lunedì 19 maggio 2014

Fino alla Prossima Fermata


Mio fratello è un tipo particolare. Abbiamo passato la vita a pensare di non assomigliarci invece alla fine esce che siamo molto più uguali di quanto non vogliamo ammettere.
Fisicamente è stato sufficiente che venisse un po' di panza anche a lui e mettessi gli occhiali anche io.
Se in mezzo ci mettete anche mia sorella il gioco è fatto e la doppia elica del DNA si ricompone magicamente.
Anni fa conoscevo un ragazzo con la Sindrome di Down che chiamava il fratello “Alessiopiccolino”. La prima volta che lo vidi Alessiopiccolino era un ragazzo sui quattordici anni piuttosto vivace. Anni dopo li reincontrai entrambi e il maggiore continuava a chiamarlo Alessiopiccolino anche se era un marcantonio di un metro e ottanta e guidava una golf. Lui lo aveva sempre chiamato così, non vedeva la ragione di cambiare.
Il punto è che aveva ragione lui, era come se fosse l'espressione dell'animo di tutti, del mio, anche.
Io i miei fratelli continuo a considerarli i fratellini piccoli anche se hanno oramai superato i trenta tutti e due, sono sposati e vivono la loro vita.

Ma non volevo parlare dei miei fratelli che sono cresciuti. Dicevo mio fratello che alla fine è come me: io lo coinvolgo e lui mi segue. Lui mi coinvolge ed io lo seguo.

Così un mese fa mi ha chiesto se potevo aiutare la Compagnia Teatrale dove recita (piuttosto bene, devo ammettere) e dove recitavo pure io (piuttosto bene, devo ammettere) con l'amplificazione.

Subito ho pensato che me lo avesse chiesto per comodità, per vicinanza. Anche per pigrizia, per non cercarne altri.
Io non sono un tecnico del suono. Il mixer nuovo che si è comprato è una plancia che l'Enterprice in confronto è una Panda 30.
Poi sono sempre incasinato, non riesco ad arrivare in orario, non riesco ad andare alle prove, di solito scappo prima per finire altre cose... insomma, fatico. Se sono uscito dal gruppo un motivo c'è.
Ma se posso dico di si perché io con lui di debiti di questo tipo ne ho parecchi e poi una mano non si nega mai. 
 
Pensavo che sarebbe bello avere tutte queste manopoline e potenziometri anche nella vita: per togliere i sovraccarichi, eliminare i fischi, sentire solo le voci che si vuole. Ma anche ci fosse, poi, non funziona mai: un cavo spellato, una cassa vecchia, un microfono con le pile scariche... basta un niente e nulla è più perfetto e allora è la tonalità dell'accontentarsi che
diventa importante. 


Sono passati anni, ci sono molte fedi alle dita di ragazzi che conoscevo da adolescenti e rughe attorno agli occhi dei più grandi. 
C'è questa aria densa, quasi concentrata, tesa. Non tesa nei rapporti tra le persone, è... come se ci fosse un alone o un peso sul cuore; nella presentazione, nel modo di dire le battute, nel cantare con il freno a mano tirato: più voglia di provarci che di divertirsi, più “andava fatto” che “facciamo”.
Lo sapevamo tutti cos'era, non serviva dirlo, eppure è rimasto lì, dalle prove fino alla fine, fino a quel dito puntato al cielo, fino alle lacrime nel buio del solo finale.
Un urlo silenzioso che andava gridato.
E non so se mio fratello lo avesse pensato ma credo che in quel posto, in quel momento, potessi esserci solo io.
E non erano più loro ad avere bisogno di me. Avevo bisogno io di essere lì e di ripartire per la Prossima Fermata. 

I'll top the bill
I'll overkill
I have to find the will to carry on
On with the show” (The Show must go on – The Queen)

12 commenti:

  1. Non c'eri solo tu, dietro quel mixer. Eravate in due, se ho capito bene.

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    1. Mah! Il ricordo accompagna sempre, l'assenza, però, si sente.

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  2. Gran bel post.
    Posso capire bene, da fratello maggiore.

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  3. se ho capito bene anche io... sì eravate in due.anna

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    1. Sarebbe bello poter dire che c'era. In realtà il ricordo è presente abbastanza dappertutto. Che manca è proprio la presenza.

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  4. Siete stati bravi a rifarlo, grandi davvero. Sabato avevamo già un impegno ma non sapevo ci fossi anche tu...come sai S. racconta gran poco ;)
    Bravo Gae, continua a scrivere.
    Roby

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  5. Bel post Gae!!!
    Ovviamente mi son commossa leggendo... e da fratello maggiore ho sicuramente tutta la tua comprensione.
    Sono certa che a quelle dita puntate al cielo abbia fatto eco il più bello e caloroso applauso che abbiate mai ricevuto!
    Continuate così...
    Alla prossima!
    Tina

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    1. Grazie. Continueranno gli altri, ma io sono stato contento di esserci in quel momento lì

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  6. Come dice il maestro Oogway, il caso non esiste!
    Beo beo. Bravo

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