La
settimana scorsa si parlava di andare a scuola ed io proponevo delle
idee romantiche su come sarebbe bello recuperare alcune belle
abitudini di una volta.
Sapete
che non sono un paladino del “si stava meglio quando si stava
peggio” anzi... la storia di oggi vorrebbe confermare proprio
questo. O forse no.
Alle
elementari uno dei miei migliori amici era Bepi.
Bepi
viveva in una casa in mezzo ai campi, un paio di chilometri fuori dal
paese (che già non è che fosse sta metropoli). Un posto
meraviglioso si direbbe ora. In tanta mona*, si diceva all'epoca.
Assieme
ad altri ragazzi che abitavano lungo la stessa strada Bepi partiva
tutte le mattine in bici, anche quando pioveva, a volte, e veniva a
scuola da solo.
Per
arrivare in paese doveva farsi almeno un chilometro di strada non
illuminata, con il ciglio cedevole (così recitavano i cartelli) e
talmente stretta che due macchine, incrociandosi, avrebbero dovuto
rallentare per evitare di incocciare gli specchietti.
C'erano
fossi alti parte per parte. I furgoncini ed i camion non potevano
passare ma non era raro che Bepi arrivasse a scuola bagnato o sporco
perchè qualche deficiente con il furgoncino decideva di accorciare
il viaggio mandando lui ed i compagni di viaggio a farsi una nuotata
assieme ai sorse**
Quando
andavamo a trovarlo in bici, per tornare a casa, la mamma gli
diceva:”Giuseppe accompagna a casa tu i tuoi amici che loro non
sono pratici della strada” (dei bambini di otto anni con un
babysitter coetaneo)
Bepi
aveva un vicino che era una specie di eremita pazzo. Tagliava l'erba
con la falce, nudo, con solo le pudenda coperte da un sacco di
mangime per le galline. Se il pallone finiva nel suo campo, solo Bepi
poteva andarlo a riprendere. Sennò ti lanciava dietro il forcone.
Bepi
non era bravo a scuola. Faceva un sacco di errori. Probabilmente ora
direbbero che era dislessico. Ma la nostra vecchia maestra Maria,
siciliana doc, non ha mai fatto pesare questa cosa a nessuno. Bepi
sapeva un sacco di altre cose: quando vanno in calore i conigli, dove
le rane andavano a deporre le uova, quanto tempo ci mette una mucca a
partorire, quando è ora di tagliare il grano. E lo sapeva anche se i
suoi non erano contadini. La maestra gli chiedeva di portare a scuola
queste cose e Bepi non era lo sfigato dislessico, era un fico.
Bepi
non aveva il papà e nemmeno il telefono. Per andare a giocare a casa
sua ci si metteva d'accordo alla mattina e le mamme si fidavano. Una
volta ho detto a mia mamma che ero d'accordo con Bepi di andare a
casa sua e lei mi ci ha portato, anche se non era vero. Lui ha retto
il gioco e ci siamo divertiti un sacco.
I
giochi erano incredibili: andare lontano in mezzo i campi, fino alla
recinzione dell'autostrada e poi attraversarla da sotto, dentro al
tupo di scolo dell'acqua.
Catturare
le rane, lanciarle forte contro il muro di casa. Vinceva chi faceva
la macchia più grande.
Una
volta abbiamo preso delle trote e le abbiamo messe nella vasca (el
lavandaro) che c'era sull'aia di casa. Poi Bepi è uscito con una
prolunga elettrica con i fili spellati e l'ha gettata nell'acqua. È
partita una specie di bomba. Le trote galleggiavano a pancia
all'aria. Bepi fortunatamente si è alzato.
Qualche
settimana fa ci siamo reincontrati dopo tantissimo tempo. Ero in bici
con i piccoli nella zona di casa sua e lui era a spasso con il suo
bambino ed il cane. Ha sistemato la casa dei genitori ed è tornato a
vivere lì, con la famiglia. “Chi era quel bel ragazzo?” mi ha
chiesto Silver dopo che ci eravamo salutati. “Quello è Bepi” ed
è ancora un fico.
* in tanta mona: (dialettale) luogo lontano e difficilmente raggiungibile.
** Sorse: (ricordate che la seconda s si pronuncia come quella di josè): sorci, pantegane.
Affascinante, questo racconto.
RispondiEliminaUn pò come alcuni ricordi che ti restano dentro, o personaggi sempre inesorabilmente fichi. ;)
Eh si... Ogni tanto ne butto dentro qualcuno.
EliminaCe l'avevo anch'io un Bepi alle medie. E mi sono chiesta ogni tanto che fine abbia fatto, ma purtroppo non mi è mai capitato di incontrarlo di nuovo. Inutile dire che su facebook non c'è.
RispondiEliminaInvece il mio Bepi su Facebook c'è, a differenza di tanti coetanei bravi a scuola che non saprebbero neppure accendere un pc
EliminaAdoro questi racconti "di pancia" e "di cuore".
RispondiEliminaNon dispiacerebbe una foto del fico ;D!
Ehm... in relazione alla traduzione di "in tanta mona": ho un'amica sarda alla quale è sfuggito (o forse non glielo avevo spiegato troppo bene io!) il piccolo particolare che non è il caso di usare l'eufemismo con il mignolino alzato ad una cena tra colleghi :D! Ahahahah!
Infatti io non so cosa significhi.
EliminaFoto del fico not available
Davvero figo ecco. E che bello che vi siate rincontrati!!!
RispondiEliminabaci sandra frollini
Si, un attimo...
EliminaPerò quanto eravate crudeli!!! o_O
RispondiEliminaCrudeli come solo i bambini sanno essere
Eliminaanche mio marito mi ha raccontato delle cose terribili che faceva con suo cugino alle rane quando era piccolo.....direi che Bepi è stato molto fortunato ad avere una maestra che ha saputo capirlo e che ha valorizzato la sua diversità, vedendola non come un problema, ma come un'opportunità.
RispondiEliminaSi, una grande maestra. Attenta ad insegnare a tutti e non a cercare diagnosi per giustificare le proprie inadeguatezze.
EliminaI tuoi racconti d'infanzia sono sempre bellissimi! Però povere rane...
RispondiEliminaSi, povere. Anche le trote, però...
EliminaBello 'sto post.
RispondiEliminaPerò te possino cecà anche se scrivi ancora così piccolo...
Mica lo so, perchè è scritto piccolo... spero di averlo sistemato.
EliminaBepi non é dislessico ma un fico...concordo. Strato babbo invece ha fatto un erroraccio...ma é fico pure lui.
RispondiEliminaOps :P
EliminaMa codesto Bepi, si pole conosce?? Fermoposta LaPellona :)
RispondiEliminaEh Eh, sposato con figlio (moglie infermiera, però. Può essere che il genere sanitario gli piaccia... ti faccio sapere) ;)
EliminaEventualmente pure il genere hobuttatoviaunalaurea può andar bene?
EliminaCerto che tra trote e rane -gente- mi fate star male, santa genoveffa.
Susibita
Beh! Ma in che senso buttata via? In ogni caso credo che vada bene, si!
EliminaMica lo devo sposare!
EliminaNo vabbhè, esagero sempre un po' in autocritica.
EliminaE' che ho studiato una cosa e poi di mestiere mi son ritrova a fare altro.
Ma lo giustifico dicendo che sono eclettica, che fa sempre figo.
Susibita
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Elimina@ pellons: hai ragione pure tu...
Elimina@ Susibita: sei in buona compagnia, da queste parti, allora.
bambini crudelissimi!!!!!!!
RispondiEliminaPerò Bepi un personaggio...io non avevo compagni di scuola così..probabilmente non avrebbero saputo distinguere una trota da una rana..
Eh. altri tempi. Mi sento anche un po' vecchio :(
Elimina* le parole con l'asterisco sono quelle che capisco meglio, perchè di uso ancora corrente...;-)))
RispondiEliminaVero? Soprattutto la prima è alla base del vocabolario veneto :)
EliminaMio nonno diceva che una volta i bambini erano più grandi. Io lì per lì credevo fossero bambini giganti. Lui intendeva dire che dovevano affrontare molto presto situazioni da uomini e questo li faceva crescere. Questa tua storia conferma l'opinione di mio nonno. Grande Stratocaster, xo
RispondiEliminaSaggio, tuo nonno. Grazie :)
EliminaBellissimo!!
RispondiEliminaBepi mi sa che non era dislessico ... Diciamo che non gli interessava stare a scuola. Se usavi i soprannomi che si usavano alle elementare ( a quei tempi) i tuoi amici di avventure sarebbero rimasti anonimi ugualmente mi sa...
RispondiEliminaDiciamo che chi conosce i personaggi non può non capire. Però ho preferito comunque mettere l'anonimato. Non volevo che "Bepi" si trovasse le orde di turiste adoranti.
EliminaQuesto forse è quello che manca ai nostri figli oggi: le corse su prati infiniti, vere avventure senza la supervisione (controllo?) dei genitori, invece dei parchetti recintati e i giochi omologati CE...mio figlio è ancora piccolo e non lo perdo d'occhio un momento, non so se quando andrà alle elementari sarò così fiduciosa da fargli vivere il gioco come vera scoperta da fare in autonomia, senza l'ombrello onnipresente dei genitori...ma mi piacerebbe tanto!!
EliminaLa settimana scorsa una docente universitaria di filosofia (a Zurigo, mica pizza e fichi) ha detto che ciò che manca ai ragazzi è lo spazio non strutturato, la piazza, da riempire con la fantasia. ;)
EliminaBello questo racconto davvero. Mi fa venire in mente quando andavamo al fiume con la bicicletta e ce ne stavamo lì da sole..adesso non so se permetterei ai miei figli di farlo...altri tempi, purtroppo (oddio...comincio a parlare come mia madre!!!)
RispondiEliminaSi, anche io a volte mi riconosco più vecchio. Ma resisto! ;)
EliminaMi è sembrato di rileggere "Io non ho paura"! Sai che invidio la tua infanzia? Ma povere rane :( il mio amichetto strappava le zampine ai coleotteri e non si poteva guardare!
RispondiEliminaSei la seconda che mi associa ad Ammaniti. Che fo? Me gaso? :)
EliminaChe c'è di male a gasarsi? ;)
EliminaNulla di male. Mi gonfia sul pancino ;)
EliminaHo sempre trovato adorabili questi ricordi d'infanzia (e vedrai che scorpacciata, col mio prossimo romanzo... :D)
RispondiEliminaAffascinantissima la figura del vicino eremita pazzo.
E anche oggi ho imparato qualcosa: "in tanta mona" come corrispettivo del nostro "in culo ai lupi"... :)
Avrò il tuo romanzo. Dovessi cercarlo in tanta mona :)
Eliminati ho scoperto oggi e mi piace questa reminescenza di un passato che è comune anche a me perchè sono cresciuta in campagna e le modalità di incontro con i compagni per me erano più o meno le stesse. e poi mi piace che usi qualche parola in dialetto giusto per far capire il concetto. bel blog.
RispondiEliminaciao
Eli
Benvenuta. E mi raccomando, passa quando vuoi.
Eliminaazzarola, per l'ennesima volta mi trovo a farti un complimento sul modo che hai di scrivere...credo che un tuo libro lo comprerei volentieri...
RispondiEliminaSi, grazie. Lo comprerei anch'io ;)
EliminaAhhhh, ora capisco che quando ero bambina mio padre mi invitava a fare un viaggio in un luogo lontano lontano. Non capisco però cosa c'entrasse mia madre ......
RispondiElimina;))))