giovedì 2 gennaio 2014

Dora


Dora l'hanno seppellita la vigilia di Natale.
Aveva ottanta anni e una di quelle storie che fior di romanzieri farebbero a gara per accaparrarsela. Una di quelle vite che, a trovarsela scritta in un libro potrebbe darvi l'idea di essere stata inventata o di aver sbagliato l'epoca di ambientazione, spostandola almeno di un centinaio di anni in avanti.
Era cimbra Dora, con uno di quei cognomi tedeschi che il tempo ha reso italiano in modo un po' zoppo. Era bionda e con gli occhi di un azzurro impossibile da sostenere. Di Posina, un paesetto di montagna dimenticato da Dio e ricordato dagli uomini solo di domenica, quando vi salgono per mangiare gli gnocchi in una nota trattoria.
Ma ottanta anni fa non c'erano gnocchi e trattorie, c'erano solo la miseria che portava a valle gli uomini più forti, in cerca di fortuna. E se la valle non bastava si imbarcavano a Venezia e andavano lontano.

Fu così che a vent'anni Dora partì per l'Australia per sposare il fidanzato, partito tanto tempo prima, quando lei era ancora una ragazzina.
Un matrimonio semplice, in una di quelle chiese di legno costruite in mezzo ad un campo, condiviso con altre quattro o cinque coppie per ridurre il costo della cerimonia e del ricevimento.
Intanto lui fa il bracciante, lei la lavapiatti in un ristorante italiano.
L'anno dopo nasce Lucy May, l'unica figlia.
Forse non c'è arrivata subito a capire che la figlia fa più fatica degli altri ad imparare. Forse non l'ha capito mai.
Passano vent'anni, l'inglese è troppo ostico, non entra. E comunque quella brulla prateria non può diventare una casa per loro, cresciuti in mezzo alle montagne; tornano in Italia, due soldi e giovinezza ormai finita.
La figlia si innamora e si sposa. Lui è il matto del paese: bello, folle e ritardato. Dura niente, il tempo di mettere al mondo un figlio, ancora più sfortunato, pazzo e ritardato di loro.
Lucy May torna a casa, con questa nuova anima da accudire senza la capacità di farlo.
Ci pensa Dora, a modo suo.
La sua casa diventa il castello dove protegge i frutti del suo sangue dal mondo che non li vuole. Lo fa in modo duro, cattivo, arrabbiata con Dio e con la sorte, lasciando fuori anche chi vorrebbe aiutarla.
Tutto intorno nascono case, banche, computer. Loro in casa hanno una radio a transistor ed una vecchia stufa a legna dove si cuoce il brodo la domenica e poi lo si allunga fino al sabato successivo. Alla sera a letto alle otto al mattino sveglia alle cinque, anche se non ci sono più le bestie da governare.
Varcare quella soglia è un viaggio nel tempo.
I teppistelli del paese salgono la stradina che porta a casa sua per vederla uscire di tanto in tanto, per lanciare i sassi alla stria*
Quando me lo raccontava non piangeva, Dora, solo le se accorciava il fiato.
Come quella notte in ospedale, in attesa di sapere la sorte del nipote in coma: niente lacrime, solo sospiri.
Sospiri e la storia della sua vita che oggi io cercato indegnamente di raccontare perché di tanta sofferenza deve rimanere qualche traccia.
È morta nel sonno, Dora, ed è stata seppellita la Vigilia di Natale. 

*strega 

11 commenti:

  1. Oh Dora che pena infinita, la vita quando è così ingiusta sa picchiare davvero duro e sempre le stesse persone. Scusa l'autoreferenzialità ma Dora mi ha ricordato un personaggio inventato che gira nella mia testa da tempo, le avevo creato un romanzo che non è andato bene, mentre una parte del romanzo stesso è stata estrapolata per un racconto che si piazzo bene a un concorso locale. Alla fine certa che Corinna meritasse un respiro più ampio vista la vita grama che già aveva sono riuscita a "riciclarla" per Cene tempestose, e ne sono uscite credo pagine molto sentite. Un pensiero a Dora e un abbraccio a te. Sandra

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  2. Finalmente in pace.
    Complimenti per il racconto che Dora meritava di avere, non fosse altro, come hai detto tu, perché di tanta sofferenza deve rimanere traccia...

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  3. Leggendo il titolo e vista l'età dei figli... ho pensato si trattasse di Dora the explorer ;)
    Tanti auguri di buon anno a tutta la ciurma!

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  4. Che abbia finalmente la pace che si merita. Grazie per avercela raccontata

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  5. La storia è dura, come ha dovuto diventare Dora per affrontare gli schiaffi della vita. Mi addolora che abbia dovuto/voluto gestire da sola così tanta rabbia e le auguro di essere ora in un luogo pieno di infinita serenità e pace.
    Una buona occasione per augurarti un anno sereno e pieno di buone condivisioni, come questa.

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  6. mi viene in mente la canzone
    persone silenziose.....

    All'improvviso scappi via
    senza salutare
    ... vorrei essere un angelo
    per poterti accompagnare


    mi sembra che tu l'abbia accompagnata con un ricordo dolce e affettuoso.
    Grazie per le tante Dore che nn hanno voce

    Sara

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  7. Lucy May era un cartone che vedevo da bambino. Bel racconto. Buon anno vecio!

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  8. Visto come hai raccontato la vita di Dora qualcosa ha donato anche a te oltre che alla figlia e famiglia sfortunata. Mantieni vivo il suo ricordo che può sempre aiutare

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  9. Dora è ancora qui, nelle storie che raccontiamo noi. L'importante è non dimenticare. Grazie.

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