venerdì 26 aprile 2013

F

F è morto.
Lo hanno trovato l'altro giorno i volontari dell'albergo cittadino (così si chiama il ricovero notturno per senza tetto).
Da anni aveva problemi di droga  e, conseguentemente, con la giustizia.
Giusto il giorno prima era stato protagonista di un goffo tentativo di rapina fermato alle casse di un supermercato da un pensionato.
Più una vittima che un carnefice recitava, più o meno, il Giornale di Vicenza di ieri.
Non posso dire di averlo conosciuto, lo ricordo assieme ai fratelli ad un soggiorno "in colonia" di tanti anni fa.

Parlerò in futuro delle esperienze in colonia: al mare, terribile, il primo anno, in montagna, bellissima, l'estate dopo.

Proprio in montagna c'erano F e almeno uno dei fratelli oltre ad un numero imprecisato di cugini (anche la mia memoria comincia ad abbandonarmi).
Mi ricordo però di lui perchè era stato il mattatore di uno dei momenti più esaltati: la partita di calcio tra la CIF e La Fanciullo Gesù, le due colonie dirimpettaie, divise da una piccola valle. La sera ci si metteva in cortile, approffittando della distrazione delle animatrici a urlare canzonacce da stadio sperando che il vento portasse la "buona novella" ai "nemici" "Che spussa, che tanfo, la CIF entra in campo! Che aria pulita, la CIF è uscita". 
F, calciatore proveniente da una famiglia che il calcio era il companatico, ha segnato due gol. Era, credo, alle medie, all'epoca. Le ragazze più grandi sono corse tutte ad abbracciarlo alla fine della partita... "Piano, che sono tutto sudato", se l'era un po' tirata lui.
Nonostante fossi piccolo e non capissi una mazza dei rapporti tra i sessi, ricordo di averlo invidiato ed ammirato.

L'ho reincontrato solo molti anni dopo, già consumato dalla dipendenza.
Ma io, anche oggi che vedo la sua foto sul giornale, non riesco a fare a meno di pensare a quel ragazzino che esultava scuotendo la sua maglia gialla.
"Che aria pulita la CIF è uscita"

22 commenti:

  1. Non so dov'è che ci si perde, ad un certo punto.

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  2. Come diceva mio fratello un paio di anni fa, che tutti quelli che alle elementari lo picchiavano sono morti di overdose. E la cosa terrificante è che ha pure ragione.

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  3. Roba tosta, la vita. Non sempre quelli che paiono i più forti ce la fanno.

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  4. Anche un mio compagno delle elementari è finito così, era un bambino vitale e pieno di amici, poi ne ha scelto qualcuno sbagliato in adolescenza ed è finito malissimo. Quanta energia sprecata, aveva pure una buona famiglia ma non sono riusciti a salvarlo, alla fine ci si può salvare solamente da soli.

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    1. Diciamo che serve l'aiuto di tutti, a partire da noi stessi

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  5. Mah... il brutto è che quando cè un filo di speranza e lui stesso o meglio la sua dipendenza lo spezza.... Aimè non è che si riesca a fare molto... ( e fili spezzati ce ne son stati molti)... Poi pensi " cosa o come potrei aver aiutato?" ... ecco ricordalo sempre sorridente.... E sinceramente grazie per ricordarlo così. Non ho avuto la fortuna o i meriti per vederlo pesso felice come lo descrivi tu.

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  6. Non c'entra niente, ma volevo dire che credo che il tuo post in cui ricordi F come un ragazzo sorridente sia il modo migliore per non trasformarlo in un fantasma.

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  7. purtroppo durante la vita si imbocca talvolta la strada sbagliata, ma è bello che tu l'abbia ricordato per com'era sorridente e "figo" in colonia. Fa ricordare che c'è comunque del buono nelle persone

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  8. Siamo stati tutti bambini, più o meno amati, ed è così che dovremmo ripensarci a volte. Bravo Gae.

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  9. ho letto quel trafiletto (ed altri'articoli'che lo riguardavano)
    non lo conoscevo ma lo vedevo ogni tanto in città, allucinato e consunto
    sarà qualunquismo ma ho davvero pensato che finalmente ha trovato pace

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  10. Io lo conoscevo F. Abitando in un piccolo paese ed essendo quasi coetanei ci si conosce tutti, magari non benissimo ma quel tanto che basta per salutarci quando ci si incontrava e per seguirsi negli anni, se pur con la coda dell'occhio.
    Lo ricordo da piccolo e da adolescente, con il timore che volesse attaccare a botte, alternato a momenti in cui invece era disponibile e affabile. Ripensandoci da adulto erano i segnali di chi sta chiedendo attenzione, di chi ti dice "ehi, ci sono anch'io, guardatemi" e forse tardivamente ci si chiede se allora si sarebbe potuto fare qualcosa.
    Nel corso degli anni poi arrivavano notizie su di lui frammentarie e di seconda o terza mano, che indicavano sempre più la corsa disperata verso una stabilità mai raggiunta ... Credo che la sensazione che ho ripensando a F sia quella di una ricerca di sé, magari per strade a volte autolesioniste, sempre più affannata, rasentando spesso la disperazione.
    Qualche anno lo avevo rivisto sereno, dopo un percorso di recupero che sembrava avergli fatto trovare un equilibrio, ed ero intimamente felice per quello che poteva essere un traguardo finalmente raggiunto. Dalle poche parole scambiate assieme si intuiva come fosse contento di sé, forse anche sicuro di una forza interiore che avrebbe potuto dare una svolta alla sua vita.
    Poi invece sono arrivate le "solite" notizie, fino a quella di pochi giorni fa ... Non so davvero se ognuno di noi ha un destino al quale, pur con tutta la buona volontà e l'impegno, non può scappare, so solo che questo è un momento triste.
    Ovunque tu sia adesso F, ti auguro solo di aver trovato finalmente un po' d pace, dopo tanto correre.

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