martedì 26 agosto 2014

Stretchers in the night

L'altro giorno cercavo lo zainetto che uso per correre in montagna (in gergo tecnico credo che si chiami camel bag) e non lo trovavo.
Mentre ruscavo in mezzo all'inedito ordine dello stanzino altrimenti detto Rifugio pecatoru (Refugium Peccatorum), che dopo aver messo a posto non si trova mai una minchia, sento chiamare a gran voce il mio nome: "Tano, Tano, ciao".
Ora, ci sono si e no dieci persone al mondo che mi chiamano Tano e nessuno abita con me. Una di queste è mio fratello, ma quella non era la voce di mio fratello, pareva più di un bimbo di quattro anni.
Infatti un attimo dopo sento un'altra voce di un bimbo di quattro anni che dice: "Ciao Silvio, salutami la Sara! Ciao Francesco!"
Orco can! Inizio a mangiare la foglia.
Esco e vedo Jack e Pee tutti bardati: maglia del Milan (bleah!), scarpe da ginnastica (che, diciamolo, i colori delle scarpe da runner sono parecchio infantili) e, appunto, camel bag sulle spalle.
"Papi, siamo andati a fare la Maratona!".
"Bravi"
"Abbiamo vinto!"
"Bravissimi!"
"Dai Jack, andiamo a rifarla!"
"Si, dai"
E via, come se non ci fosse un domani.
Prima del Trail delle Creste, una sera che gli spiegavo che dovevo fare una gara su quel monte strano, che sembra che abbie due gobbe come i cammelli, loro mi avevano fatto la classica domanda: "Ma vinci?"
"Si, beh, insomma... no! C'è gente molto più forte del papà sapete"
"Vuoi che veniamo noi, ha detto Pee con fare minaccioso e rassicurante insieme, che andiamo fortissimo e gli facciamo vedere noi?"
"Quando sarete grandi, ragazzi, ci iscriviamo insieme e voi sarete bravissimi di sicuro"
E mi piace pensare che sarà così, che il futuro sarà bellissimo e che ce la godremo tutta! E a fare in culo anche le ansie del quarantenne.

Nel frattempo, che non si dica che non sono un influencer, perfino Silver si è lanciata con la corsa.
Dice che non ne può più di sentirsi una cacchina a predicare con i suoi pazienti l'attività fisica e poi avere il fiatone a fare le scale. 
Per il momento Tapis Roulant. Pirulà, come lo chiamano i bimbi. Solo che è determinatissima: ci alziamo al mattino alle 5 tutti e due, in pratica è ancora notte fonda, ci si veste in velocità, in silenzio, si beve un bicchiere d'acqua, ci si scambia un bacio ancora impastato di sonno e via, un'ora di corsa.
La settimana prossima partecipiamo alla Alberto Race, una corsa non competitiva di 9 km che faranno qui vicino. Non che sarebbe cambiato molto se fosse stata competitiva, ok?
Ce la prendiamo comoda, noi, ci mettiamo dietro e ce la godremo come un appuntamento galante.
E poi ha una finalità sociale, come piace a noi. È per Città della Speranza,che si occupa di leucemie infantili.
Ora dico, anche solo potersela andare a correre, senza che il nome ti ricordi qualche cosa di vicino, ma non pensate che sia già una ricchezza, questa?

Città della Speranza ha anche lei il suo progetto collegato alla Venice Marathon. Eccolo qui. Lo dico perché questa del Runner Solidale non è una gara a chi arriva primo ma ad arrivare insieme. 
Intanto però vi ricordo, come sempre (e come sarà per altri 61 giorni) che il nostro progetto si chiama Occhio al Nikio e che chiunque può dare una mano, o un dito, o una falangina, quello che vuole, se vi avanzano due lire o se li trovate dentro la giacca invernale che avete or ora tirato fuori arrendendovi al freddo agosto (a me è successo) sapete che qui non saranno sputati.



5 commenti:

  1. Anna ha fatto un disegno di papà che arriva primo alla maratona ... alla Venice Marathon !!
    Lui le ha spiegato che non è possibile "Ci saranno 10 mila persone!"
    e lei "Eh , e tu arrivi primo su 10 mila"
    ... non fa una piega!

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    1. Ci sarà anche tuo marito alla VM? Toccherà far scattare la presentazione ;)

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  2. Che bella l'immagine di voi due che correte insieme come se foste ad un appuntamento galante!!!! Bravi, davvero.

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    1. Si, ci accontenta di quello che si può, che vuoi fare? :D

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