei stato pazzo e che adesso starai male un mese. Quando ti sarà passato il male e ti scriverai alla prossima corsa avrà la certezza che sei matto e così via a ricominciare.

Non esiste nemmeno come gesto catartico, simbolico, per voltare pagina, o che so io.
Oggi sul Giornale di Vicenza scrivevano di un tipo paraplegico che ha attraversato lo stretto di Gibilterra a nuoto. L'intervista è bellissima: lui non parla di gesti simbolici o altro; racconta un'impresa sportiva e basta. E dei prossimi programmi. Come ne parlerei io se qualcuno mi chiedesse (oltretutto questo a nuoto pesta come un dannato: facendo due conti della serva, senza l'uso delle gambe va circa al doppio di quanto non vada io. È per questo che a me nessuno chiede mai niente).

Insomma, smettiamola di infilarci significati che non ci sono, corri se ne hai voglia, corri se ti piace, corri per una maglietta ed una medaglia. I tuoi problemi torneranno lunedì e alla maggior parte del mondo, di quella medaglia, importerà gran poco.
A me serve giusto di portare a casa la terza, sennò i bimbi si litigano le altre due.

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4 commenti:

  1. Io non lo so se è magistra vitae, a me mi (errore, ma per me è una ridondanza rafforzativa) dà una soddisfazione unica, mi aiuta davvero quando mi fanno incazzare. Mi programmo la settimana e ridacchio come una stupida mentre mi scrivo i chilometrini, per non parlare di quando corro mentre piove, allora mi sento tipo Leonida alle Termopili, ed è piuttosto imbarazzante, ma me ne accorgo solo quando l'entusiasmo si è acquietato 😄😄.

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    1. Ed il mondo ci crede pazzi, ma noi non molliamo mai

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  2. Mi raccomando che a furia di andar sempre più veloce tu non lo faccia anche nel talamo, eh. Io corro piano perché il piacere si raggiunge piano. ;-)

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    1. Bah, c'è sempre così poco tempo che un po' di velocità non disturba :D

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