giovedì 11 febbraio 2016

Di! Vaaano! Divano! Di-Vaaano!

Ricomincia la scuola e con essa la routine.
Delle poche cose che amo nella mia routine (che per essere abitudinari serve costanza ed io sono anche pigro) c'è la messa a letto presto della ciurma e la "spiaggiata" sul divano serale.
Che immancabilmente finisce con bavetta sul cuscino e migrazione nel letto quando s'è fatta una certa che di solito nemmeno mi ricordo bene come.
Capiamoci: la pizza sul divano con visione DVD tutti assieme è un piacere della vita, ma non si può fare se il giorno dopo la sveglia tuona alle sei e mezza.
Per cui i mostriciattoli a letto entro le nove, Silver ed io a spicciare le ultime adempienze (tipicamente un'asciugatrice da piegare, lo zaino dei bimbi da preparare, la merenda per il giorno dopo, ecc ecc) e il cervello che già si pregusta le nuove puntate di Fargo (che purtroppo fanno solo al giovedì) o il film che ha presta il collega o quello che abbiamo noleggiato online... che poi, appunto, già è qualche cosa che si riesca a finire di guardarli prima di collassare in un tutt'uno con la fodera arancione.
Ieri ad esempio c'era Sanremo.
A costo di essere forzatamente sociologico dico che ho notato una cosa: a differenza di altri anni, c'è la controprogrammazione.
Niente di trascendentale, come ormai ci ha abituato la tv "in chiaro", ma qualche filmetto che si poteva guardare c'era.
Il remake di "Non aprite quella porta", ad esempio. Appena sposati ricordo che lo guardammo e ci scosse un pochino, per nulla avezzi all'horror come siamo.
Non si capisce l'utilità del remake, oltretutto, visto che l'originale è decisamente più potente.
D'altro canto pure Sanremo è un continuo remake di sé stesso, che c'era la Pausini che cantava "La Solitudine" e Ramazzotti con "Adesso tu" e anche senza volerlo un piccolo deja vu m'è venuto.

Anche "Terra Promessa" ha cantato, l'Eros nazionale. Io me la ricordo Terra Promessa. Era il 1984, frequentavo la quinta elementare. Per la prima ed unica volta nella nostra vita scolastica mio fratello ed io eravamo assenti da scuola per scelta dei nostri genitori. Nostro padre ci portò in settimana bianca assieme ai ragazzi a cui insegnava. Lasciate perdere le implicazioni etico-morali dell'operazione, era una scuola gestita da preti e somigliava più all'uscita dell'ACR che ad una gita scolastica. Scuola professionale: una ventina di adolescenti brufolosi futuri idraulici. Per gli insegnanti avevano una venerazione, erano gli insegnanti che sapevano lavorare, che sapevano sporcarsi le mani.
Io e Bubu venimmo adottati praticamente da tutti, ci insegnarono a giocare a carte, ci portavano sullo skylift, ci aiutavano con gli scarponi.

Avevamo degli sci di terza o quarta mano, regalati da uno degli allievi di papà che veniva giù da Asiago e sciava da prima di imparare a camminare.
Bubu si ruppe una gamba alla seconda discesa.
Io aprii in due una lastra di ghiaccio con il culo il penultimo giorno ed ebbi un ematoma fino a metà schiena per tutta la settimana successiva.
Naturalmente la vacanza continuò come se nulla fosse accaduto.
Ed alla sera si guardava Sanremo. O meglio, si tentò, perché a me piaceva ma ai cinghialoni no. Diedero una chance solo ad Eros Ramazzotti. Che a me stava già sul cazzo.
Nonostante ciò ieri è riuscito a muovere un po' di nostalgia per quel lontano ricordo, un attimo prima di addormentarmi sul divano.
Lether Face non ci sarebbe riuscito.


1 commento:

  1. eh io è un bel po' che non sto spiaggiato sul divano a vedere un film... ma va benissimo così :-)

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