lunedì 27 gennaio 2014

Storia, memoria


Ci sono talmente tanti film belli sulla Shoah che ormai anche in tv devono iniziare a programmarli già dalla sera prima del giorno della memoria per farne vedere almeno un paio.
Che poi trovavo abbastanza assurdo che li programmassero solo in questo periodo anche se tutto questo ha il vantaggio che ti fanno ricordare che è quasi il giorno della memoria, no?
Comunque ieri sera ho detto a Silver che mi piacerebbe fare un viaggio a visitare Auschwitz o Dachau. Anche se faccio sempre più fatica a sistemarmi davanti allo schermo della tv e guardare film che ne parlano. Non so se dipenda dalla paternità, ma non ce la faccio più. Mi partono di quelle angosce incredibili.
E mi chiedo come fosse possibile essere genitori durante la guerra, i rastrellamenti, le deportazioni? Come si può rassicurare un figlio piccolo se si è gelati dalla paura? E non riesco a non pensare ad un padre che abbraccia un figlio in un treno che viaggia nella neve verson nord e tu sai che morirete entrambi ma lui ti chiede di rassicurarlo come quando si sveglia di notte dopo un incubo.
Ed in mezzo a quell'atrocità lui capirà che tu non sei onnipotente, non ci arriverà piano piano, a scoprirlo quando sarà grande, quando scoprirà, al tuo primo errore, la tua fragilità.

Mi chiedevo però come si possa spiegare la storia, anche questa così dura, ai bambini piccoli, fino a che, ieri sera, inconsapevoli, i bambini si sono piazzati davanti allo stereo con le loro chitarre a seguire dei brani di folk ebraico sui quali stiamo lavorando.
Si divertivano un sacco.
Ed ho pensato che i partigiani sanno già cosa sono perché c'era un disco che girava in macchina. 
Forse attraverso la musica si potrà arrivare anche a spiegare la Shoah. 
 

12 commenti:

  1. La banalità del male, la chiamava Anna Arendt: spiegarla è un'impresa biblica.Più semplice forse spiegare che tutti gli uomini sono uguali, a prescindere dalla religione e dal colore della pelle.

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    1. Spiegarlo non è difficile. Vivere dimostrando che ci credi è diverso. L'ho pensato anche ieri, quando ho saputo che persone integerrime e "di sinistra" hanno assunto una badante in nero in virtù di un risparmio economico immediato. Invece è proprio da queste piccole forme di giustizia che va rifondato il mondo.

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  2. Aushwitz è come prendere una randellata di botte nello stomaco…..ti lascia spossato, sfinito, incredulo. Io ci sono stata che non ero ancora madre. Non credo che adesso ci riuscirei.

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    1. a me piacerebbe riuscire ad andarci con i figli, fra qualche anno.

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  3. Mi rivedo molto in quello che scrivi... e risposte esaurienti a me stesso non ne ho neppure io. Ma prima o poi in quei luoghi tornerò... con i miei figli. Mi auguro che sentano il desiderio di capire e ribellarsi.

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  4. Sono stata ad Auschwitz Birkenau facendo il giro lungo con la guida, prima che arrivassero i pulman, per cui c'eravamo quasi solo io e mio cognato. Certo è un'esperienza che tramortisce, tutto è molto vivo, i forni sono una cosa che ha occupato un posto nel mio cervello e stanno lì, non se ne andranno mai più. Io ieri sera ho visto su FOCUS un bellissimo documentario su chi tradì la famiglia di Anna Frank. Ho visitato anche la sua casa. Non sono genitore ma vorrei comunque poter rassicurare e proteggere i miei nipotini, Natallia e bimbi tutti. Sandra

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    1. Già. Credo che ciascuno di noi dovrebbe fare ciò che può per proteggere l'umanità da queste cose

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  5. Due cose. La prima è che come sai io mi sogno spesso di quei momenti storici, credo di esserci vissuta in una vita precedente (o forse è solo che studiando tedesco a scuola, ho parlato di olocausto per anni e anni e anni). E nelle mie peggiori angosce c'è proprio l'idea che torni una guerra come quella e che si finisca così. Penso sempre a quella madre che nel vagone del treno che la portava al campo di concentramento soffocò il suo neonato che piangeva, perché aveva fame perché lei non aveva più latte per tutti i motivi che possiamo immaginare. Ecco, quella per me è il simbolo della distruzione dell'uomo.
    Seconda piccola cosa: ad Auschwitz ci sono stata a quindici anni, in gita scolastica (eravamo in gemellaggio con una classe polacca). Da allora certe cose mi sono impossibili, come ho raccontato. Per esempio, non vomitare se guardo i capelli per terra dal parrucchiere. Bisogna andarci, bisogna parlare ai nostri figli, ma inevitabilmente la memoria si diluirà. Ogni anno al 25 aprile ci sono sempre meno reduci dei campi di concentramento. I nostri bambini, quando avranno l'età per andare in manifestazione da soli, giocoforza non troveranno nessuno di quei vecchietti col braccio tatuato. E credo che la memoria col tempo si perda, inutile raccontarsela. Noi siamo figli di un'età che ancora ha toccato gli esiti di quegli orrori. Di altri orrori anche solo dell'80, tutto sommato, non ci frega nulla.

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    1. dell'800, volevo scrivere.

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    2. È vero, concordo su tutto. Trovo anche più grave che non ci rendiamo conto e non ci ricordiamo mai di orrori recenti (Rwanda, Sierra Leone, Cecenia, Armenia). Voglio dire, è come se ci "accontentassimo" dell'orrore per la Shoah e lo confinassimo nel passato, in qualcosa che è stato colpa d'altri. Degli orrori di adesso ci importa poco. Dovremmo ricordarcelo la prossima volta che pensiamo che saremmo stati degli Schindler o dei Perlasca.

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  6. Grazie per questo post Stratobà.
    Scusa il ritardo, e dàje così.

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