lunedì 16 novembre 2015

Il peccato contro la speranza: il più mortale di tutti

Venerdì sera c'è stato l'attacco a Parigi. Nel mio mondo relativamente isolato fatto di lavoro,  a letto presto e corse antelucane l'ho saputo solo sabato mattina verso le 10. Mia suocera non aveva dormito tutta la notte al pensiero. "Il mondo sta andando a rotoli" continuava a ripetere, alternandolo "bisogna aver paura, bisogna aver paura a fare tutto".
Lì per lì mi sono trattenuto da darle contro, solo per il gusto, come spesso mi capita; insomma, lei era preoccupata sul serio e non valeva la pena buttarsi su esercizi di retorica bastiancontraria.
Poi però un po' ci pensavo: ma davvero il mondo sta andando a rotoli?
Si, forse si.
Ma siamo sicuri che sia peggiore di quello che abbiamo trovato?

Sono nato in piena Guerra Fredda. Fino all'arrivo di Gorbačëv quasi non ci si dormiva di notte. Mio padre, sempre molto impegnato politicamente, non si perdeva un telegiornale; la cortina di ferro, il muro di berlino, lo scudo spaziale.
A Vicenza c'è la base Pluto, dell'esercito americano. A noi faceva ridere perché pensavamo che Pluto fosse il cane di Topolino, che minaccia volete che sia? Invece si narrava ci fossero i missili nucleari sotto alla base Pluto e che bastava pigiare un pulsante, anzi due, come ben spiegato dai film americani, e i Colli Berici si sarebbero aperti in due ed un suppostone gigante sarebbe partito in direzione URSS.
E poi i film:"The day after". Penso che fosse un film tv, comunque c'erano un paio di attori abbastanza famosi; a parte il profilo artistico piuttosto scarso dell'opera, mi fece cacare sotto. C'è una scena in cui i missili partono; gli americani sanno che se partono i loro missili di lì a poco sarebbero arrivati quelli russi. Nemmeno il tempo di vedere l'esplosione: l'onda durto faceva brillare le persone, se ne distinguevano gli scheletri, come in una gigantesca radiografia. Chi non moriva subito perdeva i capelli, si gonfiava, come fossero in chemioterapia.
Poi il più riuscito "Wargames" dove sembrava che il più nerd del liceo, attraverso un telefono di quelli con la rotella e un computer con lo schermo che scrive solo verde, potesse intrufolarsi nel database della NASA e, convinto di giocare ad uno Space Invaders un pelino più evoluto, stava in realtà comandando la terza guerra mondiale.

C'era la paura dei comunisti, degli attacchi. La Lega non si è mica inventata niente, sapete: ricordo benissimo un manifesto dove uno Scudo Crociato difendeva l'Italia da una Falcemartello che voleva trafiggerla.

Insomma, terrore, quasi più fomentato dentro che fuori. E le stragi nelle piazze e alla stazione di Bologna, l'omicidio Moro, l'anonima sequestri, Falcone e Borsellino.

Erano altri tempi, meno inclini alle domande, ma chissà se anche i miei genitori si chiedevano: "Che mondo lasceremo ai nostri figli?"
E i nonni? Che i figli li hanno fatti durante la guerra? Se lo saranno chiesto?

Forse sto semplificando troppo, ma quello che voglio dire è che chi ci ha consegnato un mondo che ci sembrava migliore di questo, lo ha fatto insegnandoci la speranza.
Una speranza inconsapevole ma genuina che l'Uomo ce la potesse fare, nonostante tutto; nonostante invasati religiosi, politici ignoranti e profeti di sventura si divertano da sempre a fare leva sulla miseria (materiale e culturale) per i loro sordidi giochi di morte.
Forse non siamo ancora riusciti a migliorare il mondo che abbiamo trovato ma non dobbiamo permettergli di spegnere quella fiammella di speranza. Che è piccola piccola ma non debole. Io è quarant'anni che la vedo vacillare, eppure è ancora lì.

Il peccato contro la speranza: il più mortale di tutti, e forse quello accolto meglio, il più carezzato (Georges Bernanos) 

4 commenti:

  1. Nei miei confusi pensieri di questi giorni a cui non sono seguite parole perché non ne ho trovate e non ne trovo, mi giravo e rigiravo, mi ingarbugliavo e non ne venivo fuori, però arrivavo da diversi punti sempre a due cose: una convinzione e una domanda. La convinzione è che io la speranza non ce l'ho più (il continuare a sopravvivere è una cosa ben diversa) e che, in fondo, non mi serve nemmeno, quando sarò morta avrò la mia soluzione e amen, tutto risolto. Ma voi, voi che avete figli, che li avete voluti, desiderati, cercati cosa pensate davvero? Qui, ho trovato un pezzettino di risposta ma, in fondo, non credo di riuscire a comprendere davvero.

    Viola Emi

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    1. Ecco. Quando fai figli non ti fai troppe domande o finisci per non farli e ti perdi anche il bello. Io non ho molto di più di quel pezzettino di risposta lì. Mi ci aggrappo, e spero che resista fino a quando ne trovo un altro pezzo.

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  2. Fuggire o nascondersi in questo momento mi ricorda molto la canzone di Vecchioni (ricordi?). Non basta fermare le nostre vite: la prossima volta potrebbe essere ovunque.

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  3. the day after me lo ricordo ancora. Non ci dormii la notte.

    Molto interessante e anche ricca di speranza l'Amaca di Serra del 14 novembre.

    valeriascrive

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