venerdì 21 agosto 2015

Osteria numero 1

Premessa: sono in una fase brutalmente snob. Il post potrebbe risultare antipatico. O anche no. Dipende se andate spesso in osteria. 

I quarant'anni mi hanno portato questa  vena salutista (assolutamente riparatoria) per cui la macchina la prendo il meno possibile. Stessa cosa cerco di inculcare nei figli: a piedi o in bici si gira meglio, non c'è da trovare parcheggio, ci si allena di più e si fanno muscoli come i supereroi (Captain America ha girato un sacco in bici, prima di quell'iniezione che lo ha gonfiato come un canotto), si prende aria buona e si inquina meno.
I miei figli, siccome li considero ne più ne meno che normali (e per fortuna, aggiungerei), in preadolescenza rifiuteranno questa e tutte le altre cose che gli diciamo: mangeranno merda, useranno il motorino anche per andare in bagno e godranno del loro fisico che si ricopre di strati adiposi.
Ma fino ad allora si gira a piedi o in bici. Punto!

Certo, tutto parrebbe da sogno. Fino al bar.
Al bar c'è sempre una macchina parcheggiata sul marciapiedi e non ci si passa né in bici né a piedi. Salvo scendere in strada e farsi stirare i pantaloni dal tir che passa immancabilmente proprio in quel momento lì.
Strana gente quella del bar.
Per primo ci vanno tutti i giorni, immancabile. Il momento cloux è quello prima di cena, l'ora dell'aperitivo. Anche se in molti non disdegnano neppure il dopo (e di solito ritornano).
Da questo punto di vista il bar è aggregazione e devo dire che un pelino li invidio perché sono ancora di quelli che cercano di vivere il paese nel senso più stretto del termine (avrà senso quast'ultima frase? Mah!?)
Il bello è che si trovano tutti e stanno là a parlare e bestemmiare fino ad ora di cena anche se apparentemente non hanno nulla in comune.
C'è il vecchietto ciompo: senza una gamba ed un occhio che gira con la motoretta elettrica. Una volta correvo e l'ho incrociato tutto riverso sul marciapiedi che cercava di raccogliere una bottiglietta. Sembrava abbastanza in difficoltà così mi sono fermato e l'ho raccolta io.
"Che casso ghin fasso?" mi ha chiesto quando gliel'ho porta.
"Pensavo la ghe servisse"
"No!" con aria seccata facendo spallucce.
Toh! Ad essere pure gentili.
Poi al bar c'è il tipo del quad. Il Quad secondo me è una delle cose più tamarre che ci sono in circolazione ma noto, ahimè, che è piuttosto diffuso.
Lo sport preferito pare essere quello di vestirsi da competizione internazionale di motocross, farsi mezz'ora sugli argini in cerca delle pozzanghere, imbarcare più fango possibile e poi fermarsi al bar a fare la coda da pavone con l'esercente russa.
Poi c'è il "campione" quello che sa tutto. Di solito è da solo e se ne sta in disparte su di un tavolino con un bicchiere di bianco bevuto a metà e un collanone d'oro su maglia nera attillata. Ha un udito finemente selettivo ed estremamente esercitato a captare qualsiasi conversazione nella quale, trovando lo spazio vuoto tra due interlocutori che manco Pelè tra Burgnich e Facchetti, si inserisce esordendo con l'immancabile: "Te spiego mi"
Le vittime preferite sono le signore che si fanno l'aperitivo ma anche i ragazzini che si bevono il cochino di ritorno dalla partita al parchetto.
Va da sé che lui sa tutto, dal cambio del pannolino alla campagna acquisti del Milan.

Poi c'è la donna tatuata. Non è che l'essere tatuata di per sé la connoti in qualche modo, e neppure che tutte le donne tatuate vadano sempre al bar, solo che quella del bar è sempre tatuata in modo abbastanza vistoso con motivi di dubbio gusto (tribali enormi, ritratti di capi indiani, scene di caccia che manco le grotte paleozoiche). La donna tatuata di solito la voce rauca dal fumo, bestemmia come un uomo ma la si distingue da lui perché fa molte più allusioni sessuali e perché, nonostante tutto, ha un modo molto femminile di tenere bicchiere e sigaretta con la punta delle dita.

Poi c'è il  telonato-furgonato (o caravan). È il professionista che si ferma per l'ultima ciacola prima di rincasare dopo aver lavorato tutto il giorno.
Il  telonato furgonato parcheggia in strada, bloccando parte della carreggiata e spesso mette le quattro frecce anche se sta dentro al bar tre quarti d'ora.
Ma secondo me non è scemo: il furgone ha immancabilmente scritto nome, cognome e attività svolta. Punta tutto sulla pubblicità, anche se un aggeggio che ti blocca la strada secondo me non è tutta sta pubblicità positiva.
Si evince, in ogni caso, che il professionista astemio non lavora un cazzo.

L'ultimo avventore tipo è il Suvvista.
Il Suvvista ha il SUV. Enorme!
Freud scriverebbe libri sulla necessità di comprarsi macchine così grandi, ma per sua fortuna (di Freud) è morto prima della moda dei SUV.
Il Suvvista non si ferma al bar al ritorno dal lavoro come il telonato-furgonato (o caravan). Lui va a casa, si lava e si tira di fino e prende il SUV appena lavato (come facciano i SUV ad essere sempre puliti rimane un mistero) e va al bar. Prende il SUV anche se abita dall'altra parte della strada. Siccome il posti in strada li ha occupati il telonato-furgonato (che lo batte sul tempo perché non va a casa a cambiarsi) lui parcheggia sul marciapiedi, sui gradini del bar o, al limite, dietro al bancone.
Perché il Suvvista aborra l'attività fisica, foss'anche di pochi passi.
Chissà se anche lui ha avuto un padre che gli rompeva le balle perché andasse in giro in bici o a piedi?


hai visto mai che vi rimane voglia di leggere, l'altro giorno stavo da genitoricrescono con tema Expo
Poi c'è sempre la possibilità di fare un giretto dalle parti di Occhio al Nikio a sostenere questi 10 folli che si vogliono correre la Venice Marathon

2 commenti:

  1. Stai leggendo o ri-leggendo Bar Sport di Benni in questa fine estate, vero?
    La figura del "campione" è pari pari quella del tecnico, anzi del "tennico". Comunque bello il tuo blog!

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    Risposte
    1. L'ho letto tantissimi anni fa. Ma il suo tennico è inarrivabile!

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