lunedì 10 agosto 2015

La sconfitta spiegata a mio figlio

Ciao, veh?
Tutto bene? Io si, torno or ora dalle ferie.
Ma non parlo di questo.
Ci eravamo lasciati quindici giorni fa con una gara da affrontare. Magari non ve ne frega un bel niente o magari vi è sfuggito ma avevo raccontato l'esito qui.
Esito infelice, a dire il vero, e che un po' brucia: mi sono ritirato dopo poco più della metà del percorso. Un piccolo infortunio al piede.
Ci pensavo, in questi quindici giorni, molto.
Non che una gara rappresenti chissà che cosa, nella mia vita, che da fare ce n'è lo stesso, e parecchio, anche!
Ma sarebbe mentire dire che non mi è importato.
Prima cosa ho ricominciato a mangiare. Mi sono detto: sono in ferie e va in malora anche la dieta. Ma le ferie sono un pretesto, solo che in un anno di dieta io non ho trovato ancora un modo più efficace per sfogare la frustrazione.
O meglio: ci sarebbe la corsa, ma se poi mi ritiro diventa frustrante pure quella, mentre una tavoletta di cioccolato ed un pezzo di parmigiano, vuoi mettere?
Non ti deludono mai.
No, nulla di devastante, ma credo che un paio di chili siano tornati a salutarmi per le vacanze. Quindi l'obiettivo del rientro è ricacciarli da dove son venuti.
Ma neppure questo è il vero scotto.
La cosa più dura è dire a casa che ti sei ritirato.
Silver, che per mesi mi ha dato del pazzo per il solo fatto di essermi iscritto, era più demoralizzata di me; che se la chiamavo prima di fare l'insano gesto, avrebbe saputo darmi qualche dritta per risolvere il problema.
Vabbè, pazienza, la prossima volta terrò presente che un medico in casa può essere utile anche nei trail.
Poi i figli, in particolare Jack che è tutto sua madre e non digerisce bene le sconfitte.
"Io non volevo che ti ritiravi" (non pretendo i congiuntivi da un bimbo di neppure 5 anni).
"Mi faceva molto male un piede e continuare significava magari non riuscire a camminare bene durante le vacanze e non fare cose belle insieme"
"Ma uffa, io non volevo che tu ti ritiravi"
"Nemmeno io mi volevo ritirare, ma in tanti si sono ritirati e anche io"
"Ma i tuoi amici si sono ritirati?"
"No, i miei amici sono riusciti ad arrivare"
"Ma allora perché tu no?"
"Perché io avevo male, appunto"
"..."
Lì per lì mi sembra convinto e non se ne parla più.
Ripenso ad un vecchio post, sull'eredità ingombrante che potremmo lasciare ai figli e mi dico che, almeno dal punto di vista sportivo, non avrò questo problema.

Poi un giorno andiamo a camminare in montagna, facciamo addirittura un pezzetto della gara, al contrario.
Ad ogni passo l'ammirazione di mia moglie pare aumentare: "Ma come avete fatto a fare questo in discesa sotto il dio di acqua che c'era quella notte?"
I ragazzi invece sono più per l'interesse balistico e si esaltano: "Tu qui riuscivi a correre?" "Qui correvi o camminavi?" "Superavi o ti superavano?"
Il tutto per dimostrarmi che hanno una gran bella gambetta; Maria ci stacca, fiera di aver capito come funziona la tracciatura dei sentieri e corricchia addirittura in salita. Pee sale come un gatto sulle creste di roccia, assicurandosi che la madre tenga il passo.
Jack invece tiene duro: come il padre non ha il fisico da scalatore ma un grande entusiasmo e fantastica di gare future fatte assieme, partendo di notte con la pila in testa e poi la mamma che ci aspetta tutti all'arrivo (con Pietro, che lui dice che di notte dorme e col cavolo che viene a correre in montagna).
Poi, dopo un paio d'ore di fatica, le gambe iniziano a cedere, è il momento di insegnare cosa significa tenere duro.
"Papi, io faccio come te: mi ritiro!"
Passatemi il parmigiano, va.

(non vi state dimenticando di fare un giretto di tanto in tanto sul nostro bel progettino Occhio al Nikio, vero?) 

6 commenti:

  1. Ogni volta che ti leggo mi pare di percepire la vita.
    Questo vale più di qualsiasi ritiro.
    E come si dice in Batman Begins, "Perchè cadiamo? Per poterci rialzare".
    Forse è l'ora che si affronti la visione di Nolan, per i ragazzi. ;)

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    1. Nolan è solo questione di tempo. Per il momento mi godo Hatty Potter che ha almeno il pregio di averli fatti smettere di menarsi ;)

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  2. Capisco la delusione, ma è un'impresa epica ugualmente! E sono sicura che sia solo un "avvicinamento" al tuo obiettivo, la prossima volta avrai un bagaglio di esperienza in più ad aiutarti! E poi ti potrai definire un ultrarunner, che secondo me è la figata più figata del mondo!

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    1. Sono certo anche io. Se riguardo indietro vedo sempre grandi miglioramenti dopo enormi fatiche e frustrazioni. In questo, devo dire, lo sport è metafora della vita.

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  3. Sei stato meraviglioso in ogni modo, e mo' smettila di rompere i coglioni, eh.
    Tvb.

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