lunedì 2 novembre 2015

Un, due, trail. Un, due, trail - Un valzer nel bosco

C'è qualcosa di primitivo nel tornare a correre nei boschi.
Il fango sotto le scarpe, i rovi che si attaccano alla maglia, i suoni ai bordi del sentiero che mi fanno trasalire.
Il cane da caccia che mi supera velocissimo e nemmeno lo avevo sentito arrivare, lo scoppio di un colpo di fucile. Lo zoccolio del capriolo che mi passa a pochi metri.
E poi il buio, di prima mattina, e l'alba che sale piano piano.

Niente strada, niente gps, solo memoria di sentiero.
Fa l'effetto di essere tornati a casa e mi verrebbe da togliermi le scarpe, che in casa non si portano e vedere cosa si prova. Ad aver due gradi in più ed un fisico decente sarebbe da provare a correre a torso nudo, come quelle pubblicità che fanno i runner ammericani.
Ma siamo ormai degli attempati padri di famiglia e ci teniamo la decenza bella stretta sotto la maglia tecnica e ci accontentiamo del sudore che corre lungo la schiena e di graffiarci giusto le mani ed il viso.
Anche i passi non sono più regolari e monotoni come quelli della corsa su strada: Un, due-tre, un, due-tre.  È la mia danza lenta, per me che non sono mai stato capace di ballare. È un piccolo valzer che accompagna il sole che sale e intiepidisce il cuore, nel gelo di questi tempi.


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