giovedì 9 maggio 2013

Colonia Penosa

È ora di iniziare a pensare alle vacanza.
Un po' perchè è uscito finalmente il sole, dopo mesi di monsoni un po' britannici un po' scassamaroni.
Un po' perchè i bimbi danno parecchi segni di stanchezza: "Possiamo stare a casa oggi?"
Un po' perchè siamo stanchi anche noi: a filare come matti. Maggio poi è un mese terrificante qui, con chiusure di bilanci e tutti questi argomenti economici che per fortuna c'è qualcuno che ci capisce perchè io manco di zero.
Vacanze, si diceva.
Farà meglio la montagna o il mare ai bimbi?
E giù a discuterne vuotamente per ore.
Inevitabile che torni il ricordo che ancora turba i miei sogni di vegliardo (cit.)
La Colonia al mare.

La Colonia è un'istituzione giustamente scomparsa, probabilmente resa illegale assieme al fascismo che molte cose aveva in comune.
Ma quando io ero alle elementari, in prima elementare, per essere precisi, c'era tutto un fiorire di Colonie: sineddoche per indicare un soggiorno presso una struttura architettonicamente di pessimo gusto sita in prossimità di sfigatissimi luoghi di villeggiatura. Obiettivo della Colonia? Credo abbassare l'età media del paese al di sotto dei novant'anni almeno per la durata del soggiorno.
Di solito erano organizzati dagli ordini religiosi o dalla diocesi stessa.

Noi, con la famiglia, eravamo sempre andati al mare. A Caorle, in una minuscola casupola con le persiane rosse, che era uguale uguale ad una vicina che però ce le aveva blu, che si affittava assieme agli zii.
Ma quell'anno era nata da poco mia sorella e mio nonno era stato male ed era costretto in sedia a rotelle. Così mamma era bloccata a casa. Mia zia era più o meno nelle stesse condizioni, per cui io e mio cugino dritti in colonia. Al mare, perchè avevamo fatto un corso nuoto.
Mi pare che il soggiorno fosse durato un mese. O forse quindici giorni che parvero un mese, non ricordo.
La Colonia era gestita dalle suore delle SS  Dorotee. Svariate volte al giorno bisognava adunarsi in cortile, in fila per uno a pregare o a ricevere la posta. Solo l'idea che per un soggiorno si potesse ricevere la posta dà l'idea di quanto fuori dal mondo si fosse. A me arrivò solo una cartolina ma la zoccola vestita di bianco sbagliò l'accento del mio cognome ed io non andai a prenderla.
Ogni pantaloncino, felpa, paio di mutande o calzini doveva avere un numero rosso attaccato con ago e filo. Il mio era il 29.
Da piccolo non mangiavo le verdure, fatica che ritrovo in molti bimbi, i miei compresi. Di certo la pedagogia ci ha insegnato che non è sforzandoli che impareranno. In Colonia anche non ti sforzavano. Ti costringevano.
Ancora oggi non riesco a mangiare il cavolo cappuccio. Troie le Dorotee.
Per fortuna riuscivo a passare sottobanco il cibo che non mi piaceva a mio cugino, di un anno più grande e quindi protettivo nei miei confronti (oltretutto è una specie di bidoncino dell'umido che mangia qualsiasi cosa).
Ma le due cose che più porto nel cuore, come cicatrici indelebili, sono il bagno in mare e la visita dei genitori.
Il bagno, motivo che aveva guidato la scelta verso il mare, cazzo, eravamo dei nuotatori provetti, si faceva una volta a settimana. Ricordo che una volta è piovuto e si è saltato una settimana. Perchè recuperare il giorno dopo se si può farne a meno?
Il bagno consisteva nel togliere il nastro rosso e bianco che chiudeva la nostra spiaggia da un lato, quello dove non c'erano le reti metalliche, e aprire l'orizzonte fino al successivo nastro rosso e bianco, una decina di metri più avanti. Conoscete il litorale veneto? L'acqua ti arriva alle caviglie fino a quasi in Yugoslavia.
Immaginatevi un fischietto da arbitro che suona, un centinaio di bambini assiepati in pochi metri quadri d'acqua alle ginocchia. dieci minuti, forse. Triplice fischio, tutti fuori bagno finito.
A metà soggiorno, dopo due settimane, i genitori potevano venire a contatto con i prigionieri bambini: potevano stare dietro la rete metallica. Credo di aver passato la mattina con le dita dentro ai buchi della rete.
Io ora ci scherzo su... credo che se mia madre leggerà queste righe forse farà fatica a trattenere la lacrima.
E un po' te lo meriti, mamma.
Peccato che non lo leggerà nessuna di quelle troiacce vestite di bianco.

46 commenti:

  1. argh, le colonie!
    per fortuna non ci sono mai stato...

    RispondiElimina
  2. Ma le suore in bikini ve le sognavate di notte? :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le suore dorotee non si mettono mai in bikini: sempre velo, gonna e maniche lunghe e calze novantadenari anche sotto il sole :)

      Elimina
  3. Il mare da bambino per me era la colonia. Con la famiglia non ci si andava. Mia padre era ferroviere. E quindi mi sono fatto 3 anni a Livorno e 2 a Bellaria. Dalla prima elementare. Sarà strano, non so, ma io mi ci sono trovato bene: forse perchè ero un po' teppa. Sono stato pure espulso alla finale del torneo di calcio. Mia sorella il primo anno era una valle di lacrime, tanto che decisi di disconoscerla. Ricordo che chiesi ai miei di poter fare 2 turni ma non era stato possibile...
    Forse la vera differenza era l'assenza delle Dorotee.... io avevo le signorine.... e mi facevano pure ascoltare Alan Sorrenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel prossimo capitolo, esperienza in montagna, parlerò delle signorine della colonia. Molto meglio

      Elimina
    2. Le signorine c'erano anche al mare, ma non avevano voce in capitolo e secondo me anche un po' se ne strafregavano.

      Il "Cassonetto dell'umido"

      Elimina
  4. ha segnato diverse generazioni, io dio grazie non ci sono mai stata, 2 a volte anche 3 settimane in romagna con mamma e sister me le sono fatta fino alla maturità, gran godimento.
    Però adesso ci mando Natallia, ma senza suore (e comunque e'
    obbligatorio nel progetto per cui!)
    un bacio Sandra frollins

    RispondiElimina
  5. Ricordo di aver fatto un'estate in colonia. Un'esperienza terrificante che non vorrei mai più ripetere e non farò ripetere al Fordino neanche morto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non dirmelo. In ogni caso credo non esistano più colonie come quelle.

      Elimina
  6. ma che, ti sei rinscemito? per fortuna le colonie esistono e oggi sono cambiate! Per fortuna ci sono giovani volontari che passano l'estate a occuparsi di bimbi tra follia e divertimento regalando loro un'esperienza di vita indimenticabile! Qui in Svizzera ci sono progetti per riabilitarle perchè troppi genitori preferiscono quelle diurne vedendole un po' come parcheggi per i bimbi. Non dovrebbe essere così! Questo il link della colonia che ha ospitato tutti e cinque i miei bimbi: http://arcagajarda.altervista.org/arcagajarda/Benvenuto.html
    un'esperienza che consiglio a tutti!

    Angela

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono convinto che se ben strutturate le colonie siano un'esperienza bellissima. Io qui riportavo la mia che, fortunatamente, non è più sperimentabile, almeno non come l'ho vissuta io.

      Elimina
    2. Ho conosciuto più di una persona che ha trascorso vacanze in colonia e alla fine ne serbano un piacevole ricordo.
      Nel nostro caso penso tutto fosse dovuto all'impostazione stile "collegio anni 50" che le suore avevano dato alla colonia.

      Il cugino "Bidoncino dell'umido"

      Elimina
  7. Ho vissuto la stessa fottutissima esperienza. Credo che tutti i traumi della mia infanzia li ho vissuti in colonia ( compresa una gravissima malattia per la quale ci stavo lasciando le penne ).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi pare di ricordare che mio cugino si è ammalato una volta. Mi sentivo come un orfano... credo di essere stato tutto il giorno vicino al suo letto.

      Elimina
  8. Che grande, Gae :DD mi hai fatto troppo ridere e hai confermato tutti gli stereotipi che si raccontano sulle colonie :DD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è sempre una base di verità negli stereotipi ;)

      Elimina
  9. In quarta elementare ho barattato un viaggio a Roma dal Papa insieme ai miei con la colonia, insieme a mia cugina che faceva la seconda media. Niente suore, organizzazione comunale. Mare perfetto e bellissimo. Divertimento infinito. Ho imparato canzoni sconce e parolacce e ovviamente mi sono pure ammalata. Mia mamma sprizzava gioia da tutti i pori per questo.

    RispondiElimina
  10. hahahha ma sei cattivissimo, non ti credevo cosi sboccato pure a parlare di suore! Eccellente!
    Mi ricorda un po' i campi scout, maledettissimi pure quelli dell'Agesci!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi hanno costretto a mangiare il cavolo cappuccio. Meritano ogni parolaccia ;)

      Elimina
  11. Se vedo un caco, vomito. Se mi capita in bocca un pezzo di grasso insieme alla bistecca, vomito. Non sono stata in colonia, ero all'asilo. avevo le suore. le odio tutte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche le mie all'asilo erano toste. Ma nulla in confronto alle dorotee del mare. E comunque no, non le odio tutte: mia zia è uno splendore ;)

      Elimina
  12. Dimmi un paio di nomi delle tue aguzzine che se sono ancora vive.... Magari posso fare qualcosa per farlo leggere anche a loro. cmq la colonia non cè più penso nemmeno lo stabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Potevano eliminare le dorotee e tenere lo stabile :D

      Elimina
  13. Terribili le colonie. Per fortuna è stato un supplizio che i miei mi han risparmiato. Andavo al mare con i nonni che son sempre stati in gran forma, pace all'anima loro, e quando vedevo i bimbetti della colonia vicino alla nostra spiaggia un pò per loro mi dispiaceva pure.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vedo che la mia non è stata un'esperienza isolata, purtroppo :(

      Elimina
  14. Ma come? La Colonia formava piccoli cittadini in grado di rigare diritto e sottomessi all'autorità competente! Altri tempi! Un po' come fare il militare (che adesso hanno abolito). Ah, allora sì che c'era rispetto, mica come adesso. Scherzo ovviamente, te lo dice uno che si è evitato bellamente sia colonia che militare ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io sono riuscito ad evitare il militare, almeno ;)

      Elimina
  15. Azzo un lager! O.o
    Io ho avuto esperienza con le suore, tutte le elementari e la prima media in una scuola gestita dalle suore. Gestapo è un eufemismo. Bastarde frustrate! Mi hanno complessata per anni! Però la colonia pensavo davvero appartenesse a un' altra epoca storica, alla generazione dei miei ecco. Forse da voi è caduta in disuso un po' più tardi perché va bene l'età ma nn ci credo che sei così vegliardo ecco :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me, pur organizzata diversamente, esiste ancora la colonia. Per fortuna non risveglia più quei fantasmi ;)

      Elimina
  16. Io solo un'estate, della quarta elementare. In Valsassina. La vicina di casa ci andava in quanto assai credente, e i miei mi ci spedirono anche a me. Che non eravamo amiche con la vicina di casa, nè molto credenti. Mai visti i miei in chiesa, per dire, tranne che a funerali. Insomma ricordo con orrore la camerata in cui si dormiva tutti insieme e dei lumaconi orrendi che uscivano quando pioveva. E pioveva assai.Correva l'anno 1987 e fummo prelevati anticipatamente causa alluvione della Valtellina, lì accanto. Ma soprattutto ricordo con orrorissimo che ci si lavava (doccia, o bagno) una sola volta alla settimana. Io avevo appena compiuto dieci anni e la cosa non mi riguardava troppo, ma quelle di tredici anni avevano i capelli sempre unti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a me pare di ricordare che non fosse frequente il lavaggio. Ma, cosa vuoi, ad un maschietto di sette anni, questo non fa poi così specie.

      Elimina
    2. Penso che in venti giorni le uniche volte che ci siamo lavati da capo a piedi siano state le due nuotate in mare. Poi si e no lavaggio dei piedi e bidet alla sera.

      Elimina
  17. Un anno a Caorle ci sono stato pure io (1980), anche se ad essere sincero non è fra i ricordi marittimi più belli della vita. Per fortuna in colonia mai.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caorle è carina, dai. Ci sono stato un giorno di recente e devo dire che tra i paesi "lagunari" è forse il più bello. Poi per me è legato a ricordi di estati spensierate con zii e cugini...

      Elimina
    2. Sì, dipende molto dai ricordi. Quella fu una vacanza segnata dal maltempo, e inoltre io e mio fratello eravamo tristi perché avevamo tanti amici in un altro posto di mare, ma nostro padre aveva deciso di mettersi a "girare" per qualche anno, e a Caorle non facemmo quasi per niente nuove amicizie. Inoltre era ancora il periodo del pienone di tedeschi (1980). E nei loro confronti c'era un disgustoso servilismo: li si lasciava cantare a squarciagola, ubriachi, fino alle ore piccole, e addirittura c'erano esercenti che esponevano solo cartelli in tedesco e non in italiano...

      Elimina
  18. A casa mia la colonia (così come il collegio) era la minaccia nel caso in cui mi fossi comportata male :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ah ah, mia mamma si sentiva talmente in colpa che non si è mai sognata di usarla come minaccia :D

      Elimina
  19. Quando ero bambina andavo in vacanza con i miei genitori sulla costiera riminese, prima un mese sola con la mamma e poi un altro mese anche con il papà. Lungo la spiaggia di colonie ce n'erano ogni due per tre. Due lidi e una colonia, due lidi e una colonia e via così per chilometri. Ogni fetta di spiaggia divisa con una rete che arrivava a un paio di metri dal mare. Io ero terrorizzata all'idea che camminando lungo la battigia mi scambiassero per una bambina della colonia e mi rapissero le orribili monache.
    Li guardavo per ore quei bambini tristissimi che potevano fare il bagno solo quando le suore fischiavano, tutti insieme, come vermi nel fango.
    Brrrrr

    RispondiElimina
  20. Mai andata in colonia. Probabilmente mi è andata bene :-D

    RispondiElimina
  21. mia sorella maggiore fece da apripista, come è ovvio.
    in colonia montana a 6 anni, poveretta.
    l'immagine di sta piccolina lasciata nelle mani di estranei alla stazione centrale di milano non lasciò requie ai sensi di colpa di mia madre ...
    se ne pentì tanto che la pista fu cancellata, per fortuna di noi sorelle minori.

    RispondiElimina
  22. Ringrazio mio cuggino (mio cuggino) per essersi prestato a farsi chiamare bidoncino dell'umido e anche per aver mangiato il mio cappuccio. Sono in debito Rick!
    ;)

    RispondiElimina

Scrivi quello che vuoi, in questo blog non si censura un ca##@